• Non ci sono risultati.

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE ALESSIO ZACCARIA

Nel documento INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2017 (pagine 58-69)

Signore e Signori, buongiorno.

Prendo qui oggi la parola nella veste di componente del Consiglio Superiore della Magistratura, non togato. Sono un professore di Diritto civile.

Permettetemi perciò innanzi tutto di rivolgere un saluto particolare al Magnifico Rettore della vostra Università, che vedo oggi qui presente, e di ricordare le molte volte in cui ho avuto il piacere di essere ospite della Facoltà di Giurisprudenza di questa città, dei suoi illustri componenti e dei più giovani Colleghi che ne stanno perpetuando l’alta tradizione.

Ospite della Facoltà di giurisprudenza, ho detto, perché a me piace pensare che ancora oggi questa Facoltà esista, anche se, come forse saprete, le Facoltà, tutte, sono state cancellate nel 2008 per mano del Ministro dell'Università dell'epoca, Maria Stella Gelmini. Quasi mille anni di storia gettati al vento per lasciare spazio a strutture, denominate "dipartimentali", i cui tratti positivi, quanto meno stando alla mia personale esperienza, è veramente molto, molto difficile individuare.

***

Ma vengo senz'altro a temi che a voi certamente interesseranno di più.

***

Sono trascorsi poco più di due anni dall’avvio della consiliatura, poco meno ne rimangono. Siamo all’incirca a metà del guado. È un momento certamente opportuno per tracciare un primo bilancio, consuntivo di quanto fatto e preventivo dei risultati che si può immaginare sia ancora possibile raggiungere.

L’anno in cui siamo entrati, questo 2017, risulterà alla fine con ogni probabilità il più denso dei quattro in cui consiste il mandato: per il fatto che molte attività già avviate giungeranno, sperabilmente, a conclusione, mentre altre, essendo l’orizzonte temporale ancora abbastanza ampio, potranno essere messe in cantiere.

***

Un risultato certamente degno di nota è costituito dall’approvazione del nuovo regolamento del Consiglio, che è stato completamente riscritto nell’ottica di incrementare collegialità, trasparenza, efficienza.

Il profilo maggiormente da sottolineare in questa sede penso sia rappresentato dallo “spacchettamento” delle c.d. “nomine a pacchetto”.

Mi spiego.

Fino ad ora, le nomine dei magistrati destinati alla Cassazione, alla Procura generale presso la Suprema Corte e alla Direzione Nazionale Antimafia venivano compiute attraverso un procedimento che prevedeva la formulazione, da parte della Commissione terza del Consiglio, di una proposta comprendente tutti i nomi dei candidati da nominare: un “pacchetto”, appunto, la cui composizione il Plenum non poteva poi sindacare, essendogli attribuita la sola facoltà di decidere se approvarlo oppure no.

Il nuovo regolamento consente, invece, la presentazione in Plenum di proposte di sostituzione di singoli magistrati indicati nel “pacchetto”, nonché la votazione separata nominativo per nominativo, con votazione per ballottaggio rispetto ai posti per i quali siano state presentate proposte alternative.

Questo sistema è stato pensato, fra l’altro, al fine di porre un qualche argine alle correnti.

Vedremo alla prova dei fatti se qualcosa cambierà o se il risultato sarà invece soltanto quello di spingere le correnti a cercare in Commissione un accordo talmente forte e ben equilibrato da scongiurare il rischio di essere posto nuovamente in discussione in Plenum.

Anche il nuovo testo sulla dirigenza avrebbe dovuto togliere un qualche spazio alle correnti, e però, potrò sbagliarmi, secondo quella che è la mia sensazione, nella maggior parte dei casi il risultato delle delibere successive alla sua introduzione sarebbe stato con ragionevole probabilità il medesimo anche con il vecchio testo.

***

Non affermo certo una cosa nuova se dico che quello delle correnti è un problema serio, un problema vecchio come il mondo (della magistratura), un fenomeno che non di rado veramente riduce il CSM a quella sorta di “parlamentino

delle toghe” del quale si legge di frequente sui giornali. Un fenomeno con il quale specialmente un non togato, e ancora di più un non togato come me che non proviene dalla politica, fa grande fatica a rapportarsi.

Ma si tratta anche di un fenomeno con il quale, fino a quando non si avrà il coraggio, nonostante la contrarietà più o meno manifesta della magistratura, di porre mano al sistema elettorale dei componenti togati del Consiglio, si deve per forza di cose convivere.

È un fenomeno pervasivo, che oltre ad attraversare i lavori consiliari si estende agli apparati di supporto: non è un segreto che anche i magistrati addetti all’ufficio studi e i magistrati segretari vengano scelti in base ad equilibri di corrente, e che sempre in base ad equilibri di corrente venga decisa l’assegnazione dei magistrati segretari alle singole commissioni, alla pari dell’assegnazione dei consiglieri alle singole commissioni.

In pratica, ogni situazione che abbia un qualche rilievo per la vita consiliare viene decisa in base ad equilibri di corrente.

Si obietta che le correnti non sono semplicemente rappresentative di determinati interessi, bensì costituiscono espressione di orientamenti culturali.

Non voglio escluderlo a priori.

Anche se faccio fatica a riconoscere questa impronta culturale, per fare un esempio, nell’atteggiamento assunto dalla componente togata del Consiglio quando, paventando il rischio di un vulnus all’indipendenza del corpo giudiziario, si è strenuamente opposta all’ingresso di giuristi “esterni” proprio lì dove la cultura dovrebbe essere il centro di riferimento, vale a dire nell’ufficio studi.

Ma veramente, per procedere nell’esempio, un ricercatore universitario che lavorasse all’interno dell’ufficio studi costituirebbe una intollerabile minaccia per l’indipendenza della magistratura?

Lascio a voi la risposta. La mia la potete facilmente immaginare.

***

Detto del nuovo regolamento interno, passo a un altro tema, rispetto al quale si stanno svolgendo frequenti discussioni di questi tempi in Consiglio: quello delle valutazioni di professionalità.

Diversi sono i problemi che si agitano in merito.

Innanzi tutto, c’è la questione dei rapporti fra valutazioni di professionalità e disciplinare.

Non è chiaro, e spesso si dibatte in Plenum – al punto che dovrebbe essere aperta a breve una specifica pratica in proposito – sul se e sul quando il disciplinare debba essere tenuto in conto sotto il profilo di una valutazione di professionalità.

La questione nasce dal fatto che, mentre il disciplinare può riguardare tanto comportamenti singoli quanto comportamenti reiterati nel tempo, la valutazione di professionalità investe sempre un non trascurabile arco di tempo, di regola quattro anni. E proprio l’occasionalità del comportamento è una delle circostanze che viene più di frequente utilizzata per escludere la rilevanza del disciplinare in sede di valutazione di professionalità. Unitamente alla eventuale estraneità del comportamento allo svolgimento delle funzioni giudiziarie.

In questo modo, peraltro, le maglie della valutazione di professionalità finiscono per risultare eccessivamente ampie.

Non è solo un’idea mia. Il Primo Presidente della Cassazione, nel corso di uno degli ultimi Plenum, ha lamentato, dati statistici alla mano, che una valutazione positiva non si nega ormai più a nessuno.

La verità, per quanto io credo, è che occorrerebbe una maggiore consapevolezza dell’importanza della funzione giudiziaria e dell’assoluta necessità di preservarne l’immagine.

Occorrerebbe entrare nell’ordine di idee per cui il medesimo comportamento non riveste lo stesso significato se tenuto da un giudice o da un quivis de populo.

Giusto per fare un paio di esempi di comportamenti purtroppo abbastanza comuni nella nostra società – inutile dire che ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale –, occorrerebbe entrare nell’ordine di idee per cui non è lo stesso se a rigare nottetempo la macchina dell’amante del coniuge o a picchiare abitualmente quest’ultimo, o, ancora, a fare uso di stupefacenti sia stato un qualsiasi cittadino o un magistrato.

E poco, anzi nulla dovrebbe importare che si tratti di un episodio occasionale ed estraneo all’esercizio delle funzioni giudiziarie.

***

Vi sono poi situazioni, ed è questo un altro serio problema, in cui viene espressa una valutazione positiva in presenza di scarsissimi, quando non addirittura nella totale mancanza di elementi di riscontro.

Come si può valutare il magistrato che sia stato assente per una aspettativa, o che sia stato collocato fuori ruolo?

Pensiamo a chi sia stato malato, a chi si sia dedicato a un dottorato di ricerca, a chi svolga attività politica.

Per quanto riguarda, in ispecie, il caso in cui il magistrato sia un parlamentare, per la valutazione possono essere utilizzate solo le informazioni fornite dalla Presidenza del ramo del Parlamento cui appartiene: poco o nulla.

E a questo punto la valutazione positiva si riduce a una formalità.

Situazione che diventa tanto più “imbarazzante” con il moltiplicarsi delle valutazioni, lì dove, e ve ne sono esempi ben noti, si tratti di un magistrato che della politica ha fatto una nuova carriera.

***

Magistratura e politica. Un tema ricorrente di recente balzato ancora una volta agli onori, diciamo così, della cronaca a seguito delle prese di posizione del Consiglio d’Europa.

Prese di posizione insieme alle quali ho visto citata sulla stampa la nostra delibera plenaria in materia, che già aveva evidenziato buona parte delle criticità che sono state rimarcate a livello europeo.

Una delibera coraggiosa, la nostra, giunta addirittura ad affermare che, almeno in taluni casi di distacco prolungato dalla magistratura, il rientro non dovrebbe essere più consentito.

Una delibera coraggiosa nell’enunciazione dei princìpi, che non è stata però accompagnata da un pari coraggio nelle azioni del Consiglio.

È sicuramente vero che il nostro Parlamento è da lungo tempo colpevolmente inerte.

Ed è altresì vero che oggi come oggi il Consiglio non può adottare, in sede di normativa secondaria, una regola volta ad impedire che un magistrato riprenda le funzioni dopo un periodo anche straordinariamente lungo di esperienza politica.

È pure vero che oggi come oggi il Consiglio non può neppure disporre che un magistrato non possa essere al tempo stesso amministratore locale in luoghi diversi da quelli in cui esercita le proprie funzioni.

Per fondare queste regole, occorrono norme primarie.

Ma possiamo già oggi negare l’aspettativa a magistrati che la richiedano al fine di assumere incarichi politici in enti locali, ad esempio una regione, non perché eletti, ma perché “chiamati” dalle amministrazioni di riferimento. Lo stesso CSM ha già riconosciuto l’applicabilità, a questa fattispecie, dell’art. 23-bis del d. legisl. 30 marzo 2001, n. 165, ai fini della concessione dell’aspettativa, ma ha poi

“dimenticato” che in quella stessa norma è “fatta salva … la facoltà di valutare ragioni ostative all’accoglimento della domanda”.

La domanda di aspettativa non deve essere per forza di cose accolta.

Ma su questa strada il Consiglio non si vuole muovere. Le domande di aspettativa delle quali stiamo parlando vengono sempre accolte, e una mia proposta di modifica della circolare n. 13778 del 2014 volta a raccordarla con la cornice legislativa primaria cui ho fatto riferimento giace ormai da un anno in terza commissione, e ancora non è stata discussa.

Si deve constatare uno sconfortante iato fra affermazioni di principio e comportamenti.

È di una di quelle situazioni rispetto alle quali bene calza l’immagine che disegnai in un’altra occasione, nel corso di una seduta plenaria di particolare rilievo per l’oggetto all’ordine del giorno, e che un giornale battezzò “la parabola dell’elefante e della Principessa”.

In breve, dissi che molte volte cercare di porre in movimento il Consiglio è come prendere a calci un elefante e che, per come io la vivo, la mia presenza a Roma ha un senso solo se quando, tornando a casa il fine settimana, posso

raccontare alla mia Principessa, che sempre mi chiede che cosa ho fatto a Roma, qualcosa che ho “fatto” veramente.

La mia Principessa è seduta qui davanti, in prima fila, ha appena compiuto otto anni, e voi potete capire quanto mi costi starle lontano. Ogni volta che riusciamo, come oggi, ci spostiamo insieme, e perdonatemi se utilizzo anche questa occasione per testimoniarle, pubblicamente, il mio Amore, e chiederle scusa per le mie prolungate assenze da casa.

Che almeno queste assenze abbiano un senso e servano a qualcosa!

***

Continuo a procedere per agganci.

Il richiamo che ho poco fa compiuto al Consiglio d’Europa mi porta ad aprire una finestra sulla dimensione internazionale del nostro Organo di Governo autonomo.

Quest’anno è stata ricostituita la nona commissione, della quale sono stato nominato Presidente, che cura i rapporti internazionali.

Si tratta di un aspetto della nostra attività che può apparire lontano dai problemi quotidiani, ma che non deve essere sottovalutato.

Il Consiglio, nella veste di partecipante alle varie reti, europee e non solo, può svolgere una importante funzione anche di carattere politico, nell’interesse nazionale. Non a caso è stato istituito non più di un mese fa un tavolo congiunto fra il nostro Consiglio, il Ministero della Giustizia e il Ministero degli Esteri.

Vi faccio un esempio.

Pochi mesi addietro, la Turchia è stata sospesa dalla rete europea dei Consigli giudiziari, sulla base di una iniziativa partita dall’Italia. E lo stesso argomento è all’ordine del giorno del Board della rete balcanica, che si svolgerà fra due settimane.

Un altro esempio.

Le reti, attraverso i loro gruppi di studio, costituiscono “laboratori” che contribuiscono alla formazione delle basi di riferimento per la futura normativa europea.

Lo scorso anno, uno di questi gruppi si è occupato del ruolo dei non togati nei Consigli di Giustizia, e, visto che prima abbiamo parlato dei rapporti fra politica e magistratura, mi pare significativo ora ricordare che, per quanto concerne i rapporti fra politica e non togati, vi è stato consenso generale sulla circostanza che questi ultimi non debbono avere svolto attività politica per un conveniente periodo di tempo anteriore all’ingresso nel Consiglio e per un parimenti conveniente periodo di tempo non possono svolgerla successivamente all’esaurimento del mandato.

Se una simile regola fosse stata presente due anni fa nel nostro ordinamento, chi vi parla sarebbe stato l’unico membro non togato eleggibile di questa consiliatura.

Un ultimo esempio.

Nel corso di un recente incontro che abbiamo avuto con un rappresentante del Dipartimento Giustizia della Commissione europea, abbiamo posto l’accento, fra l’altro, sul lavoro che il nostro Consiglio ha compiuto e sta sviluppando in tema di buone pratiche.

A seguito di quell’incontro, siamo stati invitati a presentare a Bruxelles il nostro manuale in materia alla presenza dei rappresentanti dei Ministeri della Giustizia di tutti i Paesi dell’Unione.

Abbiamo così acquisito a livello europeo l’immagine di modello da imitare, e il nostro lavoro in materia di buone pratiche verrà inserito nell’elenco dei fattori da tenere positivamente in conto, sia pure insieme a una molteplicità di altri fattori, in sede di suddivisione dei fondi europei strutturali e per lo sviluppo.

***

Ho appena sentito, peraltro, che anche il vostro distretto è un incubatore di buone pratiche.

Ho sentito del progetto Migrantes; ho sentito delle prassi volte a monitorare e ad aggiornare in tempo reale le criticità presenti nei paesi di provenienza dei migranti; ho sentito della costituzione di specifici gruppi di lavoro destinati a seguire i minori non accompagnati.

Ho sentito di come vi state attrezzando per governare questa emergenza, per governare la massa dei ricorsi che vengono presentati a fronte dei rifiuti delle

richieste d’asilo, la massa dei reati volti a favorire l’immigrazione clandestina e degli altri reati connessi all’immigrazione.

E questo senza che l’attività per così dire “tradizionale” soffra rallentamenti.

Ho letto in questi giorni sui quotidiani dell’arresto di un imprenditore vicino al clan Santapaola - Ercolano, nonché del sequestro di beni per un valore complessivo di cinque milioni di euro ritenuti riconducibili ad altri due esponenti di Cosa nostra.

E ho appena sentito che anche sul fronte del processo civile si registrano incoraggianti segnali positivi, particolarmente nel senso di una significativa riduzione della durata dei processi.

Il lavoro che state compiendo è su ogni fronte veramente ammirevole, per i modi in cui lo conducete e per i risultati che state ottenendo.

***

Tutto ciò nonostante, il Consiglio è comunque pienamente consapevole del fatto che siamo ben lontani da una situazione ideale.

E cerchiamo anche noi di fare del nostro meglio.

Non siete soddisfatti della nuova pianta organica. Lo capisco. Ma siamo riusciti a farvi avere due unità in più di quante il Ministero nella sua proposta vi aveva riservato.

Inoltre, a seguito dell’assegnazione delle sedi ai MOT, che avverrà il prossimo martedì 7, arriveranno a breve sei nuovi magistrati: due sostituti a Caltagirone, due giudici a Ragusa, un giudice e due sostituti a Siracusa.

Nell’indicare i termini secondo cui vanno formulati i programmi di gestione ex art. 37, abbiamo poi dato un particolare rilievo al profilo dei carichi esigibili, mentre è in avanzato stato di elaborazione una circolare sugli standard di rendimento. Della definizione di questi ultimi si parla credo da dieci anni o più. Questa consiliatura sembrerebbe che riesca finalmente ad uscire dal tunnel.

Abbiamo appena approvato, lo scorso mercoledì, la nuova circolare sulle tabelle, nell’ottica di una semplificazione dei relativi adempimenti.

E questa parte di attività verrà a breve dematerializzata, grazie agli strumenti che verranno posti a disposizione con il nuovo sito web del Consiglio, che andrà in linea a metà febbraio.

Si terrà a breve un incontro con tutti i capi di Corte per illustrare tutte queste novità.

Siamo riusciti a fare fronte all’improvviso vuoto di organici generato ai vertici degli uffici giudiziari dalla riduzione dell’età pensionabile nominando, in poco più di due anni, 249 direttivi e 290 semidirettivi, per un totale di 539 posizioni. Una media di 250 nomine all’anno.

Credo che nessun’altra consiliatura abbia raggiunto questi risultati.

Succede, per carità, che talune situazioni, per tanti motivi, rimangano

“incagliate”, che taluni vuoti tardino ad essere colmati. Ma ormai è tempo che concluda il mio intervento, e tralascio perciò di entrare a quest’ultimo proposito più nel dettaglio.

Dirò solo che occorre avere pazienza. Tanta.

E un non togato come me, credetemi, con tutto il profondo rispetto che ho sempre portato alla magistratura, e che continuo a portare alla magistratura; un non togato come me, credetemi, di pazienza ne deve avere ancora di più.

Buon lavoro e buon anno giudiziario a tutti.

Nel documento INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2017 (pagine 58-69)