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INTERVENTO DEL CONSIGLIERE VALERIO FRACASSI

Nel documento INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2017 (pagine 125-140)

1. Premessa

Grazie Presidente, ho l'onore e il piacere di rappresentare qui a Lecce il Consiglio superiore della magistratura, per porgerne il saluto.

Prendo la parola con profonda emozione. Una doppia emozione.

La prima è che parlo, in rappresentanza del Consiglio Superiore della Magistratura, nel “mio” distretto, e nella sede di Lecce, con ricordi di una stagione umana e professionale per me indimenticabile.

Il termine “mio” non esprime un possesso ma un senso di appartenenza a questa comunità, che ha le sue tracce nei volti dei tanti amici e persone che ho incrociato magistrati e avvocati personale e anche “esterni” al mondo giustizia.

La seconda è perché parlo in un’occasione così solenne, diretta dal presidente Scardia al quale mi lega un duraturo legame frutto di una lunga consuetudine di comune esperienza. E vedendo, nell’importante ruolo di procuratore generale, Antonio Maruccia, uno degli investimenti su cui ha puntato l’autogoverno e che sta già dimostrando nei fatti la realizzazione di una aspettativa di moderno procuratore generale.

Aggiungo a questi anche il “mio” presidente, Mario Buffa che vedo tra chi ascolta e spero di non deluderlo.

A tutti va dunque anche il mio saluto personale, credetemi, non formale.

Il presidente Scardia ha esordito ricordando alcuni colleghi che hanno concluso il loro percorso professionale. Con molti di loro ho avuto frequenti rapporti nella mia esperienza professionale a Brindisi e Lecce.

Non aggiungo altro se non sottoscrivere integralmente le parole di condivisione e apprezzamento che ho ascoltato nella relazione introduttiva.

Sono convinto che la cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario possa rappresentare non una pura formalità ma un importante momento di confronto e di condivisione.

La solennità conferisce a questa occasione la consapevolezza dell’importanza di quello che facciamo per la società.

I rilievi, le critiche, la manifestazione di disagio, nel rispetto - di cui non dubito -del luogo e delle istituzioni, sono ugualmente importanti perché conferiscono autenticità al confronto lo rendono ancora essenziale per la comprensione e, dunque, il miglioramento del servizio giustizia.

L’ampia ed approfondita relazione del Presidente della Corte ha fornito un quadro completo di un distretto che vede una magistratura efficacemente la magistratura impegnata a fornire una risposta adeguata alla domanda di giustizia.

“La giustizia, nel nostro distretto, funziona e gode di un soddisfacente stato di salute” ha puntualizzato, con dovizia di elementi di fatto il presidente della Corte.

Uno stato di salute che non è espresso, avete sentito, solo da dati numerici ma da qualità di intervento in un territorio che pone una domanda di giustizia non facile.

Questo nel settore civile e penale, in quello giudicante e requirente, dove importanti inchieste hanno avuto le opportune conferme nelle varie fasi della giurisdizione.

Uno stato di salute che si deve all’impegno e alla professionalità di chi lavora nel distretto e che riesce a sopperire alle difficoltà che derivano da importanti criticità quali l’arretrato, l’organico e le carenze logistiche.

Comprendo la delusione per il mancato aumento delle piante organiche del distretto ridefinite di recente, per l’intero territorio nazionale, con DM 1.12.16, ma va riconosciuto al Ministro di essersi mosso in una situazione difficile, portando a conclusione (il che di per sé è fatto positivo) un’operazione complessivamente equilibrata e ispirata a criteri oggettivi, razionali e trasparenti.

Non solo. Il decreto giunge a conclusione di un percorso che ha visto operare, con effettiva leale collaborazione, il CSM e lo stesso Ministero con la creazione un tavolo paritetico per l’individuazione di soluzioni condivise.

In sede di Comitato paritetico la rappresentanza del CSM prospettava alcuni suggerimenti sugli indicatori, prontamente recepiti.

Segnalo, per evidenziare la serietà del percorso: la rappresentata necessità che si tenesse conto non solo dei flussi di affari, vale a dire delle cd. sopravvenienze, ma anche, per lo meno come fattore correttivo, del dato afferente le pendenze e dei relativi indici di smaltimento, nonché delle cause oggettive determinanti un ingente numero di affari arretrati (es. grado del turn over, adeguatezza della p.o. del personale amministrativo, indice medio di scopertura dell’organico ecc...) .

Ne è seguita un’interlocuzione con i Consigli Giudiziari che ha portato alla sostanziale coincidenza degli indicatori ricostruiti dal Ministero, salvo alcune situazioni che sono state rappresentate dal Consiglio nella delibera del 23 novembre scorso.

Proprio in virtù del principio di leale collaborazione, a conclusione di un percorso comune, il CSM ha potuto proporre, con il proprio parere, alcune modifiche che hanno trovato accoglimento nel decreto.

Tra queste, per quanto riguarda il distretto, l’eliminazione della previsione della soppressione di un posto di sostituto procuratore a Taranto, fermo restando l’aumento di una unità per la Procura di Lecce.

Non so se, nella situazione data e nell’esigenza di tener conto delle esigenze di varie realtà territoriali, spesso connotate da forti criticità, si poteva fare di più.

Certo si è fatto e seguendo un criterio razionale e, soprattutto, trasparente..

Probabilmente con la copertura degli organici sul territorio, altro aspetto segnalato nella relazione del presidente della Corte, sarà possibile una nuova considerazione delle varie realtà.

Ma, intanto, un altro adempimento urge ed è stato giustamente sottolineato: la ridefinizione degli organici delle Corti di Appello. I dati illustrati nella relazione evidenziano una situazione di forte sofferenza del distretto, soprattutto nel settore penale, situazione di cui non si potrà non tener conto.

Non dimentico, infine, il problema della copertura degli organici del personale amministrativo, problema altrettanto essenziale

Sono consapevole della difficoltà per problemi di bilancio e degli sforzi che pure sono stati fatti dopo anni di immobilismo (i concorsi non vengono fatti da più di quindici anni!). Spero che in questo settore si passi definitivamente dagli slogan ai fatti.

Non si tratta in alcun modo sottovalutare gli sforzi che vengono fatti, soprattutto nell’ultimo periodo, ma solo ribadire che tutti gli sforzi di innovazione sono destinati al fallimento se non sono accompagnati da una adeguata dotazione di risorse.

Perché, è bene ribadirlo non solo a chi ha la responsabilità della gestione del settore giustizia, ma anche a chi ha l’onere di valutare comparativamente la distribuzione delle risorse, che senza adeguate risorse anche la migliore organizzazione, non basta.

Voglio sottolineare che il tema del concreto funzionamento del sistema è apparentemente di basso profilo.

La struttura giudiziaria, schiacciata dalla sua inadeguatezza a gestire la domanda di giustizia, corre il rischio di smarrire anche la dimensione qualitativa dell’intervento della giurisdizione: la tutela dei diritti.

Tutto questo è ancora più grave considerando che viviamo una fase di cambiamento, nel quale si intrecciano ipotesi di riforme strutturali di tipo economico-sociale e riforme istituzionali, in cui la richiesta di tutela di diritti è sempre più estesa ed i sistemi tradizionali di intervento devono tener conto di uno sviluppo tecnologico che non può appartenere solo al mondo esterno al pianeta giustizia.

In questo contesto il Consiglio superiore della magistratura ha inteso assumere, fin dal suo insediamento, un ruolo attivo nei processi di riforma offrendo contributi concreti, evidenziando le criticità e prospettando possibili soluzioni.

Abbiamo avuto consapevolezza dell’esigenza di un impegno del CSM a dialogare con le altre figure istituzionali per contribuire a formare le linee guida sui grandi temi della giustizia e dell’organizzazione del sistema giudiziario, in una prospettiva che non si esaurisce nelle decisioni sui profili organizzativi e sullo status dei magistrati e non persegue un’efficienza formale, numerica, fine a sé stessa, ma che mira a creare le condizioni per consentire alla giurisdizione di realizzare i principi di uguaglianza e di giustizia sociale affermati dalla nostra Costituzione .

La realizzazione di tali principi è l’essenza di un regime democratico.

In questo ruolo dinamico nelle relazioni delle varie componenti del mondo giustizia, il Consiglio ha anche svolto un ruolo propulsivo interno al sistema, valorizzando idee provenienti dal territorio, veicolandole nel sistema e a, sua volta, proponendo stimoli per l’efficace organizzazione del servizio giustizia.

In questa prospettiva voglio però ribadire che il Consiglio è vicino ai magistrati che lavorano, ne comprende le difficoltà di rendere quella risposta che la società merita e richiede, ne apprezza il senso istituzionale e lo spirito di sacrificio.

Il segnale che intendiamo dare è quello di un modello di magistrato impegnato, responsabile, capace di dialogare con le altre componenti del sistema, in primo luogo con l’avvocatura, sottoposto a valutazioni di professionalità serie ma che non smarrisce mai la consapevolezza del ruolo, rifiutando un'ottica burocratica ma anche di una missione salvifica svincolata dalle regole.

Al tempo stesso il Consiglio è impegnato, al di là dell’esercizio del potere di normare, a perseguire l’obiettivo di cambiamento delle modalità di approccio ai vari problemi evitando alcuni errori del passato.

Passo allora a dare qualche dettaglio su quello che ritengo possa dare concretezza alle linee guida.

2. L’autoriforma del CSM

Un primo settore di intervento, a riprova della volontà di partecipare iniziando dal proprio interno, è nell’auto-rinnovamento interno del Consiglio Superiore.

Con delibera del 26 settembre 2016, alla presenza del Capo dello Stato, quale Presidente del C.S.M., è stata approvata la riforma del regolamento interno del CSM, in esecuzione della risoluzione dell’8 giugno 2015, Linee guida di riforma del Regolamento Interno del Consiglio Superiore della Magistratura.

Si tratta della completa riscrittura del Regolamento Interno in una versione integralmente sostitutiva di quella precedentemente vigente.

Gli obiettivi, a legislazione primaria invariata, sono chiaramente individuati:

semplificazione, trasparenza, efficienza ed efficacia.

Semplificazione, efficienza per evitare alcune “strozzature” dei procedimenti decisionali.

Trasparenza nell’ottica di consentire una più chiara lettura degli stessi processi decisionali.

Aggiungo un aspetto che attraversa in modo deciso il regolamento: ribadire la centralità della fase collegiale, del plenum del Consiglio, aspetto che non ha una valenza solo tecnica ma vuole ribadire la nostra convinzione della validità di un modello costituzionale dell’organo di rappresentanza elettiva a composizione mista.

Il nuovo regolamento non ha solo una valenza interna.

Non solo, infatti, manda, per i principi cui si ispira, un preciso segnale di rinnovamento. Ma nella sua struttura rende anche il Consiglio più aperto all’esterno e più leggibile nelle sue dinamiche decisionali.

Non ultima è la constatazione dell’ampiezza e profondità del percorso di modernizzazione che è stato intrapreso, anche in correlazione con la progressiva esecuzione del progetto di reingegnerizzazione del C.S.M.. Esso si propone tra l’altro la rielaborazione radicale del sistema intranet e del sito internet, nel contesto di una complessiva rivisitazione della funzione di comunicazione esterna del Consiglio, anche attraverso l’istituzione e la regolamentazione di strutture dedicate.

3. Attività di stimolo e impulso per l’organizzazione

Il sistema giudiziario è ricondotto, dagli studiosi di organizzazione a quelli cosiddetti “a legame debole” (fa leva sull’autonomia e sull’autodeterminazione, promuovendo la responsabilità e l’iniziativa dei piccoli gruppi).

Il Consiglio ha inteso da una parte valorizzare la ricchezze delle idee della concreta organizzazione degli uffici e dall’altro stimolarne la diffusione e fornire linee guida.

Di qui alcuni importanti interventi

- La “Manualistica ricognitiva delle pratiche di organizzazione più diffuse negli uffici giudiziari italiani” (delibera 7 luglio 2016), che ha segnato un importante passaggio dalle buone prassi ai “modelli”, con una prima rassegna ragionata delle pratiche di organizzazione negli uffici giudiziari italiani, l’individuazione di 33 modelli organizzativi virtuosi e con la previsione della pubblicazione del manuale sul nuovo sito del Consiglio, nell’ambito della più ampia sezione “Innovazione, organizzazione e statistiche”.

-Una delibera di analogo tenore (29 luglio 2016) dedicata alle buone prassi nella gestione dei servizi di intercettazione di comunicazioni, in particolare per la tutela della riservatezza delle conversazioni che coinvolgono terzi estranei alle indagini.

-La “Nuova circolare in materia di programmi di gestione dei procedimenti civili prevista dall'art. 37 D.L. 98/2011” - delibera del 7 dicembre 2016- con la quale il Consiglio, alla luce della esperienza ormai pluriennale, ha inteso operare una sintesi ragionata delle proprie risoluzioni in materia, valorizzando gli aspetti procedimentali che, nella concreta prassi applicativa, si sono rivelati positivi ed efficaci e proponendo, nel contempo, nuove soluzioni tese a migliorare la concretezza ed effettività delle programmazioni, nonché a semplificare i relativi adempimenti.

4. Gli interventi sull’organizzazione degli uffici a. La tabelle

È di qualche giorno addietro, il 25 gennaio, l’approvazione della nuova Circolare sulla formazione delle tabelle di organizzazione degli uffici giudicanti per il triennio 2017/2019.

Le tabelle hanno assunto, nel corso degli anni, una sempre maggiore funzione di progetto per l’organizzazione di un ufficio, oltre che di garanzia di precostituzione del giudice e tutela delle posizioni dei singoli.

Segnalo, tra le tante modifiche:

-l’onere di redigere una sintetica relazione sullo stato del ruolo a carico di chiunque venga trasferito;

- un maggiore coinvolgimento del Consiglio dell’Ordine degli avvocati sugli interventi ritenuti opportuni ai fini della migliore organizzazione dell’ufficio.

IL maggiore coinvolgimento si sostanzia nell’interlocuzione sugli interventi ritenuti opportuni ai fini della migliore organizzazione dell’ufficio.

La presenza di avvocati eletti nel consiglio giudiziario, nella commissione flussi.

Si tratta di importanti modifiche che si inseriscono nel solco di una sempre più stretta collaborazione ai fini del miglioramento dell’organizzazione degli uffici con il contributo anche degli avvocati che hanno una importante “posizione di ascolto”

della realtà giudiziaria che va innestata nel circuito dell’autogoverno.

Un coinvolgimento che, senza compromettere i principi di autonomia e indipendenza, che peraltro non credo la classe forense abbia mai inteso intaccare, porta a maturazione un percorso virtuoso che in varie realtà e, mi piace ricordarlo, anche a Lecce, aveva portato alla stipulazione di protocolli per la gestione delle udienze tanti anni fa.

Il Consiglio ha, a sua volta, dato un primo segnale di attuazione del protocollo di intesa tra CSM e CNF stipulato nel luglio scorso

b. Organizzazione delle procure

Sempre in tema di organizzazione è in fase di completa definizione di una circolare sull’organizzazione degli uffici di procura, con la quale si raccoglie in modo sistematico ed organico la complessa e puntuale elaborazione consiliare in materia a seguito della riforma del 2006, con la previsione di un articolato idoneo a fornire indicazioni unitarie, ferme le prerogative dei procuratori della Repubblica, sul procedimento e la struttura dei progetti organizzativi, sul ruolo dei procuratori aggiunti, sul rapporto fra procuratore e sostituti, sulla assegnazione e la revoca degli affari, sull’apposizione dei visti

5. L’attività di gestione: le nomine dei dirigenti

Il compito che affidatoci all’atto dell’insediamento nel 2014, è stato quello di procedere ad un massiccio e concentrato rinnovamento dei dirigenti (e semidirettivi) degli uffici. Rinnovamento massiccio per un aspetto fisiologico (la temporaneità degli incarichi), ma anche concentrato per un evento straordinario (l’improvviso e imprevisto abbassamento dell’età pensionabile con l’uscita anticipata dall’ordine giudiziario di numerosi dirigenti).

Questo in un contesto normativo che aveva definitivamente ripudiato il criterio dell’anzianità.

Di qui un altro passaggio importante per l’autoriforma del CSM, attuato con il nuovo Testo Unico della dirigenza giudiziaria, alla cui approvazione si è pervenuti con delibera del 28 luglio 2015, dopo un approfondito studio ed un proficuo confronto con i rappresentanti del Ministero della Giustizia.

Avevamo di fronte l’esigenza di dettare regole più chiare nell’esercizio della discrezionalità dopo il venir meno del criterio dell’anzianità.

Regole chiare che, come ha però anche sottolineato il Presidente della Repubblica nel suo intervento in plenum, non potevano e dovevano annullare la discrezinalità del CSM, in una casistica peraltro di impossibile esaustività.

La novità più importante del sistema di selezione è quella di aver individuato uno statuto differenziato per le varie tipologie di uffici, definendo non solo indicatori generali dell’attitudine direttiva ma anche quelli specifici per uffici distinguendo requirenti, giudicanti, ed uffici di diverse dimensioni.

Il giudizio comparativo resta sempre resta sempre complessivo e unitario sull’intero profilo professionale del magistrato.

Nondimeno, rispetto a tale profilo, il giudizio comparativo attribuisce

“speciale rilievo” alla valutazione degli indicatori specifici in relazione a ciascuna delle tipologie di ufficio, fermo restando, come detto, che gli indicatori generali devono sempre essere valutati quali ulteriori elementi costitutivi del giudizio condotto secondo gli indicatori specifici.

La novità del testo unico è anche dal punto di vista procedimentale con la semplificazione delle disposizioni, nella riduzione e fissazione dei tempi di

trattazione delle singole fasi, nell’introduzione di moduli specifici per l'autorelazione, i rapporti informativi e i pareri diversificati per il conferimento di ciascuna tipologia di incarico, nonché nella fissazione della data di vacanza del posto messo a concorso.

Ebbene il compito è stato in larga parte assolto, con l’impegno di tutti noi e risultati inequivocabili: la nomina di ben 539 dirigenti giudiziari.

Infatti, a ieri, sono stati conferiti, nel corso di poco più di un biennio, 55 incarichi per la Suprema Corte di Cassazione, pari all’86% delle posizioni apicali, e 153 per le Corti d’Appello, costituenti il 73% dei posti direttivi e semidirettivi.

Per gli uffici di Primo grado, sono stati assegnati ben 328 incarichi di vertice, con una percentuale di ricambio che, tra requirente e giudicante, oscilla intorno al 42%. Il numero di donne è notevolmente cresciuto rispetto al dato di partenza

Concludo sul punto segnalando, inoltre, anche una netta riduzione dei ricorsi al giudice amministrativo, un dato che mi sembra particolarmente eloquente.

Guardando le nomine nel distretto, mi pare che siamo riusciti ad individuare le persone più adatte, aspetto che mi conforta a proseguire con lo stesso impegno.

6. I pareri sui disegni di legge e le proposte al legislatore

Il ruolo dinamico del CSM si è manifestato anche nei contributi offerti al legislatore, sia in occasione dei pareri sui disegni di legge, sia anche su iniziative che hanno stimolato il legislatore.

Ha, nei settori più delicati, offerto contributi concreti, evidenziando le criticità e prospettando possibili soluzioni.

Ricordo, a titolo esemplificativo, al parere espresso sui lavori delle due commissioni ministeriali (ccdd Scotti e Vietti) di riforma dell’ordinamento giudiziario, sulle prospettive di riforma del processo minorile, o, ancora, sui temi della protezione internazionale e sui flussi migratori; il parere espresso in punto di riforma della magistratura onoraria, un ambito, questo, su cui il Consiglio non ha fatto mancare il proprio apporto in termini di istruttoria, ma anche di sviluppo di chiari orientamenti per delineare la disciplina di fondo del sistema per i prossimi anni.

Chiudo su questo argomento con un’iniziativa proposta nell’autunno del 2015

e rivelatasi una vera e propria anticipazione di un tema divenuto di attualità dopo la pubblicazione del rapporto del Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d’Europa (Greco). Il rapporto, affrontava, tra gli altri, il tema dei magistrati in politica che conservano il loro posto giudicando l’attuale normativa insufficiente a garantire l’imparzialità.

Il CSM aveva già anticipato il tema con il parere emesso il 21 ottobre 2015, affrontando, in particolare, l’aspetto l’ingresso (e l’uscita) dei magistrati in politica, situazione che ricorre sia nel caso di candidature in organi elettivi sia – soprattutto di recente – nella “chiamata” di magistrati in incarichi di gestione “politica” (es.

assessorati).

Non è in discussione il diritto ed anzi l’utilità in una società democratica che anche i magistrati partecipino alla vita politica offrendo il loro contributo.

E non mi occuperò qui del problema per cui la politica sempre più spesso ricorre a magistrati negli incarichi di gestione.

Esiste indubbiamente un problema di evitare che il ruolo e l’attività esercitata in un determinato territorio finisca per essere fattore di condizionamento della formazione del consenso elettorale ed alterare anche l’immagine di imparzialità del magistrato.

E’ un problema che deve esser risolto con legge e più volte il CSM in passato ha sollecitato il legislatore.

Con la delibera del 21 ottobre, siamo ritornati sul punto suggerendo possibili soluzioni e meglio precisando i termini della normativa secondaria.

Quanto al primo aspetto si è segnalato fortemente al Ministro della Giustizia – cui la legge consente di formulare proposte di innovazione legislativa – la necessità

Quanto al primo aspetto si è segnalato fortemente al Ministro della Giustizia – cui la legge consente di formulare proposte di innovazione legislativa – la necessità

Nel documento INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2017 (pagine 125-140)