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INTERVENTO DEL CONSIGLIERE LUCIO ASCHETTINO

Nel documento INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2017 (pagine 183-191)

Signor Presidente della Corte d'Appello, signor Procuratore Generale, Sig.

Rappresentante del Ministro, autorità, avvocati, colleghe e colleghi, cittadini rivolgo a Voi tutti il saluto di tutti i componenti del CSM.

Desidero anche esprimere, a titolo personale e a nome del Consiglio superiore, un deferente omaggio al Presidente Mattarella a cui va la nostra gratitudine per la costante attenzione con cui ha seguito in questo anno i lavori del CSM e per il contributo offerto per la risoluzione dei gravi problemi che affliggono la giustizia italiana.

Voglio infine, rivolgere l’augurio di buon lavoro ai vertici degli uffici giudiziari del distretto di Potenza impegnati nel difficile compito di rendere il servizio giustizia all’altezza delle aspettative di cittadini in un territorio che più di altri è afflitto da carichi di lavoro insostenibili e da carenze di organico preoccupanti.

Ho ascoltato con grande interesse la relazione del Presidente della Corte, dalla quale emerge con chiarezza, il quadro dello stato della giustizia nel distretto, dei problemi e delle questioni che ancora attendono soluzione.

Il CSM ha predisposto un’ampia e dettagliata in ordine all’attività dell’ultimo anno che proverò a ripercorre seppur in maniera sintetica.

In un tempo di cambiamenti segnato da riforme strutturali di tipo economico-sociale che si sono incrociate con una riforma del nostro assetto costituzionale, poi bocciato all’esito di un partecipato referendum, che avrebbe potuto cambiare in maniera profonda gli assetti della nostra democrazia, il Consiglio superiore della magistratura ha offerto il proprio contributo di idee sia attraverso i pareri e le proposte previste dall’art. 10, comma 2 della legge n. 195 del 1958, sia attraverso la

propria autonoma potestà normativa e auto-organizzativa nell’ambito della legislazione vigente.

Abbiamo dunque assistito in quest’anno in primo luogo, alla completa riscrittura del regolamento interno del consiglio.

L’idea di fondo era ed è quella di migliorare non solo le modalità di esercizio dei poteri che sono rimessi all’organo di autogoverno dall’art. 105 della Costituzione ma anche quella di migliorare le modalità di comunicazione verso l’esterno al fine di favorire le proprie relazioni con le altre istituzioni e con i cittadini recuperando ruolo e centralità del plenum unico organo davvero esponenziale della volontà del CSM per essere espressione delle varie sensibilità culturali e politiche che esistono nella magistratura e nel Parlamento.

Il tema dell’efficienza è stato uno dei temi centrali della riflessione e dell’attività consiliare. Su questo versante mi sembra utile richiamare la risoluzione, approvata con delibera del 7 luglio 2016, sulla “manualistica delle pratiche di organizzazione più diffuse negli uffici giudiziari italiani” volta a individuare modelli organizzativi virtuosi nati dalla esperienza maturata sul campo dea dirigenti degli uffici giudiziari, o ancora, la “nuova circolare in materia di programmi di gestione dei procedimenti civili prevista dall’art. 37 del D.L. 98/2011” cha ha inteso valorizzare tutti gli aspetti procedimentali che si sono rilevati positivi ed efficaci per ridurre l’arretrato e il carico di lavoro e, infine la circolare in tema di “servizi di intercettazione di comunicazione con particolare riferimento alla tutela della riservatezza delle conversazioni che coinvolgono i terzi estranei alle indagini “(cfr.

risoluzione del 29 luglio 2016).

Naturalmente tutti i percorsi di riforma e trasformazione si accompagnano a insidie più o meno evidenti così l’obiettivo della efficienza del sistema non può e non deve tracimare in una tentazione da parte del Consiglio, di dettare regole programmatiche o linee guida su questioni o tematiche che costituiscono esercizio della attività giurisdizionale che come tale è rimessa solo ed esclusivamente al singolo magistrato ugualmente va combattuta la tendenza a porsi come vertice della magistratura che è e deve rimanere invece, per rispetto della volontà del legislatore costituente, un potere diffuso.

Il rischio in altri termini, è quello del corto circuito o se si preferisce del paradosso istituzionale perché proprio l’organo deputato, nelle intenzione del costituente, a tutelare l’indipendenza della magistratura finisce con il creare le condizioni per una lesione dei beni che esso stesso è invece chiamato a tutelare.

Una tutela effettiva dell’indipendenza dei singoli magistrati e dell’immagine complessiva dell’Ordine Giudiziario impone anche una rivisitazione della disciplina del trasferimento di ufficio di cui all'art. 2 Legge Guarentigie (come modificato dall'art. 26, primo comma, del decreto legislativo 23 febbraio 2006, n. 109), che ha sin qui evidenziato una portata limitata dell’ambito di operatività per l’inevitabile

“conflitto” con l’istituto del trasferimento di ufficio in sede disciplinare. Su questo versante se da un lato va rilevato che il Consiglio ha saputo affrontare e risolvere in tempi rapidi vicende che hanno suscitato grande sconcerto nell’opinione pubblica, dall’altro non possiamo ignorare che una modifica legislativa che consenta l’introduzione di strumenti idonei ad attribuire al Consiglio un più efficace potere d’intervento su situazioni oggettivamente pregiudizievoli della «fiducia dei cittadini verso la funzione giudiziaria» s’impone.

In particolare si rende necessaria l’introduzione di una previsione che legittimi definitivamente l’interpretazione che della nuova formulazione della legge sulle guarentigie ha offerto il consiglio orientata ad affermare la possibilità per il nostro organo di autogoverno di intervenire anche quando le situazioni di oggettiva opacità della immagine dei singoli derivi da condotte “colpevoli” del magistrato, indipendentemente dalla configurabilità di un illecito disciplinare e dall’attivazione del relativo procedimento così come si rende necessario una più rigorosa applicazione delle regole sulle incompatibilità parentali superando ogni istanza corporativa.

Proseguendo nella disamina, seppur in maniera molto sommaria, delle linee d’intervento del Consiglio osservo ancora che:

la Terza Commissione, nel corso dell’anno appena trascorso si è misurata ancora, come avviene oramai da tempo, ossia dalla sorprendente scelta governativa di bloccare i concorsi in magistratura per alcuni anni, con i gravi problemi di copertura dell’organico specie negli uffici c.d. periferici problema che non è stato

affrontato nella maniera migliore dal Governo che è intervenuto sulla età pensionabile dei magistrati senza un preventivo confronto con l'ANM e utilizzando, per la prima volta in materia ordinamentale, lo strumento della decretazione di urgenza. Su questi aspetti esprimo dunque il mio personale sostegno alla protesta della ANM.

Va però dato atto al Sig. Ministro della giustizia e alle forze politiche di aver portato a termine la rivisitazione degli organici degli uffici giudiziari cui ha fatto seguito una pronta ed immediata risposta del consiglio in occasione della attribuzione delle sedi ai giovani magistrati orientata propria a colmare le carenze di organico così come ridisegnate dal decreto ministeriale.

Attendiamo dunque che l’opera prosegua con riferimento agli organici delle Corti di appello e alla Corte di cassazione respingendo con forza quella tendenza, sempre più diffusa, che sembra piegare tutte le scelte al criterio della economicità che non può certo trovare valida giustificazione laddove sia in gioco l’esigenza di garantire la tutela effettiva dei diritti dei singoli.

Per questo motivo le proposte tese ad abolire talune Corti di appello negando ogni rilievo al valore della prossimità degli uffici con i bisogni di una collettività sono da respingere con forza perché intrinsecamente contrarie ai valori di buona amministrazione cui sempre dovrebbe ispirarsi l’azione dell’Esecutivo. Per questo stesso motivo, così come ampiamente precisato nella delibera del consiglio approvata il 13 luglio 2016, appare del tutto non condivisibile la scelta sopprimere gli uffici minorili. Mi piace ricordare che la posizione del consiglio su questo versante incontra il sostegno anche dalle associazioni forensi specializzate nella materia e dell’Autorità garante per l’infanzia.

In relazione alle competenze della Quarta Commissione va segnalata che attraverso la individuazione, oramai prossima dei c.d. standard medi di rendimento dei magistrati, si tende non ad aumentare l’aspettativa di rendimento dei magistrati ma ad acquisire dati affidabili in grado di evidenziare da un lato l’erronea distribuzione di risorse tra i vari uffici, dall’altro la inadeguatezza di alcuni moduli organizzativi. Una riflessione su questi due punti appare condizione imprescindibile per ricondurre i carichi di lavoro dei magistrati entro limiti ragionevoli.

Ancora in tema di valutazioni di professionalità preciso che è in corso una profonda rivisitazione della circolare sulle valutazioni di professionalità che consenta, a differenza di quanto avviene oggi, di operare una compensazione tra i vari parametri fissati dalla legge di talché, seguendo anche l’orientamento della sezione disciplinare, diventerà possibile valutare il ritardo nel deposito dei provvedimenti alla luce della produttività del singolo magistrato e ciò al fine di evitare che possano incorrere in valutazione negative proprio i magistrati più produttivi. In tal senso va ribadita con forza l’assoluta autonomia della valutazione sulla professionalità rispetto a quella disciplinare così come va valorizzata un apprezzamento valutativo che tenga conto delle circostanze concrete in cui si è svolto il lavoro del singolo magistrato e del ruolo svolto dal dirigente dell’ufficio per adottare ogni misura necessaria a tutelare il singolo in difficoltà.

La Quinta Commissione si è munita di un nuovo strumento normativa concernente il conferimento degli incarichi direttivi e semi direttivi che è il nuovo T.U. sulla dirigenza. L’obiettivo che ci si era prefissati di raggiungere era quello di rendere le procedure più snelle, efficienti e funzionali valorizzando le qualità giuridiche e manageriali che devono caratterizzare il dirigente di un ufficio giudiziario.

AL CSM, nella valutazione di tali parametri, è riservato un potere discrezionale ampio, delicato, controvertibile.

Alcuni risultati positivi sono stati raggiunti: Spicca in primo luogo l’esponenziale aumento delle donne magistrato nominate ai vertici degli uffici si è infatti passati dal 12% al 25% dei direttivi per raggiungere addirittura il 37% con riferimento agli incarichi semidirettivi o, ancora, la forte accelerazione dei tempi di definizione delle procedure.

Naturalmente non può e non deve ignorarsi che la qualità di qualsiasi testo normativo si misura non solo attraverso la bontà tecnica dell'articolato ma anche e forse soprattutto attraverso un esercizio davvero indipendente della propria azione amministrativa avendo piena e assoluta consapevolezza del ruolo istituzionale ricoperto da tutti coloro che operano nel settore dell’autogoverno.

Senza questo percorso virtuoso non c’è e non può esserci circolare, testo unico o regolamento che regga e di questo dobbiamo essere consapevoli a mio avviso, fino in fondo.

L’introduzione della norma che ha portato a settant’anni il limite massimo di permanenza in magistratura senza alcuna previsione di gradualità come richiesto a gran voce dal consiglio e dalla ANM ha determinato un’emergenza assoluta alla quale in questi due anni la Quinta Commissione del CSM ha cercato di fare fronte procedendo, nel biennio passato, ad oltre 500 nomine tra direttivi e semidirettivi. La scelta del legislatore ha presentato non poche controindicazioni anche con riferimento a profili non squisitamente tecnici, invero, non è possibile ignorare che si è di fatto consegnato a questo CSM, e dunque ad una componente consiliare espressione di una determinata stagione politica, il compito di disegnare i vertici della intera magistratura dei prossimi 10 anni.

Grazie all'impegno della Settima Commissione si è proceduto alla reingegnerizzazione del sistema informativo del CSM e alla recentissima approvazione della nuova circolare sulle tabelle nel corpo della quale si riconosce e si valorizza il ruolo della avvocatura nel circuito dell'autogoverno.

Concludo precisando che anche se l’autogoverno può e deve essere organizzato non può più ignorarmi che un aumento delle risorse e' oramai indispensabile perché la chimera delle riforme a costo zero non regge più alla evidenza dei fatti.

Per quanto riguarda noi tutti operatori della giustizia allo stato il miglior servizio che possiamo rendere alla collettività – oltre a denunciare le manchevolezze e sollecitare soluzioni - è quello di compiere il proprio dovere nonostante le innumerevoli difficoltà che sembrano a volte insormontabili, amministrando e concorrendo ad amministrare con compostezza, refrattaria ad ogni tipo di suggestioni e pressioni, la giustizia possibile nelle condizioni date operando in maniera intensa per il recupero della complessiva credibilità del sistema giustizia e dei suoi attori perché in una società che vuole essere davvero democratica è di vitale importanza che la collettività possa avere fiducia in una giustizia amministrata in suo nome non possiamo ignorare, infatti, che è proprio grazie

all’esercizio della giurisdizione che si stabilizzano i rapporti sociali ed è grazie allo strumento del processo e al rispetto delle sue regole che si disinnesca il dissenso sociale che sembra crescere in modo sempre più preoccupante intorno alle istituzioni di questo Paese.

Di questa fiducia e di una diffusa credibilità c’è bisogno specie in un contesto sociale come quello che ci circonda che si caratterizza da un lato, per dinamiche in forte evoluzione e per la veloce trasformazione degli istituti giuridici, dall’altro per una azione politica rallentata e in crisi di autorevolezza incapace di offrire alla collettività valori di riferimento e adeguati esempi di etica civile, una politica che troppo spesso rimanda alla magistratura l’assunzione di decisioni che non vorrebbe e forse non è adeguatamente attrezzata ad assumere.

Per questo vitale obiettivo, il CSM deve impegnarsi su un duplice versante: da un lato, e per così dire verso l’interno, in un compito di governo della magistratura che sia davvero trasparente perché ispirato a regole certe e immune da logiche di appartenenza, dall’altro nella pervicace tutela dell’indipendenza del singolo magistrato che deve essere tutelato dalle ingerenze provenienti non solo dall’esterno dell’Ordine Giudiziario ma anche dall’interno respingendo così ogni tentazioni verso un ritorno alla struttura verticistica della magistratura.

Concludo Sig. Presidente formulando il più vivo augurio di buon lavoro a Lei e a tutti gli operatori del diritto del distretto di Potenza.

Nel documento INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2017 (pagine 183-191)