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Parte II: La discriminazione nella Magistratura: è ancora un problema attuale? Posizione del problema e proposte di intervento

Appendice 2. Intervista al Dottore Pasquale Liccardo

COVID-19: non solo emergenza sanitaria ma anche occasione per ridisegnare gli equilibri vita-lavoro

L’intervista realizzata il 12 ottobre 2020 a Modena, rivolta al Presidente del Tribunale di Modena, Pasquale Liccardo, mira ad analizzare l’impatto dell’emergenza sanitaria sul lavoro della Magistratura con specifico riferimento alla questione della conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di vita privata.

Si rivolge l’attenzione alla questione femminile e alla fruizione dei congedi familiari, soffermandosi su quello parentale, integrati in quest’ultimo periodo di emergenza sanitaria dallo speciale congedo COVID-19, volto a incentivare le pari opportunità e la permanenza delle donne in Magistratura.

Scopo dell’intervista è delineare la situazione in Magistratura, anche a fronte dei cambiamenti imposti dall’epidemia in corso e di sollecitare l’espletamento di un’indagine più approfondita la cui proposta viene presentata nell’Appendice 4.

1) Nella Sua esperienza, ritiene che il ruolo di Magistrato permetta una fattiva conciliazione vita-lavoro?

Il ruolo di Magistrato richiede un impegno professionale di particolare rilievo, sia in termini qualitativi che quantitativi e nella maggior parte dei casi è una scelta professionale fondata su valori profondi di carattere etico e sociale.

L’esercizio della funzione e l’organizzazione del lavoro normalmente non prevedono il rispetto di un orario di ufficio se non per le udienze, previste dal calendario giudiziario; un’altra parte dell’attività quale ad esempio lo studio e la preparazione dei fascicoli, la redazione dei provvedimenti ed altro può essere svolta anche al di fuori dell’ufficio.

La tendenza organizzativa più recente ed innovativa mira alla creazione di un ufficio del processo quale luogo di composizione di diverse figure necessarie alla gestione professionale del contenzioso.

La conciliazione tra ruolo professionale ed esigenze personali del Magistrato presenta criticità pari alle altre figure di elevato standard professionale, come i medici, resa complessa dalla mancanza di una adeguata struttura

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amministrativa che fornisca attività di supporto ed integrazione impropria al Magistrato.

2) Considerando il periodo precedente e quello successivo al lockdown, si potrebbe dire che la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro abbia subito un mutamento? Positivo o negativo? Per quale motivo?

Si è registrato un profondo mutamento nell’organizzazione del lavoro durante la fase del lockdown sulla base della normativa emergenziale e delle direttive impartire dai capi degli uffici finalizzate a consentire lo svolgimento di buona parte del lavoro da remoto, senza la presenza in ufficio. Non si sono registrati particolari problemi per i giudici civili già da tempo abituati all’uso del PCT che hanno potuto svolgere il lavoro a distanza, mentre per alcuni settori, quali ad esempio quelli penale o della famiglia, si è ricorsi ad una modalità di lavoro mista.

Più complessa è stata la gestione del personale di cancelleria posto che una serie di registri, su disposizione ministeriale, non possono essere gestiti al di fuori dell’ufficio. Nella fase emergenziale acuta si è consentito al personale di svolgere parte del lavoro presso il proprio domicilio, previa predisposizione di un programma di lavoro individuale ove, per i vari settori, indicare e specificare le attività che potevano essere svolte senza la presenza in ufficio. Per il resto vi è stata una turnazione del personale per la trattazione gli affari urgenti o per quelle attività per cui era necessaria la presenza. Il lock down ha posto il problema non dello smart working ma di una complessiva ridefinizione del valore dell’apporto dei singoli attori sociali al processo.

3) Durante il lockdown la distribuzione dei carichi di lavoro, considerata ad esempio all’interno della settimana, ha subito modifiche? Si è rivelata compatibile con gli impegni familiari?

Considerata esaurita la prima parte della domanda con la risposta precedente, per quanto riguarda la seconda parte della domanda si può affermare che in linea di massima lo svolgimento di parte del lavoro in smart working ha consentito la compatibilità degli impegni professionali con quelli familiari. 4) É stato previsto uno speciale congedo COVID (in aggiunta all’ordinario congedo parentale nell’ambito della cura della prole): a Suo parere, si è rivelato facilmente fruibile, maggiormente da una utenza maschile o femminile?

196 Non vi è stato alcun utilizzo in tal senso.

5) A Suo parere, il congedo parentale in generale e questo in particolare, vengono richiesti maggiormente da Magistrate o Magistrati? Quale ritiene che sia il motivo?

Il ricorso al congedo parentale è molto raro ed in ogni caso prevale ove necessario la richiesta da parte dei magistrati donne per necessità legate alla cura della prole o di soggetti deboli nell’ambito della famiglia. Questo accade per evidenti ragioni di carattere culturale.

6) Il nuovo Family Act 2021 dispone la non cedibilità (di due mesi) tra i partner del congedo parentale. A Suo parere questa misura, in che modo incide in termini di conciliazione vita-lavoro nella funzione di Magistrato?

Considerato il modesto ricorso fatto al congedo parentale dagli addetti al nostro settore, non sono in grado di fare previsioni in tal senso.

7) A Suo parere, quali mutamenti potrebbero essere apportati per migliorare il benessere organizzativo in Magistratura?

Non è facile ipotizzare uno strumento di carattere generale: infatti, si tratterebbe da una parte, di operare una verifica delle singole realtà giudiziarie per quanto riguarda le dotazioni di personale magistratuale e amministrativo; dall’altra, di riposizionare l’organizzazione giudiziaria su nuovi standard modulari, avvalendosi dove possibile delle nuove tecnologie ICT.

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Appendice 3. Questionario “Analisi della situazione attuale della Magi-

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