IL MODELLO CUB
4.3 Introduzione al modello CUB
Quando si legge un numero, non ci si può fermare alla mera rappresentazione di esso ma occorre andare oltre ciò che il numero rappresenta. Il singolo numero visto da solo non significa nulla è solo un numero, deve essere interpretato e contestualizzato per avere un significato.
Attraverso un numero e/o un dato non è possibile ricostruire con esattezza la realtà, poiché essi sono l’interpretazione di una legge, o meglio di un’ipotesi. La funzione
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principale del dato è di sostenere, negare o mettere in discussione ciò che l’ipotesi sostiene.
Se i modelli che sono costruiti fossero inattaccabili dalla componente soggettiva di un individuo, i dati di derivazione statistica che il modello genera, sarebbero inutili, poiché non avrebbero alcun significato e nessun contenuto scientifico. Nella realtà ogni modello è influenzato dall’esperienza, e i dati ovvero i risultati che ne derivano, sono viziati da una componente soggettiva.
Per comprendere l’influenza di un elemento soggettivo nello sviluppo di un modello, si porta come esempio la somministrazione di un questionario. Sottoponendo un’intervista composta di differenti domande, l’intervistato si trova nella posizione di dover esprimere una propria opinione, una valutazione.
Il primo impatto che il soggetto rispondente ha è la percezione della domanda. S’innesca un processo psicologico che porta a eseguire un inquadramento dotato di significato per l’intervistato, partendo da dati sensoriali inconsci. In sostanza il soggetto può percepire una domanda come più o meno personale, più o meno precisa.
Una volta percepita e compresa la domanda, il soggetto rispondente deve compiere una
scelta. Spesso, sono già programmate delle risposte alle domande, e si tratta
d’individuare quella che si reputa più vicina al proprio pensiero, va eseguita una
valutazione. Si può definire quanto illustrato un processo PSV, il processo di
percezione, scelta e valutazione.
Approfondendo la fase di scelta, si vede come questa si componga di due componenti: una componente primaria che tende ad orientare la scelta, e una componente secondaria, la quale rappresenta il grado di insicurezza nella valutazione che è stata effettuata.
Il soggetto che si accinge a effettuare una scelta può optare per due strategie:
strategia riflessiva: quando legge una ad una le risposte della domanda (nel nostro esempio del questionario) e riflette su quale risposta ritiene più opportuna,
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strategia istintiva: il soggetto intervistato può decidere di getto la risposta da dare alla domanda, senza fermarsi a valutare le differenti opzioni.
Si può dire che nel primo caso prevale la fase che nel processo è stata indicata come valutazione, mentre nella seconda strategia proposta prevale la fase di percezione. In questo modo è possibile suddividere la popolazione degli intervistati, ad esempio, in due sottogruppi, uno caratterizzato dai premurosi e uno dagli istintivi, rappresentando l’eterogeneità del campione.
La scelta può essere generata anche da un confronto tra le risposte di tipo sequenziale, se sono valutate mano a mano che sono lette, oppure attraverso un confronto a coppie, se la scelta viene effettuata a gruppi di due risposte ciascuno.
La scelta finale, ottenuta secondo la strategia intrapresa e dal tipo di confronto effettuato, è il risultato di due componenti ordinate in maniera gerarchica:
una valutazione d’insieme, quindi a livello globale, della domanda nel caso del questionario, che spesso viene fornita in maniera immediata. Questa è una valutazione che riguarda il feeling.
Una valutazione locale, quindi ristretta a un gruppo di opinioni, fornita spesso in un secondo momento, che rientrando nella valutazione globale, fornisce il giudizio finale. Questa è la valutazione che riguarda l’incertezza.
A questo processo può essere associato un modello, ma quale? Si parte dal presupposto, come suggerisce George P. Box che “All models are wrong…but some are useful” (Piccolo, 2008), cioè tutti i modelli sono sbagliati ma alcuni di questi possono essere utili. Partendo da una distribuzione di probabilità discreta, si vuole stimare, prevedere e interpretare in maniera esplicita Pr (R=r) per una variabile ordinale che assume valori in {1, 2, …, m}, per m noto (Piccolo, 2008).
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Il modello probabilistico da utilizzare per la variabile causale R dovrebbe avere alcune caratteristiche, come:
essere rappresentativo del processo psicologico di scelta che si innesca in un soggetto decisionale;
coerenza con la natura e la struttura delle risposte;
limitazione nell’analisi al minor numero possibile di parametri;
adattabilità del modello, al fine di poter essere utilizzato in maniera valida per i diversi comportamenti che sono rilevati;
accessibilità, deve poter essere usato per interpretare effetti derivati da situazioni di covarianza.
Cerchiamo ora di mettere insieme ciò che è stato detto in queste prime pagine. Il processo di scelta deriva dalla percezione, che il soggetto ha nei confronti della situazione che si trova davanti, e per arrivare a una scelta deve effettuare una valutazione.
PERCEZIONE + VALUTAZIONE = SCELTA
FEELING INCERTEZZA
Fonte: Elaborazione propria Fig. 4.1 Schema riassuntivo
A sua volta la valutazione è composta di due elementi che sono il feeling e l’incertezza. Per quantificare queste due componenti è necessario utilizzare un modello statistico, il quale può essere individuato nel modello CUB (Covariate nella mistura di Uniforme e Binomiale traslata).
Tornando all’esempio della somministrazione del questionario, l’intervistato può trovarsi nella condizione di dover classificare in maniera ripetuta degli elementi e
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spesso è proposta una scala likert per la quantificazione della posizione che l’elemento ricopre. Se l’intervistato si trova in una condizione di antipatia/simpatia con l’elemento da classificare la valutazione risulterà immediata e si concentrerà nei valori estremi della scala. Se invece prevale una condizione di forte incertezza nei confronti dell’elemento, quindi non vi è un particolare sentimento, la valutazione dell’intervistato andrà a cadere sui valori centrali della scala, chiamati anche valori rifugio. Attraverso il modello CUB si cerca di quantificare i sentimenti individuati nella simpatia/antipatia e nell’incertezza.