• Non ci sono risultati.

3. UNA RICERCA EMPIRICA QUANTITATIVA

3.1 Introduzione alla ricerca empirica

Nel primo capitolo di letteratura dell’elaborato è stato introdotto il fenomeno della globalizzazione e la nascita consequenziale del fenomeno e dei processi di internazionalizzazione. La globalizzazione, infatti, ha garantito sistemi di integrazione e coordinamento fra tutti i Paesi del mondo, abbattendo le barriere internazionali al commercio e potenziando ed innovando i sistemi informativi e le reti comunicative.

L’apertura dei mercati ed il libero commercio da un lato hanno consegnato nelle mani delle imprese un ampio ventaglio di opportunità in termini di espansione del vantaggio competitivo su territori fino a pochi anni fa inesplorati con lo scopo di aumentare la propria redditività e profitti, dall’altro ha consentito l’ingresso sul mercato domestico di players esteri che minacciano le quote delle imprese locali.

Nonostante le carenze strutturali, culturali, organizzative e di risorse, per le PMI risulta ormai imprescindibile l’apertura e la presenza nei mercati internazionali per sopravvivere alla pressione competitiva sempre più forte, non più dovuta esclusivamente alle imprese di Grande dimensione. Fra i limiti o punti chiave di debolezza delle PMI va sottolineata l’impossibilità di beneficiare di economie di scala e di ingenti investimenti in R&S ed innovazione, fattori chiave di competitività delle imprese per la riuscita delle attività internazionali (Cedrola, 2005).

Partendo dal contesto nel quale si ritrovano a lavorare le PMI, secondo alcuni studiosi, per non incorrere nei molteplici ostacoli della competizione, nasce l’esigenza di distaccarsi dalla visione ristretta volta al solo mercato domestico o dall’orientamento all’internazionalizzazione basato esclusivamente sulla customizzazione del prodotto, a discapito della consueta standardizzazione voluta dal mercato globale (Levitt, 1983).

Secondo altri, inoltre, le imprese di piccola e media dimensione dovrebbero evolversi dalla modalità di semplice esportazione per la penetrazione dei mercati internazionali, intraprendendo attività di delocalizzazione produttiva, incentivando gli investimenti

64

diretti esteri e stringendo accordi e alleanze strategiche soprattutto con imprese di maggiori dimensioni, che potrebbero fungere da traino, anche per le PMI organizzate in distretti industriali, nelle decisioni e scelte strategiche chiave.

Nel secondo capitolo della letteratura dell’elaborato abbiamo analizzato il ruolo preponderante delle PMI manifatturiere nel settore industriale, in particolar modo quello del comparto tessile-abbigliamento. Il radicale mutamento strutturale iniziato negli anni

’90 e accelerato con la crisi del 2008-09 e dei giorni più recenti con l’epidemia da Covid-19, ha scaturito l’infittimento delle PMI a discapito delle Grandi imprese amministrate in malo modo dalle attuali figure manageriali ed ha dimostrato che tali imprese possono comunque ricoprire un ruolo fondamentale nel panorama globale.

L’instabilità del trend delle fluttuazioni cicliche della congiuntura economica, dovute alle peculiarità strutturali del settore TA, hanno spinto le PMI a ridefinire la filiera e la catena del valore per riposizionarsi nei mercati con un grado di competitività elevato dovuto soprattutto alla presenza dei prodotti a basso costo provenienti principalmente dall’Asia Orientale. Infatti, aderire alla catena del valore globale, consentirebbe di estendere la propria filiera, sia a monte che a valle, oltre i confini nazionali, beneficiando di relazioni ad alto contenuto di conoscenza specifica settoriale ed accedendo più facilmente anche alle risorse intangibili, quali le strutture innovative nell’ICT, utili soprattutto per l’ottimizzazione dei flussi informativi a distanza (Rullani, 2006). Gli stessi autori degli studi inerenti ai sistemi distrettuali tipici dell’Italia, di cui troviamo una maggior diffusione proprio nel settore TA, evidenziano la carenza strutturale nel fornire e propagare competenze circa gli assets intangibili, innovazione, marketing ed assetto manageriale ricoperto da professionisti settoriali, viceversa ancora troppo vincolato a legami familiari (Riccaboni, Varaldo, Bellini, Bonaccorsi, 1998).

In sintesi, per sopravvivere, competere e crescere nei mercati internazionali non è più indispensabile possedere una grande dimensione, in termini di impiegati e fatturato, né commercializzare prodotti altamente standardizzati, bensì è necessario instaurare legami nei mercati d’interesse contaminando le proprie risorse, conoscenze ed esperienze, ed inoltre elaborare strategie adeguate per implementare le competenze differenziate che ne scaturiscono. Le PMI italiane, dunque, non devono aprirsi ai mercati internazionali tramite strategie di breve termine, e cioè mirando esclusivamente ad aumentare i profitti,

65

bensì devono strutturare strategie di penetrazione di medio-lungo periodo basate soprattutto sui legami e l’influenza reciproca culturale. L’aspetto culturale, infatti, influeza largamente le modalità di interazione e l’operatività in determinati Paesi, e può riguardare fattori individuali, di imprese o di nazione, per tali motivi determinati indivudui, imprenditori e Peasi instaurano connessioni e rapporti commerciali differenti a seconda degli stakeholders coinvolti (Battaglia & Tzannis, 2007).

Nel corso degli anni si sono susseguite molte teorie e diversi studi sul fenomeno dell’internazionalizzazione delle PMI, nessuna delle quali è riuscita ad approfondire nel complesso tale fenomeno, concentrandosi esclusivamente su determinati aspetti presi singolarmente e focalizzati principalmente sull’analisi delle modalità di ingresso nei mercati esteri. Alcuni, infatti, si sono soffermati sui criteri di scelta, quali approccio sistematico che utilizza criteri oggettivi di selezione o approccio non sistematico basato sulle intuizioni degli imprenditori (Papadopoulos & Denis, 1988); altri, invece, sulle tipologie di strategie implementate, quali attive, proattive o reattive (Cedrola, 2005); altri ancora hanno mostrato come le imprese prediligano l’ingresso nei mercati che sentono meno distanti psicologicamente, e cioè dove non vi sono impedimenti informativi dovuti a diversità culturale, linguistica, politica e solo successivamente mirare ai restanti (Benito

& Gripsud, 1992). Inoltre, se pensiamo al peso delle piccole e medie imprese nella struttura industriale italiana e non solo e alle diversità che le caratterizzano, soprattutto quelle attinenti al settore TA, si denota l’esigenza di analizzare ancora più a fondo l’argomento per riempire i buchi degli studi condotti sinora e sviluppare un modello esaustivo che guidi le PMI nell’identificazione delle migliori strategie di successo nella selezione, ingresso e crescita sui mercati esteri.

Dunque, lo scopo della seguente ricerca è identificare il modo di agire delle PMI italiane appartenenti al settore TA nei mercati internazionali, dato che, come precendentemente analizzato, può essere considerato il perno del manifatturiero e della produzione del Paese, nonché punta di diamante del Made in Italy ed infine ampiamente esposto alla pressione competitiva da parte delle imprese dei Paesi emergenti ed al riassestamento settoriale scaturito del profilarsi delle recenti pertubazioni del panorama economico. Lo studio del processo di internazionalizzazione delle suddette verrà affrontato suddividendolo in diversi stadi: motivazione all’internazionalizzazione, tipologia di

66

approccio scelta, modalità di penentrazione, politiche e strategie di marketing mix ed infine difficoltà osservate.

In conclusione, dato che l’elaborato può essere considerato un funnel descrittivo-analitico che parte dal fenomeno dell’internazionalizzazione, passa per il caso specifico delle PMI italiane del settore TA ed arriva infine a trattare le opportunità legate al mercato cinese e le variabili da tenere in considerazione per penetrarlo, è doveroso specificare che per tracciare possibili strade di espansione sostenibile e continuativa all’estero ci serviremo della seguente ricerca quantitativa e successivamente andremo ad approfondire attraverso un’ulteriore ricerca qualitativa alcune tematiche prettamente legate agli aspetti culturali, comunicativi e di marketing mix che possano aiutare le PMI a sfruttare i vantaggi scaturiti dalla recente apertura al commercio estero della Cina ad impadronirsi di una fetta delle rispettive quote di mercato.