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Nel linguaggio comune invidia e gelosia vengono spesso confuse ed usate come sinonimi. La gelosia tuttavia nasce da tre percezioni differenti rispetto a quelle che suscitano l’invidia: 1) io ho una relazione esclusiva con qualcuno o qualcosa; 2) io sono in pericolo di perdere l’esclusività o l’intera relazione con questa persona o con questo oggetto; 3) io ho un rivale. Se l’invidia è essenzialmente un’emozione che coinvolge due persone, nella gelosia se ne aggiunge una terza, che può essere anche solo immaginaria. Gli oggetti della gelosia sono infatti due: la persona con cui abbiamo una relazione e il rivale con cui siamo o semplicemente ci sentiamo in competizione. La tipica situazione o scenario in cui si esprime la gelosia è di fatto la relazione amorosa; tuttavia si può provare gelosia anche quando il rivale è una cosa (ad esempio la macchina della moglie) oppure quando si tratta di una rivalità non amorosa (gli amici di mia moglie mi ignorano). Si può essere gelosi, inoltre, quando si sta per perdere l’esclusività di essere l’unico possessore di un certo oggetto o attributo. Diversamente dall’invidia che è rivolta al confronto sociale, la gelosia è caratteristica dei rapporti in cui la rivalità è molto stretta. La gelosia, infatti, è più personale e genera maggiore vulnerabilità rispetto all’invidia: essa non solo riesce a causare ferite più profonde alla nostra autostima, ma riesce a farlo anche molto più facilmente. Questo perché va a toccare aspetti più sensibili della nostra persona. Se prendiamo il caso della relazione amorosa, può essere particolarmente doloroso vedere il proprio o la propria partner concedere attenzioni particolari a qualcun altro. Come per l’invidia, però, l’intensità della gelosia diminuisce se avvertiamo o vediamo il rivale come qualcuno di chiaramente superiore a noi. In queste particolari circostanze è come se giustificassimo la scelta del partner. Un’ulteriore differenza tra le due emozioni chiama in causa la distinzione tra “mancanza” e “perdita”. L’invidia parte da una situazione di mancanza in cui desideriamo un bene che di fatto non possediamo. Il geloso, invece, vive dal principio una situazione di pienezza in cui il dolore è provocato dalla perdita o dalla paura di perdere la relazione esclusiva con la persona o l’oggetto a cui attribuisce valore.

In entrambi i casi c’è un rivale, ma nell’invidia è quest’ultimo a possedere il bene prezioso, e l’invidioso si sente inferiore a lui a causa di questa mancanza; nella gelosia, invece, è il geloso a possedere inizialmente il bene prezioso, e il rivale glielo toglie, o minaccia di farglielo perdere. Quindi sia nell’invidia che nella gelosia è presente il desiderio per un bene prezioso, ma mentre

nell’invidia si tratta di un desiderio di acquisizione, nella gelosia è un desiderio di mantenimento oppure di recupero (nel caso in cui la perdita sia già avvenuta)145.

Aggiungiamo che è sicuramente più doloroso perdere quello che si ha piuttosto che non ottenere mai quello che si desidera.

Infine ci sono diversi elementi che dimostrano come, a differenza dell’invidia, la gelosia sia meno sanzionata a livello sociale e, a volte, venga quasi moralmente giustificata. Prima di tutto la gelosia implica che qualcosa ci appartiene e, quindi, si presuppone che il soggetto abbia qualche diritto verso la cosa o la persona in questione. Secondo, tipicamente la gelosia porta con sé amore e cura, che sono attitudini positive. Terzo, l’esistenza stessa di una relazione presuppone un certo tipo di esclusività. Sotto questa luce, la gelosia è vista come una risposta naturale che sottolinea il desiderio di mantenere inalterati certi legami. Quarto, a differenza dell’invidioso, il geloso è come se volesse mantenere, senza alterarlo, lo status quo e nelle relazioni sia sociali che private ciò è visto positivamente. Quinto, come abbiamo detto, la gelosia si manifesta in modo più intenso rispetto all’invidia: questo la rende più difficile da controllare e, di conseguenza, anche la nostra responsabilità morale è ritenuta inferiore. Per concludere, l’invidia è vista come più vicina all’odio, mentre la gelosia all’ira. L’ira è generalmente più giustificata come emozione rispetto all’odio146, così come la gelosia è più accettata rispetto all’invidia. Una dimostrazione concreta di quanto appena detto è il fatto che la gelosia è stata spesso considerata un elemento attenuante nei processi penali147. Come suggerisce Ben Ze’ev nella sua ricerca148, possono verificarsi situazioni in cui invidia e gelosia sono coinvolte contemporaneamente. In realtà, in questi che vengono chiamati “borderlines cases”, elementi dell’una e dell’altra emozione (e non invidia e gelosia nella loro interezza), vanno a costruire il set emotivo che guida il soggetto. Per chiarirci le idee andiamo ad analizzare la realtà vista con gli occhi di chi si trova nel ruolo di “amante”. L’amante, in un modo o nell’altro, vive con il proprio partner una relazione che percepisce

145 Miceli, op.cit. p. 86.

146 Per un approfondimento sul perché l’ira sia più giustificata rispetto all’odio, si veda Ben Ze’ev, op.cit., pp.

400-403.

147 A tale proposito Martha Nussbaum scrive: “The standard legal doctrine of voluntary manslaughter holds

that a defendant charged with murder may win a reduction of the offense to manslaughter if he can show that: the homicide was committed in response to a provocation by the victim of the crime; that the provocation was “adequate”; that the defendant’s anger was that of a “reasonable man”; and that the homicide was committed “in the heat of passion” without sufficient “cooling time.” Per secoli, tra le provocazioni ritenute “adeguate” rientrava anche l’adulterio. Fino al 1973, in Texas, chi uccideva l’amante della moglie era completamente scagionato agli occhi della legge. Ciò era possibile in virtù della visione ancestrale per cui l’adulterio era ritenuto: “the highest invasion of a man’s property. (Hiding Humanity: Shame, Disgust and The Law, Princeton University Press, 2004, pp 38 e ss.).

come esclusiva. Alla luce di questo, l’amante è tipicamente geloso degli aspetti a lui cari del rapporto con chi chiameremo “la moglie”. Se l’amante e la moglie hanno rapporti sessuali, egli sarà geloso di qualsiasi altro rapporto che lei avrà, sia con il marito che con altri uomini. Questo, però, non è un caso tipico di gelosia, perché la moglie non sceglie esplicitamente il marito a danno dell’amante e viceversa. L’amante dunque non fa esperienza del senso di perdita caratteristico della gelosia. L’amante non si trova nemmeno a vivere un caso tipico di invidia: egli, infatti, è in chiara rivalità personale con “il marito” per conquistare l’esclusività di un rapporto con “la moglie”. Se però, in questa lotta, l’amante percepisce la propria condizione come inferiore rispetto a quella del marito, la risposta emotiva sarà di certo molto dolorosa. Tipico dell’amante è invidiare intensamente il fatto che “il marito” possa spendere tutto il tempo che desidera con la moglie senza mettere a rischio la propria relazione, opportunità di cui lui non dispone.

Un altro esempio è quello della cosiddetta “gelosia professionale”. Supponiamo che Henry sia sempre stato considerato come il più grande scrittore del paese, ma che ultimamente sempre più persone vedano Marcus come il migliore. Henry può essere geloso perché ha perduto il favore del pubblico. Dal momento, però, che non si può parlare chiaramente di una relazione personale tra Marcus e il pubblico, quello che Henry prova può essere descritto anche come invidia per il successo altrui.

I casi appena descritti ci mostrano che l’invidia e la gelosia sono emozioni molto complesse che presentano effettivamente delle caratteristiche simili. I confini che separano l’una dall’altra sono in molti casi poco delineati: tuttavia, quando abbiamo a che fare con gelosia e invidia propriamente dette, le differenze sono grandi ed evidenti.

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