• Non ci sono risultati.

Il caso del fomentatore prete Tomaso Golzer risulta interessante per l’area geografica in cui si svolse e per la particolare situazione sull’ingaggio dei sicari. Come è stato analizzato precedentemente quando l’operazione si svolgeva a Venezia o nel Dogado ci si appoggiava al capitan grande il quale trovava gli uomini di fiducia. All’interno del dominio da terra, invece, si potevano inviare degli specialisti o si richiedeva ai rettori di occuparsene. Il bacino di manovalanza dalla quale traggono i sicari è molto spesso legato al mondo dei cacciatori di taglie. Sulle dinamiche sociali del fenomeno del banditismo gli studi hanno messo in evidenza come fosse particolarmente difficile riconoscere i banditi dai cacciatori di taglie nelle zone di frontiera dove si muovevano per motivazioni economiche e strategiche355. Il sistema giustiziale stesso aveva creato un sistema sociale che coinvolgeva il privato attraverso promesse vantaggiose, premi economici, voci liberar banditi356, il tutto in funzione del contrasto al banditismo357. La documentazione reperita non ci permette di delineare nello specifico gli aspetti economici, ma possiamo ricostruire i rapporti tra i sicari inviati e i relativi rettori

352 Z. Šundrica, Poisons and poisoning in the Republic of Dubrovnik, in Dubrovnik Annals 4 (2000), pp. 7-79.

353 Su questa figura si veda il lavoro di C. Licursi, Il caso dello zar impostore Stefano il Piccolo nel fondo degli Inquisitori di Stato dell’Archivio di Stato di Venezia, 1767-1769, tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Padova, facoltà di lettere e filosofia, a.a. 2010/2011.

354 Preto, I servizi segreti di Venezia, cit., p. 498; Licursi, Il caso dello zar impostore, cit., p.3.

355 C. Povolo, La pietra del bando. Vendetta e banditismo in Europa tra Cinque e Seicento in Acta Histriae, 25, 2017, pp. 21-56.

356 La voce liberar bandito era la facoltà di incassare la taglia e poter liberare un altro bandito se si eliminava un bandito, cfr. C. Povolo, L’intrigo dell’Onore. Poter e istituzioni nella Repubblica di Venezia tra Cinque e Seicento, Verona, Cierre edizioni, 1997.

357 L. Lacchè, Latrocinium: giustizia, scienza e repressione del banditismo in antico regime, Milano, Giuffé 1988, p. 388.

attraverso il caso del prete Tomaso Golzer. L’area geografica è quella del Friuli veneto e il Friuli austriaco, una frontiera dove persisteva un’endemica incidenza del fuoriuscitismo e proprio a questo particolare problema si incardina la figura del prete Tomaso Golzer.

Il 7 dicembre gli Inquisitori Nicolò Cappello, Alvise Zusto e Lazaro Foscarini inviano un ordine al Luogotenente di Udine Giovanni Sagredo «che sia tolta dal mondo la persona del noto prete Tomaso Golzer»358. Questi operava nella città di Romans d’Isonzo nel territorio arciducale a ridosso di quello Veneto. Non si conoscono i dettagli sulle reali azioni del prete, ma come avviene sempre in simili richieste, i sicari dovevano dimostrarsi cauti nel disporre l’attentato e sicuri nell’adempierlo. Gli inquisitori promettevano una giusta ricompensa agli esecutori materiali. Il 12 dicembre 1717 il luogotenente del Friuli Giovanni Sagredo invia una missiva al tribunale nella quale risponde agli ordini di eliminare il prete Tomaso Golzer della città di Romans d’Isonzo. Aggiunge, però, «verso in un incessante studio ma non so à questa parte vedere a chi possa appoggiarmi la custodia del secreto e la rissoluzione del fatto». Nell’eseguire con segretezza quanto richiesto, non nasconde di essersi già in passato trovato in difficoltà e sollecita la «neccessità di spedir qui persona per ogni riguardo capazze»359. Sagredo ricopriva il ruolo di luogotenente dal 1716 e avrebbe lasciato il suo posto ad Antonio Lorendan dopo pochi mesi. Si evidenzia un problema sorto tra le autorità che si insediavano in territori distanti dalla dominante e dovevano operare all’interno di equilibri che non sempre potevano conoscere. Il Luogotenente generale della Patria del Friuli era eletto dal Maggior consiglio e la carica durava minimo un anno, contemplando poteri normativi, giudiziari ed esecutivi.

Il 19 dicembre gli Inquisitori, comprendendo la situazione, comunicano che invieranno due sicari360. Non vi sono tracce di polizze pagate e nei registri ufficiali non vengono mai nominati. Il 14 gennaio gli Inquisitori segnalano che Sagredo avrebbe dovuto passare le consegne al suo successore per le due incombenze. La prima era quella del prete Golzer, la seconda quella di Ernesto Della Torre361. Si deduce, pertanto, che i sicari avessero avuto ordini diretti dagli Inquisitori di occuparsi anche dei noti banditi Della Torre.

358 ASV, IS, b. c. 73 alla data 7 dicembre 1717.

359 ASV, IS, b. 344 dispacci dal luogotenente da Udine 1620-1718, c. alla data 12 dicembre 1717. 360 ASV, IS, b. c. 75 alla data 19 dicembre 1717.

Il 6 febbraio del 1718 il nuovo luogotenente Antonio Loredan invia una missiva al Tribunale. Riassume brevemente come il giorno stesso del suo insediamento fossero giunti di notte i due sicari che si stavano preoccupando anche del caso del nobile Ernesto Della Torre. Dovendo chiudere la questione del prete, si rifiutavano non avendo il tempo necessario a condurre entrambe le operazioni. Probabilmente una scusa di fronte alla disparità economica tra l’assassinio del prete e la cattura del bandito sul quale vi erano delle taglie cospicue. Lo stesso Luogotenente esprime un giudizio in tal senso: «Poco se ne può lodar di costoro, discordi fra se stessi, e più attenti a ricavar soldo, che ad arrischiarsi nel pubblico servitio.»362. Ernesto Della Torre verrà arrestato qualche mese dopo, mentre sul prete Golzer gli Inquisitori non insistono e si perdono le tracce del particolare fomentatore.

CAPITOLO 8