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E’ emersa, dalla serie di interventi avvenuti in occasione delle varie conferenze (ad esempio nella Conferenza Regionale dei Musei del Veneto del 2003), l’‘emergenza’ a livello contemporaneo di spazi ad esso dedicati, soprattutto nell’ottica di un ‘centro’ per l’arte contemporanea piuttosto che di un Museo vero e proprio, di uno spazio propulsivo e attivo, non dunque solo meramente conservativo, di un luogo pubblico per la città nel senso più ampio, da vivere alla pari di qualsiasi altro luogo di aggregazione.

La tendenza degli ultimi anni di utilizzare spazi industriali come nuove sedi museali, oltre a mostrare dei notevolissimi risultati estetici, ci fa peraltro capire come

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52 sia possibile unire la forza dell’antico con il contemporaneo; il riutilizzo e quindi la ri- valorizzazione di una struttura esistente è infatti in grado di determinare dei segni e dei messaggi più forti rispetto alla costruzione di nuovi e moderni edifici.

Sulla base dell’emergenza segnalata nella Conferenza del 2003 si è nel corso di qualche anno in parte provveduto a colmare il vuoto istituzionale pubblico grazie all’apertura di un nuovo centro di arte contemporanea, voluto dal Comune di Venezia, alla Punta della Dogana, dove viene permanentemente esposta la collezione di François Pinault e l’atelier di Emilio Vedova situato ai Magazzini del Sale, aperto finalmente in forma di museo.

Nella Conferenza Regionale dei Musei del Veneto del 200938 si è voluto puntare i riflettori sull’ onda contemporanea che con questi interventi ha investito Venezia, con l’obiettivo specifico di presentare casi di dialogo tra musei e territorio e l’emergere così dell’immagine di un museo capace di uscire ‘fuori si sé’: vale a dire dai propri confini fisici, con attività culturali ed educative nella città e nel territorio, oltre che fuori dai propri confini espositivi.

I contributi raccolti nel corso della conferenza hanno rappresentato un panorama interessante di proposte e di azioni di dialogo, in cui il ruolo del museo è risultato rafforzato dalla presenza o compresenza di altri soggetti culturali. Sia i privati, sia le istituzioni pubbliche hanno infatti ampliato l’idea di sede espositiva allargando a siti urbani più o meno caratterizzati (da aree archeologiche a periferie degradate) la destinazione temporanea di eventi d’arte contemporanea.

Si tratta di una tendenza, peraltro direi secolare, che va di pari passo con la mutazione in corso dello statuto dell’opera d’arte che mira ad espatriare volutamente dai luoghi deputati ma anche dalla ristrettezza ermeneutica dell’oggetto fatto e finito39

. Il diverso modo di concepire l’evento espositivo induce l’arte ad uscire fuori dall’ambito spaziale storicamente definito per utilizzare spazi aperti o occupare ‘contenitori’ variamente dislocati nel territorio con un’azione di scambio che determina un arricchimento delle intrinseche valenze artistiche ed un allargamento dei possibili significati, portando inoltre il contesto spaziale dell’opera ad essere uno degli elementi protagonisti del processo creativo stesso.

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Si tratta della 13.a edizione, avvenuta a Venezia al Teatro Piccolo Arsenale il 13 novembre 2009

39 Cfr V. Baradel in “Il museo fuori di sé : i diversi mo(n)di dell'arte contemporanea tra città e territorio”,

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53 “Quello che ora è richiesto alle strutture espositive è agire come organismo di ‘decompressione’ degli eventi esterni ed operare una loro rielaborazione analitico/creativa, ponendosi in questo modo come un punto di aggregazione sociale con specifiche funzioni. […] La capacità d’arricchimento estetico/comunicativo di un oggetto artistico quando è posto nella condizione d’interagire con le sollecitazioni date dall’ambiente è un aspetto della nuova realtà di cui il museo contemporaneo, in tempi recenti, prenderà sempre più coscienza, dando inizio ad un suo percorso di revisione critica del modo di porsi nei confronti degli artisti e del pubblico, elaborando in senso concettuale e concreto una sua profonda trasformazione. […] Il museo della contemporaneità tende ad identificarsi con ciò che sta al di fuori del proprio involucro materiale e, contemporaneamente, ad esserne il riflesso deformato in senso critico/analitico40”.

Sulla base di questo sono stati diversi i tentativi di esposizione del contemporaneo ad esempio in parchi di ville, all’aperto, in contrasto o continuazione con quanto era precedentemente esposto41 dove il visitatore poteva essere colpito in maniera chiara e diretta, priva di filtri, dalla forza dell’espressione del pensiero artistico al di fuori delle canoniche distinzioni temporali, delle consuete e ricercate assonanze.

Ancora una volta dunque passato e futuro si possono e si devono unire, scardinando il concetto di distanza temporale, scoprendo nuove dimensioni spaziali ed artistiche ad ambiti ed elementi già esistenti, andando oltre quello che culturalmente si definisce come significativo di un certo tempo e quindi concluso. Molti sono gli esempi citabili in questo senso, a partire dal Castello di Rivoli, di cui si è già fatto cenno, come edificio storicamente caratterizzato e sul quale si sono accorciate le distanze temporali redendolo, unico nel suo genere, un museo di alta sperimentazione artistica contemporanea.

Le iniziative attuate a Villa Pisani a Stra, seguendo questo modello, hanno permesso di aggiungere punti di vista nuovi che vengono dalla contemporaneità in una ricerca di ‘armonia delle differenze’ non solo attraverso esposizioni di arte

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M. Costanzo, “Museomisto”,ivi, pp. 87 - 88

41 Alcuni brillanti esempi sono le esposizioni di Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo (Vi), o quelle curate da

Giuseppe Rallo e Costantino D’Orazio a Villa Pisani di Stra (Ve) con l’introduzione di installazioni nel parco della villa (cfr. sull’argomento: Mimmo Paladino a Villa Pisani, a cura di Costantino D'Orazio, Venezia, Marsilio, 2008 oppure I classici del contemporaneo, Costantino D'Orazio, a cura di, Venezia, Marsilio,2009)

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54 contemporanea ma anche con l’organizzazione all’interno della villa di concerti, workshops, eventi teatrali, mostre di pittura e di architettura, stages di pittura, con l’intento di far percepire la presenza dell’istituzione museale nel territorio e in relazione ai suoi abitanti, in un’ottica ben diversa dalla villa come luogo esclusivamente di visita, ma piuttosto come luogo di produzione di cultura e di didattica più eterogenea42.

Ci troviamo dunque a che fare con un terreno museale sempre più flessibile e modellabile, aperto sia oltre i propri confini murari sia intramoenia, nella visione sempre più aperta di un’arte pervasiva in ogni dove.