Il panorama degli islamisti in Libia è molto variegato e non è così coeso come potrebbe sembrare ad un primo sguardo. Storicamente sono due i gruppi islamici che hanno rappresentato i punti di riferimento di questo panorama: la Fratellanza Musulmana e il Gruppo Islamico Combattente Libico (GICL). Entrambi sono stati perseguitati durante il regime di Gheddafi e molti dei loro esponenti sono dovuti espatriare all’estero per non finire torturati o uccisi nelle carceri libiche. La Fratellanza libica si è struttura principalmente all’estero e ha approfittato della rivoluzione del 2011 per rientrare nel Paese e partecipare, prima, alla lotta contro il regime e, poi, al processo di transizione politica. Entrata formalmente nell’agone politico nel 2012 con la costituzione del Partito Giustizia e Costruzione, formalmente indipendente dalla struttura centrale, non è riuscita però a convincere il pubblico libico; il fardello dell’essere legati alla Fratellanza è stato molto forte per un Paese come la Libia in cui molti confondono gli islamisti che si gettano in politica con i radicalisti nemici della democrazia. I decenni di demonizzazione, le recenti sconfitte in Medio Oriente (su tutti in Egitto), nonché gli attacchi e le minacce da parte dei gruppi islamisti radicali, non hanno permesso alla Fratellanza Musulmana libica di affermarsi nel Paese. La base del secondo gruppo storico, il GICL, era invece composta dai reduci del Jihād in Afghanistan che avevano combattuto contro i sovietici. Anch’esso, dopo le forti persecuzioni da parte del regime di Gheddafi, è tornato alla ribalta in Libia dopo lo scoppio delle rivolte del 2011, cambiando anche nome in Movimento Islamico Libico per il Cambiamento. Con la morte del Qa’īd il gruppo è entrato in crisi esistenziale e molti dei suoi membri hanno assunto cariche importanti all’interno del primo governo di transizione, anche se la loro nomina fu dovuta principalmente alle loro affiliazioni personali, tribali e regionali, nonché a fattori politici contingenti. La maggior parte dei suoi membri ha abbracciato il processo di transizione politica e con le elezioni del 2012 vennero presentati anche partiti fondati da appartenenti al gruppo, ma ebbero tutti scarsissimi risultati. Ad oggi una delle personalità più influenti del GICL è rimasta Belhaj, che grazie alle sue
60 R. PAPALEO, Potenze occidentali: Libia rischia bancarotta, in “ArabPress”, 7 febbraio 2015
connessioni con il Qatar e con le varie milizie della scena tripolina è stato coinvolto anche nel processo di dialogo sponsorizzato dall’ONU61.
Le nuove generazioni, degli anni Novanta e Duemila, sono state esposte a correnti ideologiche più radicali appartenenti al firmamento salafita, che ad oggi possono essere ricondotte a tre orientamenti generali. Il primo predica l’obbedienza al walī al-amr (tutore) e rifugge il dissenso politico, infatti, inizialmente contrario alla rivolta contro il regime, si è caratterizzato dopo la morte di Gheddafi per il suo quietismo apolitico; la personalità di riferimento è lo studioso saudita Rabi al-Madhali. Il secondo orientamento si avvicina alla struttura del vecchio GCIL e i suoi membri hanno deciso di prendere parte alla transizione politica in atto nel Paese. Infine la terza corrente è quella estremista, che ripudia la democrazia e abbraccia il Jihād armato, con l’obiettivo di un effettivo cambiamento sociale e politico; questo orientamento proviene principalmente da Bengasi e Derna, due città di storica opposizione islamista e i cui giovani hanno partecipato in gran numero alle campagne afgane e irachene62.
Quest’ultima corrente è molto ampia e comprende schieramenti e gruppi anche molto distanti tra loro dal punto di vista ideologico e pratico. Dopo l’offensiva di Haftar del maggio 2014, in Libia si è formato a Bengasi il Consiglio della Sūrā dei Rivoluzionari che ha come obiettivo il contrasto al Generale libico ed è caratterizzato per essere una sorta di ombrello sotto il quale si ritrovano brigate o milizie molto importanti come: Brigata dei Martiri del 17 Febbraio, una branca regionale di Scudo Libico e Ansār al-
Sharī’a. Il Consiglio è collegato alla Coalizione Alba che domina Tripoli e la Libia
occidentale, ma differenza ideologiche e strategiche hanno suscitato forti tensioni tra i due blocchi63. Per la sua importanza nel contesto libico e per essere stata al centro di molte illazioni e accuse di terrorismo, merita un breve approfondimento il gruppo islamico salafita Ansār al-Sharī’a. Inserita nel novembre del 2014 dalle Nazioni Unite nella lista delle sanzioni contro Al-Qa’īda64, questa organizzazione non è solo un gruppo terroristico, ma sembra anche cercare consenso presso la popolazione attraverso
61 M. FITZGERALD, L’IS spariglia il mazzo degli islamisti libici, in “Limes”, Chi ha paura…, cit., pp.
47-50.
62 Ivi, pp. 50-51. 63 Ibidem
64 Security Council Committee United Nations, The List established and maintained by the Committee
pursuant to Resolutions 1267 (1999) and 1989 (2011) with respect to individuals, groups, undertakings and other entities associated with al-Qaida, aggiornata al 26/06/2015 (http://www.un.org/sc/committees/1267/1267.pdf).
la dawa (predicazione) e lo sviluppo di attività caritatevoli e di controllo del territorio in sostituzione di istituzioni statali inesistenti, con l’obiettivo di diventare una sorta di
Hamās. Il gruppo sembra avere principalmente un obiettivo locale anche se non è
immune alla chiamata di Al-Qa’īda per un Jihād violento e globale, come lo dimostrano gli attacchi contro uffici internazionali (si pensi all’attentato contro l’ambasciatore statunitense Chris Stevens) e l’uccisione o il rapimento di cittadini occidentali; bisogna sottolineare però che Ansār al-Sharī’a ha sempre preso le distanze dalle accuse di appartenere alla rete di al-Zawahiri. Probabilmente ad oggi dispone di 10 mila membri anche se gli effettivi combattenti sarebbero meno di 1000; inizialmente aveva rinunciato ad una massiccia lotta armata in Libia, ma la campagna militare contro i “terroristi islamisti” portata avanti dal Generale Haftar ha costretto questa organizzazione ad un confronto militare diretto65.
Attualmente le maggiori attenzioni a livello mediatico e politico internazionale sono rivolte allo sviluppo in Libia dello Stato Islamico. La capacità dell’IS di espandersi in questo Paese non è legata a un’effettiva conquista territoriale, ma si spiega soprattutto con la sua abilità nel reclutare nuovi membri all’interno delle formazioni radicali già presenti in questo territorio. Quando si parla di Stato Islamico in Libia si fa perciò spesso riferimento a gruppi che scelgono di giurare fedeltà al Califfato in cambio di una legittimazione globale di un Jihād locale. La Cirenaica è storicamente un grande bacino di reclutamento del Jihād internazionale, anche se la “propensione jihadista” appare più legata ad un modo tradizionale di esprimere malcontento e insoddisfazione per la situazione interna piuttosto che un reale estremismo teologico, si potrebbe definire una sorta di “jihadismo funzionale” più che dottrinale66. Come ribadito più volte nel corso del presente elaborato, i jihadisti libici rappresentano uno dei gruppi più numerosi di combattenti stranieri che ha partecipato alle campagne irachene, afgane e siriane. I jihadisti di ritorno acquistano lo status di mujāhidīn e riescono a imprimere una radicalizzazione del loro ambiente originario, favorendo il proselitismo estremista, creando nuovi gruppi jihadisti, formando nuovi membri militarmente e allargando le reti estremiste con la diffusione dell’ideologia salafita-jihadista67. La crisi in Siria e Iraq ha incrementato fortemente questo fenomeno di ritorno in patria di combattenti e questo è
65 A. VARVELLI, Libia, non solo Stato Islamico, in “Osservatorio di Politica Internazionale”, 19
febbraio 2015, p. 3.
66 Ivi, p 1. 67 Ivi, pp. 1-2.
andato di conseguenza a discapito della sicurezza nazionale. Alla fine del 2014 una delle milizie che operava a Derna ha dichiarato obbedienza all’IS e la leadership di quest’ultima ha subito accettato l’affiliazione; si è trattato di un fenomeno nuovo in Libia poiché nessuna milizia fino a quel momento aveva professato appartenenza all’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi. Il ramo di IS a Derna a fine 2014 poteva contare su circa 800 combattenti e gestiva una mezza dozzina di campi d’addestramento nei dintorni della città che nel giro di pochi mesi gli hanno permesso di ingrossare le proprie fila fino ad arrivare a 3 mila elementi68. Secondo alcune fonti americane la “presa” di Derna da parte dello Stato Islamico sembra essere stata pianificata in Siria e Iraq con l’obiettivo di aiutare la Brigata al-Battar (composta principalmente da libici che avevano combattuto in Iraq e Siria e che in quel momento stavano rientrando in Libia) tramite l’invio di collaboratori di al-Baghdadi intorno a settembre 201469. Qualunque sia l’effettiva penetrazione dello Stato Islamico in Libia, resta il fatto che Derna è diventata una città con una struttura amministrativa autonoma governata da un predicatore saudita Abu al Baraa al-Azdi ed è divenuta il nuovo bacino di reclutamento dei combattenti provenienti dal Nord Africa70. La situazione a Derna è però molto
complicata perché agiscono su questa città anche altre milizie che vedono nell’espansione dell’IS una minaccia. Tra le più importanti è da annoverare la Brigata dei Martiri di Abu Salim che nel dicembre 2014 ha deciso di formare il Consiglio della
Sūrā dei Mujāhidīn ricomprendendo in esso altre milizie con l’obiettivo di contrastare
sia l’avanzata militare di Haftar che quella dell’IS. A complicare il quadro è anche la presenza di Ansār al-Sharī’a che opera sempre a Derna e in questa cerca legittimità71. Il ramo dello Stato Islamico in Libia comprende altre milizie che hanno recentemente giurato fedeltà al califfo: la Brigata Rafallah Sahati, la Brigata dei Martiri del 17 Febbraio, il Libya Shield e Jaish al-Mujāhidīn. Inoltre l’IS è stato in grado di reclutare velocemente nuovi combattenti in altre città libiche come Beida, Bengasi, al-Khums, Tripoli e Sirte72.
68 G. GAIANI, I campi d’addestramento al Jihad in Libia, in “Analisi Difesa”, 25 marzo 2015
(http://www.analisidifesa.it/2015/03/i-campi-daddestramento-al-jihad-in-libia/).
69 P. CRUICKSHANK,et. al., Op. Cit. 70 Ibidem
71 M. FITZGERALD,Op. Cit., p. 52.
Nel corso del 2015 i simpatizzanti dell’IS in Libia hanno rivendicato diversi attentati tra cui quello all’Hotel Corinthia a Tripoli73 e numerosi attacchi a giacimenti petroliferi a sud di Sirte, nonché uccisioni di miscredenti, come il caso dei ventuno egiziani copti74. Nonostante l’effetto mediatico causato dall’uccisione degli egiziani e dalla nuova campagna mediale contro l’Occidente, la presenza dello Stato Islamico in Libia sembra rimanere numericamente poco rilevante, soprattutto se paragonata al contesto siro- iracheno. I porosi confini del Paese, i vasti spazi non governati, il vuoto politico e di sicurezza, la vicinanza alle coste dell’Occidente, nonché gli ampi arsenali militari incontrollati e la possibilità di entrare nei traffici illeciti di droga, armi, persone e petrolio facilitano la diffusione dell’IS in Libia75. Esistono però significativi ostacoli alla sua espansione come è avvenuta in Siria e Iraq; tra i più importanti possiamo ricordare la mancanza nel Paese nordafricano della frattura tra sunniti e sciiti che alimenta invece la guerra settaria nell’antica Mesopotamia, nonché la struttura del settore petrolifero libico che lo rende difficile da controllare interamente e ancora più complicato da esportare.
Un ulteriore peculiarità della Libia, rimanendo nell’ambito dell’islamismo radical- terroristico, è la mancata penetrazione di Al-Qa’īda in questo Paese nonostante abbia più volte, dalla caduta di Gheddafi, cercato di conquistare la fedeltà di milizie radicali libiche. Quest’ultime però sono rimaste perlopiù indipendenti e principalmente focalizzate su obiettivi locali. L’IS sta cercando di penetrare in Libia con una tattica diversa, che punta al controllo territoriale e alla fedeltà di un gran numero di combattenti stranieri76. L’entrata in scena nel contesto libico dello Stato Islamico ha sicuramente turbato il resto del firmamento islamista libico, mettendo nel mirino della propria propaganda la Fratellanza, la galassia del GICL e il muftì di Libia, ma determinate peculiarità libiche rimangono ben presenti nonostante la sua avanzata e resta difficile immaginare almeno nel breve periodo un successo totalizzante
73 Libia, commando Isis assalta un hotel a Tripoli: nove morti, presi ostaggi, in “Corriere della Sera”,
27 gennaio 2015 (http://www.corriere.it/esteri/15_gennaio_27/libia-isis-assalta-hotel-tripoli-tre-morti- presi-ostaggi-0f7ceaf0-a611-11e4-96ea-4beaab57491a.shtml).
74 Isis diffonde video con uccisione dei copti in Libia. Al Sisi: Egitto si riserva diritto di reagire, in
“RaiNews”, 16 febbraio 2015 (http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Libia-Isis-diffondevideo- uccisione-dei-21-ostaggi-cristiani-copti-egiziani-ea22f79a-a555-4fc7-b688-a7ed0be40abc.html).
75 C. WINTER, Libya: The Strategic gateway for the Islamic State, in “Quilliam Foundation”, febbraio
2015, pp. 3-14.
dell’organizzazione di al-Baghdadi a discapito di tutti gli altri gruppi islamisti. IS, Al-
Qa’īda e gli jihadisti locali sembrano avere obiettivi diversi e sembra evidente anche
una crescente concorrenza, ma allo stesso tempo convergenze tattiche su obiettivi e scopi specifici appaiono probabili. Ad esempio una presenza straniera su suolo libico (in particolare occidentale) finirebbe molto probabilmente per alimentare una nuova fortissima propaganda che favorirebbe una convergenza dei gruppi radicali sotto il cappello dell’IS77.
Ad oggi quindi, tra le altre cose, è in atto in Libia una vera e propria lotta tra gli islamisti impegnati in politica e gli estremisti che la rigettano, nonché un duro confronto in questo stesso campo e tutto questo va a discapito dell’unità nazionale e del processo di pace in corso.