• Non ci sono risultati.

2.2. Politica internazionale

2.2.3. Le difficili relazioni con l’Occidente

I rapporti instaurati da Gheddafi durante il suo potere in Libia con i Paesi occidentali sono stati caratterizzati, come del resto tutta la sua politica estera in generale, da disomogeneità della condotta e diffidenza nei rapporti. Tralasciando in questo paragrafo lo specifico rapporto con l’Italia, si cercherà di concentrare l’attenzione sui principali interlocutori occidentali del Qa’īd dalla salita al potere fino agli anni Duemila, in particolare Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Le due potenze europee, seppur non avessero colonizzato il territorio libico, mantennero con esso un costante rapporto di interesse e amicizia, soprattutto nei territori confinanti con i domini orientali britannici (Egitto e Sudan) e meridionali e occidentali francesi

70 A. DAHMANI, Les libyens d’Hissein Habré, in “Jeune Afrique”, n. 1430, 1 giugno 1988.

71 International Court of Justice, Case Concerning the Territorial Dispute (Libyan Arab

Jamahiriya/Tchad), Judgment, I.C.J. Reports 1994, p. 6, 03/02/1994. (http://www.icj- cij.org/docket/files/83/6897.pdf).

72 Security Council United Nations, Resolution No. S/RES/915, UN Aouzou Strip Observer Group,

(Ciad, Niger, Algeria e Tunisia). Ma è con lo scoppio della Seconda guerra mondiale che gli interessi delle due nazioni europee si intensificarono, prima per l’importanza strategica dei territori libici durante il corso della guerra, poi, soprattutto dopo la fine del conflitto, per l’importanza energetica collegata alla scoperta di giacimenti petroliferi nel sottosuolo. Durante la guerra l’azione propagandistica e di appoggio logistico e militare dei britannici ai Senussi, principale gruppo di resistenza agli italiani, fu molto consistente e proprio in questi anni venne sancita la decisione che sarebbe nata una Cirenaica autonoma e successivamente il Regno Unito della Libia con a capo re Idris al- Senussi. Le autorità britanniche ebbero quindi una grande influenza sugli eventi che portarono alla nascita della Libia come Stato unitario e indipendente73. Nel frattempo i francesi durante la guerra avevano conquistato la parte meridionale della Libia e come ricompensa per lo sforzo bellico, il Regno Unito accettò l’occupazione formale delle terre desertiche del Fezzan garantendogli l’accesso all’hinterland francofono. Alla fine della Seconda guerra mondiale Gran Bretagna e Francia erano intenzionate a conservare i loro domini sul territorio libico, ma la realtà geopolitica di quel tempo le pose dinanzi all’ascesa delle due superpotenze globali, Stati Uniti e Unione Sovietica. Proprio l’interesse di quest’ultima verso questi territori fu il fattore determinante delle scelte occidentali relative al futuro della Libia; l’unità territoriale e l’indipendenza ufficiale, benché ufficiosamente continuasse la dipendenza dall’Occidente, costituirono l’alternativa migliore.

Gli anni sotto il potere di Re Idris furono caratterizzati da una forte influenza britannica negli affari interni libici, in particolar modo nei settori economici e di politica estera74. D’altronde la strategia britannica era chiara, ovvero sostituire il perduto impero coloniale orientale con nuove influenze nei territori del Medio Oriente e in Africa; ecco quindi il sostegno alle monarchie filo-britanniche, come gli hashemiti in Giordania e Iraq. In riferimento alla Libia, Gran Bretagna e Francia stipularono due trattati, rispettivamente nel 1953 e nel 1955, in cui si stabiliva una sorta di alleanza strategica e importanti accordi di cooperazione economica e commerciale. In quegli stessi anni però la posizione delle due potenze europee era messa in pericolo sia dai cambiamenti politici avvenuti in Stati confinanti, come Egitto (salita al potere di Nasser nel 1952) e Algeria (inizio della guerra d’indipendenza nel 1954), sia dallo sviluppo di nuove

73 M. KHADDURI, Op. Cit., p. 78.

74 G.L. SIMON, Libya and the West, From Indipendence to Lockerbie, Oxford, Centre for Libyan

ideologie nel mondo arabo, in particolare il nazionalismo arabo e l’islamismo, che interessarono anche la Libia e l’opinione pubblica75. A complicare i giochi di potere degli europei c’era la condotta del Primo ministro Ben Halim che corteggiava simultaneamente Stati Uniti, Egitto, Italia e Unione Sovietica76. Ma queste erano solamente le prime avvisaglie di un declino che andò maturando sempre più durante gli anni Cinquanta e Sessanta nel mondo arabo, dapprima con l’umiliazione di Suez del 1956 e poi con la caduta della monarchia hashemita in Iraq nel 1958, gli Accordi di Evian del 1962 e la fine dei 129 anni di governo britannico ad Aden nel 1967. Questi e altri avvenimenti decretarono ufficialmente il declassamento di Francia e Gran Bretagna a potenze di secondo ordine in favore delle due superpotenze Stati Uniti e Unione Sovietica. I nuovi equilibri stabilitisi nel mondo arabo in questi anni richiedevano cambiamenti di politica estera da parte delle due nazioni europee, e se mentre la Gran Bretagna si affidò alla “special relationship” con gli Stati Uniti cercando di convincerli a rimanere nell’Africa Settentrionale in modo da tutelare i propri interessi e allo stesso tempo ridurre il coinvolgimento economico e militare77, i francesi dal canto loro,

invece, fecero di tutto per allontanare gli Stati Uniti dall’area mediterranea, secondo il principio “un Mediterraneo senza grandi protagonisti” per continuare a essere la potenza di riferimento78 (per far questo coinvolsero anche gli Stati membri della Comunità Europea in una politica “comune” nel Mediterraneo).

Fu solo con la salita al potere di Gheddafi che gli equilibri geostrategici furono definitivamente stravolti. Anche se un cambio di regime era nell’aria già da tempo, nessuno degli osservatori occidentali riuscì a prevedere che degli sconosciuti ufficiali potessero portare avanti il colpo di stato ed affermarsi come nuovo centro di comando del Paese. Nonostante quindi in un primo momento si creò incertezza e apprensione per le sorti degli interessi economici e commerciali, subito però si sviluppò una concorrenza tra le nazioni europee, prima sul riconoscimento del regime di Gheddafi e successivamente sulla stipula di accordi militari. La Francia fu tra i Paesi più attivi su questo fronte, siglando già nel 1969 un accordo di fornitura di 50 caccia Mirage V e nel 1971 di 110 velivoli79. Anche la Gran Bretagna stipulò in un primo momento con la

75 C.O. CECIL, The Determinants of Libyan Foreign policy, in “Middle East Journal”, XIX, n. 1, 1965,

pp. 20-34.

76 M. KHADDURI, Op. Cit., p. 260. 77 M. CRICCO, Op. Cit., p. 71.

78 Si veda C. ZORGBIBE, La Méditerranée sans les Grands?, Paris, Puf, 1980.

Libia commesse militari, ma presto dovette diminuire l’entità per non urtare la sensibilità degli statunitensi che vedevano in Gheddafi un interlocutore poco affidabile e soprattutto troppo ostile nei confronti di Israele. Questo allineamento di condotta agli americani inasprì i rapporti tra la Libia e la Gran Bretagna, confermando il principio secondo cui la vendita di armi genera benefici politici minimi, ma il rifiuto è spesso considerato un atto politico ostile80. Presto però anche i rapporti con la Francia si deteriorarono, aprendosi conflitti in riferimento a zone d’interesse francese come l’area meridionale della Libia e i confini occidentali. Fu proprio in Ciad, in particolare nella Striscia di Aouzou, che le tensioni tra i due Paesi raggiusero il culmine, arrivando anche a veri e propri scontri tra eserciti in difesa dei rispettivi attori regionali, il FROLINAT per la Libia e il governo legittimo di N’Djamena per la Francia.

Gheddafi però, più che la Francia, indicò sempre nei suoi discorsi provocatori l’Italia e la Gran Bretagna come veri e propri esponenti dell’imperialismo in Libia. Il primo atto ostile nei confronti di quest’ultima fu la chiusura della base militare britannica Al Adem; anche se gli osservatori occidentali la ritennero una conseguenza naturale del periodo storico e della dinamica interna della Libia, si aspettavano che questa “concessione” britannica potesse essere intesa come uno scambio tra presenza militare e benefici economici81. Ben presto però la Gran Bretagna si dovette scontrare con la realtà dei fatti e la peculiarità della condotta di Gheddafi, che come prima vittima del programma di nazionalizzazione del 1971 scelse proprio la British Petroleum (BP). D’altro canto però la dipendenza dal petrolio mediorientale per i britannici diminuì durante gli anni Settanta grazie alla scoperta di giacimenti petroliferi e di gas naturale nel Mare del Nord82. Durante gli anni Settanta le tensioni tra i due Paesi si acuirono a proposito della questione di Malta, in cui il Primo ministro Mintoff, finanziato da Gheddafi, decise di rinegoziare gli Accordi di difesa con la Gran Bretagna e la NATO impedendo la possibilità di utilizzare le loro strutture militare per colpire Paesi arabi. Un altro grande problema fu il finanziamento elargito in quegli anni dal Colonnello all’IRA (Irish Republican Army).

Nonostante i rapporti abbastanza turbolenti tra Gheddafi e i Paesi europei, quest’ultimi si adeguarono agli atteggiamenti intimidatori del Qa’īd considerandoli strumentali all’ottenimento del consenso interno; inoltre gli interessi economici e commerciali con

80 Ibidem

81 M. CRICCO, Op. Cit., p. 191.

la Libia, nonché la stabilità della costa nordafricana erano talmente preziosi che non si potevano commettere passi falsi rischiando di perdere certi benefici. Un’importante svolta nei rapporti tra la Libia e l’Occidente si ebbe durante l’amministrazione Reagan in cui Gheddafi venne “elevato” a nemico personale numero uno degli Stati Uniti. L’irritazione americana era legata a vari fattori, tra i principali il finanziamento ai gruppi sovversivi dell’America centrale e meridionale, attentati a funzionari statunitensi e l’orientamento verso posizioni comuniste con conseguente allineamento all’Unione Sovietica. L’escalation di tensioni tra i due Paesi ebbe inizio con l’abbattimento nel 1981 di due caccia libici nelle acque contese del Golfo della Sirte83 e proseguì l’anno seguente con l’attuazione del primo embargo economico alla esportazione di petrolio libico da parte degli Stati Uniti. Tra gli Stati europei la Gran Bretagna fu quella che più di tutti sposò la linea degli americani, sia per il rapporto speciale tra Londra e Washington, sia per ulteriori motivazioni. Infatti, in quegli anni la Libia mise a punto un sistema di persecuzione dei dissidenti politici esulati all’estero, e visto che la Gran Bretagna era uno dei Paesi con il maggior numero, si consumarono sul suo territorio nel 1984 una serie di attentati, che portarono anche alla morte di una poliziotta inglese84.

Gli anni seguenti segnarono un forte peggioramento dei rapporti tra la Libia e l’Occidente, collegati soprattutto agli episodi di terrorismo fagocitati da Gheddafi come gli attentati agli aeroporti di Roma e Vienna, il dirottamento di un aereo della Twa e della nave da crociera Achille Lauro, e l’esplosione nella discoteca di Berlino che causò la morte di due militari statunitensi. Reagan come reazione diede avvio all’ “Operazione

El Dorado Canyon” che vide il bombardamento di diversi obiettivi sia a Bengasi che a

Tripoli; in quest’occasione l’unico Paese europeo che permise l’utilizzo delle proprie basi e del proprio spazio aereo fu la Gran Bretagna (tra le varie ragioni di questa scelta c’era anche quella di sentirsi in obbligo nei confronti degli Stati Uniti per l’aiuto ricevuto durante la Guerra delle Falkland85).

Il culmine della tensione tra la Libia e l’Occidente si ebbe alla fine degli anni Ottanta in concomitanza dei due attentati aerei di Lockerbie e Ténéré , rispettivamente del 1988, al volo 103 della Pan Am che causò la morte di 270 passeggeri, e del 1989, al volo 772 della compagnia francese UTA che causò la morte di 171 passeggeri. Se l’ “Operazione

83 Y. BLUM, The Gulf of Sidra Incident, in “The American Journal of International Law”, vol. 80, n. 3,

1986, pp. 668-677.

84 Y. RONEN, Libya’s Conflict with Britain. Analisys of a Diplomatic Rupture, in “Middle Eastern

Studies”, XLII, n. 2, 2006, p. 273.

El Dorado Canyon” fu sostanzialmente portata avanti solo dagli americani, i due

attentati coinvolsero direttamente i due Paesi europei della Francia e della Gran Bretagna, ma indirettamente anche tutta la Comunità occidentale, creando indignazione e rabbia. A questi due episodi, si sommarono le accuse di creazione di armi chimiche nell’impianto di Rabta, che decretarono l’immagine della Libia come “Stato canaglia”86. Ecco quindi che si arrivò nel 1992 alle due Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la numero 748 e 883 che stabilivano un embargo economico, commerciale e finanziario nei confronti della Libia.

Il Paese maghrebino, ad esclusione di alcune relazioni intrattenute con alcuni Paesi africani, in questo periodo si trovò effettivamente isolato nel contesto internazionale. Gheddafi, nonostante la retorica inneggiante la condanna dei Paesi occidentali, sapeva benissimo che per riabilitare il suo Paese dal punto di vista economico e politico doveva trovare un accordo con essi, anche perché una grande percentuale delle esportazioni e delle importazioni erano legate alla Comunità Europea. Così negli anni seguenti l’opera del Qa’īd fu quella di convincere Europa e Stati Uniti a revocare le sanzioni, promettendo la liberalizzazione dell’economia, nuovi contratti petroliferi, concedendo investimenti esteri ed elargendo risarcimenti alle famiglie delle vittime degli attentati. Temi questi estremamente ricettivi da parte dei Paesi europei87. Sette anni più tardi, nel 1999, le Nazioni Unite sospesero le sanzioni economiche contro la Libia, dopo che Gheddafi ebbe ottemperato alle principali richieste della Corte di Giustizia Internazionale. In Europa era forte il desiderio di chiudere una volta per tutte i capitoli relativi ai due attentati di fine anni Ottanta e negli Stati Uniti le compagnie petrolifere facevano pressioni sugli organi di governo in modo da rientrare nuovamente in quel mercato; solo i parenti delle vittime e in parte la Francia, che voleva strappare ancora qualche concessione da parte di Gheddafi88, erano contrari ad una normalizzazione dei rapporti con la Libia. La Gran Bretagna si mise a capo di un’iniziativa volta a revocare le sanzioni internazionali in cambio dell’annuncio dell’abbandono del programma nucleare, che avvenne nel 2003. Questo fu accolto con trionfalismo in Occidente, e in particolare risaltarono le figure di George W. Bush, Tony Blair e Saif al-Islam come veri artefici di questo cambiamento. Ma la vera svolta si ebbe già due anni prima,

86 E.SCHMITT, E.SCIOLINO,U.S. Agents Say Libya Is Adding and Hiding Chemical Weapons, in “The

New York Times”, 22 gennaio 1992.

87 Y. RONEN, Op. Cit., p. 280.

88 L. MARTÍNEZ, La nouvelle politique de la Libye, in “Maghreb-Mashrek”, CLXXXIV, 2005, pp. 39-

successivamente all’attentato terroristico dell’11 settembre, in conseguenza del quale l’atteggiamento americano nel contesto geostrategico mutò radicalmente. Ecco quindi che Gheddafi diventò un personaggio fondamentale nello scacchiere statunitense, in grado di fornire preziosissime informazioni sulla rete terroristica attiva nel Maghreb e soprattutto nel Sahel. D’altronde già a metà degli anni Novanta il Colonnello aveva messo in guardia il mondo della minaccia di Al-Qa’īda89. La guerra al terrore rinsaldò lo speciale rapporto tra Gran Bretagna e Stati Uniti, mentre per la Francia questo significava vedere entrare prepotentemente un rivale nel Mediterraneo e in particolare nella regione maghrebina. Per cercare di mantenere una sfera d’influenza autonoma in questa regione, la Francia si appellò alla Comunità Europea in modo da nascondere i propri interessi nazionali dietro la retorica europea dei concetti quali diritti umani, democratizzazione e Stato di diritto. Ma la Libia non entrò mai ufficialmente nei partenariati di cooperazione euro-mediterranei, come la Partnership euro-mediterranea del 1995 o l’Unione per il Mediterraneo del 2008. Il Colonnello preferì sempre continuare a essere libero di trattare singolarmente con gli Stati europei, creando concorrenza e rivalità fra quest’ultimi.

Gheddafi, in questi anni, cambiò anche strategia di politica estera nei confronti dei Paesi vicini; visto che gli Stati arabi avevano fatto ben poco per la Libia durante le sanzioni economiche, il Colonnello decise di concentrarsi maggiormente sull’Africa nera, diminuendo l’attenzione al conflitto arabo-israeliano. Questa scelta tra le altre cose fu incoraggiata da Stati Uniti e Gran Bretagna, mentre per la Francia fu un colpo basso, visto che significava avere un ulteriore concorrente nell’Africa francofona. A cavallo tra gli anni Novanta e Duemila Gheddafi decise di trasformare il panafricanismo in un nuovo panarabismo: il sogno di un’Africa forte e unita che si affrancava da ogni forma di neocolonialismo90. In questi anni il Qa’īd non perse mai occasione di criticare la politica africana della Francia, in particolare in Ciad, Congo e Costa d’Avorio.

Gli anni Duemila quindi rappresentarono gli anni della riabilitazione della Libia nella Comunità internazionale, ma i rapporti con i singoli Paesi non furono tutti unanimemente floridi e positivi. Infatti, se con Stati Uniti e Gran Bretagna migliorarono, soprattutto tramite la figura di Tony Blair che nella visita del 2004 riuscì a incassare importanti accordi commerciali e nel 2007 la BP rientrò in Libia, per la

89 M. DJAZIRI, La Libye. Les élites politiques, la stratégie de “sortie” de crise et la réinsertion dans le

système international, in “Annuaire de l’Afrique du Nord”, XXXVIII, Paris, Cnrs, 2002.

Francia i rapporti furono più turbolenti e sia Chirac che Sarkozy non riuscirono a fare grossi progressi né su accordi commerciali, né sulle questioni di politica estera.