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Istoria delle Pitture in Majolica fatte in Pesaro di Giambattista Passeri.

1.2.2. Trattati e manoscritti dell’arte ceramica: da Biringuccio a Passeri.

1.2.2.3. Istoria delle Pitture in Majolica fatte in Pesaro di Giambattista Passeri.

Al 1758 risale Istoria delle Pitture in Majolica fatte in Pesaro di Giambattista Passeri (Passeri G. B., 1858)45. Al momento della stesura, l’autore aveva ben chiaro il contenuto del manoscritto di Piccolpasso e da esso ne trasse grande utilità per la sua storia delle maioliche46. Il testo è una raccolta di ventitre capitoli con i quali, il Passeri, si prefigge l’obiettivo di descrivere le maioliche realizzate a Pesaro ma anche le produzioni di Gubbio, Urbino, Fermignano e Castel Durante o Urbania47 (Passeri G. B., 1858, pag. 20). I capitoli nei quali il Passeri inserisce riferimenti al giallolino sono il VIII, Perfezione di quest’arte dopo l’anno

1500 quando fu ritrovata la Majolica fine (Passeri G. B., 1858, pag. 43-47) ed il XIX in cui Si parla della diversità e manipulazione dei colori (Passeri G. B., 1858, pag. 89-98).

Al capitolo VIII Passeri, nella descrizione dell’apice della tradizione ceramica pesarese, osserva un miglioramento nella realizzazione dei fondi sui quali dipingere, ma anche nelle decorazioni delle maioliche a cui si dedicano “abili pittori, e quel che è più, pittori, che

lavorano sui cartoni de’ primi maestri, né d’altronde presero i loro soggetti […]. Si assottigliò pur’anco l’ingegno colla perfezion de’ colori […]” (Passeri G. B., 1858, pag. 44-

45).

Il passo prosegue con la definizione di alcuni consigli pratici per ottenere delle buone sfumature:

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Il testo fu pubblicato due volte mente il Passeri era ancora in vita. La prima edizione è del 1758 e fu fatta a Venezia. La seconda, di origine Bolognese (stamperia Longhi), è datata 1775. Secondo le indicazioni di Giuseppe Ignazio Montanari, che si occupa dell’edizione del 1848, le stampe del 1758 e 1775 sono di difficile reperimento e discordanti in alcuni punti. Per queste ragioni decide di dare vita ad un terzo libro ([…]”(Passeri G. B., 1858, pp. 9-14).

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Lo stesso autore ci informa di aver avuto modo di leggere il testo manoscritto: “[…] Cavalier Piccolpasso Durantino […] suo libro manoscritto dell’arte de’ Vasai, che mi fu mostrato in Urbino dall’eminentissimo signor cardinale Stoppani Legato […]”(Passeri G. B., 1858, pag 58).

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Istoria delle Pitture in Majolica fatte in Pesaro inizia con la descrizione della qualità della terra cottile dell’agro per poi passare alla spiegazione delle ragioni che hanno portato il Passeri alla compilazione del libro. Dal capitolo III inizia la descrizione dell’arte ceramica di Pesaro per poi proseguire dal IV al X con la l’esposizione di prodotti e maestri che si dedicarono all’arte ceramica dall’epoca degli Imperatori fino al raggiungimento della perfezione nel 1540. Seguono ai capitoli XI-XII le descrizioni dei prodotti di Gubbio, Urbino e Urbania. Dal XIV al XVII capitolo disquisisce della pittura a Pesaro, mentre nel XVIII descrive le pitture di altri paesi. Nel capitolo XIX, di carattere più tecnico, si occupa dei colori. Al capitolo XX troviamo la narrazione della decadenza della pittura, mentre al XXI un paragone tra i vasi dipinti di Pesaro e della China. Il libro si conclude con il capitolo XXIII in cui il Passeri attribuisce la rinascita della pittura di Pesaro all’illustrissimo signor cardinale Stoppani.

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[…] il giallo di scaglia di ferro riusciva troppo fosco, e che, per quanto il purgassero con l’urina e col zolfo, e con diverse cotture, non giungeva mai al colore d’oro: inventarono pertanto il giallolino cuocendo in fornace l’allume di feccia di vin bianco, bruciata con una dose d’antimonio, e di calcina di piombo, che rese gli artefici un color aureo senza corpo […] (cfr. Passeri G. B., 1858, pag. 46).

Il Passeri continua affermando che, qualora si desiderasse raggiungere un colore più cupo, bastava applicare sul giallolino una velatura di giallo di ferraccia (Passeri G. B., 1858, pag. 46).

Nel più tecnico capitolo XIX si legge:

Il giallolino, o color d’oro, si fa con una libbra di antimonio, una e mezza di piombo, ed un’oncia di allume di feccia, ed un’altra di sal comune.

Si avverte che diversificando le dosi, si diversifica pur’anche la riuscita del colore e di numero compagno, ond’è che alcune scuole o fabbriche che hanno avuto colori molto differenti dagli altri, anzi io osservo che nelle antiche Majoliche ogno pezzo ha tinte differenti, perché ogni maestro preparava i colori a suo modo ed eccone alcune differenti dosi (cfr. Passeri G., 1858, pag. 93).

Quanto descritto da Passeri, lascia chiaramente intendere che, all’epoca, era già diffusa una certa consapevolezza in merito alla versatilità dei pigmenti gialli a base di piombo e antimonio. È infatti chiaramente riferito che, apportando variazioni ai quantitativi dei reagenti, fosse possibile ottenere diverse sfumature di giallo. Inoltre, a causa della presenza di varianti nelle loro tecniche di produzione legate alle botteghe di riferimento, Passeri è costretto a riportare sette ricette per la preparazione del giallo e sei per il giallolino (tabella 4).

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Tabella 4: ricette per giallo e giallolino in Giambattista Passeri*

Antimonio Piombo Feccia Ferraccia Sale

Giallo 5 lb 7 lb 3 lb Giallo 1 lb 2 lb 1 lb Giallo 8 on 2 lb 1 lb Giallo 5 lb 6 lb 3 ½ lb Giallo 4 ½ lb 6 lb 3 lb Giallo 8 lb 5 lb 3 lb Giallo 2 lb 3 lb 1 lb Giallolino 4 lb 6 lb 1 lb Giallolino 2 lb 3 lb 1 lb 6 on Giallolino 4 lb 5 lb 6 on Giallolino 2 lb 4 lb 6 on Giallolino 1 lb 1 ½ lb 1 lb 1 lb Giallolino 2 lb 3½ lb 1 lb

Tabella 4: ricette per giallo e giallolino in G. B. Passeri *

* Passeri G. B., 1838, pp. 93-94

Come già osservato a proposito dei materiali indicati da Piccolpasso, anche in questo caso troviamo un giallo che si ottiene da piombo, antimonio e ferraccia48. Per il giallolino, invece, è previsto l’inserimento di feccia e, solo in due casi, anche l’aggiunta di sale.

Da confronto delle ricette di Passeri e Picolpasso, pur essendo dichiarati i Tre libri dell’arte

del Vasaio come fonte per Istoria delle Pitture in Majolica fatte in Pesaro, emergono

similitudini, ma anche alcune discrepanze. Allo scopo di rendere più evidenti le analogie tra le ricette, in tabella 5 sono elencati i reagenti e le rispettive quantità comuni ad entrambi gli autori.

Tabella 5: confronto dei pigmenti con le stesse quantità di reagenti indicate da Cipriano Piccolpasso e Giambattista Passeri

Antimonio Piombo Feccia Ferraccia Sale

Giallo 5 lb 7 lb 3 lb Ziallo A Urbino 5 lb 7 lb 3 lb Giallo 5 lb 6 lb 3,5 lb Zallo A Marca 5 lb 6 lb 3,5 lb Giallo 8 lb 5 lb 3 lb Zallo A Castellani 8 lb 5 lb 3 lb Giallo 2 lb 3 lb 1 lb Zallo B Castellani 2 lb 3 lb 1 lb Giallolino 4 lb 6 lb 1 lb Ziallolino A Urbino 4 lb 6 lb 1 lb

Tabella 5: confronto dei pigmenti con le stesse quantità di reagenti indicate da Piccolpasso e Passeri

In particolare si osserva come tra le sette ricette per giallo riportate da Passeri, solo quattro coincidono con alcune di quelle che Piccolpasso suggerisce per la preparazione di Zallo. In particolare, Passeri riporta i quantitativi e i reagenti del zallo A dei colori della città di Urbino

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Il riferimento alle materie prime corrisponde a quanto descritto per Piccolpasso pertanto con piombo si fa riferimento a piombo bruciato, l’antimonio si identifica in solfuro di antimonio e ferraccia è intesa come ruggine di ferro. Per le modalità di preparazione di quest’ultima di veda Passeri G. B., 1848, pag. 93.

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e del zallo A dei Colori della Marca a fronte delle due ricette (A e B) indicate dal suo predecessore. Tra i gialli di Passeri ritornano, inoltre, entrambe le tipologie di Zallo dei

Colori Castellani.

Relativamente ai giallolini tra i sette indicati dal Passeri, solo uno corrisponde ai precetti di Piccolpasso (Zallolino A dei colori della città di Urbino).

Dal confronto delle ricette dei due autori emergono chiari segni di errori di trascrizione da parte del Passeri. È questo il caso del Zallolino A della città di Urbino i cui quantitativi di piombo, antimonio e feccia corrispondono con uno dei giallolini di Passeri. Le ricette dei due autori, però, differiscono per la dose di sal comune che nel trattato del XVI secolo è pari a mezza libbra, in quello del XVIII è 6 once. Per il giallolino parzialmente corrispondente al

Zallolino B dei Colori Castellani si identificano gli stessi quantitativi di piombo e antimonio,

mentre variano quelli indicati per feccia e sal comune. Per entrambi i materiali Piccolpasso prevede un’oncia di sal comune, mentre in Passeri è indicata una libbra.

Tabella 6: ricette per giallo e giallolino indicate da Giambattista Passeri e prive di collegamento con Cipriano Piccolpasso

Antimonio Piombo Feccia Ferraccia Sale

Giallo 1 lb 2 lb 1 lb Giallo 8 on 2 lb 1 lb Giallo 4,5 lb 6 lb 3 lb Giallolino 4 lb 5 lb 6 on Giallolino 2 lb 4 lb 6 on Giallolino 2 lb 3,5lb 1 lb

Tabella 6: ricette per giallo e giallolino, Passeri, prive di collegamento con Piccolpasso

Infine, in tabella 6 si indicano le sei ricette del Passeri, tre per giallo ed altrettante per

giallolino, che non hanno alcuna relazione con quelle descritte da Piccolpasso.

1.2.3. I ricettari vetrari manoscritti.