Il trattato sulla miniatura66 di Valerio Mariani da Pesaro ci è pervenuto in due copie manoscritte datate al 1620 (Buzzegoli E. et al 2000).
Molte indicazioni presenti nel manoscritto trovano similitudini con i ricettari e le fonti letterarie antecedenti, ma sono caratterizzate da una personalizzazione per mano dell’autore che le incrementa con precisazioni ed aggiunte basate sulle esperienze personali e su quelle delle persone che aveva incontrato durante la sua carriera (Buzzegoli E. et al., 2000, pag. 250).
Il trattato si divide in tre parti: la prima è dedicata ai materiali per la miniatura con particolare riferimento ai pigmenti di cui fornisce le modalità di preparazione di colori di natura minerale, naturale ed artificiale; la seconda esamina il modo di dipingere i paesaggi67; nell’ultima è invece affrontato il tema delle vesti e degli incarnati.
Il riferimento ai pigmenti gialli a base di piombo e stagno, si concretizza in due capitoli dedicati rispettivamente ad un giallolino68 e ad un giallo dei vasari69.
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Il trattato è pervenuto in due copie manoscritte, conservate presso la Biblioteca Universitaria di Leida (sign. Voss. Ger. Gall. 5q), e nella Beinecke Library dell’Università di Yale (sign. MS 372).
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Alla biblioteca Apostolica Vaticana, inoltre, è conservata una copia di questa seconda parte del trattato intitolata Ricordi di Belli Colori contrassegnata dalla sigla sign. Urb. Lat. 1280. Essa è stata attribuita a Gherardo Cybo (1511-1600) e potrebbe essere identificata nella fonte di ispirazione del Mariani (Buzzegoli E. et al., 2000, pag. 255).
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Manoscritto Yale 372, 6r-7r; Manoscritto di Leida, c. 9 rv;
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Nel primo caso è esplicitamente indicato che il giallolino è un pigmento costituito da piombo e stagno.
Giallolino
Il giallolino si fa di Piombo et stagno, perché abrusciato si converte in minio à punto come fà la biacca la quale macinata e cotta si converte in Minio, nel qual poi si trovano assai particelle di Giallolino ancora con gran fuoco diventa bellissimo. Questo colore è necessario in quest’arte, e però si procurerà d’ahaverne del bello et sottile il quale si porta di Fiandra in Italia macinato che non occorre farli altro che porlo nello scudellino con acqua di gomma sora come si è detto degli altri. & questo colore è di tal natura che non solo egli si stende benissimo, ma mischiato con gli altri gl’aiuta à far med.o. S’usa ancora brugiato in una cazza di ferro sopra carboni per spazio d’un ora in circa finché venga di colore tra il giallo e rancio per aluminare le nubi quando la sera, o mattina percosse dal sole a levare, o nascondersi ch’egli fà che riesce bellissima vista come anco à molte altre cose (cfr. Manoscritto di Yale, cc. 6r-7r.; Manoscritto di Leida, c. 9 rv; Seccaroni C., 2006, pag. 168)
Valerio Mariani da Pesaro, nonostante non fornisca alcuna indicazione per la preparazione del pigmento, contribuisce alla descrizione delle eccellenti proprietà di lavorazione del pigmento e della peculiarità di contribuire a rendere al meglio alcune sfumature, quando utilizzato in miscela. Nel capitolo dedicato al giallolino si precisa come sia possibile raggiungere una sfumatura aranciata, perfetta per le campiture dei cieli al tramonto o all’alba, sottoponendolo ad una nuova cottura.
Nel passo l’autore inserisce anche un richiamo al giallolino di Fiandra, importato in Italia in polvere e già pronto per la realizzazione di impasti per dipingere. Non sono inseriti specifici riferimenti alla composizione del pigmento ma sembrerebbe che si tratti della stessa tipologia si materiale a cui è dedicato il capitolo, con l’unica differenza che è prodotto oltralpe.
Nel capitolo dedicato al giallo dei Vasari, a differenza di quanto riportato a proposito del
giallolino, Valerio Mariani da Pesaro inserisce ingredienti e quantitativi utili alla messa a
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Giallo dei Vasari
Il giallo de’ Vasari è un bellissimo giallo fatto da loro il quale lo fanno di due sorte, una che riesce più sottile e riesce bene à colorire i disegni, et un’altro che riesce con un corpo. Il primo fanno così, pigliano cinque libbre di piombo abrugiato in polvere, e setacciato, e libbre tre d’Antimonio, e doi libbre di sal comune, il tutto si pesta, e sedaccia come s’è detto, e si distendono bene unite le polvere insieme sopra diversi piatti di terra non invetriati grosso un mezzo dito acciò si calcini meglio e si mette poi alla fornace loro a calcinare una o doi volte al medesimo fuoco che si cuociono i lor vasi.
Il secondo modo è tale, si pigliano 3 libbre di piombo abrugiato, libre 2 d’Antimonio, e libbra una di feccia di vino calcinato il tutto, disposto come l’altro sopra, si pone alla fornace a calcinare, mà questa mistura vuol più foco della prima.
Si fa ancor giallo più carico di colore e più bello con prendere 6 libbre di piombo abrugiato et 4 di libbre d’ Antimonio e libbre 2 una di tutia Alesandrina e libbra una di sale e meschiato tutto insieme si pestano sottilmente e si pongono sopra piatti come gl’altri, ma si cuocono fuori della fornace alli sfiatatori e se per caso non venisse cotto a bastanza, si rimette di nuovo fin che sia cotto, ma se per caso riuscisse troppo cotto che venisse fuoco e colato, si rimacina di nuovo e pesta sottilmente, rimettendo la materia sopra nuovi piatti, si ripone à fuoco più lento et occorrendo si farà più d’una volta e così verrà in tutta beltà. (cfr. Manoscritto di Yale 372, 18r-19r; Seccaroni C., 2006m pag. 170)
La versione del trattato Valerio Mariani da Pesaro contenuta nel Manoscritto di Leida, mostra la descrizione del giallo dei Vasari alle carte 15v e 16r. Prima di procedere al commento del capitolo, è utile sottolineare che a differenza della versione sopra riportata e facente capo al Manoscritto di Yale, nel caso del testo di Leida i quantitativi espressi per ciascun reagente devono essere intesi in once.
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Passando alla descrizione delle indicazioni fornite dal Mariani a proposito dei gialli dei Vasari è interessante porre l’attenzione al fatto che le prime due tipologie trascritte, conducono alla formazione di un antimoniato di piombo; tuttavia si giunge alla loro manifattura mediante miscelazione di differenti quantitativi di piombo ed antimonio. In particolare per il piombo
brugiato, da intendersi come ossido di piombo (PbO), nella prima ricetta sono previste 5 lb,
contro le 3 libbre indicate invece nella seconda opzione. Relativamente all’antimonio, probabilmente inteso come stibnite (Sb2S3), nel primo caso si consiglia l’impiego di 3 libbre, mentre nel secondo ne sono segnalate 2. Quanto all’impiego dei fondenti, mentre la prima ricetta suggerisce l’introduzione di 2 libbre di sal comune, ovvero cloruro di sodio (NaCl), la seconda prevede l’aggiunta di una libbra di feccia di vino, bitartrato di potassio (C4H5KO6). Le ricette in esame, inoltre, contengono alcuni consigli pratici per ottenere al meglio i pigmenti da impiegare in pittura che, nello specifico, si concretizzano nell’impiego di piatti in terracotta non invetriati per la cottura dei reagenti oltre che nella possibilità di sottoporre il prodotto, previa macinazione, a più cotture. In entrambi i casi è evidente il richiamo alle indicazioni di Piccolpasso. Confrontando le ricette di quest’ultimo con quelle del Mariani, però, non si individuano similitudini nei quantitativi di reagenti previsti dalle ricette. L’unico parallelo ammissibile è rappresentato dalla seconda ricetta del Mariani e quella per il
Zallolino A dei colori di Urbino di Piccolpasso poiché risultano perfettamente coincidenti i
quantitativi di piombo e antimonio previsti. Quanto al fondente però, mentre nel trattato della miniatura si specifica l’utilizzo di 1 libbra di feccia, ne I Tre Libri Dell’Arte Del Vasaio sono indicate, in aggiunta, 0.5 libbre di sal comune.
La terza ricetta indicata da Valerio Mariani da Pesaro per il giallo dei Vasari, compare la presenza della tuzia, come già individuato nell’analisi dei precetti di Piccolpasso, Brunuoro e Darduin. Analizzando i reagenti ed i quantitativi indicati, però, un raffronto è possibile solo con le ricette afferenti al gruppo seicentesco del Manoscritto Darduin. In particolare il Mariani prevede la miscelazione di 6 libbre di piombo brugiato e 4 libbre di antimonio come nelle ricette del Darduin contrassegnate dalla numerazione LIX b, LXXV, CLXV, LIXa, CCXCIII a e CCXCIII b (tabella 9). Ad ogni modo i contenuti divergono a proposito della
tuzia poiché nel primo caso è indicata in quantità pari ad 1 libbra, mentre nel gruppo di ricette
del Darduin si riconoscono 2 libre, o once nel caso delle LIX b, LXXV.
Infine, il Mariani a piombo, antimonio e tuzia aggiunge anche 1 libbra di cloruro di sodio. Probabilmente la scelta di introdurre nuovi ingredienti, tra cui l’ossido di zinco ed il cloruro di sodio, nella preparazione dei gialli era dettata dal semplice desiderio di ottenere un colore dalle qualità sempre migliori come Piccolpasso, primo tra tutti, aveva descritto.
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