1.2.3. I ricettari vetrari manoscritti 1 Il manoscritto di Montpellier
1.2.3.4. Il Ricettario Darduin: Secreti per fare lo smalto et vetri colorati.
Secreti per fare lo smalto et vetri colorati meglio conosciuto come ricettario Darduin
(Zecchin L., 1986), è conservato manoscritto presso l’Archivio di Stato di Venezia (Miscellanea di atti diversi: manoscritti, filza 41). Il documento è costituito da un quaderno di bottega in cui sono state raccolte ricette provenienti da altre fonti manoscritte o indicazioni scaturite da sperimentazioni e pratiche di bottega e pertanto si configura come una stratificazione di molteplici fonti. Un primo nucleo di prescrizioni è costituito da un considerevole numero di ricette sparse datate al XVI secolo che l’autore, Giovanni Darduin, eredita dal padre Niccolò61. Giovanni, organizzando le ricette per gruppi tematici, si occupa della loro trascrizione e redazione tra il 1644 ed il 165462. Tra le ricette ereditate dal padre, Darduin inserisce un nucleo di precetti tratti da un “libro vecchio dei caneri scritto l’Anno 1523” (c.34r, ricetta CXXVII-CXLV), oltre ad un altro libro non ben specificato (c.38r, ricetta CXLVI e seguenti; Zecchin L., 1986, Seccaroni C., 2006, pag.132). Un anonimo, tra il 1693 ed il 1711, in seguito alla morte di Giovanni Darduin, continua ad arricchire la raccolta di ricette63.
Nel manoscritto le indicazioni per la realizzazione di composti gialli sono numerose. Ad essi è dedicata una sezione a parte in Delli altri colori a corpo, ovvero dei vetri colorati, con nove ricette (LII-LX). Il zallolin si presenta come ingrediente nella sezione intitolata Del verde. Nella c.19v, Seguirà di qui in avanti il modo di far il vedro di piombo, li zallolini, et le paste
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Cesare Moretti, Carlo Stefano Salerno e Sabina Tommasi Ferroni, in una nota alla ricetta per la calcinazione del piombo suggeriscono che il prodotto ottenuto dal procedimento descritto è riconducibile al litargirio, PbO (Moretti C. et al., 2004, pag. 92).
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La famiglia Darduin, di origine tedesca, è titolare di una fornace la cui attività è documentata a Murano dalla fine del XV secolo (Zecchin L., 1986).
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L’attribuizione temporale è dedotta dalla data 2 marzo 1644 apposta sul frontespizio. In una delle ultime carte di mano del Darduin (c. 50r) si legge invece 6 agosto 1654 (Zecchin L., 1986, Seccaroni C., 2006, pag.132).
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Anche in questo caso il preciso riferimento bibliografico è ricavato dalle date sulle ricette. In particolare il 1693 è indicato in c.84r; 1711 si ritrova invece in c.92 r (Zecchin L., 1986, Seccaroni C., 2006, pag.133).
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de diverse sorte et colori, calcine, calcinationi, fritte, et altre cose appartenenti a questa professione, sono invece contenute nella sezione intitolata Del Zallolin, le ricette da LXXIII a
LXXIX.
In sintesi, nel ricettario Darduin sono presenti prescrizioni per gialli a base di stannato di piombo, di antimoniato di piombo, e per gialli misti, ossia contraddistinti contemporaneamente da stannato e antimoniato di piombo (tabella 9). Tra gli ingredienti compare anche la tuzia, impiegata altresì per la produzione di pigmenti utilizzati per dipingere, in ricette come la LXXV, in cui l’assenza di vetro e sabbia o ciottoli esclude la formazione di qualsiasi silicato.
Tabella 9: ricette per zallolin nel manoscritto Darduin* Ricetta Vetro di
piombo
Calcina di piombo
e stagno Ciottoli Minio Antimonio Tuzia
Piombo bruciato Parti in peso di anima Colletti di critallo LII 10 4 2 8 LXXVII (Zallolin d'altra sorte) 10 4 2 8 LIII 6 3 5 LXXIII (A far zallolin) 6 3 5 LXXVIII (Zallolin in altro modo) 6 3 5 LXXIX (A far zallolin) 6 3 5 LXV 12 2 6 LXXVI 6 1 3 LIV 8 5 1 4 LXXIV (A far zalolin senza vedro de piombo) 2,5 0,5 2 LV 4 4 1 5 LVII 2 2 2 LIX b 4 on 2 on 6 on LXXV 4 on 2 on 6 on CLXV 4 4 2 6 LIX a 4 4 2 6 CCXCIII a 2lb 3 on 7 4 2 6 13 5 CCXCIII b 4 3 7 4 2 6 16 LVI 20 1,5 15 15 3 32 30 4 o 5 CLXIV 20 1,5 15 15 3 32 30 5 LX 4 3 6 12 + 8 20 LVIII 15 10 20 10 40 + 20 50 nucleo c inquecente sco nucleo s ece ntes co
Tabella 9: ricette per gialli nel manoscritto Darduin *
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Le ricette per i gialli ottenuti con stannato di piombo sono sicuramente le più antiche (tabella 9) e prevalgono nelle prime sezioni del manoscritto. A differenza delle ricette contenenti antimoniato, fatta eccezione per la LXXIV, esse richiedono sempre il vetro di piombo che come descritto in precedenza veniva prodotto partendo da quarzo e litargirio. Inoltre, nel gruppo di ricette del XVI secolo si fa menzione di minium comun o minio, mentre nel secondo gruppo si cita sempre il piombo bruciato 64 ad eccezione delle CCXCIII a, CCXCIII b, LVI, CLXIV in cui sono contenuti entrambi.
Dall’osservazione dei dati in tabella 9 è possibile definire alcune analogie tra i gialli del nucleo cinquecentesco con le ricette contenute nel Manoscritto di Montpellier. In particolare alcune affinità si identificano tra le Darduin LII, A far zallo in corpo bellissimo e LXXVII,
Zallolin d’un’altra sorte, simili tra loro, con le 129 e 135 del Manoscritto di Montpellier. O
ancora il gruppo Darduin LIII, Zallo in altro modo (appartenente al nucleo sui vetri opachi), LXXIII, A far zallolin, LXXVIII, Zallolin in altro modo e LXXIX, A far zallolin (tutte e tre riducibili alla sezione Del Zallolin) con la 136 del Manoscritto di Montpellier.
Nel gruppo di ricette del XVII secolo si rileva una correlazione tra la presenza dell’antimonio e della tuzia poiché, ad eccezione della LX in cui compare solo il primo, negli altri casi i due ingredienti sono sempre associati. In aggiunta, tra le indicazioni riportate nel manoscritto Darduin alle ricette LIX b, LXXV, CLXV, LIX a, CCXCII a e CCXCII b (tabella 9), le quantità previste per i due ingredienti sono completamente coincidenti nonostante nei primi due casi le dosi siano espresse in once e pertanto riferibili a pesi minori. Tuttavia nelle CCXCII a e b, oltre ad antimonio e tuzia è prevista l’aggiunta di ciottoli, ovvero sabbia quarzifera, e minio, anche in questo caso espressi nelle stesse dosi. Infine, una similitudine nei quantitativi previsti per i tre reagenti di base, soprattutto per le ricette LIX b, LXXV, è da rilevare con la prescrizione per il zalolin per li tentori dello zibaldone ms 2264 della Biblioteca Riccardiana di Firenze.
Tra le ricette del nucleo seicentesco le ricette LIX, LXXV e LX sono riferite specificatamente a pigmenti da usare in pittura partendo da antimonio, tuzia e piombo bruciato nei primi due casi, calcina di piombo e stagno, ciottoli, antimonio e piombo bruciato nel terzo. Le altre sette ricette ascrivibili al XVII secolo sono invece riferite alla preparazione di smalti gialli. La loro manifattura prevedeva la messa in opera di più passaggi caratterizzati da una prima preparazione dell’opacizzante giallo, l’anima, e la successiva produzione dello smalto con l’aggiunta del prodotto ottenuto dalla fase precedente. Il procedimento era abbastanza lungo e macchinoso poiché prevedeva numerose cotture, seguite da macinazioni e successivi
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Il prodotto indicato dovrebbe corrispondere al litargirio (PbO) (Zecchin L., 1984; Seccaroni C., 2006, pag. 134)
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riscaldamenti, fino al raggiungimento della tonalità desiderata. Talvolta, a tale scopo, come indicato nella ricetta LIX a, era possibile un’ulteriore aggiunta di zallolino.
Relativamente alla preparazione degli ingredienti citati nelle ricette, nel ricettario Darduin si trovano utili suggerimenti per le preparazioni delle calcine di piombo e stagno ma anche riferimenti ad origine e provenienza degli stessi materiali di partenza.
La descrizione delle calcine di piombo e stagno è contenuta nelle ricette XCVI e XCVII.
XCVI – A far calcina de piombo et stagno per li smalti bianco, lattado et altri colori in corpo. Piglia stagno dal
Cavalletto, tenero lire cento, et sessanta, piombo Splaiter, lire cento, e trentasei, butta in gran fuoco e farai una bella calcina; di questa ne potrai dar doi parte, et tre di fritta per far il tuo bianco cioè L. 12 di fritta calcina L.9 (Cfr. Seccaroni C., 2006, pag. 148)
XCVII – In altro modo. Stagno de Fiandra,
overo del sopradetto che sia buono lire dodeci, piombo da Ragusi, overo del sopradetto lire sei, butta in gran fuoco che ti venirà bianca et se la butterai in poco verrà berettina. Questa sarà buonissima per i zallololini, et anco per lattimo (Cfr. Seccaroni C., 2006, pag. 148)
Le notizie circa lo stagno, contenute nelle ricette XCVI e XCVII, richiamano l’origine del metallo alle Fiandre, confermando quanto riportato nei commenti ai trattati di altri autori alle pagine precedenti.
Relativamente al piombo, invece, nella ricetta XCVI si fa riferimento a piombo Splaiter che, nonostante la sua dubbia identificazione, potrebbe essere ricondotto all’attuale Spalato o più verosimilmente a due villaggi della Corinzia in cui era attestata la presenza di importanti miniere di piombo (Seccaroni C., 2006, pp. 136-137). Il richiamo presente nella ricetta XCVII alla città di Ragusa (Ragusi), l’attuale Dubrovnick, conferma quanto già affermato a proposito del piombo nel Manoscritto di Danzica.
Infine, la presenza di due ricette per la produzione della calcina di piombo e stagno, conferma che per la loro preparazione non si poteva contare su univoche modalità di fabbricazione. Infatti, come già osservato per gli atri ricettari e trattati precedentemente commentati, anche nel Darduin troviamo indicazioni piuttosto eterogenee a proposito dei quantitativi di piombo e stagno citati. In particolare nella XCVI si individuano 136 libre di piombo e 160 di stagno, nella XCVII, invece sono 12 per lo stagno e la metà per il piombo. In entrambi i casi sembra essere lo stagno l’elemento predominante.
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