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Italia popolo di emigrat

8. Leggi speciali che riconoscono la cittadinanza italiana

2.1.1 Italia popolo di emigrat

L’Italia, sin dal momento della sua unità, è sempre stata un Paese interessato da grandi flussi migratori, lo susseguirsi di emigrazioni e immigrazioni hanno fortemente influenzato il nostro Paese sia dal punto di vista demografico sia dal punto di vista culturale e sociale continuando ancora oggi a farlo. L’Italia però, si fa riconoscere per essere un paese tradizionalmente di emigrati, infatti dalla sua unità ad oggi sono state registrate più di 24 milioni di partenze; un numero pari quasi al totale della popolazione al momento della sua unità4, solo in un passato più recente anche l’immigrazione è diventata un fenomeno che ha cominciato a riguardarci.

Secondo Molina (2012), fin dal 1861 il nostro paese è stato interessato da diverse fasi migratorie di interessante portata numerica. Le prime transazioni di popolazione cominciarono a verificarsi tra la fine del 1800 e i primi decenni del 1900; in quegli anni la popolazione italiana contadina e prevalentemente analfabeta, caratterizzata da uno stato di grande povertà e alla ricerca di fortuna, decideva di intraprendere viaggi verso l’America con la speranza di trovare lavoro come bracciante, operaio od artigiano ed assicurarsi una vita dignitosa. Questa prima grande ondata di emigrati fu denominata “grande emigrazione” ed era, per la quasi totalità delle persone che decidevano di intraprendere il viaggio, di lungo periodo in quanto chi se ne andava lo faceva per ricercare una vita migliore con la consapevolezza che molto difficilmente avrebbe fatto ritorno in Italia avendo esaurito tutto il denaro per affrontare il viaggio transatlantico. Questo “fuggi fuggi” dal Paese era stato causato sia da fattori di espulsione come l’aumento delle imposte dovuto all’unità e la crisi agraria che in quegli anni si faceva sentire, sia da fattori di attrazione come la forte richiesta di manodopera proveniente dai paesi di destinazione. Il grande flusso di italiani in uscita interessò in primo luogo le regioni del Nord in particolare Veneto, Friuli-Venezia Giulia per poi, con il passare degli anni passare il primato alle regioni meridionali (Molina, 2012).

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Dato al lordo dei rientri. Carniaweb (2014), Storia emigranti, L’emigrazione italiana, (10/10/2014), <http://www.carniaweb.it/emigrazioneitaliana.asp>

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Successivamente, in base a quanto dice Pugliese (2011), nella prima metà del 1900 in particolare nel dopoguerra, si assiste a una seconda più contenuta emigrazione di carattere intraeuropea trainata questa volta dallo sviluppo industriale; le grandi mete migratorie divennero in primis la Francia e successivamente Svizzera e Germania. In questo caso la migrazione non era da subito definitiva in quanto, essendo le mete più vicine a casa, la popolazione faceva diversi viaggi di ritorno nel paese d’origine prima di stabilizzarsi definitivamente in quello straniero. Si poteva parlare di una sorta di emigrazione stagionale; nel periodo invernale, non potendo dedicarsi al lavoro nei campi uomini e donne si rifugiavano nelle fabbriche dei paesi destinatari mentre le donne potevano trovare lavoro anche come domestiche presso ricche dimore. Durante questa seconda grande ondata migratoria, attorno agli anni Cinquanta e Sessanta, l’Italia si vede interessata anche da un fenomeno migratorio interno. Si afferma il famoso “triangolo industriale” e molte persone residenti al Sud Italia, spinte da grave sottoccupazione, un alto livello di povertà e la scarsa fertilità delle terre che caratterizzavano il Meridione italiano si trasferirono al Nord caratterizzato da un forte boom industriale (Pugliese, 2011).

Con il passare del tempo il numero di italiani che lasciano il proprio paese per cercare migliori opportunità di lavoro si è notevolmente ridotto come conseguenza di avvenimenti interni che hanno caratterizzato la storia italiana come le guerre mondiali, l’avvento del fascismo con la sua politica anti-migratoria, la crescita economica in industria e agricoltura che hanno migliorato le condizioni di reddito degli italiani, l’incremento del reddito di natura previdenziale come pensioni e sussidi nonché avvenimenti esterni che hanno contribuito al rallentamento degli espatri come la politica restrittiva e discriminatoria degli Stati Uniti e la riduzione del lavoro industriale avvenuto in Germania a fronte della crisi petrolifera (Pugliese, 2011).

Il fenomeno però non si è mai del tutto esaurito; negli ultimi anni 2000 si è stabilizzato ma tuttora sta lievemente crescendo anche se non si avvicina minimamente ai numeri del secolo scorso; ciò che è mutato radicalmente nel tempo è la qualifica professionale delle persone che emigrano. Si parla, infatti, di “fuga dei cervelli”; con tale termine si vuole comprendere tutti quei giovani che, non

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trovando un lavoro appagante nella loro terra d’origine, emigrano andando ad offrire le loro qualifiche professionali ai servizi di un paese estero. Le mete preferite sono paesi in via di sviluppo e i grandi colossi di sempre America e Germania. Questa “nuova emigrazione” è stata provocata per lo più dalla crisi economica che ha caratterizzato i paesi del sud Europa negli ultimi tempi. Il fenomeno degli espatri interessa in ugual misura sia il sud che il nord Italia.

A fronte di tutti questi flussi di popolazione che hanno abbandonato la nostra terra, ad oggi, il paese straniero con maggiore presenza di italiani è l’Argentina seguita dalla Germania; circa il 55% di tutti gli immigrati in terra straniera proviene dalle regioni meridionali d’Italia (Pugliese, 2011).

Nel frattempo c’è un mutamento nella scena migratoria internazionale: nuovi popoli e nuovi paesi diventano protagonisti dei movimenti migratori negli ultimi decenni. Le grandi migrazioni internazionali ancora in corso partono dal Terzo Mondo e vanno soprattutto verso i paesi del Nord America e dell’Europa. L’Italia e gli altri paesi della comunità europea, sono sempre più interessati a questo fenomeno. Molti dei paesi europei che erano stati paesi di emigrazione, Italia in primis, cominciano a diventare anche paesi di immigrazione, l’Italia in quest’ultimo decennio ha visto il più intenso incremento del flusso di immigrati (Idos Centro Studi e ricerche, 2011).