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L’altra faccia dell’alterità: Said e l’orientalismo

1 INTRODUZIONE

4.3 L’altra faccia dell’alterità: Said e l’orientalismo

“Orientalismo” è un saggio dello scrittore palestinese Edward W. Said pubblicato nel 1978. Il sottotitolo del testo è “L’immagine europea dell’Oriente”: già da queste parole notiamo quale sia lo scopo dello scrittore palestinese, quello di sottolineare come l’Occidente non consideri l’Oriente una qualche entità geografica o

culturale concretamente determinabile, ma uno

strumento utilizzato da lui stesso per costruire e definire la propria identità di Occidente.

In questo contesto dunque l’alterità viene letta come la necessità di definire sé stessi. Attraverso l’altro, e tutte le cose che lo riguardano, viene definito l’io: una sorta di rivisitazione del concetto hegeliano secondo cui per definire l’autonomia di una persona, occorre il riconoscimento e la conferma da parte di un’altra

persona ugualmente autonoma, cioè dotata della stessa capacità di utilizzare il proprio intelletto 72.

<< (Q) L’Oriente non è solo adiacente all’Europa; è anche la sede delle più antiche, ricche, estese colonie europee; è la fonte della sua civiltà e delle sue lingue; è il concorrente principale in campo culturale; è uno dei più ricorrenti e radicati simboli del Diverso. E ancora, l’Oriente ha contribuito, per contrapposizione, a definire l’immagine, l’idea, la personalità e l’esperienza dell’Europa (o dell’Occidente) (Q) >> 73: queste parole, presenti all’interno dell’introduzione al saggio, ci fanno capire come per Said l’Oriente sia un qualcosa di “creato per differenza” da parte dell’Occidente. Attraverso l’analisi dell’Oriente, l’Occidente si definisce come tale.

Il termine orientalismo dunque fa riferimento al modo in cui l’Occidente ha rappresentato e studiato l’Oriente:

attraverso questa rappresentazione, l’Europa in

particolare (ma l’Occidente in generale) ha potuto meglio definire se stessa, la sua immagine, i suoi interessi territoriali e politici.

Il presupposto teorico su cui si basa la teoria di Said è una distinzione ontologica tra Oriente e Occidente, ovvero tra due entità distinte e contrapposte, tuttavia legate da tutta una serie di interessi che i governi occidentali nutrono in Oriente: interessi basati sulla diseguaglianza e sulla discriminazione raziale.

72

Idea espressa da Hegel in “L’Illuminismo e la Rivoluzione” in “Lezioni sulla filosofia della storia”. Vedi p. 17 e nota 11.

73

Said E.W., Orientalismo. L’immagine europea dell’Oriente, Feltrinelli Editore, Milano, 2008, cit., pp. 11-12

<< Muovo dall’assunto che l’Oriente non sia un’entità naturale data, qualcosa che semplicemente c’è, così come non lo è l’Occidente. Dobbiamo prendere molto sul serio l’osservazione di Vico che gli uomini sono artefici della loro storia 74, e che ciò che possono conoscere è quanto essi stessi hanno fatto, per trasporla su un piano geografico: quali entità geografiche e culturali, oltre che storiche, “Oriente” e “Occidente” sono il prodotto delle energie materiali e intellettuali dell’uomo. Perciò, proprio come l’Occidente, l’Oriente è un’idea che ha una storia e una tradizione di pensiero, di immagini e linguaggio che gli hanno dato realtà e presenza per l’Occidente. Le due entità geografiche si sostengono e in una certa maniera si rispecchiano vicendevolmente >> 75: per Said sarebbe un errore limitarsi alla definizione secondo cui è l’Occidente che plasma l’Oriente. L’Oriente è un’entità che ha una propria cultura, ma << non è priva di corrispettivo materiale >> 76: l’Oriente ha una sua identità ed è proprio grazie a quest’ultima che

l’Occidente si autodefinisce per differenza.

L’orientalismo è, infatti, costituito da tutte quelle discipline che studiano usi, costumi, storia e letteratura dei popoli orientali e che coinvolge ambiti come la filologia, l’antropologia e la biologia.

L’Oriente è, in ultima istanza, autonomo ed è proprio la sua autonomia, il suo essere Oriente in quanto tale, che

74

Vico G., La scienza nuova, BUR Edizioni, Milano 2008

75

Said E.W., Orientalismo. L’immagine europea dell’Oriente, Feltrinelli Editore, Milano, 2008, cit., pp. 14

76

consente agli occidentali di agire definendo e autodefinendosi.

Said tende a sottolineare, sin dall’introduzione del suo saggio, che alla base dell’orientalismo vi sono le relazioni dei potere. Il rapporto che si instaura tra le due entità geografiche è un rapporto di potere, basato sul dominio e sulle più varie forme di egemonia. Verso la metà del XVIII secolo, sottolinea Said, le relazione tra Oriente e Occidente vengono influenzate, in modo particolare, dalla politica coloniale, che permette una maggiore e più accurata conoscenza dell’Oriente in Europa.

Tutto ciò che si sta verificando negli ultimi anni, mi riferisco soprattutto all’arrivo continuo di migranti sulle coste europee, può essere letto come il risultato di anni e anni di azioni coloniali occidentali in Oriente, in particolar modo medio oriente. Basti pensare alla Siria, paese da cui proviene la maggior parte dei migranti: il mandato francese in questo paese comincia subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale (1920) e dura addirittura fino al 1946 (data del completo abbandono dei territori siriani da parte delle truppe francesi). Questo esempio, secondo il sottoscritto, testimonia come una instabilità politica, inevitabile dopo un lungo periodo di guerra, non può essere sanata da un’occupazione militare a sfondo colonialistico.

Il medio oriente non è stato citato a caso: Said rivolge un particolare interesse proprio all’Oriente islamico, sia per vicende biografiche, sia per il ruolo complesso e

importante che il mondo islamico riveste nel mondo a noi contemporaneo. In “Covering Islam” Said afferma che << Idee che hanno raggiunto una schiacciante diffusione in un epoca in cui la diffamazione religiosa o razziale di qualunque altro gruppo culturale non può più circolare così impunemente. Le generalizzazioni denigratorie sull'Islam sono diventate l'ultima forma accettabile in Occidente di denigrazione di una cultura straniera >> 77. Innanzitutto Said osserva che, per quanto riguarda l'Islam, il legame tra le immagini stereotipate e la realtà politica è molto stretto; parlare di Islam nei dibattiti politici che circolano attraverso TV e giornali è diventata una normale abitudine.

L' ”Islam” racchiude in modo indistinguibile tutti i variegati aspetti del mondo musulmano, creando un'entità minacciosa e ostile.

La concezione dell'Islam si basa sulle teorie orientaliste di un mondo diviso nettamente da una linea metaforica in Occidente e Oriente, noi e loro. La separazione indica che a Ovest ci siamo noi, popolazioni moderne, democratiche e socialmente avanzate, mentre a Est ci sono loro, un insieme eterogeneo di popolazioni tenute insieme dal comune elemento islamico-orientale, rozzi e incivili, incapaci di gestirsi autonomamente e bisognosi di un dominatore Occidentale.

Questa visione, prettamente orientalizzante, mette ancora di più in evidenza la necessità da parte dell’Occidente di definirsi tale per differenza rispetto

77Said E.W., Covering Islam: Come i media e gli esperti determinano la nostra

all’Oriente. Il noi e loro è il risultato di questa differenziazione e funge quasi da pretesto per la differenziazione stessa.

La divisione ontologica tra Oriente e Occidente si fa a questo proposito più evidente. Ci troviamo dinnanzi all’ennesima conferma di come l’orientalismo sia un vero e proprio strumento di dominio adottato dalle potenze europee al fine di gestire le proprie relazioni con l’Oriente, non soltanto con rapporti di forza, ma anche attraverso il consenso e il potere ideologico: << Io penso che proprio la cultura, interagendo

costantemente con forti motivazioni politiche,

economiche e militari, abbia permesso il cristallizzarsi dell’Oriente come variegato e complesso oggetto di conoscenza, entro il campo del sapere che io chiamo orientalismo >> 78.

L’orientalismo è influenzato dalla paura e dalla percezione dell’Oriente come di un “altro” da temere e tenere sempre sotto controllo e dal senso di sfida che prova la maggior parte degli occidentali che entra in contatto con l’Est. Tutto ciò determina il nascere di una partizione geografica ed epistemologica tra est e ovest del mondo, destinata a permanere inalterata per secoli. Said sostiene che l’orientalismo si sia originato dalla sedimentazione di idee e metodi che non sono mai stati messi in discussione a causa del loro apparente prestigio e della loro autorevolezza. Molti pensano che

78

Said E.W., Orientalismo. L’immagine europea dell’Oriente, Feltrinelli Editore, Milano, 2008, cit., pp. 69

la scienza e il sapere tendano per lo più a migliorare e progredire con il tempo, man mano che nuove scoperte, sempre più approfondite si fanno spazio; si pensa anche che ci siano dei geni creativi e artistici, il cui originale talento possa porsi come indipendente rispetto alle forze politiche, economiche e culturali vigenti, e che questi talenti eccezionali siano capaci di creare nuove idee che soppiantino quelle vecchie e obsolete. In realtà, sebbene queste affermazioni contengano una parte di verità, Said ci invita a tenere conto di quanto sia difficile sottrarsi alle limitazioni imposte dalla tradizione e dall’ambiente culturale stesso. Inoltre, gli uomini di grande talento hanno spesso un atteggiamento di approvazione reverenziale verso chi li ha preceduti, e per i tesori custoditi dalle culture, e sono propensi a tenere in gran conto gli sforzi dei predecessori e le regole delle istituzioni che lo hanno formato. Tenendo conto di tutto ciò possiamo concludere che l’influsso della tradizione, delle istituzioni e dei processi economici e politici, influssi tipici dell’orientalismo, abbia portato l‘orientalismo stesso ad una sorta di cristallizzazione identitaria: << (Q) Una disciplina come

l’orientalismo possiede un’identità cumulativa e

corporativa, resa particolarmente solida dai rapporti con alcune delle più tradizionali specializzazioni, con varie istituzioni pubbliche, con una vasta letteratura di genere >> 79.

79

Tutto questo ha portato al consolidamento di una disciplina i cui principi fondamentali e affermazioni universali sono sembrate da sempre corrette e indiscutibili.

<< (Q) L’Oriente presentato dall’orientalismo è quindi un sistema di rappresentazioni circoscritto da un insieme di forze che introdussero l’Oriente nella cultura occidentale, poi nella consapevolezza occidentale e infine negli imperi coloniali occidentali >> 80: cultura- consapevolezza-imperi coloniali; è questo lo schema che, secondo Said, sta alla base della teoria orientalista.

Per aiutarci a capire come sia possibile l’attuazione di questo processo, Said ci invita a leggere ciò che scrive il filologo e filosofo tedesco Friedrich Nietzsche in “Verità e Menzogna” , opera in cui egli rende manifesti i paradigmi attraverso i quali, i discorsi, depositandosi nel tempo, attraverso la ripetizione e l’abitudine, creano nuovi significati, dei quali alla fine non è più evidente l’artificiosità risultando invece indiscutibili: << Che cosa è allora la verità? un mobile esercito di metafore, metonimie, antropomorfismi, in breve una somma di

relazioni umane che sono state potenziate

retoricamente, e che sono state trasferite e abbellite, e che dopo un lungo uso sembrano a un popolo solide, canoniche e vincolanti: le verità sono illusioni di cui si è dimenticata la natura illusoria >> 81.

80

Ibidem

La grandezza di questa citazione non sta nella sua apparente negatività, ma nella capacità di mostrare come intorno all’orientalismo (inteso come disciplina scientifica, letteraria, antropologica e sociale, e come modo di pensare e di agire politico ed economico) si siano cristallizzati dei significati la cui consistenza sta più nel discorso intorno all’Oriente, che in una vera e propria corrispondenza con la realtà.

Inoltre sono tre le principali idee che lo scrittore palestinese identifica alla base della sua teoria dell’orientalismo:

1) Gli europei sono superiori, di conseguenza gli orientali sono inferiori. Tutto questo a livello biologico, epistemologico e culturale: questo modo di pensare giustifica il fatto che gli europei si sentano in diritto di possedere la maggior parte delle risorse del pianeta e sfruttarle a loro piacimento. È ciò che Abdel Malek 82 chiama << (Q) egemonismo di minoranze privilegiate: l’occidentale bianco della classe media ritiene sua inalienabile umana prerogativa non solo il governare le popolazioni non bianche, ma anche possederle, perché per definizione esse non sono del tutto umane nel senso in cui “noi” lo siamo, bensì solo in un senso più lato, dotato di uno status etico inferiore >> 83;

82Abdel Malek è stato un sociologo e filosofo egiziano. Nel 1963 ha scritto un saggio intitolato “L'Orientalisme en Crise”, nel quale ha esaminato in maniera esaustiva e dal punto di vista critico il modo i cui gli occidentali si approcciavano agli orientali e in particolare al mondo arabo. Il suo libro, scritto in francese non ebbe lo stesso successo di “Orientalismo” di Said, ma gli studi di Malek ebbero una grande influenza sul lavoro di Said in questo campo. 83Said E.W., Orientalismo. L’immagine europea dell’Oriente, Feltrinelli Editore, Milano, 2008, cit., p. 113

2) Gli orientali sono incapaci di autogovernarsi, hanno serie difficoltà a darsi un governo autonomo e a far rispettare certe leggi. L’ovvia conclusione è che,

dominandoli, l’Occidente fa loro un favore,

proteggendoli e salvandoli da rischi inutili: << L’Inghilterra sa che l’Egitto è incapace di

governarsi da solo; perciò occupandolo, non gli fa violenza, ma ne protegge e rispetta l’essenza. >> 84. 3) Gli orientali sono sempre e ovunque i medesimi:

sfaticati, ignoranti, avidi e propensi alla calunnia e all’inganno.

Questi tre punti rimandano alla visione alle motivazioni pro-intervento militare sottolineate da Sepulveda, all’interno del dibattito con Las Casas, di cui ho parlato nel capitolo precedente 85.

Come abbiamo più volte sottolineato, l’orientalismo si basa su una moltitudine di discipline e, a questo proposito Said identifica tre differenti tipologie di orientalisti:

1) scrittori che vogliono usare le proprie esperienze personali in Oriente al fine di fornire materiale scientifico all’orientalismo, considerando le proprie osservazioni come prettamente scientifiche ( “Manners and Customs” di Edward William Lane);

2) scrittori che, pur avendo lo stesso proposito, sono un po’ meno disposti a sacrificare lo stile e la forma propri, in

84

Ivi, p. 48

85

Vedi cap. 2: scontro tra Juan Ginés de Sepulveda e Bartolomé de Las Casas a proposito dell’intervento attivo degli occidentali ai fini della cristianizzazione delle popolazioni barbare.

favore dei canoni orientalisti ( “Pilgrimage to al-Madînah and Meccah” di Richard Francis Burton);

3) coloro che considerano il viaggio reale o metaforico in Oriente come un progetto personale, e seguiranno quindi uno stile e un’estetica propri ( “Voyage en Égypte” di Flaubert 86).

L’orientalismo sottintende un rapporto (inteso in molteplici punti di vista) tra Oriente e Occidente. Mi sembra doveroso concludere il paragrafo su Edward W.

Said affermando che tale rapporto è univoco: << L’orientalista può imitare l’Oriente, mentre non è

vero l’inverso. Ciò che egli comunica intorno all’Oriente può pertanto essere inteso come una descrizione ottenuta tramite uno scambio, per così dire, a senso unico: mentre loro parlavano e agivano, egli osservava e prendeva appunti >> e ancora << (Q) la sua forza consisteva nello stare tra loro come un nativo parlante la loro stessa lingua, e ne contempo come uno scrittore che segretamente annota tutto ciò che osserva. Ciò che scriveva era inteso come una conoscenza utile, ma non per i nativi, bensì per l’Europa e le sue varie istituzioni colonizzatrici >> 87. L’orientalista dunque depreda la sua “vittima” creandone un’immagine da utilizzare contro lei stessa: tutto ciò può essere inteso, per usare un termine caro a Mario Semenzato, come l’inizio di un processo di

inferiorizzazione 88, processo infimo che si basa su una

86

Questi tre testi vengono presi in considerazione da Said a partire da p. 160 87

Ivi, p. 162

88

Mario Semenzato, laureato in filosofia con tesi in storia della psichiatria, counselor professionale ed educatore somatico, è autore di articoli e saggi su counseling, pratiche filosofiche e pratiche corporee e ci parla del processo di

raccolta di dati utili ad apprendere una cultura diversa al fine di sottomettere culturalmente e politicamente il popolo studiato.

L’altra faccia dell’alterità: anche nel caso di

“Orientalismo” di Said l’alterità gioca un ruolo

fondamentale. Attraverso lo studio dell’ altro

l’orientalista, l’occidentale, definisce se stesso, annullando contemporaneamente l’altro.