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Migranti e ricorsi storici

1 INTRODUZIONE

3.2 Migranti e ricorsi storici

Il fenomeno dell’immigrazione non è nato ai giorni nostri. Basti pensare ai grandi processi migratori che hanno investito il nostro paese tra il XIX e il XX secolo.

Se prendiamo in considerazione l’attualità, la

condizione politico-economica europea non aiuta certamente ad acuire il fenomeno migratorio, al contrario lo determina e lo fomenta.

Le continue guerre e tutto ciò che ne consegue (miseria, povertà, malattie e disperazione) favoriscono senza alcuna tregua i cosiddetti “viaggi della speranza”, viaggi che molte volte, troppe volte, finiscono in tragedia: di morti nel Mar Mediterraneo se ne contano a migliaia ogni anno.

E se i fenomeni migratori fossero intesi come ricorsi storici ?

Gianbattista Vico, nella “Scienza Nuova” 34, traccia la sua idea di storia, divisibile in tre differenti età: età degli dei, in cui gli uomini, affidandosi esclusivamente ai propri sensi e alla loro fantasia, interpretano il mondo

come un gigantesco organismo di forze

incommensurabili; età degli eroi, in cui la società inizia a stratificarsi: un gruppo si impone con la forza sugli altri, arrogandosi quelle qualità che prima spettavano agli dei; ed età degli uomini, in cui tutte le credenze precedenti ricevono un fondamento e una spiegazione razionale e si impone il principio dell’uguaglianza degli

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uomini di fronte alla legge, che è la garanzia sia delle repubbliche popolari sia delle monarchie.

Per Vico l’uomo è il creatore, attraverso la storia, della civiltà umana tutta. Civiltà: proprio ciò che oggi manca, assieme all’empatia, nell’osservare ciò che spinge i migranti a partire, a passare oltre. La scienza nuova che auspica il filosofo di Napoli è la scienza migliore di tutte, in quanto è creata direttamente dall’uomo, dunque ha per oggetto una realtà più vera e concreta.

Dopo un dovuto sunto di parte del pensiero di Gianbattista Vico, torniamo all’argomento principale: i fenomeni migratori intesi come corsi e ricorsi storici. Come riporta Paolo Cristofolini nella sua introduzione alla “Scienza nuova” 35, Vico sostiene che alcuni accadimenti si ripetono con le medesime modalità, anche a distanza di tempo, e tutto ciò avviene non per puro caso, ma in base ad un preciso disegno pensato e messo in atto dalla provvidenza.

Lasciando da parte l’ambito provvidenziale, quello che colpisce la mia attenzione è il punto secondo cui si ha una sorta di ripetizione di eventi, il tutto nella stessa precedente modalità.

Secondo il sottoscritto il fenomeno migratorio può essere letto anche dal punto di vista vichiano. Oggi stiamo assistendo a situazioni, tumulti, reazioni da parte di una parte del popolo mondiale di fronte ad un periodo che ha, per così dire, tirato troppo la corda per molte categorie di persone. L’oppressione e la mancanza di

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Cristofolini P., Scienza Nuova. Introduzione alla lettura, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1995

ciò che è da considerarsi basilare per il semplice vivere dell’essere umano, la mancanza e il calpestio di valori come il rispetto dell’altro, i diritti umani, la libertà d’espressione, la ricerca della verità, il bisogno del non percepire più il vivere come un sopravvivere, ha condotto sempre più gli esseri ad una sensazione frustrante di oppressione a tutti i livelli e al bisogno di reagire. È proprio tutto questo, unito al sogno di una vita migliore, che spinge migliaia e migliaia di persone a fuggire dalla propria terra natia. Come non possiamo trovare delle analogie, ad esempio, con la cosiddetta

grande migrazione 36 italiana a cavallo tra la seconda

metà e la fine del 1885?

<< Cosa intende per nazione, signor Ministro? Una massa di infelici? Piantiamo grano ma non mangiamo pane bianco. Coltiviamo la vite, ma non beviamo il vino. Alleviamo animali, ma non mangiamo carne. Ciò nonostante voi ci consigliate di non abbandonare la nostra Patria. Ma è una Patria la terra dove non si riesce a vivere del proprio lavoro? >> 37: queste parole pronunciate anni e anni fa da un emigrato italiano hanno lo stesso identico valore anche nell’attualità. Oggi potrebbero essere pronunciate da un qualsiasi

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La grande emigrazione ha avuto come punto d'origine la diffusa povertà di vaste aree dell'Italia e la voglia di riscatto d'intere fasce della popolazione, la cui partenza significò per lo Stato e la società italiana un forte alleggerimento della "pressione demografica". Essa ebbe come destinazioni soprattutto l'America del Sud e l'America del Nord (in particolare Argentina, Stati Uniti d'America e Brasile, paesi con grandi estensioni di terre non sfruttate e necessità di manodopera) e, in Europa, la Francia. Ebbe modalità e forme diverse a seconda dei paesi di destinazione, fonte www.wikipedia.it

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Risposta di un emigrante italiano a un ministro italiano, riportata da Inni C.,

Homens sem paz, Civilização Brasileira, 1972, ed esposta nel Memoriale

uomo che raggiunge le nostre coste. La ricerca di vita, di sopravvivenza, non può essere trovata altrove. Una patria che non mette a disposizione i mezzi per la sopravvivenza non è degna di essere chiamata patria. Oltre a tutto questo, nella modernità, la maggior parte del fenomeno migratorio è causata dalla guerra e dalla

povertà che ne scaturisce; guerra voluta

esclusivamente dall’Occidente per risolvere gravi situazioni, a loro volta, molto spesso, causate dallo stesso Occidente (vedi Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein e la creazione di innumerevoli governi fantoccio).

Riporto questo esempio per cercare di spiegare come il fenomeno migratorio che caratterizza la nostra quotidianità non sia altro che un ricorso storico che si verifica con le stesse medesime modalità del precedente.

Tutto ciò avvalora la mia domanda iniziale: come possiamo girare lo sguardo e non provare empatia nei confronti dei migranti, quando anche noi lo siamo stati?