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L’argilla per la produzione dei manufatti in terracotta

Nel documento What about the german prisoner? (pagine 42-45)

GIOVANNI BRUNO 1 , ALESSANDRO FLAVIO BRUNO 2 , LUIGI BOBBO

2. TIPOLOGIA E CARATTERI TECNICI DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE UTILIZZAT

2.1. L’argilla per la produzione dei manufatti in terracotta

2.1. L’argilla per la produzione dei manufatti in terracotta

L’argilla è una materia prima naturale utilizzata da sem- pre, sia nel campo dei manufatti di uso domestico o artistico/ votivo, che nell’edilizia. È indubbio che le persone benestan- ti amavano, ieri come oggi, arredare le proprie abitazioni con particolari opere d’arte che venivano importate direttamente dalla Grecia, come nel caso del vaso figurato attribuito al famoso ceramista ateniese Euthymides (Stillwell R., 1959; Neils J., 1995). Tuttavia, per quanto riguarda la ceramica/va- sellame di uso domestico, il materiale utilizzato per l’edilizia e le infrastrutture idrauliche, cosi come le migliaia di statuet- te votive ritrovate a Morgantina, si è da subito pensato che l’argilla utilizzata fosse di provenienza locale. Il promon- torio e i dintorni di Morgantina, infatti, sono caratterizzati dall’affioramento di ben quattro diverse tipologie di rocce argillose, appartenenti a formazioni geologiche di età com- presa fra il Cretaceo-Eocene e il Plio-Pleistocene, senza con- tare le rocce a componente argillosa, come le marne che sono presenti nell’area in due distinte formazioni geologiche, di età compresa fra il Miocene sup. e il Pliocene inf. (Bruno G, Nicosia S., 1998). In tal senso, quindi, gli artigiani/vasai della città non avevano che l’imbarazzo della scelta riguar- do la materia prima da utilizzare e certamente si regolavano, anche per la scelta del degrassante naturale o della chamot-

te, in relazione al tipo di manufatto da realizzare. Riguardo

l’ubicazione di numerose botteghe di vasai nell’area dell’a-

gorà, Stillwell R. (1961) avanza l’ipotesi che le due fornaci

ritrovate fra la casa di Ganimede e quella del saluto o del chi di roccia per i muri delle abitazioni, le mura difensive,

le architravi e altri elementi architettonici o le argille per la realizzazione dei mattoni, i rocchi di colonna e, soprattutto, le tegole e le condotte idriche, fossero realizzati con materie prime cavate direttamente sul posto o prelevate nelle imme- diate vicinanze del promontorio di Morgantina. Impossibile è l’esatta definizione della tipologia di legname, pur diffusa- mente utilizzato per la costruzione di colonne, travi, tettoie, etc., in quanto non si hanno reperti a causa della loro facile deperibilità. Da sottolineare, inoltre, è la frequente segnala- zione nei report archeologici del riutilizzo sia di materiale grezzo (pietrame informe o squadrato), sia di elementi strut- turali (colonne e architravi), che di elementi modulari del sistema idrico.

Tale pratica trova la sua naturale motivazione nei nume- rosi saccheggi e distruzioni cui è stata sottoposta la città e in qualche caso, soprattutto nel periodo finale di declino della città, il riutilizzo veniva fatto anche cambiando, in maniera non oculata, l’originaria destinazione d’uso del manufatto. Un esempio in tal senso è quello della condotta idrica (Fig. 14) che corre, circa parallela alla stoà Ovest, dall’angolo Nord-Ovest dell’agorà fino al teatro.

La funzione della condotta risulta controversa, secondo Sjöqvist E. (1958) si tratta di una condotta di scarico delle ac- que di pioggia e ad avvalorare tale ipotesi sarebbe la presen- za dei fori per l’ispezione e pulizia negli elementi modulari che la costituiscono; secondo Stillwell R. (1963) e Crouch D. P. (1984), invece, si tratterebbe di una condotta di adduzione che portava l’acqua della sorgente ubicata nell’angolo Nord- Ovest dell’agorà fino al sistema di fontane del teatro. Nel

Figura 14 - a) Condotta di grosso diametro con fori di ispezione che portava l’acqua della sorgente nell’angolo Nord-Ovest dell’agorà alle fontane presenti nell’area del Teatro; b) Particolare del tappo a chiusura del foro d’ispezione.

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da realizzare al tornio.

Un approfondito studio sulle terrecotte delle condotte idri- che e sulla provenienza delle argille utilizzate per la loro produzione è stato condotto da Atzori P. et Al. (1995). Lo studio ha preso in considerazione 12 frammenti di condotte idriche, tegole e pithoi e 11 campioni di argille prelevati ne- gli affioramenti delle diverse formazioni argillose presenti (n. 2 di argille Scagliose-Varicolori, n. 2 di argille del Flysch Numidico, n. 4 di argille della Form. Geracello, n. 2 argille della Form. Terravecchia e n. 1 argille lungo il greto del F. Gornalunga). Le analisi effettuate, per i dettagli delle quali si rimanda allo studio citato, hanno permesso di appurare che le terrecotte prodotte dai vasai di Morgantina per realizza- re gli elementi della rete idrica sono compatibili solamente con le argille prelevate lungo il greto dell’allora F. Albos (F. Gornalunga), le quali sono una miscela naturale di tutti i tipi di argilla affioranti nell’area, a eccezione di quelle Plio- pleistoceniche della Formazione Geracello.

2.1.1. Gli elementi modulari in terracotta della rete idrica

L’estesa e articolata rete idrica rinvenuta a Morgantina è stata oggetto di uno studio (Bruno G., Renna E., 2000), le cui risultanze sono state aggiornate e approfondite recentemente (Bruno G. et Al., 2015) pervenendo alla ricostruzione della tipologia, ubicazione e schema di funzionamento degli ele- menti idraulici della stessa (Fig. 15).

Le misure archeometriche (Bruno G., Renna E., 2000), eseguite sui frammenti di rete idrica riportati alla luce dagli scavi, hanno restituito i valori medi riassunti in tabella 2. Dai dati in tabella si evince che gli elementi idraulici di maggiore rilievo, quantomeno per l’estensione lineare che essi presen- tano, sono le condotte e canalette di adduzione realizzate in terracotta dalle numerose officine di vasai presenti in città.

capitello dorico, produces-

sero maschere di terracotta, probabilmente usando argilla Plio-pleistocenica della For- mazione Geracello prelevata nelle vicinanze. Anche secon- do D. P. Crouch (1993), che però prende in considerazione essenzialmente le terrecotte utilizzate per la realizzazione della rete idrica, tale concen- trazione di botteghe era dovu- ta alla vicinanza delle cave di argilla. In realtà, come si dirà più avanti, è accertato che le argille per la produzione de- gli elementi delle condotte idriche provenissero dal greto del F. Albos (attuale F. Gor- nalunga). A nostro parere, quindi, le numerose botteghe di vasai nell’area dell’agorà

potrebbero essere giustificate dalla grande disponibilità idri- ca ivi presente e dal fatto che all’epoca la filiera commerciale fosse molto corta, per cui spesso il produttore era anche il venditore del suo prodotto e il mercato dell’agorà era certa- mente il posto ideale per lo smercio.

La definizione del tipo e della provenienza dell’argilla uti- lizzata per i vari manufatti richiede studi specifici che sono stati, almeno in parte, già affrontati. La Cuomo di Caprio N. (1992), nel suo studio sulle fornaci, esamina con varie tec- niche d’indagine 166 campioni di prodotti ceramici di vario tipo e 5 campioni d’argilla, 4 dei quali (A1-A4) prelevati in contrade limitrofe al promontorio di Morgantina e un cam- pione di controllo (A5), prelevato a circa 15 km dall’area archeologica, durante la costruzione della tangenziale per Piazza Armerina. Lo studio è molto dettagliato e completo, almeno per quanto riguarda la composizione, le tecniche e la fattura delle terrecotte. Riguardo la definizione del tipo di argilla e del suo luogo di provenienza, i 4 campioni (A1-A4) analizzati presentano una simile composizione mineralogi- ca del degrassante utilizzato (quarzo > feldspato potassico > plagioclasi > calcite > miche e ocra) e una uguale pro- porzione, nella frazione granulometrica argillosa, di illite e caolinite. Quanto detto e l’omogeneità del contenuto in mi- crofossili (foraminiferi a guscio calcareo) dei campioni ha indotto la ricercatrice a concludere che i vasai utilizzassero indifferentemente per tutti i loro manufatti le argille Plio- pleistocenische della Formazione Geracello che affiorano lungo le pendici del promontorio e in una potente lente anche nell’area dell’agorà. Interessante, infine, è la considerazione sulla lavorabilità delle argille analizzate, in relazione al loro grado di plasticità. In tal senso, solo due campioni di argilla (A2 e A3) posseggono un grado di plasticità tale da renderle utilizzabili tal quali, per la produzione di manufatti grossola- ni, o dopo un processo di depurazione per i manufatti più fini

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della cottura (Cuomo di Caprio N., 1992), sia dalle analisi per diffrazione ai raggi X (Bruno G., Renna E., 2000) che hanno evidenziato oltre ai picchi predominanti di quarzo e feldspati anche quelli di minerali di neoformazione (diopsi- de, gehlenite, wollastonite, anortite), derivati dalle reazioni che si verificano a tali temperature tra le miscele di argille e i carbonati (calcite e dolomite).

2.1.2. I mattoni da costruzione

Il mattone in terracotta ha rappresentato nel tempo e per diverse culture il modulo costruttivo per eccellenza. Nel mondo greco e soprattutto in quello romano, esso veniva ampiamente utilizzato, anche per la sua facile ed economica realizzazione, in diversi campi dell’edilizia. A Morgantina, durante il periodo greco, i mattoni erano usualmente impie- gati per la realizzazione di pavimentazioni di interni e di cor- tili (ad es. casa dei capitelli Tuscanici, nel palmento della

casa delle botteghe, etc.), in genere con la tecnica costruttiva

dell’opus spicatum, piuttosto che per la realizzazione di muri portanti e/o divisori. L’impiego di mattoni per la realizza- zione di muri, stipiti di porte, etc., si diffonde a Morgantina essenzialmente in epoca romana, dopo il 211 a.C. (Tsakirgis B., 1984), a seguito delle diverse tradizioni/tecniche edilizie di tale popolo e della necessità di realizzare celermente i nu- merosi lavori di ristrutturazione e/o ricostruzione degli edifi- ci danneggiati durante l’evento bellico che consegnò la città ai romani. I mattoni, inoltre, venivano utilizzati per realizza- re archi, sia a sesto ribassato che a tutto sesto, con funzioni strutturali di scarico delle tensioni soprastanti sui piedritti dell’arco. Questa soluzione strutturale veniva utilizzata so- prattutto in quei muri che gravavano su sottostanti cisterne, per evitare che carichi elevati determinassero il cedimento della volta delle stesse; un esempio è quello presente nella cisterna di casa Pappalardo (Cuomo di Caprio N., 1992). Nella struttura dei forni delle numerose botteghe (vasai, fab- bri, panificatori), l’uso dei mattoni in cotto refrattario, per resistere alle alte temperature di combustione, era d’obbligo. Un bell’esempio, in tal senso, è visibile nei resti della gran-

de fornace, ubicata nell’angolo Sud-Est dell’agorà, dove le

Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche degli ele- menti modulari in terracotta della rete idrica, si è già detto che l’argilla utilizzata fosse quella prelevata lungo il greto del F. Gornalunga e questo consentiva ai vasai di avere a disposizione un materiale già allo stato plastico e facilmen- te lavorabile. Le analisi mineralogiche effettuate (Cuomo di Caprio N., 1992) hanno messo in evidenza che le terrecotte di questa tipologia di manufatti presentano una elevata % di granuli di quarzo e un altrettanto elevato grado di uniformità, secondi solo a quelli delle ceramiche da fuoco che, ovvia- mente, venivano realizzate con maggiore cura e argille mol- to depurate. Le temperature raggiunte durante la cottura in forno dei suddetti elementi modulari erano comprese fra gli 850 e i 1050 °C. A tale conclusione si è giunti dall’osserva- zione, nei campioni di terrecotte analizzati, sia della parzia- le decomposizione dei gusci calcarei dei microforaminiferi, presenti in abbondanza nella materia prima argillosa prima

Figura 16 - a) Colonne in terracotta della stoà Nord o gymnasium; b) Particolare di rocchio di colonna con foro centrale. Tipo di elemento

idraulico Materiale utilizzato

Diametro ester- no (cm) Estensione lineare (cm) Condotte di scarico con foro di ispezione Terracotta 26 6360 Condotte di adduzione senza foro di ispezione Terracotta 15 3195 Canali di scarico in arenaria Arenaria - 8000 Canalette di scarico/adduzione in terracotta Terracotta - 3214 Tabella 2 - Dati archeometrici medi degli elementi della rete idrica rinvenuti a Morgantina.

Tipologia

di rocchio Diametro esterno(cm) Diametro foro centrale(cm) Spessore(cm)

a) Intero senza foro

centrale 38 ÷ 42 - 6 ÷ 8

b) Intero con foro

centrale 43 ÷ 45 12 ÷ 15 6

c) Diviso in due

con foro centrale 43 ÷ 45 12 ÷ 15 6 Tabella 3 - Tipologie e dimensioni dei rocchi di colonne in terracotta.

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il nocciolo centrale di inerzia della colonna. Questa ipotesi di tecnica costruttiva, ove confermata da ulteriori ricerche, avrebbe impartito alla colonna una maggiore elasticità e re- sistenza alle sollecitazioni torsionali e di taglio impresse da eventuali sismi.

2.2. L’arenaria per le opere murarie degli edifici, i

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