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Le terme Nord

Nel documento What about the german prisoner? (pagine 49-54)

GIOVANNI BRUNO 1 , ALESSANDRO FLAVIO BRUNO 2 , LUIGI BOBBO

3. STILI ARCHITETTONICI E TECNICHE COSTRUTTIVE: ALCUNI ESEMP

3.3. Le terme Nord

Il complesso delle terme Nord risale alla metà del III sec. a.C. e cioè al periodo di massimo splendore della città. Si- tuato fuori dai quartieri residenziali, a SW della Collina Papa, tra lo stenopos W14 e la plateia B, esso è uno dei più ben conservati e tecnicamente all’avanguardia per l’epoca. Le terme sono costituite da diversi ambienti (fig. 22 a): un ingresso-spogliatoio apodytérion, per depositare le vesti, due camere con volte a botte a temperatura ambiente tepidarium e laconicum, una piscina scoperta situata all’angolo NE del complesso, una piccola camera costituiva il sudatorium,

Figura 21 - Il granaio Est, ubicato nell’agorà inferiore sul fianco della Collina Boscarini: a) Vista dei muri perimetrali con costolature; b) Ricostruzione schematica di una sezione trasversale dell’edificio (da un disegno di J. Mygatt in Bell M., 1988).

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condizioni climatiche.

Le cisterne ubicate nei peristili venivano alimentate dall’acqua piovana incidente sul cortile; quelle ubicate in corrispondenza dei portici, invece, venivano rifornite me- diante delle tubazioni che convogliavano l’acqua piovana caduta sui tetti dell’edificio.

Dal punto di vista costruttivo, le cisterne più antiche pre- sentano forme più irregolari con larghi imbocchi superficiali; quelle più recenti, invece, sono più regolari e hanno un ba- cino di sedimentazione alla base che permetteva ai materiali in sospensione di depositarsi. Inoltre, quando il terreno che ospitava la cisterna poteva presentare fenomeni di filtrazione, la stessa veniva impermeabilizzata con uno strato resistente di intonaco, come nel caso di una delle cisterne trovate nella

casa della doppia cisterna. Gli imbocchi delle cisterne erano

protetti da collari in terracotta o pietra di forma rettangolare o circolare, generalmente decorati e chiusi con coperchi che avevano la funzione di prevenire la caduta di persone o cose all’interno della cisterna e di proteggere da contaminazio- zione avveniva prevalentemente mediante le numerose sor-

genti presenti nell’area, alcune delle quali sono attualmente anidre (Bruno G. et Al., 2015), mentre in epoca ellenistica fornivano una cospicua portata idrica. In estate, quando la richiesta era maggiore, si ricorreva sistematicamente all’u- tilizzo di acqua piovana immagazzinata nelle cisterne site, generalmente, nello stilobate del peristilio o nel pavimento di uno dei portici delle abitazioni.

Tale prassi era talmente diffusa che studi precedenti hanno evidenziato la presenza di una o più cisterne praticamente in tutte le abitazioni della città (Crouch D.P., 1993; Bruno G., Renna E., 2000). A fronte di una ipotetica cospicua disponi- bilità di acqua di falda è naturale chiedersi come mai le ci- sterne e i serbatoi d’acqua fossero così diffusi a Morgantina. Le ipotesi che si possono avanzare sono sostanzialmente due e concomitanti:

a) assicurare una riserva idrica di emergenza in caso di guerra (evento non infrequente);

b) fronteggiare i periodi di siccità connessi al mutare delle

Figura 22 - Complesso delle terme Nord: a) Planimetria (da: Lucore S., 2013); b) Foto della fornace per la produzione di acqua calda.

Figura 23 - a) Sezione schematica di copertura a volta (da: Lucore S., 2013); b) Tubi fittili che costituivano le volte, ancora innestati e con tracce di intonaco.

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20 litri (Robinson H.S., 1969), tenuto conto anche della Leg- ge di Solone (Plutarco - Lives, XXIII, 6), si ha che ogni casa, fornita di una cisterna e abitata mediamente da sei persone, aveva una scorta sufficiente a soddisfare le esigenze idriche nei periodi più secchi dell’anno, cioè il trimestre estivo, an- che in totale assenza di precipitazioni che provvedessero alla ricarica della cisterna.

4. CONCLUSIONI

L’esame delle fonti storiche, dei reperti e dei resti arche- ologici, portati a giorno in oltre 60 anni di scavi sistematici nell’area di Morgantina, ci restituiscono una visione forte- mente sorprendente del livello socio-culturale raggiunto dal- la popolazione delle città greco-romane siciliane, nel periodo compreso fra il IV sec. a.C. e il I sec. d.C..

Riguardo gli usi e i costumi sociali di Morgantina, alcu- ne evidenze quali le pratiche religiose rivolte alle divinità

ctonie e il mancato ritrovamento del classico tempio greco

(come quelli rinvenuti in altre città siciliane, prevalentemen- te costiere) sembrano portare alla conclusione che il modello sociale di questa colonia dell’entroterra, almeno durante il periodo greco, fosse di fusione con le popolazioni preesisten- ti piuttosto che di assimilazione o sottomissione.

Per quanto riguarda le conoscenze tecniche e tecnologi- che dei coloni greci, invece, è sorprendente non soltanto la loro capacità di individuazione e pianificazione urbanistica dell’insediamento quanto, piuttosto, l’elevata consapevo- lezza nell’uso dei materiali naturali, in relazione alle loro caratteristiche, e le geniali soluzioni tecniche adottate nella pratica edilizia. In tal senso, esempi di tecniche costruttive sono l’utilizzo dell’opus africanum nelle murature portanti e quello di contrafforti o costolature specialmente nei muri controterra e in quelli che dovevano sopportare forti carichi. Assolutamente geniale per l’epoca è poi la tecnica, ricondu- cibile agli studi di Archimede di Siracusa, utilizzata per la costruzione delle coperture a cupola e a botte degli edifici termali.

Molto rilevante, infine, è la capacità manifestata nelle tec- ni l’acqua immagazzinata. Fra le soluzioni tecniche adottate

molto interessante è quella rinvenuta nella casa della doppia

cisterna e nella casa dei capitelli toscanici che permetteva

di aumentare la capacità di immagazzinamento idrico e di attingere l’acqua dalla cisterna interna alla casa, senza uscire dall’abitazione. Ognuna di queste due abitazioni (Fig. 1) è dotata di doppie cisterne collegate; si tratta di due cisterne di cui quella esterna, ubicata e con l’imbocco nel cortile della casa, è collegata tramite un tunnel sotterraneo di travaso a una seconda cisterna che si trova sotto il pavimento di una delle stanze interne all’abitazione. La cisterna situata nel cortile, dopo essersi riempita, travasava il troppo pieno nella cisterna interna, per mezzo del tunnel sotterraneo, evitando il ricorso a tubazioni esterne di collegamento.

La forma più ricorrente delle cisterne, rinvenute nell’a- rea di Morgantina, è assimilabile a quella di una bottiglia tronco-conica con collo molto allungato. Tale forma, con un collo ristretto e allungato, era certamente più complessa da realizzare rispetto a quella cilindrica o prismatica a base qua- drangolare; tuttavia, essa presentava i seguenti vantaggi che ne giustificavano il maggiore impegno costruttivo:

a) realizzazione di grandi capacità di invaso con il minimo scavo, a vantaggio della stabilità, specialmente se lo scavo era realizzato in rocce incoerenti (sabbie) o poco coerenti;

b) mantenimento della temperatura dell’acqua a valori pressoché medio bassi, specialmente durante i periodi caldi estivi, con conseguente diminuzione delle perdite per eva- porazione.

Per quanto riguarda la profondità, invece, i dati archeome- trici rilevati in 12 delle cisterne (Tab. 7) rivelano che essa va- ria nell’intervallo 3.60 ÷ 8.50 m, in buon accordo con quella riscontrata in un altro studio (Tsakirgis B.,1984) nel quale l’intervallo di variazione è 3.57 ÷ 8.15 m.

I volumi di immagazzinamento, calcolati dai dati in tabella 7, sono compresi tra 7.84 e 40.83 m3. Supponendo che la ci-

sterna tipo abbia una capacità di 20 m3 e decurtando da essa

un volume pari al 25%, per evaporazione e/o perdite, si ottie- ne un volume idrico disponibile di 15 m3. A questo punto, se

si ipotizza un consumo idrico giornaliero pro-capite di circa

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(molto probabilmente necessari per la costruzione di un ac- quedotto dalla vicina Aidone a Morgantina) e dalla presenza di tecniche idrauliche, quali le gallerie drenanti “a zampa di gallina” per aumentare la portata dei bottini di presa di alcu- ne sorgenti.

In conclusione, i materiali e le soluzioni tecniche e costrut- tive adottate per fronteggiare i problemi di stabilità statica dell’edificato e del territorio e, in particolare, per la gestione delle risorse idriche, testimoniano l’elevato livello tecnico- scientifico raggiunto a Morgantina nel periodo greco-roma- no. Un livello tale da giustificare i tentativi fatti dagli abitan- ti per fronteggiare la crescente diminuzione di disponibilità idrica dell’area che, tuttavia, era legata non soltanto all’au- mento demografico, ma a una crisi climatica di portata ben più ampia.

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mento di disturbo e pericolosità per l’edificato. Per quanto riguarda le ordinarie tecniche idrauliche, sono da ricordare: canali di drenaggio per la regimazione delle acque di piog- gia o per l’abbattimento della pressione interstiziale a tergo dei muri controterra, briglie (ekklesiasterion) per il controllo dell’alluvionamento dell’agorà inferiore e l’uso di condotte/ canali separati per le reti idriche delle acque bianche e per quelle di scarico.

Alcuni resti archeologici dell’edificato e/o delle loro mo- dificazioni nel tempo, se considerati fuori dal loro contesto temporale e geologico, sembrano fornire indicazioni contra- stanti. Gli stessi, invece, se inquadrati alla luce dell’evolu- zione geoarcheologica dell’area, sono fortemente congruen- ti tra loro e trovano riscontro nell’evidente capacità degli abitanti di Morgantina di percepire e, in qualche modo, di fronteggiare situazioni ambientali non convenzionali quali il forte depauperamento della falda idrica dovuto all’elevato incremento demografico e alle mutate condizioni climatiche. Se consideriamo la numerosità delle sorgenti censite nell’a- rea in studi precedenti, la presenza, presumibilmente coeva, di due distinti edifici termali e la grande estensione della rete idrica portata a giorno, si può facilmente concludere che Mor- gantina era dotata di una cospicua disponibilità idrica.

Per contro, un panorama di scarsa disponibilità idrica vie- ne delineato dai reiterati interventi di riduzione dell’invaso della fontana monumentale, dal proliferare delle cisterne, dalla documentata realizzazione, nel periodo terminale di vita della città, della grande fornace specializzata nella co- struzione di elementi di grosso diametro per la rete idrica

CISTERNA FORMA PROFONDITÁ (m) DIAMETROBASE

(m) DIAMETRO IMBOCCO (m) VOLUME (m3) UBICAZIONE 1a DI CONO TRONCO IRREGOLARE 4.60 2.10 0.74 7.84

LATO OVEST DEL SANTUARIO NORD DI

DEMETRA 1b TRONCO DI CONO 3.60 2.15 1.13 7.85 SANTUARIO NORD DI LATO OVEST DEL

DEMETRA

2 TRONCO DI CONO 5.00 3.26 0.62 17.05 SANTUARIO NORD DI DEMETRA

3 TRONCO DI CONO 8.50 2.25 0.50 14.32 CASA DELLO UFFICIALE

4a DI CONO TRONCO

IRREGOLARE 5.00 3.39 0.76 19.17 CITTADELLA

4b DI CONO TRONCO

IRREGOLARE 5.52 2.20 1.17 12.72 CITTADELLA

5 TRONCO DI CONO 5.18 2.23 0.53 8.73 CITTADELLA

6a CONO BOMBATOTRONCO DI 5.90 3.40 0.69 22.21 TRENCH 2AAREA 4

6b CILINDRO PIÚ EMISFERO ALT. CILINDRO: 2.575.70

ALT.EMISFERO: 3.12 4.10 1.50 40.83 VOL. CILINDRO: 4.55 VOL. EMISFERO: 36.28 AREA 1 TRENCH 42C 6c CILINDRO PIU’ EMISFERO ALT. CILINDRO: 4.757.50

ALT.EMISFERO: 2.75 3.80 1.06

30.51 VOL. CILINDRO: 4.19 VOL. EMISFERO: 26.32

CASA DEI CAPITELLI TUSCANICI

AREA 2 TRENCH 12 7 CILINDRO PIU’ EMISFERO ALT. CILINDRO: 2.375.00

ALT.EMISFERO: 2.62 3.50 1.00

23.78 VOL. CILINDRO: 1.86 VOL. EMISFERO: 21.92

CASA DEL CAPITELLO DORICO TRENCH 31 8 TRONCO DI CONO PIU’

CILINDRO 6.00 ALT. CILINDRO: 2.47 ALT. CONO: 3.53 4.00 1.82 30.99 VOL. CILINDRO: 6.42 VOL. CONO: 24.57 CASA DI GANIMEDE TRENCH 35D Tabella 7 - Dati archeometrici delle cisterne (da: Bruno G., Renna E., 2000).

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Il “monachus miles”. La legittimità

della guerra nell’ideologia degli Ordini

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