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1.  La struttura e l’organizzazione del sistema camerale regionale

1.1  L’articolazione delle strutture del sistema camerale regionale

Il 2011 è stato un anno importante per il sistema camerale italiano. E’ entrata a regime la riforma della 580/93, delineata dall’art. 53 della legge delega 99/2009, e conclusasi con l’entrata in vigore del decreto legislativo 23/2010, che potenzia la capacità del sistema delle Camere di commercio nel ruolo di promozione delle economie locali. A 18 anni dall’ultima riforma organica, il legislatore è intervenuto rafforzando le competenze dell’istituzione camerale, rivisitando aspetti rilevanti quali la mission, l’organizzazione e la governance. Il D. Lgs. 23/2010 ha introdotto importanti novità, sulle quali il sistema camerale si è misurato concretamente nel corso del 2011. Di particolare rilevanza anche per le funzioni che deve assolvere la Regione vanno considerati i contenuti del regolamento sui Consigli Camerali. Il decreto 4 agosto 2011, n. 155, attua la nuova formulazione dell'art. 10, comma 3 della legge 29 dicembre, n.580, definendo il procedimento di determinazione del numero dei seggi spettanti ad ogni settore economico nei Consigli delle CCIAA, tenendo conto dei quattro parametri individuati, incluso quello introdotto con la riforma. Il parametro del "diritto annuale versato" alla CCIAA dalle imprese di ogni settore si è aggiunto ai tre già esistenti (numero delle imprese, indice di occupazione, e valore aggiunto di ogni settore) ai fini della ripartizione dei seggi tra i settori economici individuati sulla base della nuova classificazione ATECO 2007.

Oltre alla revisione dei meccanismi di composizione dei Consigli camerali, è immediatamente operativo il riferimento legislativo al “sistema camerale”, di cui fanno parte le Camere di commercio, le Unioni regionali e l’Unione italiana, i loro organismi strumentali, le Camere di commercio italiane all’estero e le Camere di commercio estere in Italia. Tale riferimento evidenzia anche sul versante normativo il valore che l’appartenenza a detto sistema comporta. Con la riforma sono state ridefinite le competenze assegnate alle Camere di commercio, con funzioni più incisive a sostegno del sistema delle imprese, e si è consolidato il ruolo delle Unioni regionali. In questa direzione si muove l’art. 6 del D. Lgs 23/2010 che prevede, in particolare, l’obbligatorietà dell’associazione in Unioni regionali per tutte le Camere, allo scopo di esercitare congiuntamente funzioni e compiti e di perseguire obiettivi comuni nell’ambito territoriale di riferimento.

Un altro aspetto innovativo introdotto dal decreto di riforma consiste nell’obbligo, per le Camere con meno di 40 mila imprese, di sviluppare attività e servizi di regolazione del mercato in forma associata con altre Camere. Il tema della gestione di competenze in forma associata assume una valenza strategica di interesse tale da porre all’ordine del giorno, anche al di là del dettato legislativo, l’impostazione di interventi di razionalizzazione, puntando prioritariamente a una gestione unitaria su scala regionale di alcune competenze, individuando i punti di eccellenza e di specializzazione della rete da valorizzare ulteriormente, in modo da assicurare più efficienza e il perseguimento di economie di scala. Emerge la necessità da parte delle Camere di commercio e delle loro Unioni di individuare ambiti di intervento in cui si ravvisano interessi comuni e nei quali un coordinamento incisivo può portare a risultati migliori, sia in termini di raggiungimento di obiettivi che di contenimento dei costi. L’impostazione del legislatore, già a partire dal 2011, è stata adottata come metodologia di lavoro per avviare un processo di autoriforma dell’intero sistema camerale, reso ancora più necessario alla luce della riforma dell’assetto amministrativo dello Stato prevista dalla L.

214/2011 (legge di conversione del decreto “Salva Italia”). Su questo versante, come si espliciterà più dettagliatamente in prosieguo, le Camere di commercio dell’Emilia-Romagna e la loro Unione regionale hanno già intrapreso un percorso di analisi per individuare gli ambiti nei quali iniziare fin da subito a sperimentare una gestione associata a livello intercamerale, avviando nel 2011 un’importante sperimentazione nell’area della statistica e degli studi economici, grazie anche ai finanziamenti del fondo di perequazione.

4 Non vanno inoltre dimenticate recenti riforme, che hanno dispiegato i loro effetti nel 2011 quali l’approvazione dello “Statuto delle imprese”, che ha potenziato il ruolo delle Camere di supporto alle imprese e alle economie locali, e la piena operatività della Comunicazione unica e dello Sportello unico per le attività produttive, oltre che della riforma della mediazione, civile e commerciale. Si tratta di importanti novità che hanno avuto un particolare impatto nel 2011 su funzioni, organizzazione e risorse delle Camere di commercio. Tali cambiamenti, peraltro, sono caduti in una fase particolarmente negativa per l’economia, in cui le Camere di commercio e le loro Unioni regionali si sono impegnate a sostegno di interventi per la crescita, grazie alla tradizionale vicinanza con il mondo delle imprese. In questa direzione si inserisce l’adesione del sistema camerale al “Patto per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” promosso dalla Regione e sottoscritto nel novembre 2011 dagli enti pubblici e dalle forze economiche e sociali. Tutti i firmatari hanno condiviso, con senso di responsabilità, l’impegno ad adottare logiche integrate di intervento

per perseguire obiettivi comuni, prendendo atto delle conseguenze, anche in ambito regionale, delle logiche di contenimento della spesa pubblica adottate a livello europeo.

A fronte delle sollecitazioni provenienti dalla negativa congiuntura economica, il sistema camerale ha lavorato al proprio interno per articolarsi in modo più funzionale, nonché per diversificare e ampliare la propria “offerta” di servizi al tessuto produttivo, sfruttando appieno l’evoluzione delle tecnologie e il know-how delle risorse professionali, cercando di approfondire il legame di collaborazione con le altre amministrazioni pubbliche, dalle cui azioni congiunte sono nate tante opportunità di crescita economica e sociale per il territorio. In tale linea di condotta si ravvisa una forte continuità con le tradizioni e la storia delle Camere di commercio, che nel 2011 hanno inaugurato da Reggio Emilia, la città del Tricolore, le celebrazioni per i 150 anni della storia unitaria del sistema camerale, in concomitanza con il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.

La presente relazione è disposta in attuazione del comma 2 dell’art. 5-bis della legge 580/1993. Più in dettaglio, il decreto legislativo prevede che “ le Unioni regionali presentano alle Regioni, entro il 30 giugno di ogni anno, la relazione annuale sulle attività svolte dalle Camere di commercio, con particolare riferimento a quelle in favore dell’economia locale”. La presentazione della relazione non va intesa come un mero adempimento burocratico. Rappresenta, a ben vedere, un’occasione importante per stimolare una valutazione dei risultati raggiunti. Oltre a fotografare il sistema camerale nel suo insieme, nella relazione viene descritta e aggiornata la mappa degli interventi e dei servizi per le imprese che il sistema camerale ha realizzato in Emilia-Romagna per lo sviluppo dell’economia, con una particolare attenzione ai rapporti di collaborazione con la Regione, articolati in un Accordo quadro triennale e in numerosi Protocolli operativi con gli Assessorati di riferimento. Il resoconto delle attività tiene conto delle informazioni fornite da ogni Camera di commercio all’Unione regionale e dei dati dell’Osservatorio camerale dell’Unione nazionale, alimentati da un questionario compilato annualmente. Il sistema camerale emiliano-romagnolo è composto da nove Camere di commercio, sei aziende speciali e dall’Unioncamere regionale che rappresenta gli enti camerali e ne assicura il coordinamento (grafico 1).

Grafico 1 – L’articolazione delle strutture del sistema camerale dell’Emilia-Romagna

Le Camere di Commercio, le aziende speciali e l’Unione regionale sono un riferimento istituzionale per le imprese operanti in Emilia-Romagna. Alla promozione delle economie locali e all’innalzamento della competitività delle circa 430.000 imprese attive iscritte alla fine del 2011 nel Registro (tabella 1), sono

5 destinati prioritariamente gli interventi del sistema camerale regionale, che opera con logiche intersettoriali, in coerenza con la composizione dei Consigli camerali, che sintetizzano l’articolazione dell’economia provinciale. Interagiscono strettamente con gli enti camerali e designano i propri esponenti negli organi di governo degli enti camerali le associazioni di rappresentanza delle imprese, della cooperazione e dei consumatori, oltre che i sindacati dei lavoratori.

Tabella 1 - Imprese attive in Emilia-Romagna al 31 dicembre 2011

Fonte: Infocamere

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