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L’assistente sociale e le relazioni familiar

Avere a che fare con i figli dei detenuti è proprio una delle più grosse difficoltà che i servizi sociali incontrano all’interno dei sistemi penitenziari.

La figura dell’assistente sociale, in tali situazioni, è importante perché, in un’ottica di rete, crea delle sinergie con i servizi sociali esterni che si occupano del sostegno alle famiglie, collegandolo in questo modo con il lavoro svolto internamente sul sostegno alla genitorialità nel carcere. Si tenga conto che, molto spesso, i detenuti sono soggetti che, secondo un orientamento culturale diffuso, sono ritenuti non più in grado di essere dei buoni genitori. Hanno bisogno quindi di essere supportati nel ritrovare la legittimazione del proprio ruolo, dato che per molti genitori detenuti, separarsi dai figli significa “sparire” non solo dal rapporto quotidiano con i figli, ma dal più ampio contesto familiare e sociale del bambino.

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Sotto tale profilo assume specifico rilievo la figura e la funzione dell’assistente sociale, per il quale l’Ordinamento penitenziario prevede espressamente che “Nelle sedi degli uffici di sorveglianza sono istituiti centri di servizio sociale per adulti. I centri, a mezzo del personale di servizio sociale, provvedono ad eseguire, su richiesta del magistrato di sorveglianza o del tribunale di sorveglianza, le inchieste sociali utili a fornire i dati occorrenti per l’applicazione, la modificazione, la proroga e la revoca delle misure di sicurezza e per il trattamento dei condannati e degli internati, nonché a prestare la loro opera per assicurare il reinserimento nella vita libera dei sottoposti a misure di sicurezza non detentive (…)23

L’introduzione del servizio sociale nel sistema penitenziario in Italia ha costituito una importante svolta. Esso corrisponde alla crescente presa di coscienza del fatto che il fenomeno della criminalità non può essere veramente compreso se si continua ad ignorarne la dimensione sociale: anche l’individuo che delinque non può essere completamente valutato ove non si consideri la variabile ambientale e relazionale in cui la sua vita si è posta fino al momento in cui contravviene alle leggi dello Stato24. L’assistente sociale, dunque, può essere considerato come una figura di collegamento tra il carcere e la società. Egli svolge varie funzioni e competenze, tra cui quella di eseguire le inchieste sociali, ovvero raccogliere e organizzare tutti i dati che riguardano la vita del detenuto nel

23 Art.72 L.354/1975 Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle

misure privative e limitative della libertà. Titolo II -Disposizioni relative alla

organizzazione penitenziaria. Capo III -Servizio sociale e assistenza.

24Breda R., Di Gennaro G., La Greca G. Ordinamento penitenziario e misure

alternative alla detenzione: commento alla L. 26 luglio 1975 n. 354 e successive modifiche, con riferimento al regolamento di esecuzione e alla giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione. Giuffrè, 1997.

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suo contesto sociale, ambientale e relazionale. Queste inchieste sono fondamentali per l’applicazione, la modifica, la proroga o la revoca di una misura di sicurezza, oppure vengono richieste per il trattamento dei condannati. Tra le altre funzioni l’assistente sociale fornisce opera di consulenza al Tribunale e al Magistrato di Sorveglianza, ma anche al Direttore del carcere per ogni questione inerente il trattamento dell’internato.

Proprio per questo l’assistente sociale partecipa anche all’équipe di osservazione e di trattamento dei condannati e degli internati, per cui la normativa ha previsto che la sua attività non sia limitata all’esterno o a semplici attività d’informazione, ma avvenga anche all’interno dell’istituto penitenziario in una dimensione nuova capace di contribuire, insieme alla dimensione educativa, all’arricchimento delle qualità tecniche e umane dell’ambiente penitenziario.

La funzione più importante dell’assistente sociale è sicuramente la cura delle relazioni dei detenuti con i loro familiari come parte del trattamento penitenziario. Questo tipo di assistenza è finalizzata alla conservazione, al miglioramento, o ristabilimento dei rapporti familiari, soprattutto nei momenti di crisi che seguono la separazione del congiunto dalla sua famiglia, in vista di un positivo reinserimento sociale. Lo strumento maggiormente utilizzato dall’assistente sociale è il colloquio che ha lo scopo di offrire appoggio e sostegno rispetto allo sconforto che la detenzione comporta, appoggio che proseguirà anche nel momento della scarcerazione. Infatti, l’art. 46 della L.354/1975 disciplina l’assistenza post-penitenziaria: “I detenuti e gli internati ricevono un particolare aiuto nel periodo di tempo che immediatamente precede la loro dimissione e per un congruo periodo a questa successivo. Il definitivo reinserimento

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nella vita libera è agevolato da interventi di servizio sociale svolti anche in collaborazione con gli enti indicati nell’articolo precedente”25.

Questi principi sono ispirati dall’idea che non sarebbe possibile lavorare per il reinserimento sociale del detenuto se non si tiene conto del contesto sociale, familiare e ambientale dello stesso anche al di fuori del carcere. In questa ottica si riesce ad esaminare il comportamento penalmente sanzionabile (o sanzionato), come una piccola parte di una più ampia fotografia che è la vita del detenuto rappresentata dalle azioni e dalle relazioni familiari. Lavorando sul più ampio contesto, l’assistente sociale riesce ad individuare i soggetti significativi che fanno parte della famiglia, riesce a focalizzarsi sulle problematiche specifiche della stessa e comprendere l’atteggiamento che il nucleo familiare ha nei confronti del reato commesso dal congiunto (giustificazione, rifiuto, favoreggiamento, vergogna…); così facendo egli analizza i punti di forza e di debolezza della famiglia rispetto allo specifico obiettivo, ovvero il reinserimento sociale del congiunto detenuto. Attraverso l’analisi del sistema familiare è possibile cogliere l’effetto o il deficit derivante dalla situazione di disagio, in modo da progettare possibili percorsi per attuare il cambiamento. Il problema si presenta nel momento in cui ci si trova di fronte alle famiglie cosiddette “multiproblematiche” che partecipano con più difficolta e resistenza all’analisi della situazione e quindi al cambiamento; e la maggior parte delle volte, l’esecuzione della pena investe proprio questo tipo di famiglie, il cui ambiente di vita è condizionato dalla situazione abitativa, di solito instabile e problematica e dalla situazione lavorativa, spesso precaria e marginale.

25 Art. 46 L 354/1975. Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle

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Nelle indagini sociali, l’assistente sociale tiene conto di più fattori e variabili:

- Caratteristiche dei componenti della famiglia: numero, età, titolo di studio, esperienze professionali.

- Dati anagrafici di base della famiglia: acquisita, di fatto, formalizzata.

- Dati sul vicinato, sugli amici, sull’ambito di lavoro. - Rapporti e dinamiche intra/interfamiliari.

- Solidarietà familiare.

- Ruolo del soggetto detenuto all’interno della famiglia. - Individuazioni di eventuali soggetti problematici, devianti. - Atteggiamento dei familiari nei confronti del reato.

- Situazione economica e socioculturale. - Eventi migratori.

L’analisi di questi fattori rileva in che modo la famiglia e il contesto di riferimento abbiano influito sulla situazione attuale del soggetto e quindi in che maniera la famiglia costituisca un vincolo, un limite per la persona o un’opportunità, una risorsa che sostiene e facilita la stessa.

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CAPITOLO 2

“Genitori tra responsabilità penale e genitoriale.”

Introduzione

L’oggetto di studi del presente elaborato è rappresentato dalle figure genitoriali che hanno commesso un fatto illecito al quale l’ordinamento giuridico ricollega come conseguenza una sanzione penale.

I soggetti che vengono a trovarsi nella predetta situazione pongono alla nostra attenzione la necessità di contemperare due distinte ipotesi di responsabilità: da un lato la responsabilità genitoriale, soprattutto in presenza di figli minorenni, dall’altro quella penale dovuta alla conseguenza del comportamento o azione illecita adottata. Tutto ciò implica che, dovendo questi soggetti rispondere ovviamente del reato commesso e quindi scontare la pena detentiva che ne consegue, sono “obbligati” alla separazione dalla famiglia di origine e ad una limitazione nello svolgimento delle funzioni genitoriali che agli stessi spettano. Il termine responsabilità nel linguaggio quotidiano fa riferimento al fatto che chiunque agisca liberamente deve poi rispondere a qualcuno o qualcosa del proprio comportamento e, allo stesso modo, è tenuto a pagarne le conseguenze. Questo significato è legato a quello di “imputazione”, utilizzato in campo sia giuridico che morale.

Un’altra accezione del termine responsabilità fa invece riferimento al caso in cui una persona debba rispondere “di” qualcuno o “di” qualcosa nel

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significato di presa in carico26: significa essere responsabili di una terza persona come nel caso del genitore responsabile nei confronti del figlio. I sopra citati due modi di intendere la responsabilità vengono distinti in responsabilità conseguente nel primo caso e responsabilità antecedente nel secondo caso.