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L'autonomia dell'esercito nella nuova Costituzione

La prima fase della road map prevedeva di sostituire la Costituzione adottata nel dicembre del 2012 sotto il dominio dei Fratelli Musulmani. Con il referendum del 14 e 15 gennaio 201499 venne approvata la nuova Costituzione con il 98,1% dei voti favorevoli100. Tuttavia, questo risultato non poteva essere considerato pienamente rappresentativo della volontà della maggioranza della popolazione, poiché il dato sull'affluenza risultò piuttosto basso: soltanto il 38% degli egiziani si recò ai seggi (33 milioni su 53 milioni degli aventi diritto)101. Nulla di comparabile, quindi, con i milioni di persone che il 30 giugno manifestarono chiedendo di fatto ai militari un intervento contro gli islamisti al potere. Tale esito quindi, rappresentò per il governo solo una vittoria parziale, in quanto il referendum costituzionale avrebbe dovuto rappresentare una sorta di prima prova generale per il governo militare102. Più che sui 247 articoli, il referendum sembrò chiedere l’approvazione sull’operato del ministro della difesa al- Sisi, che aveva auspicato una partecipazione di massa103.

A sostenere il nuovo testo erano stati quasi tutti i partiti e i movimenti non islamisti. A loro si era aggiunto Al-Nour, il più importante partito della compagine dell’islam conservatore che, unico ad aver partecipato alla stesura del testo, prese le distanze da tutti gli altri partiti religiosi, in primis dalla Fratellanza Musulmana. La confraternita, confinata nuovamente alla clandestinità dalle autorità ad interim, guidò il fronte del boicottaggio, definendo il testo al voto il frutto di un colpo di Stato illegittimo. Sul fronte del NO si schierarono invece due importanti movimenti giovanili, il 6 Aprile e i Socialisti Rivoluzionari. A questi si aggiunse il partito Masr al-Qawyia, capeggiato da Abdel Monein Abu el Fothou, islamista moderato fuoriuscito dalla Fratellanza già nel 2010 candidato alle presidenziali del 2012104. Tuttavia, il risultato di tale opposizione non apparve dalle urne.

A pochi giorni dalla sua approvazione, la nuova Costituzione venne accolta dagli oppositori del generale al-Sisi da una serie di attentati. Le bombe esplose ebbero come chiaro obiettivo l’esercito, che nella fase post-Morsi giocò un ruolo fondamentale, riguadagnando un ampio consenso popolare e ponendosi come unico attore in grado di

99 L'Egitto tornò alle urne per la sesta volta in tre anni. 100 M. C. Bassiouni, op. cit., p. 145.

101 https://cesi-italia.org/articoli/204/il-significato-politico-della-nuova-costituzione-egiziana. 102 Ibidem.

103 http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=2510. 104 Ibidem.

garantire ciò che gli egiziani reclamavano maggiormente, e cioè ordine e sicurezza. La paternità degli attentati fu rivendicata da Ansar Bayt al Maqdis, un’organizzazione fondata in Egitto nota per gli attacchi contro Israele a partire dal 2011, e che in seguito, cominciò a colpire le pipeline che trasportano il gas dall’Egitto verso Israele e la Giordania. Solo dopo la destituzione di Morsi il gruppo diventò più importante, finendo per convogliare dentro di sé combattenti provenienti dalla Siria e hardliner appartenenti ad alcune delle famiglie tribali del Sinai. Ansar Bayt al Maqdis rivendicò sempre di voler colpire solo l’esercito egiziano, colpevole di aver destituito Morsi in maniera illegittima e giudicato troppo vicino agli Stati Uniti. L’ideologia di riferimento di Ansar, che auspica uno Stato retto dalla sharia, attrasse le fasce più estremiste dei Fratelli Musulmani, così come quelle dei salafiti e di altri gruppi, tuttavia, la facile associazione diffusa dai media egiziani tra Ansar e Fratelli non è affatto sicura. Tra i due gruppi, infatti, esiste una certa rivalità che ruota attorno alla strategia da attuare nei confronti dell’establishment al potere, infatti, in più di un’occasione Ansar criticò l’atteggiamento moderato dei Fratelli. Non tutti i sostenitori di Morsi infatti, vogliono impiegare le pratiche di lotta ereditate da Sayed Qutb; sebbene il gruppo sia bandito, sono molti coloro che preferirebbero continuare a manifestare pacificamente e lottare nelle università, nelle strade e nelle piazze piuttosto che scegliere una strategia più radicale e commettere attentati con il rischio di distruggere la propria credibilità. Esiste, dunque, una rivalità anche all’interno dei Fratelli stessi. Nonostante ciò, una parte dei Fratelli Musulmani sono sensibili ai richiami jihadisti. Per questi motivi, il governo ad interim e i militari si concentrarono troppo su di loro e, come sostiene David Barnett, ricercatore della Foundation for defense of democracies: «il rischio è che ci si soffermi troppo sui Fratelli Musulmani perdendo di vista la reale minaccia che il paese sta affrontando»105. Subito dopo gli attentati, per le strade del Cairo, iniziò un'altra campagna di raccolta firme, questa volta per sostenere la candidatura a presidente di al-Sisi, ormai acclamato come unico possibile salvatore del paese. L’effetto di questi attentati, in realtà, fu quello di rafforzare, già nelle ore immediatamente successive, la figura di al-Sisi, ribadendo ancora una volta la necessità di ristabilire e garantire stabilità e sicurezza il più in fretta possibile106 .

105 http://www.limesonline.com/il-lupo-e-il-leone-lopposizione-nellegitto-di-al-sisi/57336. Passim, p. 21 106 http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/attentati-al-cairo-al-sisi-acclamato-come-salvatore-dellegitto-

Il nuovo testo approvato garantì ai vertici militari ampi poteri e maggiore autonomia107 rispetto alla Costituzione della Fratellanza, per quanto riguardava le questioni di sicurezza nazionale, di bilancio e di giustizia militare: l'articolo 234 stabilì che il CSFA dovesse approvare la nomina del ministro della difesa, al quale l'esercito fa capo, per i prossimi due mandati presidenziali (ogni mandato dura 4 anni), e che esso era indipendente dal presidente108, in modo da garantire alle forze armate il controllo della situazione interna del paese ed evitare possibili fuoriuscite o scollamenti tra il governo e l’esercito; Inoltre, il ministro della difesa nella nuova Costituzione era anche presidente del CSFA, mentre prima, tale carica apparteneva al presidente della repubblica. Infine, il ministro della difesa doveva essere un ufficiale dell’esercito che avesse prestato servizio nelle Forze Armate con il rango di generale per almeno 5 anni, affinché gli interessi delle Forze Armate fossero protetti e garantiti109. L'articolo n. 203 affermava che il budget militare era escluso dalla giurisdizione del Parlamento, che esso doveva essere classificato come una sola voce nel bilancio dello Stato ed essere discusso solo dal Consiglio di Difesa Nazionale. Quest'ultimo, guidato dal presidente e composto da funzionari militari, aveva competenza in tutte le questioni legate alla sicurezza del paese110.

L'unico aspetto di novità riguardava le industrie militari, che dovevano essere sottoposte alla revisione dell'Agenzia di Controllo Nazionale. Tale operazione tuttavia, consisteva nel solo controllo delle cifre e dei libri contabili, era avvolta dal segreto militare e veniva resa pubblica solo in un secondo momento. La responsabilità pubblica e la trasparenza quindi, continuò a rimanere limitata 111.

La Costituzione non solo garantì all'esercito quell’autonomia che gli era già stata concessa dal testo del 2012, ma sembrò anche trasformarlo in un soggetto costituzionale non sottoposto al controllo delle istituzioni elette112. Di fatto, i militari non potevano essere considerati come parte del ramo dell'esecutivo del governo, quanto piuttosto un ramo a sé stante113.

107 Il presidente e il parlamento non avrebbero avuto nessuna autorità sulle forze armate. 108 E. Grawert, Z. Abul-Magd (eds.), op. cit., pp. 35-36.

109 http://www.marsad.eg/en/publication/understanding-shifts-in-egyptian-civilmilitaryrelations-lessons-

from-the-past-and-present/.

110 E. Grawert, Z. Abul-Magd (eds.), op. cit., pp. 35-36. 111 M. C. Bassiouni, op. cit, p. 257.

112 S. Torelli, The Return of Egyptz: Internal Challenges and Regional Game, ISPI, Milano, Edizioni

Epokè, 2015, p. 18.

Pur affermando i diritti fondamentali, la Costituzione lasciò al legislatore il compito di regolare l’applicazione concreta degli articoli che li garantivano. Mancando di prescrivere limiti e modalità, l'esercito era libero di agire come voleva114. Nel nuovo testo infatti, c'erano riferimenti ai poteri speciali delle autorità, soprattutto in casi eccezionali, per giustificare la negazione di quegli stessi diritti che venivano affermati115. L'articolo 73, ad esempio, sebbene garantisse la libertà di manifestare, la subordinava all'approvazione delle autorità116, cosicché l'esercito avrebbe potuto sfruttare tale norma per bloccare sul nascere qualsiasi manifestazione in opposizione al nuovo potere centrale117.

La dichiarazione generale dell'articolo 204 stabilì che i processi militari di civili erano vietati se non per una vasta gamma di casi specifici. Tuttavia, il paragrafo seguente rinviava al legislatore di disciplinare i reati elencati nel precedente comma e altre aree in cui i tribunali militari avevano giurisdizione, secondo un approccio simile a quello della Costituzione del 2012 e del 1971118. Il linguaggio utilizzato era così flessibile, che i tribunali militari potevano avere giurisdizione quando volevano e in qualsiasi area i militari dichiarassero “military zone”119. La possibilità che si verificassero degli abusi, come avvenuto in passato, era quindi molto alta.