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L’idea di bene comune tra individualismo e personalismo

di Lia Giancristofaro e Francesco Ferzetti *

2. L’idea di bene comune tra individualismo e personalismo

La nozione di individuo è laica, la nozione di persona è invece alimentata da una prospettiva etica e religiosa ben definita perché la persona è l’individuo psicofisico considerato nelle formazioni sociali che lui forma e da cui è formato, dalla famiglia alle relazioni umane esterne, dal lavoro ai partiti politici ai rapporti con la Chiesa. «A questa nozione di persona come unità sociale sta di fronte la nozione di bene comune come fine del tutto sociale, sono due nozioni correlative e che si comprendono l’una l’altra» (Maritain 200912

, 30).

Il bene comune per Maritain e la dottrina della chiesa è incentrato sul primato della persona sulle istituzioni (non la persona per lo stato ma lo stato per la persona, la quale però realizza il bene comune) se a tutte le persone è dato il libero sviluppo alle migliori realizzazioni per sé e per le formazioni sociali in cui si sviluppa, socializzandosi con le tradizioni, i costumi, la lingua, le credenze, le abitudini comportamentali della sua società di riferimento. Il bene comune comporta che la persona, e tutte le persone con pari diritti, possono sviluppare tutte le loro potenzialità nelle relazioni sociali e nelle istituzioni che aiutano a sviluppare creando l’armonia collaborativa e partecipativa tra tutti, nessuno escluso. Il personalismo comunitario di Maritain differisce dalla prospettiva liberista dell’individuo considerato come un soggetto che vive nel calcolo della vantaggiosità personale nella competizione con tutti gli altri. Il personalismo comunitario concepisce la realizzazione nell’ambito delle relazioni sociali in una interdipendenza collaborativa e non solo competitiva con gli altri. Per questo motivo il personalista comunitario è più disponibile ad accettare il bene comune mentre l’individualista liberista prende come riferimento la proprietà soggettiva acquisita nella competizione. La nozione di bene comune viene accettata dai personalisti comunitari tanto quanto disattesa dagli individualisti e liberisti. Si potrebbe anche dire che la prospettiva del bene comune

attraversa le concezioni religiose che molto influenzano il personalismo comunitario come Maritain è influenzato da San Tommaso, mentre l’individualismo competitivo di mercato è piuttosto riferibile a un mondo laico che per legittimare i beni di proprietà, non necessariamente comuni, non attinge ispirazione da specifiche religioni.

Gli individui concorrono tra loro e qualcuno vince e qualcuno perde nella visione liberista laica.

Le persone tra di loro cooperano nella prospettiva comunitaria della massima realizzazione di tutti nelle loro potenzialità sociali, non solo psichiche e fisiche perché nel sociale e nelle sue formazioni naturali: famiglia, scuola, fabbrica, partito, stato.

L’individuo è chiuso dentro di sé in competizione con gli altri individui mentre la persona si sviluppa in relazione con altre persone a cui è legato nelle formazioni sociali che fa (concorre a) sviluppare e da cui è sviluppato, per cui persona e comunità si coordinano.

Per l’individuo laico e libero lo scopo è la competizione con altri individui per cui il bene comune è la realizzazione del trionfo dei risultati più competitivi nella società fatta da individui tra loro isolati. Per il personalismo comunitario di Maritain la persona è già immersa nelle relazioni sociali, costruisce nei legami sociali le formazioni comunitarie (famiglia, lavoro, Chiesa, partito, ecc.) e il bene comune che la persona costruisce con altre persone, ad esempio per formare la famiglia che contribuisce a sviluppare, ricevendo dalla famiglia anche lo sviluppo personale nella reciproca collaborazione e non competizione atomistica (individuo e persona).

Per il cattolico, come per Aristotele e San Tommaso, ogni individuo è persona, cioè essere già sociale che non può vivere fuori dalle comunità naturali nella reciproca solidarietà, invece che nelle competizioni tra isolati come nel credo laico liberista che fa del bene comune il massimo risultato nella competizione. Nella competizione qualcuno vince e qualcuno perde, nella reciproca collaborazione in famiglia vincono tutti. La vincita reciproca è il bene comune. La selezione competitiva è il

bene comune del mercato e non delle persone perché il mercato è per le persone e non le persone per il mercato.

Tra Rothbard (Rothbard 2015) e Maritain c’è la teoria della giustizia di Rawls che vuole il massimo liberismo compatibile con il welfare in grado di garantire tutti nella lotteria della vita: ricchi e poveri (Rawls 2008).

Il welfare è la giustizia del bene comune nell’assunzione di parità di condizioni per tutelare la vita di tutti i cittadini.

La Costituzione italiana garantisce un principio di eguaglianza (art. 3) che non riguarda la parità dei traguardi raggiunti ma tende ad assicurare le stesse condizioni di partenza che debbono essere rispettose dell’eguaglianza comune indistintamente a tutti, si comprende perché l’eguaglianza delle condizioni di partenza sia un bene comune tutelato costituzionalmente.

Nella difficile definizione di bene comune, di cui abbiamo molte varianti, credo si possa aggiungere questa mia riflessione personale che nel principio di eguaglianza rinviene una estensione universale, almeno per le pari opportunità iniziali della competizione, per cui, anche l’individualista liberista non potrebbe non concordare che se, il bene comune non nasce dalla competizione che premia solo alcuni e rende perdenti gli altri, tuttavia è sostenuto dalla stessa competizione sul bene comune della eguaglianza universale delle pari opportunità prima che la competizione distrugga il bene comune per il vantaggio individuale.

Dovunque troveremo nelle Costituzioni un’eguaglianza universale sotto qualsiasi forma, si sta riconoscendo nel diritto positivo ciò che sembra facile affermarsi nel giusnaturalismo, cioè l’esistenza di comuni diritti che l’uomo condivide con la sua comunità prima ancora di entrare nello stato o nel mercato, come nel caso dei diritti alla vita, alla famiglia, alla libertà di pensiero, tutti beni comuni inviolabili che nella nostra Costituzione la Repubblica riconosce ma non attribuisce. Segno che i beni comuni antecedono il diritto positivo che non li statuisce ma li riconosce. La competizione oppositiva non raggiunge il bene comune. La vincita reciproca è il bene comune.