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La seconda modernità e la riflessione sui perimetri disciplinari della sociologia

di Simone D’Alessandro *

2. La seconda modernità e la riflessione sui perimetri disciplinari della sociologia

La riflessione sui limiti della Sociologia, si determina con l’avvento della seconda industrializzazione. A partire dalla fine del primo conflitto mondiale sino alla maturità industriale degli anni ’70 del XX secolo, si impongono nuove questioni circa le evoluzioni del capitalismo industriale e i rapporti soggetto/ oggetto, pubblico/ privato, stato/ mercato, struttura/ sovrastruttura. La disciplina si accademizza e binarizza il suo discorso epistemico, costruendo un rigido dizionario che circoscrive l’ambito disciplinare (teorico ed empirico) sulla base di dicotomie che entreranno in crisi successivamente: fatti/ valori, individuo/ massa, individualismo metodologico/ collettivismo metodologico, solidarietà meccanica/ solidarietà organica. La sociologia, infine, classifica i suoi strumenti d’indagine costruendoli, anche in questo caso, per dicotomie: così i metodi qualitativi vengono distinti da quelli quantitativi. Con tale distinzione si determina anche un’altra frattura tra culture della ricerca: da un lato la scuola europea continentale, in particolare quella mediterranea, propende per i metodi qualitativi; dall’altro quella anglo-sassone (e americana) si concentra su quelli quantitativi. In America, in particolare, a partire dagli anni ’20 del XX secolo, il tema del controllo sociale diventa dominante: «nel suo Mezzi di controllo sociale, pubblicato quell’anno, Frederick Elmore Lumley lo descrive come la pratica di elaborare stimoli direttivi» (Morcellini, 2013:50). Nei decenni successivi una nuova generazione di sociologi mette in atto una revisione critica dei fondamenti della disciplina. Da Sorokin a Parsons, da Goffman a Elias, da Horkeimer ad Habermas, si re-interpretano i padri fondatori e si consolidano le contrapposizioni ideologiche. Società di massa, conflitto di classe, media e industria culturale, rappresentano i topic trasversali che catalizzano l’attenzione tutti gli autori, accanto ai classici temi del potere, del denaro, della religione, della famiglia. Alcuni sociologi costruiscono una teoria generale a partire da un esame critico dei maggiori studiosi del passato.

Parsons attinge da tutti i padri fondatori, cercando la conciliazione degli opposti, da «Durkheim prende il concetto di patrimonio di valori comuni e la problematica dell’integrazione come momento e realizzazione della conscience collective, simbolo della solidarietà sociale. Da Marshall e Pareto riprende l’idea di sistema teoretico e di teoria sociologica sintetica sostenuta da valori integrati. Da Weber riprende il concetto e la teoria dell’azione sociale» (De Nardis, 1999:37). Altri autori come Wright Mills,

insistono sul valore fondante dell’immaginazione sociologica che permette di «shift from one perspective to another» 5.

La scuola di Francoforte e la corrente struttural-funzionalista americana, confidano nel fatto di poter ‘sociologizzare il mondo’, determinando l’immaginario collettivo degli individui che vivono la modernità: pur ponendosi come opposte dal punto di vista dei valori di fondo, le due scuole si assomigliano nella volontà di guidare assertivamente l’emancipazione sociale. In questa fase, la Sociologia fornisce concetti che diventano luoghi comuni anche per coloro che non conoscono la disciplina; quest’ultima inizia a riflettere su sé stessa dopo avere costruito l’homo sociologicus (Cesareo, 2012). Ancora una volta si intuisce in anticipo il cambiamento: la sociologia è pronta a diventare meta-riflessiva, come accadrà nel decennio successivo.

3. La frammentazione epistemica e il trionfo del narcisismo post-moderno

«Con il post-industriale (…) si ha una specie di recupero (…) della sfera emotiva e affettiva, con la consapevolezza di un arricchimento della stessa produzione in tal senso, soprattutto dal punto di vista della creatività dei singoli attori sociali che vanno in tal modo analiticamente riconsiderati e riqualificati» (De Nardis, 1999:10).

L’avvento del post-industriale determina una crisi della disciplina, ma anche una ribellione alla crisi. La sociologia elabora nuove parole chiave, nel tentativo di comprendere il cambiamento: il postmoderno e la fine delle grandi narrazioni (Lyotard, 1979), l’imbarbarimento della comunità e il declino dell’uomo pubblico (Sennett, 1974), la trasformazione della realtà in iper-realtà (Baudrillard, 1980), l’affermazione delle identità ambivalenti e schizofreniche (Deleuze, 1971), l’utilizzo animalesco del corpo, della percezione e del consumo (Kojéve, 1947; Borgna, 2005; Azuma, 2010), l’io minimo narcisista (Lasch, 1994), l’avvento di una società del rischio (Beck, 2000 ed. it.), la liquidità delle relazioni (Bauman, 2000), l’ibridazione tra identità umane e non umane (D’Alessandro, 2012b e 2014a). In questo scenario, Melucci intuisce l’emergere di una Sociologia

5 C. Wright Mills, The Sociological Imagination, Oxford University Press, New York, New Edition, 2000, p. 7: “For the imagination is the capacity to shift from one perspective to

another – from the political to the psychological; from examination of single family to comparative assessment of national budgets of the world; from theological school to the military establishment; from considerations of an oil industry to studies of contemporary poetry”.

meta-riflessiva che riflette sulle conseguenze della propria riflessione, caratterizzandosi per la presenza dei seguenti elementi: «1) la centralità che acquisisce il linguaggio; 2) la ridefinizione dei rapporti tra osservatore e osservato e la consapevolezza del carattere situato di entrambi; 3) la doppia ermeneutica riguardante il fatto che la sociologia è un’interpretazione di interpretazioni (…) che si offre a sua volta ad altre interpretazioni: quelle che gli attori compiono a proposito del lavoro dei sociologi; 4) il carattere narrativo e dialogico che assume la presentazione dei risultati della ricerca» 6.

La Sociologia si contamina con altre discipline, ma prende le distanze dalle certezze scientifiche. L’irrazionalismo entra nella disciplina - soprattutto francese - tanto da indurre Sokal e Bricmont (1999) a polemizzare contro le imposture intellettuali

Con l’avvento dell’irrazionalismo, si consuma la costruzione mediatica del sociologo-guru. L’industria culturale utilizza lo studioso come profeta, allarmista o consolatore. Si affermano teorie che tentano la conciliazione degli opposti, come quella di Giddens secondo cui struttura e agency si co- determinano perché «sono fatte l’una dell’altra» (Archer, 2006:21). Si assiste alla nascita di correnti di pensiero che auspicano una diversa organizzazione sociale che favorisca la formazione di una volontà collettiva alla partecipazione democratica e neo-illuminista (Habermas, 1981). In questa fase, la Sociologia diviene consapevole del fatto che può essere strumentalizzata dai poteri. Si assiste anche al fenomeno della marginalizzazione della Sociologia: se negli anni ’70 del secolo scorso era considerata una disciplina guida e interprete dei mutamenti, dagli anni ’80 in poi diviene strumento di sondaggi, trastullo da intellettuali impegnati, articolo da rubrica di riflessione sulle pagine culturali dei quotidiani. La sociologia perde terreno perché ritenuta incapace, rispetto ad altre discipline, di fare previsioni o di indirizzare le policy. L’avvento della finanziarizzazione globale, determina la marginalità del sociale (Touraine,

6 In Melucci A., Verso una sociologia riflessiva, Il Mulino, Bologna, 1998, p.54. Presi singolarmente, questi elementi non sono del tutto originali: il primo rimanda alla svolta linguistica nelle scienze sociali legata al secondo Wittgenstein; il secondo può essere fatto risalire alla tradizione tedesca di Simmel, Scheler e Mannheim e ritorna nel pensiero sistemico di autori come Gregory Bateson; il terzo corrisponde alle lezioni della fenomenologia e dell’ermeneutica filosofica; il quarto può essere fatto risalire ad alcuni aspetti del decostruzionismo. Ma nel loro insieme configurano una svolta epistemologica che ha importanti conseguenze tanto sul disegno quanto sull’esposizione e sulla valutazione stessa della ricerca.

2015), creando le premesse della mitologizzazione delle discipline economiche.

4. Sistemica e Costruttivismo: l’illusione della soluzione attraverso