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3. GENERE E DISUGUAGLIANZA

3.4 L’identità oltre la biologia

Alla base del pensiero comune sul genere vi è la convinzione della differenza naturale fra uomo e donna, differenza che non implica solamente la biologia dei corpi ma anche la psicologia. Donne e uomini vengono visti come opposti, e funzionanti in maniera differente, dal modo di ragionare, comunicare e agire c’è la presupposizione che ci sia una determinata differenza sulla base biologica dell’individuo. La realtà è che la ricerca empirica ha smentito questo assunto, la differenza psicologica tra uomo e donna è appresa e riprodotta dai modelli educativi. Questo però, come abbiamo visto, ha fatto sì che si sviluppassero determinati comportamenti e meccanismi e che si riproducessero le discriminazioni di genere e comunque verso tutti coloro che si allontanavano dall’idea prestabilita dell’appartenenza a una determinata categoria.

Questa idea della netta distinzione di genere è data principalmente dalla funzione riproduttiva del corpo umano, che rappresenta la più grande differenza tra uomo e donna. Sulla base di ciò si sviluppano le teorie secondo le quali la differenza dei corpi è netta e determinante per lo sviluppo della personalità. Adottare questo approccio però non lascia spazio alle variazioni e non spiega il fatto che al di là della differenza riproduttiva il corpo umano maschile e femminile non presenta grandi differenze o meglio, la varietà dei corpi è talmente minima da non poter essere standardizzata definitivamente. Prendiamo per esempio gli ideali di bellezza maschili e femminili e cioè i modelli e le modelle, questi non rappresentano l’intera popolazione ma solo una piccola parte, i canoni estetici moderni definiscono ciò che è bello seguendo caratteristiche che non per forza rispecchiano la realtà ma nemmeno sono immutabili nello spazio e nel tempo. Abbiamo così canoni di bellezza diversi a seconda della cultura, della regione e dell’epoca storica. E ancora all’interno di uno stesso spazio geografico le caratteristiche fisiche possono variare moltissimo, pensiamo all’altezza, al colore dei capelli, la forma del naso ecc. Siamo nel campo della genetica, ma le possibilità sono comunque molte, lo stesso vale per la formazione dell’identità di genere. Pensare che questa sia fissa e prestabilita non va d’accordo con l’idea di identità come risultato di fattori interni tanto quanto esterni. La neuroscienziata Lesley Rogers ha affermato quanto segue:

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“Il cervello non sceglie in modo netto di essere di tipo femminile o di tipo maschile. In tutti gli aspetti del funzionamento cerebrale che siamo in grado di misurare, esiste una

sovrapposizione considerevole tra femmine e maschi.”54

Infatti, dal punto di vista dell’anatomia cerebrale non esistono grandi differenze fra uomini e donne, anche per quanto riguarda il funzionamento cerebrale, piuttosto le differenze tendono ad essere un effetto dell’assunzione di determinati comportamenti piuttosto che la motivazione alla loro origine.

3.4.1 Il corpo nella società

La differenza dei corpi ha però determinato la concezione della differenza dei sessi, creando tutta la retorica che arriva a giustificare la violenza maschile, perché vede appunto gli uomini come più forti e aggressivi, con il compito di proteggere e provvedere materialmente alla famiglia di cui la donna si prende cura. Questa concezione però sembra dimenticare l’influenza della società sui corpi, pensiamo per esempio alla condizione socioeconomica degli individui e alla sua influenza sulla salute, sull’istruzione e sulle relazioni. Non solo, perché i processi sociali influenzano la formazione della nostra identità, come la modalità in cui stringiamo relazioni ecc. Tutti questi rapporti sono influenzati dalla divisione di genere, i processi sociali avranno determinati codici e modelli per le donne e per gli uomini, andando ad influenzare lo sviluppo dei corpi e delle identità. Basta pensare agli ideali di bellezza e comportamento maschili e femminili, il corpo umano viene distorto in un’immagine stereotipata di come dovrebbe essere e di come dovrebbe relazionarsi con gli altri. Andando a favorire così la perpetuazione di modelli determinati che danneggiano le reali potenzialità di sviluppo dell’essere umano. Questo non vuol dire che gli esseri umani agiscono unicamente in base all’aspettativa sociale, e che tali norme non possono essere infrante, sono processi possibili e reali, ma che devono essere promossi in modo tale da permettere a tutti di sviluppare le proprie capacità indipendentemente dal genere di appartenenza, non a caso anche a livello internazionale vengono promossi progetti di

empowerment che hanno il fine di restituire all’individuo, uomo o donna che sia, la

propria autonomia. Inoltre, questo tipo di percorso è utile anche per contrastare quegli atteggiamenti discriminatori che talvolta hanno un risvolto violento mettendo le persone

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in condizione di riconoscere che si tratta di veri e propri abusi e non di cose normali. Pensiamo per esempio ai casi di violenza domestica e chiediamoci in qual misura questa è talvolta giustificata e perpetuata dal singolo a causa della presunta superiorità maschile. Il genere quindi va al di là della semplice distinzione dei corpi, ma rappresenta un complesso ordine sociale e relazionale che viene giustificato e mantenuto dalla differenza riproduttiva del corpo umano e attraverso di esso.

3.4.2 Organizzazione sociale del genere

L’organizzazione sociale del genere è costituita dal modo in cui gli individui e i gruppi entrano in contatto tra loro ma esiste solo nel momento in cui queste pratiche socialmente distintive vengono messe in pratica. Se non riproducessimo quella che è l’idea che abbiamo di come dovrebbero essere i rapporti tra generi diversi, ma anche nello stesso genere, la differenza di genere smetterebbe di esistere. Certamente non è così semplice, perché come abbiamo visto la divisione fra i due generi è il risultato di fattori diversi che entrano in relazione fra loro e non sempre in modo riconoscibile dagli individui. In particolare, è nella vita di tutti i giorni che le persone devono render conto della loro appartenenza ad un genere piuttosto che a un altro, devono far valere l’appartenenza ad una categoria sessuale determinata. Dobbiamo sempre tener presente che gli individui non hanno reazioni passive nel processo di apprendimento ma rispondono agli stimoli e riescono a modellare le risposte in base anche a quella che è la loro identità, lo stesso avviene con l’identità di genere.

Ognuno declina la mascolinità o la femminilità in base alle proprie personali inclinazioni, riuscendo a modellarla, ma non crea l’identità di genere, quella ci viene trasmessa e a dobbiamo renderne conto nelle pratiche sociali. L’identità di genere viene così intesa come un modello delle relazioni sociali, che hanno la particolare caratteristica di riprodursi nel tempo diventando delle vere e proprie strutture di relazione sociale che andrà a definire possibilità e conseguenze di un’azione, perché la struttura sociale condiziona la pratica sociale. È così che in una società in cui le posizioni di comando vengono attribuite solamente all’uomo diventa una società le cui relazioni tenderanno a riproporre la stessa struttura, perché il comportamento umano replica la struttura sociale di appartenenza.

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