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4. EMPOWERMENT

4.6 Rappresentazione politica

Tra le altre forme di cambiamento descritte questa è forse quella più complicata perché le donne sono scarsamente rappresentate in politica. Qui infatti non si parla del diritto di voto ma di fare parte di organi decisionali come il governo o il parlamento. Negli ultimi anni si è visto un incremento nel numero di seggi occupati da donne in tutto il mondo, ma questo è dovuto soprattutto al fatto che sono state promosse politiche per riservare una quota dei seggi alle donne. È un meccanismo che abbiamo visto applicato anche in Italia con la legge 120/2011 e che certamente va a favore delle donne perché si considera la sola presenza come una vittoria, quando lo è in modo parziale.

Innanzitutto, questa misura viene presa per dare la possibilità alle donne di battersi per migliorare la condizione soprattutto delle fasce più svantaggiate, ma questa è una condizione che spesso è distante dalle donne che arrivano ad occupare seggi parlamentari. Poi bisogna anche tenere in considerazione l’influenza dell’ideologia patriarcale e del sistema partitico ed elettorale nonché dell’influenza religiosa. Sono tutti elementi che possono sfavorire politiche per l’eliminazione delle disuguaglianze di genere. Dunque, il fatto che viene garantito che un determinato numero di donne possa occupare dei seggi non garantisce l’attivazione di processi di empowerment per sé e per gli altri.

Differente è il discorso sulle amministrazioni locali, sebbene l’influenza esercitabile sulle politiche a questo livello sia minore è invece maggiore la capacità di agire con politiche mirate al campo del locale, e attivando processi di cambiamento alla base della piramide. Inoltre, le amministrazioni locali entrano più facilmente in contatto con movimenti che creano iniziative bottom-up, quelle da cui è più facile che derivi un cambiamento perché nate direttamente dalle istanze e richieste dei cittadini. Anche nelle amministrazioni locali vengono riservati dei seggi alle donne, e queste sono più visibili, hanno maggior contatto con quelle che sono le istanze della società in generale e delle donne in particolare. Le donne che vengono elette guadagnano via via maggiore sicurezza in sé e arrivano a influenzare le politiche.

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4.6.1 L’intervento nel contesto

Prima che ciò avvenga tuttavia è necessario che sia stato fatto un percorso di consapevolezza e attivismo politico, altrimenti è difficile che una persona, in generale, riesca a entrare nell’orbita del potere e a influenzare le scelte. Questo perché, come abbiamo già detto, è necessario possedere gli strumenti per saper riconoscere correttamente le situazioni problematiche in cui ci troviamo. Questo processo di consapevolezza viene attivato quando si mettono le persone in condizione di riconoscere un possibile cambiamento. È la funzione assunta da molte organizzazioni, le

grassroot organizations, che possono essere autorganizzate oppure attivate con l’aiuto

di organismi esterni, che spesso non fanno altro che fornire alle persone gli strumenti sopra descritti, ovvero: formazione , spesso legata a particolari tematiche come la salute sessuale o i diritti delle donne ma anche delle minoranze in generale, lavoro o aiuto economico, pensiamo alle attività di microcredito che permettono alle donne di avviare le proprie attività. Attraverso queste azioni le donne, o le minoranze coinvolte in generale, riescono ad attivarsi con coscienza di quanto si sta intraprendendo. Questo aspetto è importante per garantire che le donne che vanno ad occupare i seggi nelle amministrazioni locali abbiano realmente le capacità di far sentire la propria voce, non basta infatti mettere a disposizione dei seggi perché questi potrebbero essere occupati da persone manipolate da altri, come i loro mariti o padri, rendendo nulla l’azione di

agency insita in questa politica. Come nota Drydyk (2008):

“This has implications for governments, civil society organizations, and their leaders. One test of good governance and good leadership is whether citizens, members, and stakeholders have been empowered – not just whether they have been made better off, but whether governance and leadership have enhanced their decision-making and influence, so as to expand wellbeing freedom and agency

freedom.”97

Per concludere, abbiamo visto come l’educazione, il lavoro salariato e la rappresentanza politica abbiano le capacità di attivare processi di empowerment e quindi di restituire alle donne il potere che a lungo è stato loro negato, non solo nella sfera del pubblico, ma soprattutto nella sfera del privato. Non si può pensare che questi cambiamenti

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avvengano in modo automatico, sono anzi lenti e vanno facilitati attraverso azioni che abbiano a cuore i reali interessi delle persone e quindi si adattino ai contesti, ma soprattutto non possono coinvolgere un solo ambito della vita personale, ma devono mirare a adottare soluzioni il più complete possibile.

Nel capitolo seguente viene riportato un esempio di progetto di empowerment femminile realizzato in un contesto di particolare svantaggio, dove ritroveremo i principi descritti da Kabeer. Il progetto infatti fornisce un lavoro salariato alle donne coinvolte, sostiene la loro educazione e quella dei loro figli e porta avanti dei processi di presa di coscienza delle problematiche del territorio e della società in cui il progetto si colloca. Questo processo di empowerment ha le potenzialità per riuscire a mettere in discussione le disuguaglianze di genere anche in questi contesti in maniera più o meno efficace a seconda del tipo di intervento realizzato. L’empowerment infatti ha proprio questo potenziale, attraverso la restituzione della consapevolezza delle capacità individuali può arrivare, attraverso percorsi appropriati a mettere in discussione i normali rapporti di potere presenti nella società.

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5. IL PROGETTO MKOMANILE COME ESEMPIO DI