2. Contesto sociale, politico e culturale dell’Europa contemporanea
2.3 L’ideologia populista e il concetto di popolo
Il carattere ambivalente del fenomeno si manifesta non solo nell’impossibilità di collocarsi in un punto preciso dell’arco ideologico che va da Destra a Sinistra, ma anche di identificarsi con una determinata classe sociale. Il populismo scompone e spesso supera le tradizionali frontiere ideologiche e di classe evocando un’idea di popolo che le precede, le oltrepassa o le elimina per plasmare una comunità indifferenziata.
Ma il fatto stesso che i populismi si richiamino ad una sorta di senso comune
popolare e che esprimano una vena anti – intellettuale, non deve indurre a
pensare che siano privi di un’ideologia: spesso è accaduto, ma non è corretto47. Attraverso la loro ideologia elaborano una reazione ad una fase storica che gran parte della popolazione vive come una crisi dovuta alla
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E. Laclau, “Politics and Ideology in Marxist Theory: Capitalism-Fascism-Populism”. London: Verso.
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frammentazione di una comunità, e alla perdita di senso dei suoi valori. Grazie a questa ideologia si individuano le cause e i rimedi.
Come ideologia, il populismo ha un carattere vago e non è “formalizzato” come le grandi ideologie otto e novecentesche: non troveremo il manuale del “buon populista “ o filosofo che ha dato i natali al populismo. Non possiamo, però, negare che ciò rende il fenomeno declinabile in diversi modi (sia in senso più reazionario, sia in senso progressista, sia da Destra, sia da Sinistra), né che possa essere colonizzato da altre strutture ideologiche che inglobano il suo nucleo all’apparenza inconsistente (in questo caso, sarà più semplice trovare il cuore dell’ideologia populista in un corpo fascista o comunista, reazionario e rivoluzionario, clericale o anti – clericale, ecc…). Nessuna ideologia ruota intorno ad un nucleo razionale e formalizzato, perché è anche formata da elementi emotivi e simbolici.
Se accettiamo il fatto che le ideologie servano ad esprimere interessi o a risolvere tensioni con gli strumenti che la storia e la vita mettono a disposizione, allora non avremo alcun dubbio nell’affermare che il populismo è un’ideologia, un’ideologia che secondo alcuni è quasi inevitabile nelle democrazie rappresentative.
Nonostante i movimenti populisti siano la conseguenza di problemi economici e sociali specifici, la loro caratteristica comune è l’appello al popolo, la pretesa di legittimità che si basa sull’ideologia democratica della sovranità popolare e di governo della maggioranza. L’ideologia è indispensabile nella politica di massa e quella della democrazia è ricca di temi populisti che smentiscono la tendenza attuale della politica democratica, sottolineando la volontà generale contro il compromesso e la trasparenza contro le procedure complesse ed intricate.
Mentre la democrazia deve essere comprensibile per le masse, l’ideologia non può evitare di travisare il modo in cui la politica democratica funziona:
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da questa contraddizione tra ideologia e politica pratica, i populisti mobilitano gli scontenti affinché venga restituita la politica al popolo (le tensioni profonde all’interno del progetto democratico sono un invito permanente per la mobilitazione populista). Il messaggio centrale del populismo è che la politica è sfuggita al controllo popolare: il popolo è stato escluso dal potere, dai politici corrotti e da élite non rappresentative che tradiscono gli interessi del popolo stesso.
L’ideologia democratica è a fondo populista ed è necessaria per legittimare il sistema per gli elettori e a mobilitarli per la partecipazione. Come tipologia di pensiero politico48 è la risposta al problema del collegamento tra i leader politici ed i loro seguaci: nessun tipo di governo può permettersi di ignorare il suo popolo. Il divario tra potere e popolo è stato attraversato dalle ideologie, da strutture concettuali che semplificano la mappa del mondo politico e motivano i loro seguaci conferendo un significato religioso alle dottrine e ai simboli politici. Ma non è semplice fare a meno dell’ideologia: la caduta degli impegni ideologici può rendere difficile motivare gli attivisti e talvolta incoraggia il cinismo tra élite; l’indifferenza e la diffidenza tra gli elettori; se la perdita della fede ideologica è un problema per i partiti politici, costituisce una seria difficoltà per gli stessi sistemi democratici.
Il pensiero ideologico genera un credo capace di mobilitare e guidare un movimento: l’ideologia colma il divario tra la politica e la gente, convertendo le complessità in un quadro che gli elettori possono comprendere; motiva i suoi seguaci promettendo la salvezza attraverso la politica ed indica la strada per un mondo migliore.
La fine del millennio ha visto una forte reazione contro l’ideologia ritenuta colpevole di aver danneggiato allo stesso modo la pratica e la teoria: gli
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M. Canovan, “Taking Politics to the People: Populism as the Ideology of Democracy”, in “Democracies and the Populist Challenge” Edited by Y. Mény and Y. Surel, 2002. Palgrave.
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impegni ideologici avevano imprigionato molti teorici allontanandoli dalla realtà; molti attori politici si sono ritirati nel pragmatismo mentre altri pensatori hanno sostituito la loro fede ideologica con lo scetticismo postmoderno.
Michael Freeden ha studiato l’approccio49 alle ideologie intendendole come mappe concettuali del mondo politico: le considera importanti forme di pensiero politico che meritano un esame nel loro diritto. Sostiene che siano legate all’azione politica e alla mobilitazione perché una delle loro azioni è quella di unire le due. Il dogmatismo di pensiero ideologico è il prezzo dell’efficacia politica, generatore di un credo in grado di mobilitare e guidare un movimento. Le ideologie sono costruite intorno ad un nucleo di concetti indiscutibili, ispirano fiducia e danno legittimità motivando i loro seguaci, offrendo una visione redentrice e promettendo la salvezza attraverso la politica: esigono una dedizione totale.
Anche la democrazia ha un aspetto ideologico promettendo un mondo migliore grazie al ritorno del potere al popolo. Senza questa ispirazione è difficile vedere come le riforme democratiche possano essere raggiunte. (Dalle Levellers ai cartisti, da “People Power” nelle Filippine per gli studenti di Tienanmen, chi ha lottato per l democrazia ha sempre creduto che ciò che era in gioco era un nuovo inizio).
Nessuna ideologia ha il monopolio dei suoi concetti, e all’interno del più ampio discorso politico, questi concetti possono essere intesi in modi molto diversi: il significato di ciascuno plasma i modi in cui gli altri sono compresi. All’interno del labirinto di idee politiche disponibili, un’ideologia dà la priorità a determinati temi piuttosto che ad altri. Il concetto chiave che si trova nel cuore dell’ideologia populista è senza dubbio “la gente”, seguito dalla “democrazia”, “sovranità” e “regole della maggioranza”: ognuna di esse è
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definita grazie al suo legame con gli altri. (Così, la democrazia è intesa come governo del popolo sovrano, non come governo con politici, burocrati o giudici).
Molti studenti di movimenti populisti concordano sul fatto che una gran parte del messaggio populista sia negativo e critico in quanto i populisti attaccano sempre l’ élite dei politici e dei burocrati al potere per i loro privilegi, per la loro corruzione e la mancanza di responsabilità nei confronti delle persone. Hanno attaccato quelli che identificano come “clienti delle élite” e beneficiari delle tasse pagate dalla gente laboriosa: in genere, i richiedenti asilo, gli immigrati, le minoranze che hanno ottenuto un trattamento speciale, destinatari di assistenza sociale e benefici vari. Protestano contro l’ élite culturale internazionalista che disprezza le abitudini e le opinioni tradizionali della maggioranza e impone a costoro politiche progressiste. Identificano forze esterne (dai capitalisti internazionali ai burocrati di Bruxelles) come minacce per il modo di vita e la sicurezza economica della gente comune. Tutto ciò ha una visione “difensiva”, ma c’è anche un elemento positivo che si trova nella promessa di prendersi cura del “nostro popolo”: la fede nel senso comune della gente comune, l’invito ad ascoltare la voce del popolo. E’ in questo contesto che si ambientano le varie preoccupazioni sul popolo e la critica antagonista dei poteri forti che hanno generato posizioni populiste. Il concetto di sovranità nell’ideologia populista implica il fatto che siano coinvolte non solo semplici elezioni popolari o consultazioni, ma le decisioni politiche sotto il controllo popolare. La democrazia diretta (l’uso di referendum ed iniziative popolari), ha un obiettivo fondamentale: lo scopo del voto è quello di dichiarare la volontà della gente, identificandosi mediante il principio associato della regola della maggioranza. L’enfasi sulla sovranità rafforza l’implicazione che la democrazia è una politica di volontà e di decisione piuttosto che di alloggio e di compromesso; inoltre si tratta di
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una questione di decisione pubblica, aperta al popolo e non una “pratica opaca per cui i leader delle fazioni lavorano a compromessi a porte chiuse”. In questo modo viene data al popolo una definizione più concreta: è una vera e propria entità, un ente con un’esistenza continua nel tempo, in grado di avere interessi comuni e una volontà comune; è in grado di prendere decisioni, di agire e di esprimere la sua volontà. Mentre la maggioranza numerica dei voti può essere il modo attraverso la quale la volontà si esprime, la caratteristica principale del popolo è l’unità. Ci sono dei confini: il contrasto tra “noi e loro”, tra coloro che sono e non sono inclusi nella nozione di “popolo” è una aspetto cruciale del quadro ideologico50
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La sovranità popolare comporta confini di due tipi: come sovrano legittimo, il popolo è distinto da e contrappone a, l’élite al potere da cui il potere è da recuperare. E’ in questo modo si delinea un quadro ideologico che promette di rendere la politica trasparente. L’ideologia evita anche i problemi legati all’identificazione delle decisioni della maggioranza con l’autorevole voce del popolo. Ci sono, però, difficoltà inerenti al tentativo di combinare i singoli voti in una decisione collettiva capace di presentarsi come la volontà del popolo. Da ciò emerge come l’ideologia populista sia strettamente legata al popolo: il popolo non è solo uno strumento retorico, ma anche una nozione difficile da analizzare in quanto è la parte e il tutto, e indica tanto una determinata comunità quanto una sua componente. Si presta a qualunque utilizzazione e a diverse forme di attribuzione che ne fanno un oggetto molto ambito nel dibattito politico.
Benedict Anderson identificava il popolo nella “comunità immaginata”, una costruzione aperta ad una pluralità di definizioni e il cui uso è molto importante in quanto si tratta di una delle finzioni costitutive di ogni comunità
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Westlind, D. (1996)” The politics of Popular Identity: Understanding Recent Populist Movements in Sweden and the
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politica moderna. E’ una astrazione che “una volta creata, diventa modulabile, capace di essere trapiantata con diversi gradi di consapevolezza, in una grande varietà i terreni sociali e di fondersi o di essere incorporata in una varietà altrettanto ampia di costellazioni politiche e ideologiche”51
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Per orientarsi nella ricerca del nucleo populista è bene partire dall’idea di “popoli” che vi è contenuta, in quanto il populismo anzitutto è un appello diretto al popolo quale fonte della sovranità politica al di sopra di ogni rappresentanza52. Diviene inconcepibile parlarne fuori da un contesto ideale democratico, ovvero, fuori da un contesto in cui sia assodato che la fonte del potere risiede nel popolo. Infatti il populismo non può vivere in contesti
culturali che non ammettono la sovranità popolare a fondamento dell’ordine
politico; di conseguenza, “si inventa” il suo popolo e pretende di identificarlo con il popolo “tout court”. (“La vera democrazia” diceva Peròn parlando ai suoi seguaci, “è quella in cui il governo fa ciò che vuole il popolo” dove il popolo era il suo popolo, trasfigurato in tutto il popolo. “Io sono Chàvez”, amava dire il Caudillo venezuelano, “io sono il popolo”).Il popolo invocato dal populismo a prima vista sembra così multiforme da non avere caratteristiche precise: a volte è il popolo sovrano privato dei suoi diritti da una classe politica che ha assunto la forme di un’oligarchia autoreferenziale; altre volte è il popolo inteso come classe, e allora prevale l’idea che a formarlo siano le fasce più deboli e senza voce, che vivono della propria fatica e che reclamano sovranità e diritti al cospetto dei potenti che si nutrono dei loro sforzi; quasi sempre è il popolo della Nazione o di una data comunità territoriale e culturale, evocato come custode della sua identità, dei suoi caratteri linguistici, religiosi, etnici o culturali.
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B. Anderson, “Imagined Communities”, Verso, Londra- New York, 1982.
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“Dignitoso” è il popolo chàvista, “felice e buono” quello peronista, intriso di pura etica rivoluzionaria quello cubano: il popolo di ogni populismo per definizione tende ad essere puro e migliore del ceto politico, perspicace, indifferenziato, omogeneo, privo di dissonanze o dissensi. E’ una comunità dove l’insieme supera la somma delle parti di cui è composto, dove l’individuo si confonde con il tutto.
I populisti rappresentano il loro popolo come un organismo vivente, dove ogni organo contribuisce in base alle sue funzioni e capacità, all’armonia complessiva. La comunità politica non è perciò intesa dai populisti come un’associazione volontaria di individui uguali che preso atto delle rispettive individualità, discutono e negoziano le leggi e le istituzioni che ne regolano la vita in comune. Essi presuppongono un popolo che già esiste in natura, una comunità formata dalla storia e dall’identità formata da legami storici o linguistici, morali, spirituali o territoriali.