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Syriza: la Sinistra radicale greca

3. Trasformazione ed evoluzione della Sinistra radicale in Europa

3.2 Syriza: la Sinistra radicale greca

Alle elezioni del maggio e giugno 2012, Syriza 73(allora sconosciuta formazione politica greca) ottenne una visibilità senza precedenti nella sfera pubblica europea, basti pensare all’incremento delle preferenze, crescendo in maniera esponenziale dal 4,6% al 26,8% (comportamento elettorale unico nella Grecia moderna, se non nella storia politica europea). Capire Syriza, significa esaminare il contesto che ha favorito la sua nascita e quindi le motivazioni, facendo riferimento alla situazione politica della Grecia post – autoritaria, tra il 1974 e il 2013.

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Y. Stavrakakis and G. Katsambekis (2014) “Left wing Populism in the European Periphery: The case of Syriza”. Journal of Political Ideologies. 19(2): 119 – 142.

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In seguito alla transizione democratica che aveva segnato la fine della dittatura militare settennale ( la dittatura militare dei colonelli nota anche come “la Giunta”, dal 1967 al 1974), la storia recente della Grecia è stata segnata da movimenti populisti di vario tipo, dalla Sinistra popolare democratica all’estrema Destra religiosa. Tra la fine degli Anni ’70 e i primi Anni ’80 la scena politica greca era dominata dal PASOK (Panhellenic Socialist Movement fondato da Andreas Papandreu nel 1974 ed emerso come forza politica della Sinistra radicale) con il suo populismo che aveva dato ampio spazio ai “non privilegiati” con le loro richieste di giustizia

sociale, sovranità popolare ed indipendenza nazionale, contro

l’establishment accusato di monopolizzare l’accesso in politica e contro i privilegi economici.

Ma fu negli Anni ’90 che il PASOK sotto la guida di C. Simitis, cambiò

completamente posizione diventando anti – populista e aperto alla

modernizzazione: aveva abbracciato una nuova serie di valori e strategie che avevano segnato il passaggio dalla socialdemocrazia al liberalismo sociale: in questo contesto il PASOK cambia radicalmente spostandosi da Sinistra a Destra.

Gli ultimi tredici anni sono segnati da due grandi “avvenimenti populisti”. Il primo ad opera dello stesso Simitis che aveva deciso di cancellare dalla Carta d’identità greca il riferimento alla religione innescando così reazioni che polarizzarono la società greca. Il secondo ad opera di G. Karatzferis leader del partito di nuova formazione LAOS (partito popolare ortodosso fondato nel 2000, molto simile da un punto di vista ideologico ad altre forze neo- populiste europee di estrema Destra come il Front National francese e l’Fpo di Haider in Austria). Il tema centrale del programma marcatamente di estrema Destra del LAOS era il popolo, già richiamato dal significato del nome stesso del partito.

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Oggi, in Grecia, il populismo “riemerge” da un nuovo contesto, un contesto segnato dallo spostamento a Sinistra che accompagna la civiltà ellenica fino al periodo attuale caratterizzato da uno dei momenti più difficili della sua storia contemporanea: la grave crisi economica globale.

Il Paese nel 2001 entra nell’Eurozona, ma dopo anni di misure austere e tagli del budget, il debito e il deficit erano divenuti insostenibili. Le misure austere erano state richieste dall’ Unione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale in cambio di un accordo di salvataggio. La situazione economica e sociale - prodotta dalle politiche che erano state attuate – in cui si trovava la Grecia era paragonabile solo alla crisi americana del 1929: il PIL al 20% tra il 2008 e il 2012 e un tasso di disoccupazione al 27%, di cui quella giovanile al 60%.

La Troika aveva portato all’aumento delle politiche di austerity con una disciplina fiscale molto dura, tagli radicali del budget e massive privatizzazioni (riforme strutturali di tipo neoliberale). Gli effetti prodotti da questa situazione non avrebbero in alcun modo lasciato intatti né il processo politico, né l’identificazione di partito: in questo contesto “nasce” Syriza, la Sinistra radicale greca.

Syriza guidata dal giovane leader Alexis Tsipras aveva attratto e mobilitato una parte considerevole dell’elettorato alle elezioni del maggio 2012 ottenendo il 16,79% dei voti, e alle elezioni del giugno 2012 ottenendo il 26,89% delle preferenze.

Questo processo costitutivo della Sinistra è stato alimentato dagli stessi movimenti popolari anti – austerity che stavano aumentando: scioperi nazionali, manifestazioni di massa e movimenti di solidarietà tra i quali l’Aganaktismeoni (gli “oltraggiati”) che avevano seguito le dimostrazioni contro l’austerità degli “Indignados”, il loro omonimo spagnolo.

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Fin dal primo momento Syriza ha incontrato i manifestanti per le strade coinvolgendoli nelle sue battaglie. Ciò che gli viene chiesto è un’opposizione comune verso le politiche europee: rappresenta il popolo contro l’establishment europeo. Il suo programma abbraccia molte delle domande dei movimenti popolari basandosi su quelle politiche alternative che portano alla rottura con il “Memorandum” (contratto di prestito tra la Grecia e i suoi creditori firmato nell’aprile 2010) e con la politica di austerità.

Syriza è una coalizione di Sinistra a cui viene chiesto di annullare il “Memorandum” pur sostenendo il posto del Paese all’interno dell’Eurozona; di aumentare il prelievo fiscale sulle grandi imprese, di controllare il settore bancario e l’applicazione di “tasse di emergenza”. Inoltre viene richiesta una moratoria sul rimborso del debito fino a quando la Grecia non fosse rientrata su una posizione stabile.

I sorprendenti risultati elettorali del partito di Tsipras e la forte necessità di opposizione che presentava, venivano spiegati dai media e dai partiti che sostenevano il governo (ND, PASOK e DIMAR- la Sinistra democratica riformista, a favore dell’Europa e guidata da F. Kouvellis) come comportamenti populisti, con un messaggio populista più pericoloso.

Definire Syriza populista significa trovare all’interno del suo programma le risposte che soddisfano i due criteri individuati da E. Laclau per identificare un movimento come tale: 1) la centralità del popolo, 2) il discorso logico antagonista74.

In un primo momento Tsipras utilizzava concetti che avevano una forte identificazione con la struttura dei movimenti sociali e delle loro attività (come le mobilitazioni giovanili di massa contro la riforma universitaria del 2007). Il cambiamento si ebbe con la crisi economica che aveva

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E. Laclau , “Politics and Ideology in Marxist Theory” (London , New Left Books, 1977); E. Laclau, “Populist rupture

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incrementato non solo l’impoverimento, ma anche sentimenti di frustrazione e rabbia che portarono un gran numero di elettori a non identificarsi più con le loro preferenze di partito precedenti. In questo clima Syriza fa proprio il compito di rappresentare questi soggetti e da coalizione marginale della Sinistra, diventa un partito vicino alla presa del potere.

Cambia il discorso di Tsipras: ora ci sono vivi e più ampi riferimenti al popolo; non per il numero di volte in cui compare questo concetto, ma per la sua consistenza: l’insieme di tutte le persone con un obiettivo comune e vicine alla Sinistra. Per Syriza il voto del popolo non solo rafforza la gente stessa, ma è lo strumento di dialettica tra popolo e partito: Tsipras parla in nome dei “non privilegiati”.

Per quanto riguarda il secondo punto, Syriza ha “stretto un patto” con quei soggetti frustrati “vittime” della crisi, stabilendo la loro opposizione ad un “altro” comune: il nemico del popolo, le forze a favore dell’austerità (che avevano implementato tutte quelle misure a favore dell’austerity guidando verso livelli di disoccupazione, recessione e povertà senza precedenti), il Memorandum e la Troika. Quindi Tsipras divide lo spazio sociale in due campi opposti: loro (l’élite) e noi (il popolo); il discorso di Syriza è organizzato sulla base di uno schema antagonista, con il motivo dominante, “noi, il popolo contro loro, l’establishment”. Inoltre evita quelle limitazioni tipiche del populismo di Destra, sostenendo la parità dei diritti con gli immigrati e la loro integrazione nella società greca: il populismo di Syriza viene difatti considerato un populismo inclusivo.

In conclusione possiamo sostenere che sia palese notare come venga utilizzata “l’accusa” di populismo per screditare quelle forze politiche che resistono alle misure di austerità e difendono i diritti democratici e sociali; in questo contesto, con i suoi riferimenti al popolo ed il rifiuto di soluzioni egemoniche della crisi, Syriza è ritratto come pericolosamente populista,

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difensore della lobby della dracma, anti – europeista, anti – Nato, un partito incompatibile con la stabilità politica e ostile ai valori democratici europei. Ma è bene tenere presente come sia lontanissimo dall’estrema Destra greca (Alba dorata) passiva, pura razzialmente, etnicamente anti – democratica e anti – autoritaria.

Ritornando ai criteri adottati da Laclau, possiamo altresì affermare con certezza che proprio per aver dato al popolo un riferimento privilegiato, per avere articolato il suo programma sulla base della dicotomia “noi, il popolo e loro, l’establishment”, Syriza sia un partito populista. Un partito populista il cui programma anti- austerity viene condiviso dal movimento politico spagnolo Podemos.