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Il movimento degli “Indignados”

4. La nascita di Podemos.

4.2 Il movimento degli “Indignados”

Il movimento degli Indignados nasce a Madrid il 15 maggio 2011 (da qui il nome 15M) quando a Puerta del Sol, centro nevralgico della città si ritrovano tutti coloro che volevano mostrare la propria indignazione verso le inefficienze del sistema capitalistico e finanziario: vogliono combattere lo

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strapotere della finanza, dei banchieri e dei politici85. Non si distinguono per il colore della pelle, né per la loro appartenenza sociale, religiosa o anagrafica; sono giovani ma anche anziani, disoccupati, operai, impiegati e artisti, uniti nella protesta per rivendicare i loro diritti, l’uguaglianza, la ricchezza condivisa e la partecipazione; non hanno un leader e le decisioni vengono prese da un’ “assemblea comune” e comunicate attraverso i social network.

Grazie all’uso dei social media, di Facebook, di Twitter e del blog, organizzano le loro iniziative: le bacheche virtuali e i social forum hanno sostituito le assemblee sessantottine e le decisioni che contano si prendono tutti insieme in piazza; nessuno comanda, chi vuole parla, sono vietate le bandiere dei partiti; non c’è violenza né verbale né fisica.

Gli indignados fanno parte di diverse categorie: dagli studenti di 16 anni che iniziano a confrontarsi e capire gli ingranaggi di come funziona e si struttura la gestione economica del Paese, ai precari, disoccupati di 30, 40, 50 e 60 anni, ai pensionati. Persone comuni, gente che si alza ogni mattina per studiare, lavorare o per cercare lavoro, persone che hanno famiglia e amici; che lavorano duramente ogni giorno per vivere e dare un futuro migliore a chi le circonda. Alcuni si ritengono più progressisti, altri più conservatori, altri credenti e altri ancora no. Persone dunque di ogni genere e status sociale accomunati dall’indignazione nei confronti dell’operato di uno Stato, sempre più generale, con tassi di disoccupazione elevati e colpito da violente scosse economiche. I cittadini scendono in piazza dando forma alle nuove insurrezioni popolari per salvare il proprio futuro. Sono tutti quelli che non si vedono più rappresentati dalle istituzioni governative e che hanno deciso di occupare le piazze per fare sentire la propria voce e autorappresentarsi. È nato cosi un movimento che a macchia d’olio si è diffuso ed espanso in tutte

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le città. Basti pensare le dimensioni planetarie raggiunte: dalla Spagna al Messico con il “Movimiento Yosoy 132”, agli Stati Uniti con “Occupy Wall

Street” al più recente “Nuit Debout” in Francia. Ma anche in Brasile e nel

resto dell’Europa dove milioni di persone avevano denunciato la tirannia che avevano sofferto.

Gli indignados hanno un loro manifesto “Manifesto Demicracia real Ya”86

in cui hanno messo per iscritto tutto ciò che chiedono. Sostenevano fortemente che uguaglianza, progresso, solidarietà, libertà di accesso alla cultura, sostenibilità ecologica e sviluppo, benessere e felicità delle persone dovevano essere le priorità di qualsiasi società avanzata. Il diritto alla casa, l’ occupazione, la cultura, la sanità, l’ istruzione, la partecipazione politica, il libero sviluppo personale ed i diritti dei consumatori di accesso ai beni necessari per una vita sana e felice, sono i diritti fondamentali che devono essere protetti. Inoltre affermano che se la democrazia è il governo del popolo, allora il governo deve essere del popolo: la classe politica spagnola dovrebbe portare la voce del popolo alle istituzioni, facilitando la partecipazione politica dei cittadini attraverso quei canali che offrono i maggiori vantaggi per la società in generale e non per arricchirsi né per prosperare a loro spese. L’ansia e l’accumulo del potere “tra pochi”, crea disparità, tensione e ingiustizia.

Le azioni perseguite dai manifestanti con l’obiettivo di provocare un cambiamento erano svolte su più fronti87. Avevano le sembianze di manifestazioni pubbliche, come marce, raduni, occupazioni di spazi pubblici, disobbedienza civile: con esse le persone sommavano le loro energie favorendo l’organizzazione collettiva, mettendo in evidenza i problemi esistenti, i colpevoli e reclamando le soluzioni. Propagavano le informazioni attraverso il web, i video, le canzoni, opere teatrali e documentari;

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www.democraciarealya.es

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trasmettevano quelle informazioni che i “corrotti” volevano silenziare. Promuovono il pensiero critico per una cultura della solidarietà. Usano gli strumenti del diritto per difendersi dalla repressione e per attaccare criminali e “corrotti”. Attraverso le organizzazioni di disoccupati e lavoratori, scioperi e trattative sindacali, si battono per lo sfruttamento aziendale in difesa dei diritti e dei lavoratori. Incoraggiano la nascita di cooperative finanziarie, energetiche, alimentari, ma anche la green economy con gli orti urbani, l’auto produzione e l’auto consumo energetico con le fonti rinnovabili: in questo modo sempre più persone smettevano di essere lavoratori e clienti delle banche e delle società che violano i diritti e distruggono la natura. Inoltre, per quanto riguarda il loro rapporto con le istituzioni, grazie alle richieste sollevate erano emerse forze politiche critiche che avevano conquistato i sindaci di molte città e stavano occupando più spazio nelle regioni autonome, al Congresso e al Parlamento europeo.

In Spagna il clima politico ,sociale ed economico, segnato dall’instabilità e dallo scontento generale aveva visto crescere sempre di più le dimensioni delle proteste con la partecipazione di diverse organizzazioni sociali tra le quali su tutte, il Movimento per il diritto alla casa ( la PAH – Plataforma de

los afectados por la hipoteca)88, che vantava un ampio numero di

appartenenti: soggetti diversi uniti nella battaglia per il diritto alla casa. Un movimento apartitico e trasversale, che respinge ogni tentativo di coinvolgimento sul piano elettorale e identifica quale colpevole di questa situazione la Troika con le politiche di austerità che avevano messo in discussione i diritti fondamentali dei cittadini.

Con la crisi, in Spagna è esploso anche il problema abitativo, un problema cha aveva avuto origine negli Anni ’80 e ’90 con il grande boom immobiliare. In quegli anni i Governi che si sono succeduti avevano incoraggiato la

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costruzione di nuove abitazioni e risultava perciò conveniente per i cittadini chiedere un mutuo alle banche a tassi agevolati per acquistare una casa; potevano accedere al credito fornito dai grandi gruppi bancari con maggiore convenienza. Oltre il 90% della popolazione viveva in una casa di proprietà. La crisi aveva portato allo scoppio della bolla immobiliare e con il crollo dei redditi, le famiglie non riuscivano più a pagare il mutuo. Era aumentato il numero degli sfratti e il Governo non aveva attuato politiche sociali, non aveva investito nelle abitazioni pubbliche senza dare sostegno a coloro che da un giorno all’altro si erano ritrovati sulla strada e senza una casa. Nonostante ciò, il Partido popular aveva varato la Ley hipotecaria che obbligava le famiglie a cui era stata pignorata la casa, ad assolvere anche il debito rimanente.

La situazione era molto critica e ad inasprire ancora di più il clima è stata l’approvazione della Legge della sicurezza pubblica, conosciuta come “Ley

Mordaza”89 approvata il 30 marzo 2015 e votata dal PP con l’opposizione

del resto dei partiti in quanto ritenuta restrittiva perché colpisce gravemente i diritti fondamentali dei cittadini e alcuni principi giuridici. Colpiva il diritto all’informazione, il diritto alla non discriminazione per ideologia politica, il diritto alla difesa e alla presunzione di innocenza, ma soprattutto il diritto alla libertà personale. Era una minaccia diretta ai diritti di riunione pacifica e alla libertà di espressione. Al proposito infatti, questa Legge aveva stabilito che chiunque si fosse concentrato senza autorizzazione davanti al Congresso dei Deputati, sarebbe stato punito con una sanzione pari ad un massimo di 30.000 euro ogni volta che si fosse verificato un grave turbamento della sicurezza pubblica90.

Queste sanzioni riguardavano tutte le manifestazione pubbliche considerate perturbazione della sicurezza pubblica, i disordini sulla strada con l’utilizzo di

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www.eldiario.es

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barricate; la disobbedienza e la resistenza alle autorità, la non collaborazione con le Forze dell’ordine, le manifestazioni svolte senza autorizzazione, la mancanza di rispetto verso i membri delle Forze di sicurezza nell’esercizio delle loro funzioni di protezione e tutela dell’ordine pubblico. Ma anche l’occupazione della casa e la vendita ambulante non autorizzata, la negazione a fornire la documentazione alla Polizia, la rimozione di recinzioni o altri elementi fissi o mobili, collocati dalle Forze dell’ordine per definire perimetri di sicurezza.

Nonostante la Legge avesse imposto questo tipo di restrizioni, il movimento 15M aveva continuato ad organizzare manifestazioni portando nei quartieri la possibilità di dare voce ai problemi, approfittando dei momenti elettorali per far sentire altre voci91. Un momento in cui i movimenti insieme parlino con i partiti perché i partiti parlino fra loro. Il movimento ha riunito tutte le critiche rivolte alle falle del sistema per oltre un decennio chiedendo che il diritto al lavoro, alla sanità, all’istruzione, allo sviluppo di una vita decorosa, siano diritti umani.

Se il fallimento delle politiche di austerità aveva innescato la crisi, aveva però, dato vita a nuove opportunità politiche e questo risultato è stato in parte frutto anche del movimento degli Indignados: ispirato alla loro causa, raccogliendo le loro proteste e le loro richieste, si presenta sulla scena politica Podemos, con una ampia capacità di mobilitazione sociale e con le caratteristiche di un vero e proprio attore istituzionale in grado di mostrare un forte appeal elettorale92. Inoltre nei primi mesi di vita del movimento, i volti più noti di Podemos erano quelli di professori universitari, studenti o cittadini legati al 15M.

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J. C. Monedero, “Corso urgente di politica per gente decente”, Edizioni Feltrinelli, 2015. pp. 198-199.

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Podemos aveva assunto i classici valori della Sinistra radicale e aveva fatto sue tutte le rivendicazioni degli Indignados per reclamare una maggiore redistribuzione delle opportunità di partenza e il superamento del deficit democratico attraverso un processo decisionale ampio.