• Non ci sono risultati.

La crisi della rappresentanza politica: l’antipolitica

2. Contesto sociale, politico e culturale dell’Europa contemporanea

2.2 La crisi della rappresentanza politica: l’antipolitica

Nello spazio di pochi decenni, nelle moderne democrazie occidentali, il fenomeno antipolitico è divenuto tanto pervasivo e rilevante da far ipotizzare il declino del tradizionale modo di fare politica. L’antipolitica è uno stile usato

37

soprattutto da nuovi soggetti che cercano di conquistare il consenso dei votanti presentandosi come l’ alternativa al modus operandi dell’élite al potere e facendosi portavoce di un rinnovamento del sistema politico.

Se lo studiassimo in modo approssimativo, rischieremo di ricondurre il discorso antipolitico alla logica della competizione elettorale, dobbiamo invece tenere presente che un movimento antipolitico fa della contrapposizione un elemento strutturale indirizzato a tutte le forze politiche con le quali rifiuta accordi o alleanze. Per questo motivo il linguaggio di rottura dell’antipolitica viene utilizzato nelle fasi di crisi di un sistema politico durante le quali i nuovi attori fanno leva sul sentimento di disaffezione diffuso nella cittadinanza “rimasta a lungo silenziosa senza trovare il canale per esprimere il proprio scontento”34

. In un momento di forte instabilità politica si cerca di mobilitare il rancore popolare e di incanalarlo in un’azione politica. “Ergersi a unici rappresentanti legittimi di un elettorato deluso è più semplice per coloro che sono estranei allo scenario politico, ma non è raro che la retorica antipolitica si leghi anche all’attività di governo di attori che continuano a cavalcare la protesta contro l’establishment al fine di poter

mantenere una maggiore libertà d’azione e non farsi eccessivamente

vincolare da regole e convezioni”35

(casi esemplari sono quelli di De Gaulle, Reagan e Berlusconi).

Ma per fare ciò, il progetto antipolitico deve essere in grado di affiancare e far seguire all’intento demolitivo, la pars destruens, una fase propositiva, cioè una pars costruens: un’operazione molto complessa a causa dell’eterogeneità della base di un movimento antipolitico. Le componenti essenziali di questa espressione politica sono: la rappresentazione di un paese reale con il quale si tenta di riannodare il legame di fiducia tradito dall’élite e l’identificazione di un nemico che diventa capro espiatorio della

34

D. Campus, “L’antipolitica al governo: De Gaulle, Reagan e Berlusconi”, Il Mulino, Bologna, 2006, p. 23.

38

crisi in corso. Inoltre, l’antipolitica è correlata alla condivisione di “valori prepolitici”36

con i quali si tenta di scavalcare gli strumenti classici di intermediazione, instaurando una relazione diretta con l’elettorato. Il movimento si rivolge apertamente al popolo e si appella ai cittadini a prescindere da qualsiasi appartenenza ideologica e sociale, cercando di aggregare una base trasversale e interclassista. La frattura Destra/Sinistra, spesso è considerata fuorviante; più rappresentativo invece, è il cleavage che contrappone il paese legale e la gente comune.

Nel discorso politico, dato il suo intento di istituire un contatto privilegiato con gli elettori, la personalizzazione e il massiccio ricorso alla tribuna mediatica, sono strumenti ricorrenti.

Dal punto di vista strategico, particolarmente rilevante è l’organizzazione in movimento: questa formazione consente al nuovo soggetto di non chiudersi in strutture rigide, che renderebbero così più difficile il contatto con la cittadinanza, e garantisce una differenziazione immediata dalla partitocrazia corrotta e degenerata, rispetto alla quale il progetto antipolitico si pone in antitesi.

L’antipolitica e il populismo sono dimensioni del linguaggio politico che spesso si intersecano o sovrappongono, poiché entrambe sostengono l’esistenza di soluzioni semplici per problemi complessi e prediligono forme di democrazia diretta tentando di realizzare un rapporto immediato e senza filtri tra il leader e la platea di votanti. L’argomentazione populista esalta il “senso comune” dell’uomo della strada, la sua superiorità morale e la sua saggezza. Nella visione romantica, la volontà popolare viene assunta come unica garanzia di giustizia ed equità e come unica fonte di legittimazione, mentre l’identità collettiva è considerata quale portatrice di valori genuini che evitano qualsiasi interesse particolare.

39

L’obiettivo dell’ideologia populista è quello di restituire al popolo sovrano il potere “usurpato” dalla classe dirigente che ha escluso dalla gestione della cosa pubblica il cittadino comune37.

Da un punto di vista socio-economico, il popolo è inteso come classe e di conseguenza l’appello populista è rivolto a categorie specifiche. Sul piano culturale, invece, la cittadinanza viene dipinta come comunità definita da elementi identitari, quali la storia, la geografia e/o il sangue. Alcuni studiosi ritengono il populismo un rischio ineliminabile del regime democratico, altri invece sostengono che debba essere tenuto distinto da ciò che può esserne considerato una degenerazione, ovvero, la pura demagogia, un “artificio retorico teso alla conquista del consenso popolare per il conseguimento di fini individuali”38. Il “noi” della società civile contrapposto al “loro”, può essere

inteso in vari modi, ad esempio come la parte produttiva del paese (caso berlusconiano), come il ceto medio che vuole difendere la posizione sociale acquisita (caso dell’”Uomo Qualunque”) o come un gruppo di regione che rivendica la propria autonomia (caso leghista).

Per quanto concerne la definizione del nemico, cioè lo status quo che si intende demolire, questa operazione ci consente di effettuare una classificazione delle principali tipologie di antipolitica:

1) l’antipolitica che si rivolge ad un determinato sistema politico e istituzionale divenuto inefficiente e malfunzionante in quanto caratterizzato da una fase di impasse prolungata, da una scarsa governabilità e da una partitocrazia votata al clientelismo e alla soddisfazione di interessi particolari. (Ne sono un esempio l’opposizione di De Gaulle al sistema della Quarta Repubblica e di Berlusconi a quello della Prima Repubblica).

37

A. Mastropaolo,” Antipolitica all’origine della crisi italiana”, L’ancora del Mediterraneo, Napoli, 2000.

38

Y. Surel, “Berlusconi, leader populiste? In La tentation populiste au coeur de l’Europe”, O. IHL- J. CHENE- E. VIAL- G. WATERLOT (a cura di), La Découverte, Paris, 2003, p. 114.

40

2) L’antipolitica che esprime una polemica antistatalista contro un governo centrale giacobino considerato come intrusivo ed eccessivamente interventista in cui l’ obiettivo è quello di smantellare un apparato burocratico farraginoso e opporsi ad una leva fiscale troppo onerosa. In questa visione lo Stato è percepito come un problema perché invade la sfera delle libertà individuali dei cittadini con aspirazioni dirigiste e assistenzialiste39. Dai primi Anni ’80 si sono diffusi in Europa e negli Stati Uniti (si pensi al Tea Party sorto nel 2009) movimenti che facevano esplicito richiamo a questo tipo di retorica, rifiutando in particolare l’esteso sistema di welfare eretto in molti Paesi. (Anche” l’Uomo Qualunque”, che proponeva uno Stato con funzioni meramente amministrative e la Lega Nord, che della lotta agli sprechi del governo centrale ha fatto la sua principale battaglia politica, ne sono esempi rilevanti).

3) Un’ultima versione dell’antipolitica identifica nella politica come professione ed in coloro che la esercitano, la causa della crisi del sistema. Questa tipologia non ha origine da un particolare modo di gestire la cosa pubblica, ma dalla tendenza ad intendere la politica come mestiere. In un momento di transizione si cerca di reclutare in politica, membri della società civile con diversi patrimoni e competenze professionali. (Ne è un esempio il caso di Forza Italia gestito agli esordi dai manager provenienti dalla Fininvest, la più importante holding finanziaria di Silvio Berlusconi).

Da qui, il populismo nasce come reazione ad una percezione di crisi40: queste crisi, dalle quali nasce la sfida populista hanno caratteri comuni, in quanto sono crisi di frammentazione, di disunione, dissoluzione di una comunità omogenea; sono il frutto di trasformazioni di varia natura che sfidano l’unità del popolo, o perché attentano alla sua virtù etica, o perché ne minacciano i suoi valori spirituali o l’identità, spezzandone l’omogeneità

39

D. Campus, “L’antipolitica al governo: De Gaulle, Reagan e Berlusconi”, Il Mulino, Bologna, 2006.

41

etnica o religiosa, oppure introducendovi disuguaglianze che minano l’equilibrio sociale. Sia nelle democrazie politiche consolidate con istituzioni forti, sia a maggior ragione in quelle deboli in debito di legittimazione, a dare il via a simili crisi è il progressivo pendere della bilancia democratica verso il polo costituzionale (lo Stato di diritto che protegge i cittadini dal potere arbitrario dei governi di turno) a danno di quello popolare. Il costituzionalismo è un pilastro della democrazia rappresentativa dato che è espressione di regole che impediscono la prevaricazione, in nome del popolo, dei diritti degli individui e delle minoranze.

Nei sistemi democratici il pilastro costituzionale convive con il polo popolare sancito dal voto. Quando in un dato momento una parte significativa della popolazione di una data comunità politica matura la convinzione che il pilastro costituzionale ha tradito la volontà popolare, allora si avvicina il “momento populista”, o meglio, questo momento arriva quando nella percezione di settori sociali più o meno vasti lo scarto tra “democrazia immaginata” e “democrazia reale” diventa intollerabile. Se per ragioni storiche la visione del mondo cui si richiamano i populisti sarà molto diffusa in quella comunità, essi conseguiranno il successo promettendo di restituire al popolo la democrazia fondata sulla sua piena sovranità.

Ci sono molti elementi, molte variabili che “aprono le porte” al discorso populista: la crisi economica, gli effetti disgregatori di una guerra, le novità portate dai flussi immigratori intensi, il distacco crescente tra governanti e governati, il carattere sempre più procedurale e meno partecipato della democrazia, l’inamovibilità delle élite politiche al potere, la diffusione della corruzione; tutti fenomeni che incrementano l’ insofferenza di molti cittadini verso la politica e fanno in modo che lo spirito populista risulti loro attraente. Di conseguenza, possiamo sostenere con certezza che il momento favorevole alla comparsa dei fenomeni populisti muta a seconda dei contesti

42

storici (negli Anni’80 – ’90, la politica populista era riemersa in molti contesti socio – economici diversi)41. In generale, la crisi di legittimità che investe la classe politica non risparmia neppure il sistema politico – istituzionale tipico dello Stato di diritto: ne causa il tracollo o ne sconvolge il funzionamento (come in passato quando l’ondata populista tra le due guerre costituì la spinta ai grandi totalitarismi e al crollo della democrazia liberale nel mondo occidentale, e così è oggi quando i rivolgimenti causati dalla globalizzazione e dalla proliferazione di istituzioni sovranazionali modificano le basi dei

sistemi democratici e degli Stati – nazione ovunque nel mondo erodendone

le fonti di legittimazione).

E’ bene precisare come a tale effetto concorrano anche altri fattori come i media e i moderni social network che facilitano la comunicazione diretta tra un leader e l’immensa platea di potenziali seguaci; sono strumenti utili ad accrescere la partecipazione attiva dei cittadini alla vita democratica, ma si prestano anche ad agevolare la personalizzazione a scapito della mediazione politica e , favoriscono anche l’ampia diffusione di simboli, personaggi, valori e linguaggi in grado di propagare l’illusione di appartenere ad una comunità globale omogenea.

Ma per comprendere la comparsa del populismo è importante anche l’effetto disgregante delle trasformazioni economiche e sociali causate da fattori che hanno origine all’esterno della comunità che ne è coinvolta, per non dire delle guerre. Queste trasformazioni favoriscono la diffusione “dei populismi” dal momento in cui demoliscono le strutture sociali ed economiche esistenti lasciando ai margini attori sociali e produttivi che prima erano ben integrati nel sistema. Nel momento in cui le aspettative di questi gruppi vengono colpite, può succedere che essi divengano sensibili al messaggio populista, un messaggio che promette l’annientamento del nemico individuato come

41

Weyland Kurt, 1999. “Neoliberal Populism in Latin America and Eastern Europe. Comparative Politics “31 (4): 379- 401, URL (cited on 2 June 2009): http://www.jstore.org/stable/422236.

43

causa delle loro disgrazie e la loro re-integrazione nella posizione di sicurezza o di status perduti. Inoltre nella letteratura, sono molte le condizioni che promuovono “l’emergenza populista”. C. Deiwikis individua tre aspetti42: in primo luogo, le condizioni di povertà socio – economica o altre crisi quali temi ricorrenti come nel caso dell’America latina; in secondo luogo, l’opacità delle istituzioni politiche ritenuta essere in relazione o essere causa della nascita del populismo; in terzo luogo, i leader carismatici che adottano uno stile certo, sicuro e retorico che sembra essere caratteristico dei movimenti populisti. P. Taggart43 sostiene ci sia stata una continuità di fondo nelle molte definizioni di populismo: una continuità che è reazione alla modernità o ad una caratteristica particolare del mondo moderno. La globalizzazione, uno sviluppo economico sfavorevole e altre condizioni strutturali che producono divisioni e creano svantaggi per alcuni gruppi, sono visti come fattori necessari che portano alla politica populista.

Mentre Torquato Di Tella44 suggerisce che il populismo è una funzione dello sviluppo economico, su una posizione totalmente diversa si trova il pensiero di Francisco Panizza45 che identifica le condizioni della nascita del populismo nella rottura dell’ordine sociale e nella perdita di fiducia nella capacità del sistema politico per ripristinarlo; in situazioni come queste, sono le crisi economiche, le guerre civili, le catastrofi naturali, un comportamento politico scorretto ed un’ élite corrotta che portano alle rotture sociali. E’ una situazione di sconvolgimento generale e di cambiamento che è tipico per l’emergere del populismo. I candidati che potrebbero svolgere questo ruolo

42

C. Deiwikis, “Populism”, in Living Reviews in Democracy, n.1, 2009, pp. 1-9.

43

P. Taggart, “Populism”, Buckingham, Open University Press, 2000.

44 Di Tella Torquato, 1997, “Populism into the Twenty-first Century: Government and Opposition” 32 (2): 187-200,

doi:10.1111/j.14777053.1997.tb00157.x.

45

Panizza Francisco, 2005, Introduction. In “Populism and the Mirror of Democracy” edited by F. Panizza, London, New York: Verso. : http://books.google.com/books?id=swBC1B35DbEC.

44

possono essere trovati nelle classi, o frazioni di classe, il cui predominio ideologico è messo in pericolo46.

Ciò che emerge è un quadro ben delineato, in cui è possibile affermare che né il deterioramento delle condizioni politiche, né il deterioramento delle condizioni economiche, portano necessariamente al populismo, anche se esso stesso può essere la reazione alle crisi o al senso di crisi: le cause di queste crisi possono talvolta essere molteplici. Una conseguenza è che il populismo è di durata breve ed episodica e raggiunge il suo culmine solo durante la crisi. Eppure quest’ultima può anche non essere necessaria affinché il populismo si verifichi, esso può essere radicato in molti modi nelle opere democratiche.