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CAPITOLO 2: INARI ŌKAM

3. L’individualismo della volpe

Le volpi non vivono lontane dagli esseri umani, ma tendono a non rapportarsi ad essi. Preferiscono un comportamento furtivo, sfuggente. Quando, ne Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, troviamo il celebre incontro tra il protagonista e la volpe, quest’ultima si approccia nel modo che segue:

“Non posso giocare con te,” disse la volpe, “non sono addomesticata.” […] “Che cosa vuol dire ‘addomesticare’?” […]

“È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire ‘creare dei legami’…” “Creare dei legami?”

“Certo,” disse la volpe. “Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino ugual a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila

volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.”170

Ma, nella realtà, la volpe non è affatto addomesticabile. Non ama essere toccata e sta sempre in guardia perché naturalmente diffidente. È un animale indipendente, che ha come suo nemico naturale il cane, l’animale domestico per eccellenza. Il cane, che protegge i suoi padroni, appartiene alla sfera sociale insieme al resto della comunità. La volpe, di conseguenza, sta

169 Ibid., p. 88.

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all’esterno di essa, opponendovisi. La volpe che, più di tutte, si oppone al cane è quella conosciuta come nogitsune 野狐, la volpe selvatica.

Tuttavia la volpe entra in contatto con gli uomini. Nel momento in cui assume un aspetto umano per poter raggirare l’essere umano, si avvicina, entra in contatto con l’uomo. Nei panni di una donna, secondo una leggenda del sesto secolo una volpe arrivò addirittura a sposare un uomo. Nonostante non avesse cattive intenzioni, uno dei cani dell’uomo finì per rivelare la vera natura della donna abbaiandole contro171. Quando la kitsune ha cattive intenzioni, tuttavia, non cerca un legame duraturo. L’unione dura quanto è necessario affinché l’animale magico riesca ad ottenere ciò che desidera. Il motivo per cui sceglie di avvicinarsi ad un uomo solo, invece che ad un gruppo, è legato all’ascendenza che riesce ad avere su di lui. Ammaliare un intero gruppo non sarebbe altrettanto facile, ed è per questo stesso motivo che spesso colpisce quando l’uomo è ubriaco, in modo che non sia nel pieno delle sue capacità. Secondo una testimonianza riportata da Opler e Hashima, le vittime sono di solito uomini che viaggiano da soli, di notte e trasportando del cibo, possibilmente oleoso172. Questo non sarebbe potuto succedere se l’uomo non fosse stato da solo.

Ancora una volta, emerge un certo individualismo legato alla figura di Inari tramite quella della volpe, un individualismo che contrasta la mentalità di gruppo tipica del popolo giapponese. Se l’indipendenza può essere un valore positivo, non bisogna dimenticare che è la comunità colei che ci protegge. Nel momento in cui siamo soli e dobbiamo confrontarci con l’ignoto, non possiamo far altro che essere sconfitti e subirne le conseguenze. La comunità può proteggerci da questi pericoli, o quantomeno tenerci lontani da essi. Per questo motivo, bisogna realizzarsi nella propria individualità sempre all’interno della comunità e con il favore di essa.

171 SMYERS, The Fox and the Jewel…, cit., p. 72.

81 4. Il femminile

Abbiamo accennato al fatto che, a prescindere dal sesso della volpe, essa tende a trasformarsi sempre in una donna. Opler e Hashima scrivono infatti che la kitsune è spesso detta sadagitsune 貞狐, ovvero “la volpe Sada”. Sada è un tipico nome femminile giapponese, di

solito utilizzato nella sua variante Sadako173. La testimonianza che essi riportano spiega che:

Enfatizza le sue caratteristiche femminili. È come il nome “Reynard the fox” per i parlanti di inglese. Dice qualcosa a proposito delle caratteristiche dell’animale. Potete vedere che si pensa alla volpe come a una donna perché un uomo che noi chiameremmo “sly fox” o “foxy” in inglese non sarebbe così chiamato in giapponese, ma una donna con queste caratteristiche lo sarebbe. Un uomo con queste caratteristiche è

chiamato tanuki, “tasso” o furu tanuki, “vecchio tasso”. Un’arrampicatrice sociale o una donna astuta

viene spesso chiamata megitsune, “volpe femmina”. Certe volte furu gitsune, “vecchia volpe”, è usato per

una donna problematica.174

Possiamo dare una spiegazione logica del perché le volpi preferiscano le sembianze femminili quando tramutate in esseri umani. È più probabile, infatti, che fossero gli uomini a viaggiare di notte, o che si trovassero in zone isolate in cui avrebbero potuto essere facilmente incantati. Hearn, infatti, afferma che ci sono casi, seppur rari, in cui le volpi prendono sembianze maschili per poter raggirare l’altro sesso175. Tuttavia, fa anche notare che la

trasformazione in essere umano non è reale, bensì soltanto un’illusione. Opler e Hashima spiegano che ci sono modi per vedere la volpe per quello che è, ad esempio guardandola attraverso le gambe oppure bagnandosi le sopracciglia di saliva, o ancora invocando il nome di

173 Ibid.

174 Ibid., mia la traduzione.

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una divinità176, o infine osservando bene se la donna abbia una coda, l’unica parte di sé che la volpe non riesce a trasformare177. Ma Hearn specifica che le kitsune si limitano a illudere l’uomo di riuscire a trasformarsi davvero attraverso un potere magico sconosciuto178.

Come si è già ampiamente detto nel capitolo a proposito di Dakini, il fatto che la donna sia associata a comportamenti antisociali ha le sue radici nella cultura giapponese e non solo. La volpe è come Izanami, come lo yama no kami e come Dakini. È l’entità femminile che rappresenta il disordine, l’ignoto, l’impuro e il selvaggio. A proposito di questa concezione della kitsune come donna, Raveri scrive: «Il fatto che sveli apertamente, senza sotterfugi o mediazioni, tutto il suo fascino, tutto il suo potere erotico, è sentito come qualcosa di minaccioso: tanto più intelligente, forte, affascinante e sensuale è la donna, tanto più pericoloso, astuto e letale è il mostro che si cela in lei.»179

Hearn, tuttavia, ci ricorda che non sempre il caso è davvero questo. L’atteggiamento della kitsune nei confronti dell’uomo è spiegato in tre modi: o agisce per rubare il cibo, o per vendetta, o infine per gelosia. Ma la volpe può anche essere grata all’uomo per aver ricevuto un aiuto, o per essere stata risparmiata, o per qualunque tipo di favore un essere umano possa aver fatto ad una volpe. In tali circostanze, spiega Hearn, la volpe assume sì le sembianze di una donna bellissima, ma per sposare l’uomo che l’ha aiutata180. In questi casi, un po’ come in

quello riportato da Smyers a proposito dell’uomo la cui moglie kitsune è stata smascherata dal cane, il matrimonio prosegue serenamente, e nessun torto sarà fatto al consorte della volpe. La progenie della coppia sarà per metà volpe e questo comporterà per essi una maggiore forza, una maggiore sagacità e anche dei poteri magici. Altre volte, invece, la moglie volpe donerà al

176 OPLER e SEIDO HASHIMA, The Rice Goddess and the Fox…, cit., pp. 46-47.

177 Michael ASHKENAZY, Handbook of Japanese Mythology, ABC-Clio, Santa Barbara, 2003, p. 148. 178 HEARN, Glimpses of Unfamiliar Japan, cit., p. 343.

179 RAVERI, Itinerari nel sacro, cit., p. 311.

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marito umano un gioiello capace di far credere agli esattori che i terreni sono sterili, in modo da dover pagare di meno181.

Nonostante la cultura giapponese perpetui, attraverso la tradizione delle kitsune, l’idea della donna come signora della morte, e nonostante il buddhismo rinforzi quest’idea182, ci sono

casi che sfuggono a questo ruolo imposto. D’altronde, come abbiamo detto, le testimonianze sono per la maggior parte maschili, ma non possiamo pensare che tutti condividessero la stessa idea a proposito delle donne nella società.