• Non ci sono risultati.

CAPITOLO 2: INARI ŌKAM

1. Vulpes vulpes e alopex lagopus

Quando ci si approccia a Inari e al suo culto, non si può fare a meno di imbattersi nel suo messaggero, la volpe bianca. Se si visitano i santuari dedicati al kami 神 è ancor più difficile non notare la sua associazione con l’animale. La sua popolarità è cresciuta in maniera così esponenziale che non è raro sentir nominare il Fushimi Inari Taisha 伏見稲荷大社 come “il santuario delle volpi”. Le statue dell’animale decorano tutto il perimetro del luogo, e i souvenir che hanno come soggetto la volpe crescono costantemente di numero e varietà. Chiunque abbia una certa conoscenza della cultura, della letteratura o della lingua giapponese, sa bene che la kitsune 狐 ha una lunga tradizione e che questo animale non gode della nomina di portafortuna.

A differenza del gatto, della gru o di altri animali che in Giappone e in altri paesi asiatici godono di popolarità perché associati a valori positivi, la volpe ha una connotazione molto più ambigua, e nessuno si augurerebbe di incontrarne una. D’altronde, l’immaginario legato alla volpe non è dei più positivi neanche in occidente. La furbizia della volpe è proverbiale, ma non è associata a nulla di buono, poiché la volpe non ne fa uso per fini positivi, bensì per il proprio guadagno, solitamente a scapito di altri. In molte favole, tuttavia, l’ingegnosità della volpe le si ritorce contro, poiché oltre ad essere astuta, la volpe è anche eccessivamente vanitosa. In una favola di La Fontaine, infatti, dice al suo amico Gatto:

O tu che d’essere quel che sei ti vanti, che sei tu accanto a me?

73 Io d’artifici ne conosco tanti,

anzi n’ho la bisaccia tutta piena…154

Ed alla fine della storia, il conoscere troppi artifici costa la vita dell’animale, poiché il conoscere troppo può, a volte, esser peggio che conoscere bene un’unica cosa.

Tuttavia esistono anche casi in cui la volpe può avere un ruolo positivo, sia in occidente che in oriente, per cui possiamo affermare che gode, universalmente, di una certa ambiguità che forse è alla base della popolarità di questo animale. Uther, infatti, rimarca che la volpe è l’animale più popolare a livello mondiale155.

La volpe è un mammifero di taglia media e appartenente alla famiglia dei canidi, piuttosto diffuso in Europa, Asia e Nord America. Molte lingue non hanno una distinzione tra il femminile e il maschile della parola156, e Uther sospetta che sia dovuta alla difficile distinzione tra i due sessi nell’animale, che non appaiono particolarmente diversi l’uno dall’altro157. In Europa è diventato famoso perché soggetto di molte favole di Esopo, ma il suo

immaginario è cambiato nel corso del tempo, ad esempio con l’avvento del cristianesimo, che ha classificato le volpi come demoni. Se nella tradizione successiva a Esopo la volpe diventa nota per essere furba, ladra e nemica di alcuni animali tra cui i galli e le galline, in altri luoghi ha un importante ruolo: in alcune tradizioni del Sud America è capace di portare il fuoco e di curare i morsi del serpente, mentre per alcune tribù indigene del Nord America la volpe e il coyote avrebbero addirittura creato il mondo. In Giappone, la volpe è una mutaforma, e l’aspetto che assume è quasi sempre quello di una donna. Nella maggioranza dei casi, sebbene non in tutti, ha intenzioni negative nei confronti dell’essere umano o è spinta ad averle.

154 Jean de LA FONTAINE, Favole V. 2, Fabbri Editori, Milano, 2001, p. 567.

155 Hans-Jörg UTHER, The Fox in World Literature: Reflections on a “Fictional animal”, Asian Folklore Studies,

Vol. 65, No. 2 (2006), p. 134.

156 In italiano, ad esempio, il sostantivo “volpe” è femminile ma si utilizza per descrivere sia il maschio che la

femmina della specie, ma in inglese il maschio è chiamato fox e la femmina vixen.

74

Moltissime sono anche le storie a proposito delle caratteristiche fisiche della volpe. Ci si chiede perché abbia quel colore rossiccio o perché la punta della sua coda sia bianca, e le leggende cercano di dare delle spiegazioni, che variano a seconda della regione. È comunque interessante notare che la maggior parte delle storie si riferisce alla volpe comune, ovvero, appunto, quella rossiccia. La volpe che si lega ad Inari, invece, la kitsune, è una volpe bianca, in italiano nota anche come “volpe polare” (alopex lagopus) perché principalmente diffusa nella zona artica [fig. 10]. È piuttosto improbabile che sul monte Inari fossero realmente presenti volpi polari, ma l’associazione dell’animale con il luogo e con Inari verrà esplorata successivamente. Il Nihon Minzoku Jiten 日本民族辞典 spiega che non sono solo le leggende a cambiare da una regione all’altra, ma anche i nomi attribuiti all’animale, che oltre a kitsune sono, ad esempio, kuda クダ, osaki オサキ, izuna イズナ, yako ヤコ, ninko ニンコ, tobyō ト

ビョウ. Le descrizioni fisiche dell’animale tuttavia fanno sorgere il sospetto degli studiosi che

75

con questi nomi – o con quello stesso di kitsune – non si indicasse necessariamente la volpe, ma altri animali di piccola taglia con cui veniva comunemente confusa, come la donnola, il ghiro o la martora158.

Prima di dedicarci al legame con Inari è interessante aprire una parentesi a proposito del fatto che l’associazione con il kami non è affatto l’unico esempio di legame tra la volpe e le divinità. Sebbene in Egitto, Grecia e nell’impero romano la volpe non fosse un animale sacro, lo era in Mesopotamia, dove era legata al dio Enlil159. Altrove è legato, se non ad un dio, ad essere sovrannaturali e alla sfera della magia, essendo esso stesso considerato un animale dalle facoltà magiche (ad esempio l’invulnerabilità). La capacità per cui la volpe è più nota è quella di cambiare forma, e di solito in questi casi ha un atteggiamento negativo. L’apice della negatività lo raggiunge in Cina dove, tramite la sua forma umana, diffonde malattie e morte tra gli abitanti. Questa idea influenza sia la Corea che il Giappone, dove la volpe è un animale ma anche uno spirito, capace di vivere centinaia di anni, ma solitamente malintenzionato nei confronti degli uomini.