CAPITOLO 2: INARI ŌKAM
2. La volpe di Inar
Le teorie a proposito dell’associazione tra Inari e la volpe sono molteplici. Il nesso fra i due, infatti, non è esattamente intuibile, così come non lo è quello che la volpe artica, l’unica ad essere bianca, e il monte Inari. Nella ricostruzione di questa relazione, emerge una domanda simile a quella che chiede se sia nato prima il fuoco o la fenice, dato che non è chiaro se il monte Inari fosse prima di una divinità volpina che si è poi combinata con Inari, o se sia stato
158 Nihon MinzokuJjiten, Oozuka minzokugakkai hen, Köbundō, Tokyo, 1994. 159 UTHER, The Fox in World Literature…, cit., p. 138.
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Inari il primo kami a rivendicare quel monte e la figura della volpe sia stata aggiunta successivamente.
Innanzitutto è difficile pensare che le volpi polari si siano mai davvero trovate sul monte Inari, data la posizione geografica della città di Kyoto in contrasto al circolo polare artico. Secondariamente, le volpi sono state associate in Giappone anche al ta no kami 田の神, sebbene non vi siano collegamenti tra le volpi e il riso. Gli studiosi che sostengono l’idea di questo legame tra il ta no kami e le kitsune lo fanno sulla base del fatto che le volpi erano considerate dagli abitanti dei villaggi delle annunciatrici dell’arrivo del kami. Sebbene non vi sia una vera coincidenza tra le abitudini delle volpi e il ciclo del raccolto del riso, si può pensare che le volpi fossero avvistate nei campi perché a caccia di roditori160. Inoltre, le volpi sono sempre state considerate come animali protetti da una divinità, persino quando questa divinità non aveva ancora un nome161.
L’ipotesi più accreditata a proposito dell’origine dell’associazione di Inari con le volpi è legata all’etimologia del termine kitsune. Quando si è parlato delle diverse divinità che si celano dietro all’unico nome di Inari, si è evidenziato come alcune di esse condividano la radice ketsu, o uka, uke o semplicemente ke, tutte con il significato di “cibo”, “alimento”. Il termine “miketsukami” 御食津神, che racchiude tutte e tre queste divinità, è omofono di miketsukami 三狐神che ha il significato di “il kami delle tre volpi”162. Oppure, come spiega Smyers, la
motivazione etimologica sta nel fatto che il termine miketsu nel nome di Miketsu no kami, il dio del cibo, sia un omonimo di ketsune, una variante dialettale di kitsune163. O ancora, Ōgetsu
160 SMYERS, The Fox and the Jewel…, cit., p. 75. 161 Ibid., p. 77.
162Online Encyclipedia of Shinto, Kokugakuin University,
http://eos.kokugakuin.ac.jp/modules/xwords/entry.php?entryID=783, Web: 28/07/2017. Mia la traduzione.
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Hime, altra divinità legata al cibo, scritto con altri caratteri significa “grande volpe”164. Infine,
Smyers propone l’idea di Gorai Shigeru, che tuttavia non è stata supportata da nessun testo, a proposito del fatto che ketsune potrebbe essere stata la prima divinità del cibo in Giappone165.
Oltre alle spiegazioni che ricorrono all’etimologia, ve ne sono anche di legate al buddhismo, e in particolare, ancora una volta, al buddhismo Shingon. Secondo un racconto del 1332, le volpi si offrirono di essere le serve di Inari:
Nei vecchi giorni, sul monte Funaoka nel nord della capitale, viveva una coppia di vecchie volpi. Il marito
aveva la pelliccia bianca sul suo corpo, simile a file di aghi argentati, e la punta della sua coda riluceva e
somigliava a un vajra a cinque punte [uno strumento per i rituali buddhisti]. La moglie aveva la testa di
un cervo e il corpo di una volpe, e portava cinque cuccioli, ognuno di aspetto diverso. Intorno all’anno
816, le due volpi e i loro cuccioli si recarono presso il monte Inari e si inginocchiarono davanti al santuario
e pregarono ferventemente il kami: “Nonostante abbiamo i corpi di bruti animali, siamo naturalmente
dotati di saggezza. Vorremmo sinceramente proteggere il mondo, ma questo desiderio è difficile da
realizzare con questi corpi [animali]. Chiediamo rispettosamente di diventare i sacri assistenti
(gohenzoku) di questo santuario a partire da questo giorno.”
Quando la divinità esaudì questa preghiera, ci fu un trambusto dall’altare e Inari parlò: “Mi sono
manifestato abilmente con diverse forme, utilizzando mezzi opportuni per insegnare e dare beneficio agli
esseri senzienti. Anche il vostro voto è originale e misterioso. A partire da questo momento, sarete gli
assistenti (shisha) di questo santuario, e assisterete compassionevolmente fedeli e devoti. La volpe marito
servirà nella parte superiore del santuario, e sarà chiamato Osusuki; la volpe moglie starà nella parte
inferiore del santuario e sarà chiamata Akomachi.”
In conformità con ciò, fecero dieci voti. Esaudiscono i desideri delle persone, così coloro che
credono in questo santuario li vedono in sogno come volpi oracolari.166
164 Ibid.
165 Ibid., pp. 78-79.
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Al di là di questo racconto, vi è anche l’ipotesi che sia stata l’influenza di Kūkai a determinare l’associazione del santuario di Fushimi con le volpi. Sul monte Hiei, base della concorrente setta Tendai, veniva venerata la scimmia, rappresentante di un’energia yang. Per controbilanciare questa forza, era necessaria un’energia yin come quella della volpe.167 Oltre a ciò, si è già detto come fu la setta Shingon a introdurre Dakini in Giappone. Essendo la Dakini accompagnata da uno yakan, ovvero uno sciacallo, la trasformazione di quest’ultimo in una volpe, molto più familiare alla popolazione locale, sarebbe stata piuttosto semplice, soprattutto se consideriamo che spesso “sciacallo” veniva tradotto in giapponese come kitsune. Questa trasformazione tuttavia non manca di influenza cinese: Kūkai aveva studiato la dottrina buddhista in Cina, dove le volpi erano venerate ed erano animali estremamente popolari. La manifestazione umana delle volpi in Cina, allora, era anche quella di un uomo anziano con una lunga barba bianca, la stessa che aveva assunto Inari durante l’incontro con Kūkai168.
Qualunque sia l’origine di questo legame tra Inari, il suo santuario e la volpe, esso ha dovuto essere mantenuto anche altrove [fig. 11]. Sebbene non tutti i santuari di Inari venerino la volpe, laddove succede il legame con le volpi ha dovuto essere creato dagli uomini. Modi di realizzare questo erano, ad
167 Ibid., p. 81. 168 Ibid., p. 83.
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esempio, costruire il santuario nei pressi del luogo in cui le volpi si erano stabilite, oppure catturandole altrove e rilasciandole successivamente nel luogo prescelto169.