CAPITOLO 2 – TEORIE ED EVIDENZE EMPIRICHE SUL LEGAME
2.2 L’influenza dell’istruzione sul PIL e sull’occupazione
Le teorie della crescita economica sono state sottoposte, soprattutto negli anni più recenti, ad un’incessante revisione critica al termine della quale gli economisti hanno in parte dimostrato che la velocità con cui cresce il PIL pro capite dipende anche da fattori qualitativi, attinenti al livello di istruzione raggiunto, che sono centrali nella teoria dello sviluppo economico. Secondo la teoria economica, la crescita è determinata dalle dinamiche del capitale umano (quantità e qualità) e del capitale fisico e dalla loro produttività, oltre che dalle risorse naturali presenti sul territorio (giacimenti minerari). I paesi compiono massicci investimenti in istituzioni educative per favorire la crescita economica, migliorare la produttività, contribuire allo sviluppo personale e sociale e ridurre la disuguaglianza sociale, tra le altre ragioni.
Il livello di spesa per le istituzioni educative è influenzato da: dimensioni di un paese, popolazione in età scolastica, livello degli stipendi degli insegnanti, organizzazione e distribuzione di istruzione, sistemi pensionistici, ore di istruzione e di insegnamento, il costo dei materiali didattici e delle strutture, il programma fornito (ad esempio, generale o professionale), il numero di studenti iscritti al sistema educativo, i servizi ausiliari e di ricerca e sviluppo (R&S). Questi fattori fanno variare l’incidenza dell’istruzione del capitale umano sulla crescita del PIL pro capite. I livelli di spesa variano, per i fattori sopra elencati, considerevolmente da Paese a Paese, sia in termini assoluti che relativi. I Paesi OCSE spendono in media il 4,5% del loro PIL complessivo per le istituzioni educative, variando da oltre il 6% speso da Danimarca, Islanda e Norvegia al 3,5% o meno speso da Italia, Spagna ed Ungheria (cfr. Tabella 2).
154 La letteratura empirica sull’argomento è ampia, anche se però, come ricordato, i risultati sono ancora molto contraddittori e, in alcuni casi, sono di segno opposto rispetto alle previsioni teoriche. Alcune ricerche (Barro, Mankiw, Weil, Romer, ecc.) trovano che il capitale umano giochi un ruolo importante nella dinamica della crescita, altre, invece, quasi per nulla (Pritchett, Krueger e Lindhal).
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Tabella 2: Spesa pubblica in istruzione (% di PIL, anno 2014)155.
L’istruzione stimola il processo di formazione e accumulazione del capitale umano individuale e migliora le competenze professionali delle persone e, con ciò, la loro produttività e i loro redditi, oltreché il reddito nazionale incidendo direttamente sul benessere del popolo. L’istruzione allenta i vincoli economici e culturali che legano gli individui al proprio ambiente di origine. Aumenta le probabilità che i più capaci e meritevoli accedano a funzioni di governo nell’organizzazione dei fattori produttivi. Anche per questa via influisce positivamente sulla crescita economica: una buona istruzione incide sulla efficienza delle imprese, pone le condizioni affinché il processo di selezione concorrenziale degli imprenditori più innovativi, più adatti a sospingere lo sviluppo economico, si palesa senza i freni esercitati da diritti di gruppi sociali e da posizioni di rendita. Lo spettro di queste riflessioni sul nesso fra istruzione e sviluppo si può estendere anche agli aspetti demografici. La diffusione di elevati livelli di istruzione si associa, a parità di altre circostanze, a migliori condizioni di salute e ad un aumento della speranza di vita, in quanto può indurre comportamenti meno rischiosi e una maggiore capacità di elaborare l’informazione utile alla prevenzione e all’accesso alle cure disponibili. Innanzitutto, da una serie di analisi empiriche emerge che le economie con maggiore benessere sono anche le più ricche di capitale umano. Vi è, ad esempio, nelle economie avanzate una chiara corrispondenza fra gli anni medi di istruzione scolastica e il reddito pro-capite (cfr. Tabella 3).
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Tabella 3: Human capital and economic growth156
Inoltre, la correlazione positiva, solida e significativa, tra scolarizzazione e redditi percepiti è evidenziata dai dati OCSE che mostrano i differenziali salariali per livello di istruzione in alcuni Paesi sviluppati. Possiamo notare che le persone con un titolo universitario equivalente alla nostra laurea specialistica157 guadagnano il 56% in più di quelle che hanno ottenuto il diploma di scuola secondaria, (cfr. Tabella 4). I differenziali salariali tra questi ultimi e quelli in possesso della licenza media sono meno accentuati, ma comunque compresi tra il 15 e il 30%.
Paesi Anno Istruzione secondaria Università
25-64 Anni 30-44 Anni 25-64 Anni 30-44 Anni
Francia Germania Italia Spagna Regno Unito Stati Uniti Media OCSE 2015 2015 2015 2015 2015 2015 86 88 79 85 69 67 78 87 86 81 84 71 67 79 157 164 160 144 169 183 163 161 157 143 141 177 183 162 Tabella 4: Differenziali salariali per livello d’istruzione ed età158
Quindi, i soggetti con livelli di istruzione più elevata beneficiano di retribuzioni nettamente più sostanziose e, dato che le pensioni sono fortemente correlate ai redditi da lavoro, le differenze nei redditi permangono anche una volta usciti dal
156
Fonte: Barro-Lee (2017); World Bank, WDI database.
157 La laurea specialistica è quella che si consegue con un corso di istruzione universitaria per almeno 5 anni.
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Differenziali salariali per livello di istruzione ed età in alcuni Paese sviluppati, 2014-15 (numero indice:
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mercato del lavoro. E se le persone con qualifiche più elevate sono generalmente in una posizione migliore per vedere i loro guadagni aumentare nel tempo, i meno istruiti, che di solito hanno guadagni inferiori all’inizio della loro carriera, tendono a vedere i loro guadagni decrescere con l’età.
Le variazioni degli utili riflettono anche altri fattori, tra cui la richiesta di competenze nel mercato del lavoro, retribuzioni minime nazionali, assunzioni e costi di licenziamento, quota di lavoro tra il settore pubblico e privato, strutture e pratiche del mercato del lavoro (come la forza dei sindacati, la copertura della contrattazione collettiva e la qualità degli ambienti di lavoro) e altre leggi. Questi fattori contribuiscono anche alle differenze nella distribuzione dei guadagni. In alcuni paesi, i guadagni variano poco, mentre in altri paesi ci sono grandi disparità di reddito, portando ad un aumento delle divario, (cfr. Tabella 5)159.
Tabella 5: Guadagno relativo degli adulti per livello d'istruzione
Inoltre, altri studi mostrano la diversa probabilità e stabilità dell’occupazione derivante da livelli di istruzione diversi. Anche in questo caso, l’evidenza empirica è abbastanza concorde. Nella media dei Paesi dell’OCSE il tasso di occupazione delle persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni con un grado di istruzione universitario è di oltre 10 punti percentuali superiore a quello delle persone che hanno un diploma di scuola secondaria superiore. Questa differenza si osserva per quasi tutte le fasce di età, sebbene più accentuata per quelle più anziane anche perché le persone meno istruite entrano ed escono dal mercato del lavoro prima delle altre.
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Relative earnings of adults, by educational attainment (2015), 25-64 year-olds with income from
employment; upper secondary education = 100; Fonte: (www.oecd.org/education/educationat-a-glance-
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Tabella 6: Tasso di occupazione per livello d’istruzione (in %)
Tabella 6.1: Tasso di occupazione per livello d’istruzione (in %)
In media tra i paesi dell’OCSE, il tasso di occupazione è dell’85% circa per gli individui con istruzione terziaria (25-64 anni), il 74% con una qualifica secondaria e meno del 59% per gli individui che non hanno completato l’educazione secondaria, (cfr. Tabelle 6 e 6.1)160. La maggiore probabilità di essere occupati delle persone più istruite riflette prevalentemente la più alta propensione a partecipare al mercato del lavoro e, per le persone, il più basso rischio di essere disoccupati. In molti paesi dell’OCSE e dei paesi partner, i tassi di disoccupazione sono particolarmente elevati tra i giovani/adulti (25-34 anni). In media, nei paesi dell’OCSE, il rischio di
160
Tasso di occupazione per livello di istruzione, 2018 (quota percentuale occupata della popolazione di
età 25-64), Fonte: OECD (2018), Employment by education level (indicator). doi: 10.1787/26f676c7-en.
Paesi Elementari Medie Superiori Università Tutti
Francia Germania Italia Giappone Spagna Regno Unito Stati Uniti Media OCSE 46 41 32 n.d. 49 51 56 47 67 54 62 n.d. 67 52 58 59 75 57 74 72 74 84 73 74 80 84 81 86 83 88 83 85 71 70 63 75 69 78 75 72
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disoccupazione è quasi il doppio per chi non ha completato l’istruzione secondaria rispetto a quelli con qualifiche più elevate: 17% rispetto al 9% per quelli con istruzione secondaria e il 7% per i giovani/adulti con istruzione terziaria (cfr. Tabella 7)161.
Tabella 7: Tasso di disoccupazione per livello d’istruzione (%)
L’impatto positivo dell’ulteriore istruzione sul rischio di disoccupazione è particolarmente elevato in Austria, nella Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Norvegia, Slovacchia, Svezia e Svizzera. In tutti questi Paesi il tasso di disoccupazione per gli individui con un’istruzione secondaria o terziaria è di circa un terzo il tasso di disoccupazione per quelli con un livello di istruzione inferiore. Mentre in molti paesi le percentuali di disoccupazione migliorano solo leggermente quando si prosegue l’istruzione, al di là del livello di istruzione conseguito. In Islanda, Corea del Sud, Messico, Portogallo e Turchia, i tassi di disoccupazione sono simili nei diversi livelli di istruzione. In Arabia Saudita, la relazione tra tassi di disoccupazione e livelli di istruzione è invertita: il 20% degli adulti con istruzione terziaria è disoccupato, rispetto al solo 2% di coloro che non hanno completato la parte superiore di istruzione secondaria. Dunque, chi ha acquisito maggior scolarità, in generale, fronteggia profili retributivi più elevati e/o migliori prospettive di occupazione, tuttavia il rendimento effettivo dell’istruzione addizionale è strettamente interrelato con le condizioni esistenti sul mercato del lavoro.
161
Fonte OECD (2018), Unemployment rates by education level (indicator). doi: 10.1787/6183d527-en (% per stessa fascia di età, 25-64 anni)
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L’evidenza relativa all’incremento dell’occupazione in rapporto all’istruzione, unitamente a quella sulle sperequazioni retributive, offre informazioni utili su domanda e offerta di competenze professionali. In particolare, questi fattori suggeriscono che la domanda relativa di lavoratori più istruiti è costantemente aumentata con il progresso tecnologico, mentre l’offerta di manodopera altamente qualificata non ha sempre tenuto il passo con la domanda. In altre parole, l’aumento del premio attribuito alla competenza tecnica segnala un disallineamento fra l’offerta insufficiente di istruzione a fronte delle crescenti esigenze del mercato del lavoro. Questa ipotesi, avanzata per gli Stati Uniti da Claudia Goldin e Lawrence Katz162, si può applicare anche ad una serie di economie europee dove vi è carenza di istruzione qualificata. Il progresso tecnologico, a sua volta, incide sulla crescita tramite l’impatto sulla produttività del lavoro e del capitale. La crescita della produttività del lavoro è una dimensione chiave della performance economica e un motore essenziale di cambiamenti negli standard di vita. Un’elevata crescita della produttività del lavoro può riflettere un maggiore utilizzo del capitale e/o una diminuzione dell’impiego di lavoratori a bassa produttività, o guadagni generali di efficienza e innovazione. Su un piano più analitico, il reddito pro capite può essere scomposto in produttività del lavoro per occupato, fattori demografici cioè popolazione in età lavorativa sul totale della popolazione e tasso di occupazione cioè l’incidenza della popolazione che ha un’occupazione sul totale della popolazione.
Tabella 8: Averagecontribution to real per capita GDP growth (Growth rates, in %)163
162
Goldin, C. e L. Katz (2007), The race between education and technology: the evolution of US
educational wage differentials, 1980 to 2005, National Bureau of Economic Research.
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Tabella 9: Working age population (%)164
Tabella 10: Employment rates (%)165
Confrontando questi dati si possono fare alcune osservazioni. In particolare, l’aumento della produttività è il motore principale della crescita economica. Infatti, l’Italia che ha una produttività tra le più basse dei paesi OCSE dimostra i ridotti livelli di crescita del PIL. Inoltre, l’evoluzione demografica166 ha fortemente
164
Fonte: OECD (2018), Labour productivity and utilisation (indicator). doi: 10.1787/02c02f63-en
(Accessed on 28 May 2018);
165 Fonte: OECD (2018), Working age population (indicator). doi: 10.1787/d339918b-en. 166
Le tendenze demografiche influiscono sulla crescita economica attraverso gli effetti connessi alla dimensione e alla composizione della popolazione, ossia principalmente attraverso la variazione del numero di individui in età lavorativa (di solito fra 15 e 64 anni).
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contribuito alla crescita di alcuni Paesi emergenti come la Corea del Sud e il Cile, mentre ha avuto un’incidenza molto più limitata, se non addirittura negativa, nelle economie avanzate come gli Stati Uniti. In sostanza, questi dati mostrano che è cruciale promuovere l’innovazione, specie nelle economie in cui l’invecchiamento riduce la quota di popolazione in età lavorativa. Queste diverse tendenze demografiche, e in particolare l’invecchiamento della popolazione, rendono oggi più arduo per molti Paesi avanzati continuare a crescere e rimanere competitivi sui mercati internazionali. La concorrenza delle economie emergenti, invece, non ha aspettato. In molti di questi Paesi emergenti, peraltro, la competitività è stata stimolata anche dagli investimenti nel settore tecnologico. In Italia, nel 2016, solamente il 25,6% della popolazione in età compresa tra i 25 ed i 34 anni ha conseguito, al più, un livello di istruzione terziaria e questo dato posiziona il nostro Paese in fondo alla graduatoria dei Paesi dell’OCSE, (cfr. Tabella 11)167.
Tabella 11: Popolazione con istruzione terziaria (% nella stessa fascia di età, 25-34)
Mentre i tassi di occupazione, come visto precedentemente, sono più alti per gli adulti con istruzione terziaria nei paesi dell’OCSE, le percentuali variano in base al campo di studio. In media, nei paesi dell’OCSE, il tasso di occupazione generale degli adulti con istruzione terziaria (25-64 anni) è dell’85%. Tuttavia, è più basso per i laureati nelle discipline umanistiche-giuridiche (79%) e più alto per laureati in
167
Fonte: OECD (2018), Population with tertiary education (indicator). doi: 10.1787/0b8f90e9-en (Accessed on 28 May 2018).
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tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) e discipline scientifiche-
economiche (88%)168. I campi STEM, che comprendono le scienze naturali,
matematica e statistica; tecnologie dell’informazione e della comunicazione; ingegneria, produzione e costruzione, sono visti come particolarmente importanti per promuovere l’innovazione e la crescita economica. In media nei paesi dell’OCSE i tassi di occupazione per i laureati nei campi STEM sono dell’88%, con percentuali che vanno dal 90% o più in Repubblica Ceca, Germania, Islanda, Lituania, Olanda, Svezia e Svizzera a meno dell’80% in Grecia e Turchia. I tassi di inattività in questi due campi di studio sono molto diversi: il 14% per i laureati in discipline umanistiche rispetto al 9% per laureati in ingegneria, produzione e costruzione169. Le prospettive del mercato del lavoro, i salari previsti e la reputazione generale degli insegnanti sono alcuni dei fattori che influenzano la selezione dei giovani del campo di studio.
Secondo le teorie economiche classiche, i vantaggi degli utili delle persone con istruzione terziaria e gli svantaggi dei guadagni delle persone meno istruite possono essere spiegati dalla regola economica della domanda e dell'offerta. L’offerta e la domanda di forza lavoro con un determinato livello di abilità non possono essere misurate direttamente. Tuttavia, la percentuale di persone con istruzione terziaria nella popolazione è un indicatore dell’offerta di forza lavoro qualificata in un Paese e il tasso di disoccupazione - che riflette la tenuta del mercato del lavoro - è un utile indicatore della domanda. I tassi di disoccupazione diminuiscono con l’aumento dei tassi di conseguimento in tutti i Paesi dell’OCSE e dei Paesi partner, suggerendo una domanda di manodopera basata sulle competenze. Pertanto, i vantaggi degli utili delle persone con un’istruzione terziaria dovrebbero essere più alti nei paesi in cui la loro quota è bassa.
Per illustrare se la teoria è confermata dai numeri, si confrontano i vantaggi degli utili per i lavoratori con istruzione terziaria di età compresa tra i 25 e i 64 anni con la percentuale di adulti con istruzione terziaria nella popolazione (cfr. Tabella 12)170.
168
Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (STEM), http://www.oecd.org/education/education-at- a-glance-19991487.htm, Employment rates of tertiary-educated 25-64 year-olds,by field of study (2016). 169 Database Education at a Glance.
170
Fonte: OECD (2015),Relative earnings of tertiary-educated workers and their share of the population 25-64 year-olds with income from employment; upper secondary education = 100
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Tabella 12: Guadagno relativo dei lavoratori con istruzione terziaria e della quota di popolazione I dati supportano l’ipotesi, in quanto i vantaggi degli utili sono maggiori nei paesi con una piccola quota di persone con istruzione terziaria, come Brasile, Cile, Colombia, Ungheria e Messico, e i più piccoli in paesi con una grande quota di persone con istruzione terziaria, come Norvegia e Svezia. In generale, esiste una relazione lineare inversa tra la quota di adulti con istruzione terziaria e i vantaggi di guadagno per i laureati terziari (R = -0.59). Tuttavia, il rapporto si indebolisce quando i paesi con i maggiori vantaggi in termini di guadagni sono esclusi dall’analisi. Alcuni Paesi sono outliers in questa relazione, dove i vantaggi degli utili sono molto più alti di quanto suggerirebbe la relazione di regressione.
Invece, i rendimenti finanziari netti privati sono la differenza tra i costi e i benefici associati al raggiungimento di un ulteriore livello di educazione. In questa analisi, i costi includono i costi diretti per conseguire l’istruzione e il guadagno scontato, mentre i benefici comprendono i guadagni da lavoro e indennità di disoccupazione. Per mostrare l’impatto del sistema fiscale sui benefici totali, vengono analizzati anche l’effetto delle imposte sul reddito, l’effetto dei contributi sociali e l’effetto dei trasferimenti sociali. I costi privati totali, composti da costi diretti e guadagni non riscossi, solitamente aumentano con il livello di istruzione, (cfr. Tabella 13).
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Tabella 13: Costi e benefici privati dell’istruzione terziaria per uomo o donna (migliaia di dollari)171
I dati mostrano che i vantaggi in termini di guadagno dell’istruzione superiore comportano notevoli vantaggi per le persone, ma il modo in cui gli uomini e le donne beneficiano possono dipendere dai risultati del mercato del lavoro specifici per paese. Mentre l’istruzione superiore produce guadagni più elevati rispetto alla carriera di un individuo, i benefici privati dall’investire nell’istruzione dipendono anche dai sistemi fiscali e previdenziali dei paesi. Imposte sul reddito e contributi sociali più elevati e trasferimenti sociali più bassi legati a guadagni più elevati possono scoraggiare gli investimenti nell’ulteriore istruzione creando un cuneo tra il livello degli utili lordi necessari per recuperare il costo dell’istruzione e il guadagno netto finale percepito dal singolo172. Ad esempio, un uomo che sceglie di investire nell’istruzione terziaria pagherà, in media, circa il 40% del suo reddito aggiuntivo associato all’istruzione terziaria in tasse e contributi sociali.
Per i governi, i costi diretti rappresentano la quota maggiore dei costi pubblici totali per l’istruzione terziaria. Essi compensano i costi degli investimenti diretti e le entrate fiscali scontate associate all’istruzione ricevendo entrate fiscali supplementari e contributi sociali da parte di lavoratori più pagati, che spesso hanno un’istruzione superiore conseguita. Poiché nella maggior parte dell’OCSE l’accesso all’istruzione da parte dei paesi è universale (e di solito obbligatorio) ai livelli inferiori di istruzione, il quoziente tra l’importo speso per studente e il PIL pro capite può essere indicativo della capacità di pagamento del paese. A più alti livelli di istruzione, dove le iscrizioni agli studenti variano notevolmente tra paesi, il
171
Fonte: OECD (2015),Private costs and benefits of education for a man or a woman attaining tertiary
education (2013); In equivalent USD converted using PPPs for GDP
(www.oecd.org/education/educationat-a-glance-19991487.htm). 172
Brys, B. and C. Torres, “Effective personal tax rates on marginal skills investment in OECD countries”, OECD Taxation Working Papers, No.16, OECD Publishing, Paris 2013.
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collegamento è meno chiaro. Al livello terziario, ad esempio, i Paesi dell’OCSE possono avere un rango relativamente alto su questa misura, anche quando gran parte della sua ricchezza è spesa per educare ad un numero relativamente piccolo di studenti. Si può concludere affermando che i risultati delle varie teorie empiriche mostrate precedentemente, con l’ausilio dei dati elaborati dai database Eurostat, OECD data e World Bank, dimostrano che il PIL pro capite sia positivamente influenzato dal grado di istruzione della popolazione, ovvero ad una superiore quantità e qualità del capitale umano corrispondano un progresso tecnologico ed una crescita più sostenuta. Nel dettaglio, un anno aggiuntivo medio di istruzione stimola la crescita economica nel lungo periodo di circa 0,72 punti base. Se ad es. l’Italia riuscisse ad innalzare di 3 anni medi di istruzione della popolazione, il tasso medio annuo di crescita del PIL potenziale passerebbe dal valore attuale di 1,4% - 1,6% ad un più europeo e moderno 2,3% - 2,7%173.
Nel paragrafo successivo il focus sarà dunque sull’Italia, un caso anomalo tra i Paesi del G7, con spesa pubblica per istruzione, tassi di occupazione per livello d’istruzione, differenziali salariali e percentuale di persone con istruzione terziaria piuttosto bassi, spesso largamente al di sotto della media OCSE.