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L’intensificazione del lavoro e i nuovi rischi emergenti

Prima di esaminare le trasformazioni che investono l’organizzazione dell’impresa e dei modi di

produzione del settore delle carni e, dunque, le loro ripercussioni sulla salute e la sicurezza sul lavoro,

alla luce non solo dei rischi “classici” di questo settore ma anche di quelli emergenti, si ritiene

opportuno dedicare particolare attenzione alla natura delle nuove patologie dell’odierno mondo del

lavoro.

Nell’ultimo decennio, infatti, le statistiche europee ed italiane sulla salute dei lavoratori registrano

un aumento ed una diversificazione delle malattie professionali

297

. In particolare, si assiste ad

un’inversione di tendenza: una diminuzione delle classiche patologie (derivanti dall’uso di sostanze

cancerogene o di agenti fisici) a fronte di una crescita esponenziale delle nuove

298

. Oggi i disturbi

muscolo-scheletrici (DMS) e i rischi psicosociali, di cui lo stress lavoro-correlato (SLC) costituisce

la species più rilevante, sono le principali patologie causate dal modo di produzione dominante

299

.

Secondo i dati Eurostat, i DMS costituiscono quasi il 60% dei problemi di salute legati al lavoro,

delineandosi come la malattia professionale più diffusa nei Paesi dell'Unione europea

300

. Ad essi

fanno seguito i rischi psicosociali, che costituiscono circa il 25%

301

.

297 EU-OSHA, New and emerging risks in occupational safety and health, European Risk Observatory, 2009, in

https://osha.europa.eu, consultato il 20 giugno 2019.

298 EU-OSHA, Le previsioni degli esperti sui rischi psicosociali emergenti relativi alla sicurezza e alla salute sul lavoro, in

Facts, 2007, p. 74 ss., in http://osha.europa.eu, consultato il 20 giugno 2019. Secondo l’Osservatorio europeo dei rischi dell’Eu-Osha «un rischio emergente per la salute e la sicurezza sul lavoro è qualsiasi rischio sia nuovo sia in aumento», ove per nuovo si intende che «il rischio non esisteva prima ed è causato da nuovi processi, nuove tecnologie, nuovi tipi di luoghi di lavoro, o da trasformazioni sociali o organizzative; oppure […] è considerato adesso un rischio grazie alle nuove conoscenze scientifiche o a un cambiamento della percezione pubblica». Per la definizione di rischio in aumento si rinvia, invece, a V.PASQUARELLA,La disciplina dello stress lavoro-correlato fra fonti europee e nazionali: limiti e criticità, in Olimpus W.P., n. 6/2012, p. 3 ss., secondo la quale si intende «se il numero di pericoli (…) oppure la probabilità di esposizione ai pericoli è in aumento; oppure gli effetti dei pericoli sulla salute dei lavoratori stanno peggiorando».

299 S.BEVAN,T.QUADRELLO,R.MCGEE,M.MAHDON,A.VAVROVSKY,L.BARHAM, Fit For Work? Musculoskeletal

Disorders in the European Workforce, London, The Work Foundation, 2009. Da tale ricerca, che ha indagato i riflessi che i disturbi muscoloscheletrici determinano sulla vita lavorativa di migliaia di lavoratori impiegati in 24 Paesi europei, emerge che «entro il 2020, le patologie muscolo-scheletriche avranno, a livello globale, la priorità tra le malattie nocive non trasmissibili per il loro impatto significativo sulla morbilità, co-morbilità, perdita di produttività, disuguaglianze sanitarie ed esclusione sociale».

300 EUROSTAT, Health and safety at work in Europe (1999-2007): a statistical portrait, 2010, in

https://ec.europa.eu/eurostat, consultato il 16 aprile 2019.

301 EUROFOUND, Psycosocial risks in Europe – prevalance and strategies for prevention, 2014, in

https://www.eurofound.europa.eu,consultato il 20 giugno 2019.Lo studio, incrociando i dati di Eurofound e di Eu-osha, analizza l’esposizione al rischio psicosociale da parte dei lavoratori e come tale rischio sia associato alla salute di questi ultimi. Per una definizione di rischi psicosociali si rinvia a T.COX,A.J.GRIFFITH, The assessment of psychosocial hazard at work, in M. J., Shabracq, J.A.M., Minnubst, C.L. Cooper (a cura di), Handbook of work and health psychology, Chichester, Wiley & Sons, 1995, secondo i quali tali rischi sono «aspetti di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro, nonché i rispettivi contesti ambientali e sociali che potenzialmente possono arrecare danni fisici o psicologici». Per i suddetti autori, sono riconducibili alla categoria dei rischi psicosociali i fenomeni di mobbing, straining, burn-out e stress. Sul tema dei rischi psicosociali e, in particolare, dello stress lavoro correlato in dottrina si rinvia a M.C.CATAUDELLA, Lavorare stanca. Alcune considerazioni sullo stress lavoro correlato, in ADL, 2010, 3, p. 673 ss.;P.LAMBERTUCCI,

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I rischi di DMS e quelli psicosociali designano «una nuova categoria di rischi legati a fenomeni

di trasformazione del lavoro causati dall’intensificazione, dalla precarizzazione, dalle nuove forme

di organizzazione del lavoro e dall’introduzione di nuove tecnologie»

302

. Indagini e studi specializzati

rivelano che i nuovi rischi emergenti per la sicurezza e la salute sono spesso la conseguenza di

trasformazioni tecniche o organizzative

303

. Si intende fare riferimento, in particolare, ai processi di

ristrutturazione e di riorganizzazione aziendale che, a partire dagli anni ’90, sono stati avviati come

risposta al crescente potere dei mercati dei capitali e alla globalizzazione dei mercati finanziari

tramite la pianificazione della produzione e la promozione della flessibilità del lavoro

304

. Tese ad

innalzare il livello di competitività delle imprese per adattarle continuamente ad un contesto in rapida

evoluzione, queste soluzioni hanno aumentato la domanda e i ritmi di lavoro – da cui

l’intensificazione del lavoro

305

.

Questo ultimo fenomeno, oltre a cambiare il modo di produzione, ha inciso drasticamente sulle

condizioni di lavoro

306

. Con esso si intende «una maggiore produttività in una minor (o eguale) unità

di tempo»

307

. L’intensificazione sottende la presenza di una serie di fattori fisici e psicosociali

riconducibili alla dimensione organizzativa dell’impresa e, in quanto tale, in grado di determinare le

condizioni di lavoro e le caratteristiche ambientali, psicosociali e fisiche di un dato contesto

Sicurezza sul lavoro e rischi psico-sociali: profili giuridici, in DLM, 2010, 2, p. 347 ss.;M.PERUZZI, La valutazione del rischio da stress lavoro correlato ai sensi dell’art. 28 del d.lgs. n. 81/2008, in Olimpus W.P., n. 2/2011, p. 19 ss.; G. LUDOVICO, Lo stress lavoro correlato tra tutela prevenzionistica, risarcitoria e previdenziale, in RDSS, 2011, 2, p. 401 ss.; T.M.FABBRI,Y.CURZI (a cura di), Lavoro e salute. Approcci e strumenti per la prevenzione dello stress e la promozione

del benessere al lavoro. Vol. II, Torino, Giappichelli, 2012; R.NUNIN, La prevenzione dello stress lavoro-correlato. Profili normativi e responsabilità del datore di lavoro, Trieste, EUT, 2012.

302 Così, L.CALAFÀ, Il diritto del lavoro e il rischio psico-sociale (e organizzativo) in Italia, in LD, 2012, 2, p. 257 ss.,

rispetto ai rischi psicosociali (e, come si vedrà più avanti, stante le numerose analogie tra i due, anche rispetto ai disturbi muscoloscheletrici) ai quali, peraltro, l’autrice aggiunge il suffisso «organizzativi» per sottolineare l’importanza del contesto di organizzazione e gestione del lavoro nell’emersione di tali rischi. Con tale definizione, l’autrice ripropone un passaggio dello studioso francese L.LEOUROGE, Les risques psychosociaux reconnus par le droit: le couple “dignité- santé”, in Risques psychosociaux au travail, 2009, p. 9 ss.

303 Alle trasformazioni tecniche o organizzative si aggiungono quelle socioeconomiche, demografiche e politiche, compreso

l’attuale fenomeno della globalizzazione. In merio all’analisi dei nuovi rischi psicosociali in Europa, si v. il rapporto di ricerca EU-OSHA, Expert forecast on emerging psychosocial risks related to occupational safety and health, 2007, in https://osha.europa.eu, consultato il 20 giugno 2019, realizzato da Eu-Osha su incarico della Commissione europea nel quadro della Strategia comunitaria su salute e sicurezza al lavoro 2002-2006 (COM(2002)118). Il rapporto in oggetto suddivide i nuovi rischi psicosociali in dieci categorie, riconducibili all’interno delle seguenti sei macro aree: nuove tipologie di contratto di lavoro e precarietà, orario di lavoro irregolare e flessibile, instabilità del posto di lavoro, intensificazione del ritmo lavorativo, invecchiamento della forza-lavoro, violenza, mobbing e bullismo.

304 Y.ROQUELAURE, Musculoskeletal disorders and psychosocial factors at work, Brussels, Etui, 2015, p. 5 ss.

305 R.H.WESTGAARD,J.WINKEL,Occupational musculoskeletal and mental health: Significance of rationalization and

opportunities to create sustainable production systems e A systematic review, in Applied Ergonomics, 2011, 42, p. 261 ss.

306EUROFOUND, Sixth European Working Conditions Survey: overview report, Luxembourg, Publications Office of the

European Union, 2017, p. 1 ss.

307D.FONTANA, Intensificazione e salute nell’industria modenese del suino. Un’inchiesta multistrumento sulle condizioni

di lavoro, Modena, CGIL, 2018, p 1 ss. Per una definizione del concetto di intensificazione si veda anche M.PERUZZI, La valutazione del rischio da stress lavoro-correlato ai sensi dell’art. 28 del d.lgs. 81/2008, op. cit., p. 9 ss., che riprende un passo di L.THÉRY, Le travail intenable. Résister collectivement à l’intensification du travail, Paris, La Découverte, 2006, p. 245 ss., secondo cui con tale concetto si fa riferimento ad «un complesso, multiforme fenomeno associato ad una moltitudine di vincoli e costrizioni: il passaggio a modelli organizzativi produttivi automatizzati, l’integrazione di vincoli commerciali (scadenze, flessibilità, tempi di reazione, diversificazione), il passaggio nell’organizzazione del lavoro a una maggiore autonomia e a maggiori responsabilità, l’individualizzazione della gestione delle risorse umane e i cambiamenti nella valutazione del lavoro e nei meccanismi di controllo».

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lavorativo

308

. Si osserva, tuttavia, come una dimensione organizzativa improntata alla riduzione del

tempo di preparazione a vantaggio di una maggiore produttività (da cui il cd. just-in-time “appena in

tempo” proprio del modello post-fordista)

309

può avere ricadute estremamente negative sulle

condizioni di lavoro e, in particolare, su quelle della salute e della sicurezza quando non

controbilanciata da un’adeguata attenzione al benessere psicofisico dei lavoratori. Lo sviluppo dei

rischi di DMS e di SLC costituisce l’esempio più emblematico delle conseguenze negative di tale

intensificazione del lavoro

310

.

Secondo l’Organizzazione mondiale della Salute (World Health Organization, WHO), per

disturbo muscoloscheletrico lavoro correlato si intende un problema di salute all’apparato

locomotore, vale a dire ai muscoli, ai tendini, alla cartilagine, al sistema vascolare, ai legamenti e al

sistema nervoso, indotto o aggravato dal lavoro e dalle circostanze della sua prestazione

311.

Esso si

contraddistingue per tre tipi di alterazioni che investono, in particolare, le strutture muscolo-tendinee,

il sistema vascolare e i nervi periferici. La sua genesi richiama in particolare «processi meccanici e

fisiologici derivanti dall’uso ripetuto e prolungato dei tessuti. L’eventuale alterazione dei tessuti può

interferire a sua volta con i processi fisiologici di base e provocare impedimenti nell’attività

motoria». Le localizzazioni più frequenti si riscontrano negli arti superiori e nel rachide, ma possono

colpire anche gli arti inferiori

312

.

Come prima accennato, alcuni dei principali fattori di rischio attengono direttamente al fenomeno

dell’intensificazione del lavoro. In particolare, questo ultimo si manifesta attraverso incalzanti

modalità e ritmi, caratterizzati da tempi ristretti, carichi eccessivi, lavoro usurante e richieste

contrastanti. A tali fattori di rischio, di carattere organizzativo, si aggiungono, peraltro, fattori di

308 EUROFOUND, Working conditions in the European Union: Working time and work intensity, 2009, in

https://www.eurofound.europa.eu, consultato il 20 giugno 2019. Da tale indagine emerge come alla combinazione di una molteplicità di rischi, provenienti dall’adozione di nuovi metodi di produzione e organizzazione del lavoro, quali l’intensificazione del ritmo di lavoro e la percezione di un minore controllo, sia correlata una maggiore esposizione dei lavoratori a fattori di rischio fisico-ergonomico e a movimentazioni ripetitive.

309 Per una ricostruzione del concetto di «Just in time» che connota il modello postfordista sviluppato a partire dagli anni

’80-’90, si rinvia a G.BONAZZI, Il tubo di cristallo: modello giapponese e fabbrica integrata alla Fiat auto, Bologna, il Mulino, 1993. Sullo sviluppo del modello organizzativo postfordista, si v. S.BOLOGNA,A.FUMAGALLI A. (a cura di), Il lavoro autonomo di seconda generazione. Scenari del postfordismo in Italia, Bologna, Feltrinelli, 1997.

310 T. KOUKOULAKI, The impact of lean production on musculoskeletal and psychosocial risks: an examination of

sociotechnical trends over 20 years, in Applied Ergonomics, 2014, 45 (2), p. 198 ss. In particolare, M.PERUZZI,La valutazione dei rischi da stress lavoro correlato ai sensi dell’art. 28 del d.lgs. n. 81/2008, op. cit., p. 9 ss., afferma che l’intensificazione del carico e del ritmo di lavoro può costituire una fonte di stress lavoro-correlato nel caso in cui vi sia «uno squilibrio tra la percezione che il lavoratore ha dei vincoli imposti e la percezione che egli ha delle risorse a sua disposizione per affrontare tali vincoli». Analogamente, per quanto concerne lo sviluppo di disturbi muscoloscheletrici, l’autore richiamando il modello di Karasek (R.A.KARASEK, Job demand, job decision latitude, and mental strain – Implications for job redesign, in Administrative Science Quarterly, 1979, 24, p. 285 ss.), mette in evidenza come il rischio di sviluppare problemi fisici o psichici aumenti all’aumentare della richiesta di uno sforzo elevato associata ad una ridotta possibilità di partecipare al processo decisionale.

311 A.LUTTMANN,M.JAGER,B.GRIEFAHN, Preventing musculoskeletal disorders in the workplace, India, World Health

Organization, 2003. L’Agenzia europea per la salute e sicurezza sul lavoro, invece, definisce i DMS come «un vasto complesso di malattie e di disordini infiammatori e degenerativi che esitano in dolore e limitazione funzionale»; così in EU-OSHA, Work-related neck and upper limb musculoskeletal disorders, Luxembourg, Office for Official Publications of the European Communities, 1999.

312 D.FONTANA, Intensificazione e salute nell’industria modenese del suino. Un’inchiesta multistrumento sulle condizioni

67

rischio biomeccanico (come movimenti ripetitivi, postazioni di lavoro disagevoli, movimentazione

manuale dei carichi, sforzi intensi, esposizione a vibrazioni, esposizione a temperature fredde) e

fattori di rischio psicosociale (come stress lavoro correlato, carichi di lavoro eccessivi, elevata

monotonia, mancanza di autonomia)

313

. A ben guardare, si tratta di disturbi cd. trasversali, diffusi,

anche se in misura differenziata, in molteplici settori produttivi

314

.

Quanto allo stress lavoro correlato – appartenente al più ampio genus dei rischi psicosociali

315

le analogie con i disturbi muscoloscheletrici sono molteplici. L’Agenzia europea per la salute e

sicurezza sul lavoro definisce lo SLC come la percezione di squilibrio avvertita dal lavoratore quando

le richieste del contenuto, dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro eccedono le capacità

individuali per fronteggiare tali richieste

316

. In linea con tale definizione, l’Accordo quadro europeo

dell’8 ottobre 2004, afferma che lo SLC «non è una malattia», ma si traduce in una situazione di

prolungata tensione che «può ridurre l’efficienza sul lavoro e può determinare un cattivo stato di

salute»

317

. Come emerge dal testo, lo SLC non ha nulla di morboso ed è piuttosto una «condizione»

313 Y.ROQUELAURE,A.PETIT,B.FOUQUET,A.DESCATHA, Pathologies professionnelles musculo-squelettiques: priorité à

la prévention et à la coordination des prises en charge, in La Revue du Praticien, 2014, 64 (3), p. 350 ss.

314 ANMIL, I disturbi muscolo-scheletrici e da sovraccarico biomeccanico dei lavoratori nel settore del commercio: un

quadro comparato, 2013. Indagine teorico-sperimentale, 1° Rapporto, 2013, in https://www.anmil.it/, consultato il 20 giugno 2019. Secondo il citato rapporto, le malattie dell’apparato muscoloscheletrico interessano trasversalmente tutte le attività che richiedono un impegno fisico di un certo rilievo da parte dei lavoratori. Esse risultano ampiamente diffuse nel settore agricolo, forestale e pesca, nel manifatturiero e minerario, nei trasporti, nell’edilizia, nell’artigianato, nella vendita al dettaglio e all’ingrosso nella grande distribuzione, nell’alberghiero e ristorazione, nel sanitario. A ben guardare, si tratta di settori le cui lavorazioni richiedono un continuo e pesante impegno fisico nel sollevamento o nella movimentazione di carichi o in attività ripetute di tipo manuale. Il carattere trasversale del fenomeno si manifesta, peraltro, anche a livello di genere, in quanto il rischio di contrarre tali patologie risulta equamente distribuito tra uomini e donne in linea con la distribuzione degli occupati; a differenza di quanto accade per gli infortuni sul lavoro, dove la percentuale delle donne è di gran lunga inferiore.

315 L.ANGELINI, Dalle species al genus (o viceversa). Note sull’obbligo di valutazione dello stress lavoro-correlato e dei

rischi psico-sociali, in L. Angelini (a cura di), La prevenzione dei rischi da stress lavoro-correlato Profili normativi e metodiche di valutazione, op. cit., p. 77 ss. L’autore richiama un’espressione del modello Cox-Griffiths utilizzato come base teorica da Eu-Osha nel rapporto redatto da T.COX,A.GRIFFITH S,E.RIAL-GONZALES, Research on Work-related stress, 2000, in https://osha.europa.eu/it, consultato il 20 giugno 2019, in base al quale lo stress lavoro correlato e i rischi psicosociali sono termini perfettamente fungibili in quanto lo stresso lavoro-correlato “incarna” «l’effetto lesivo che ogni rischio psicosociale può produrre sulle condizioni di salute dei lavoratori». Secondo M.PERUZZI, Il rapporto tra stress lavoro-correlato e rischi psicosociali nelle fonti uni-europee e interne, in Olimpus W.P., n. 31/2014, p. 91 ss., la relazione tra i due termini operata dal modello Cox-Griffiths corrisponde ad una sorta di metonimia, una figura retorica che, evocando l’effetto per la causa, permetterebbe «il diretto ingresso del genus rischi psicosociali nel sistema prevenzionistico del testo unico: la prevenzione dell’effetto non può che presupporre e implicare dal punto di vista logico e cronologico la prevenzione dell’insorgere delle sue cause».

316T.COX,A.GRIFFITHS,E.RIAL-GONZALES, Research on Work-Related Stress, op. cit., p. 15 ss.

317 Si tratta dell’Accordo collettivo sottoscritto il 27 maggio 2004 dalle parti sociali Unice/Ueapme, Ceep ed Etuc a livello

comunitario, reperibile in https://olympus.uniurb.it, a cui rinvia l’art. 28 del d.lgs. n. 81 del 2008. L’Accordo europeo è stato recepito in Italia dall’accordo interconfederale del 9 giugno 2008 sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil, reperibile in https://olympus.uniurb.it. In base a questo ultimo, lo stress da lavoro correlato è «una condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o alle aspettative riposte in loro». Rispetto allo stress lavoro correlato, nella predisposizione di guide operative, linee guida e proposte metodologiche a sostegno delle imprese nella valutazione dello stress lavoro-correlato si annoverano, a livello nazionale, interregionale, quelle riconducibili all’Ispesl, marzo 2010 (Network nazionale per la prevenzione del disagio psicosociale nei luoghi di lavoro: ISPESL, La valutazione dello stress lavoro – correlato. Proposta metodologica, Roma, Ispesl, 2010) e al Coordinamento tecnico interregionale della prevenzione nei luoghi di lavoro a marzo 2010 (COORDINAMENTO TECNICO INTERREGIONALE DELLA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO, Decreto Legislativo 81/2008 s.m.i. – Valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato.

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attinente al difficile rapporto fra lavoratore e richieste lavorative, dunque al rapporto con la

dimensione organizzativa

318

. I suoi principali effetti sono i disturbi muscoloscheletrici, le malattie

cardiovascolari, la salute mentale e i disturbi del sonno. Benché lo stress possa trovare origine in

molteplici cause, le principali sono riconducibili a fattori psicosociali quali l’elevata domanda, il

controllo e il supporto sociale inadeguati, l’eccessiva monotonia, la mancanza di autonomia, le

carenze organizzative e talvolta infrastrutturali delle imprese

319

.

Dal quadro brevemente delineato, si può affermare che i rischi da DMS e da SLC sono

strettamente intrecciati e la loro analisi non può essere affrontata disgiuntamente dal profilo relativo

all’organizzazione

320

. Essi, infatti, si configurano come effetti patologici di un’organizzazione del

lavoro che è stata definita «disfunzionale» e della conseguente intensificazione lavorativa

321

.

Prevenire o, quantomeno, ridurre tali rischi implica sì “alleggerire il carico”, ma anche porre

l’attenzione sui quei metodi di produzione e di organizzazione del lavoro che più sono suscettibili di

moltiplicare i vincoli fisici, psicosociali e organizzativi

322

.

Guida Operativa, marzo 2010, in https://olympus.uniurb.it), a cui si affiancano una serie di interventi regionali (a titolo esemplificativo, REGIONE TOSCANA, Valutazione del rischio da stress lavoro-correlato. Prima proposta di linee di indirizzo, luglio 2009, in https://olympus.uniurb.it). Inoltre, rilevano le indicazioni fornite dalla Commissione consultiva permanente ai sensi dell’art. 28, co. 2, del d.lgs. n. 81 del 2008, così come modificato dal d.lgs. n. 106 del 2009, adottate il 18 novembre 2010 con Circolare ministeriale, in http://adapt.it, consultato il 10 giugno 2019. In ultimo, si richiamano le linee guida redatte e pubblicate dall’Inail nel 2017, vale a dire INAIL, La metodologia per la valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato. Manuale ad uso delle aziende in attuazione del d.lgs. 81/2008 e s.m.i., Inail, Roma, 2017.

318 D.FONTANA, Intensificazione e salute nell’industria modenese del suino. Un’inchiesta multistrumento sulle condizioni

di lavoro, 2018, op. cit., p. 5 ss.

319T.COX,A.GRIFFITHS,E.RIAL-GONZALES, Research on Work-Related Stress, op. cit., p. 15 ss. Per quanto riguarda le

cause dei fenomeni riconducibili ai rischi psicosociali, nel già citato contributo di L.CALAFÀ, Il diritto del lavoro e il rischio psico-sociale (e organizzativo) in Italia, op. cit., p. 273 ss., l’autrice richiama la nozione di «costrittività organizzativa» contenuta nella Circolare Inail 17 dicembre 2003, n. 71 relativa ai «Disturbi psichici da costrittività organizzativa sul lavoro. Rischio tutelato e diagnosi di malattia professionale. Modalità di trattazione delle pratiche», recepita dal d.m. 27 aprile 2004, a cui sono riconducibili, a titolo esemplificativo concetti quali «marginalizzazione, svuotamento, inattività forzata, attribuzione compiti dequalificanti o esorbitanti, impedimento all’accesso di notizie, ecc.». Sebbene la Circolare sia stata bocciata dal Consiglio di Stato, secondo l’autrice il documento ha un indiscutibile valore descrittivo che attesta le difficoltà di distinguere i diversi fenomeni riconducibili ai rischi psicosociali. Per una nozione di costrittività organizzativa, l’autrice rinvia a A.DE MATTEIS, Stress lavoro-correlato e malattie professionali, in MGL, 2012, 1/2, p. 39 ss., con la cui locazione

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