• Non ci sono risultati.

L ONDON , B RITISH L IBRARY , A DDITIONAL 4

I manoscritti del Roman de Brut

C 2 C OLOGNY , F ONDATION M ARTIN B ODMER ,

P. L ONDON , B RITISH L IBRARY , A DDITIONAL 4

Inghilterra, Canterbury, Christ Church, 1275.

Membr.; ff. 220; numerazione moderna in cifre arabe; 1-1012, 1111, 12-1312, 1411, 1512, 166, 17-1912;

il fascicolo 9, contenente le Prophecies de Merlin, è inserito all'interno del fascicolo 8 dopo il primo foglio, f. 84; mm 365 x 240 (mm 290 x 202); 2 coll., tranne che per i ff. 86r-97r dove c'è 1 col.; 26-27 rr.; rigatura a mina di piombo.

CONTENUTO:

I. Darete Frigio, De Excidio Troiae Historia,57 seguito dai ritratti di Darete da f. 9b (ff. 1r-

10r);

II. Wace, Roman de Brut, vv. 1-7584 (ff. 13r-85v);

III. Les propheties de Merlin, versione dodecasillabica (ff. 86r-97r);58

IV. Wace, Roman de Brut, vv. 7585-14866 (ff. 98r-166r); V. Les estatuz du roi Edward (ff. 167r-183c);

55 Per questo, si faccia riferimento a E. Ekwall, The Concise Oxford Dictionary of the Place-Names, Oxford,

Clarendon Press, 1960 per cui la forma Ketelwell è attestata nel 1222.

56 Per il manoscritto di Cologny si veda innanzitutto a la scheda a opera di Françoise Viellard nel suo

Manuscrits Français du Moyen Âge, Cologny-Genève, Fondation Martin Bodmer, 1975, pp. 23-31, disponibile online all'indirizzo: www.e-codices.unifr.ch/fr/description/fmb/cb-0067. Si vedano poi P. Meyer, Notice sur un recueil manuscrit de poésies françaises appartenant à M. D'Arcy Hutton de Marske Hall (Yorkshire), in «Bulletin de la Société des anciens textes français», VIII (1882), pp. 43-72, in part. pp. 43- 60; H.-E. Keller, Wace et Geoffrey de Monmouth : problème de la chronologie des sources, in «Romania», XCVIII (1977), pp. 1-14.

57 Daretis Phrygii De excidio Troiae historia, ed. F. Meister, Leipzig, Teubner, 1873. Si tratta della versione

abbreviata del testo in cui mancano l'epistola introduttiva e i capp. vi-viii, xiv-xvi, xxix, xxx. A più riprese ci sono corrispondenze con la Cronaca di Freculfo di Lisieux, che pure racconta la caduta di Troia, e con l'interpolazione nota come Historia Daretis Frigii de origine Francorum nella Cronaca di Frigidario. Dopo la conclusione del testo di Darete, il racconto continua e narra della dispersione degli eroi troiani nonché dell'origine dei Franchi.

58 Presente anche in L e nel ms. BL, Harley 1605; fa parte del cosiddetto Harley Brut, traduzione dell'Historia

regum Britanniae autonoma da quella di Wace, per cui cfr. Geste des Bretuns en alexandrins ou Harley Brut, ed. B. Barbieri, Paris, Classiques Garnier, 2015. Le profezie sono edite anche in Blacker, Anglo- Norman Verse Prophecies cit., pp. 58-72.

VI. La petite philosophie (ff. 185r-212b);59

VII. Les quatre sœurs (ff. 212b-214d);

VIII. Frammento di una Apocalisse anglonormanna: sono quattordici distici di ottosillabi (ff.

214b-215a);

IX. Jeu de la Resurrection (ff. 215b-220r).

SCRITTURA: Gotica di cinque mani tutte caratterizzate da un modulo ampio, da un disegno preciso

e calligrafico. Le mani A (ff. 1r-10r, 167r-183r; corpo 7 mm, aste 8-9 mm), D (ff. 25r-85v, 98r-166r; corpo 6 mm, aste 7 mm) ed E (ff. 86r-97r, 185r-220r; corpo 6 mm, aste 7 mm) sono molto simili tra di loro. In tutte e tre la a è più spesso aperta; la d è perlopiù tonda, mentre la g è di solito chiusa anche se in A e D solo da un filetto, mentre in E ha una forma più tondeggiante che tende verso l'8 e l'occhiello è quasi sempre poggiato. Il più delle volte la s è alta e poggiata: solo in fine di parola entra in concorrenza con la s tonda.60

Alcuni elementi sono poi caratteristici di ciascuna mano: nella mano A l'asta inferiore di p e q

termina con un trattino piatto e la q può presentare un ritorno a sinistra (cfr. f. 3a, r. 21); nella mano

D le maiuscole presentano costanti svolazzi e dentellature. Infine la mano A nel De excidio Troiae

historia alterna la nota tironiana 7 con il nesso &, che non troviamo nelle altre mani, mentre per gli

Estatuz presenta soltanto una semplice e.

Le mani B (ff. 13r-20r; corpo 7 mm, aste 8-9 mm) e C (ff. 20v-24r: corpo 6 mm, aste 8-9 mm) hanno un tratteggio ugualmente calligrafico, ma più morbido, in particolar modo B che nella parte bassa del disegno delle lettere non presenta spezzature. Nella mano B la a è perlopiù aperta, la d è solo tonda, la g è di solito aperta e presenta un tratto di fuga. Alla fine del verso troviamo inoltre spesso -R e una -s tonda con svolazzo. Infine, non c'è mai la nota tironiana 7, ma solo il nesso &. La mano C si distingue invece per la a sia aperta che chiusa, per il tratteggio molto ondulato della g, sempre chiusa. Troviamo poi sia la nota tironiana 7 che il nesso &.

MARGINALIA: Cinque categorie di marginalia sono sistematicamente riconoscibili lungo l'intero

codice:

a) Tracce di correzione da parte degli stessi copisti come ai ff. 1v, 2v, 72b, 78d, 141c, 142c, 194c. Si tratta o di interventi ai margini o interlineari oppure di tentativi di ripristinare l'ordine di versi copiati male mediante l'uso di letterine (a, b...).

b) Glosse in una corsiva disordinata, di modulo grande, ma difficilmente leggibili. Alcune, di solito quelle nel margine inferiore, sono in latino: si tratta perlopiù di formule religiose.61 Altre sono prove di scrittura (copie dell'alfabeto ai ff. 160r e 208r),

scarabocchi.

c) Alcuni interventi coinvolgono il testo. Innanzitutto ci sono nei margini varie lezioni trascritte in una grafia diversa, forse più familiare.62 Altri mirano invece a ripristinare

la lezione corretta lì dove il copista di P aveva innovato introducendo un errore. Altri ancora propongono alcuni cambiamenti minori: accade a f. 13a, dove troviamo «grans tens» per «lung tens» (v. 24), così come a f. 40c dove al v. 2854 («qui recet ait, qui ne lur rende») una glossa aggiunge un «rien» da inserire forse prima di «lur». In modo simile, a f. 77b, in corrispondenza di v. 6690, accanto ad «ainsus», troviamo scritto a margine «anguissus» che è la lezione di DLRCSFATH. A f. 82a, all'altezza di v. 7169, viene ripristinato il «terre» mancante e a f. 115c, alla singularis «turné» del v. 9411, si

59La Petite Philosophie: an Anglo-Norman poem of the thirteenth century, ed. W. H. Trethewey, Oxford,

Blackwell for the Anglo-Norman Text Society, 1939.

60 Ciononostante per la mano A troviamo alcuni casi di s tonda a inizio di parola che non ha funzione di

maiuscola (es: f. 5a, r. 7, f. 176d, r. 1); per la mano E c'è prevalenza assoluta di s alte anche se ho trovato un caso di s tonda a inizio parola (f. 216a, quartultimo rigo).

61 A più riprese troviamo «amen dico vobis».

62 Così ad esempio a f. 63b «enveast»al posto di «enveiast» (v. 5221), a f. 81a «bien» per «bi» (v. 7076), a f.

85b «cavez» per «chieves» (v. 7520), a f. 110c «lius exilé» per «lieus eissilliez» (v. 8894), a f. 111c dove leggiamo «evesque» per «eves» (v. 9009). Tali elementi potranno forse, attraverso indagini ulteriori, aiutare a mettere in luce la veste linguistica dell'antigrafo di P.

contrappone la lezione degli altri codici «trové».63 Sembrerebbe dunque che il lettore

di P responsabile di tali interventi abbia a disposizione un altro codice del Brut a partire dal quale controlla il testo del nostro manoscritto. A questo proposito, merita di essere considerato anche il caso, benché dubbio, di f. 78a dove troviamo «seite» per «sicte» ('setta') al v. 6776, lì dove gli altri mss. presentano «sieute», 'seguito'. 64

d) Sono poi presenti lungo tutto il codice numerose mani disegnate che hanno la stessa funzione dei nota bene. Sono di forme diverse, alcune hanno il braccio lungo e sottile, altre sono molto larghe. In tutti i casi il tratteggio è rozzo. L'inchiostro sembra lo stesso di quello delle glosse appena descritte.65 A più riprese troviamo anche alcune

faccine, sempre disegnate in modo elementare.

e) Nelle Propheties una mano più o meno contemporanea, se non la stessa che ha vergato il testo, inserisce nel fondo di f. 87rv due glosse che provano a interpretare alcuni vaticini di Merlino. La prima è legata a un segno di rinvio dopo v. 5866 e spiega

che «Cadwaldre nascit anno ubi sanctus effectus est». La seconda non ha segno di rinvio67 e indica che «ceo est quant Willelm Bastard vint en Engleterre».

È inoltre interessante notare che varie glosse dell'antigrafo del nostro codice sono inserite a testo: così si spiega che a v. 42 uno dei sette re viene definito «saint Oswald» (f. 86v) e che i fiori portati dal vento del nord a v. 79 diventano «Des Saxons» (f. 87v); infine il v. 100 viene sostituito con «Henricus rex .ij.», (f. 88r).

DECORAZIONE: Stile molto semplice. Il Roman de Brut è introdotto da una capitale ornata di

corpo pari a quattro righe con prolungamenti lungo il margine superiore. Gli Estatuz e il Jeu de la Resurrection sono aperti da una capitale ornata su tre righe con filigrane piuttosto ricche. Gli altri testi non presentano all'inizio elementi decorativi di rilievo. Ci sono invece molte letterine su due righe alternate rosse e blu con filigrane del colore opposto. Nel Jeu le letterine hanno corpo pari a un rigo. Nel De Excidio sono presenti segni di paragrafo alternati blu e rossi.

STORIA DEL CODICE: È stato realizzato presso la Christ Church di Canterbury.68 È infatti

identificabile tra la lista realizzata del 1508 dei manoscritti restaurati da William Ingram sotto il titolo

63 Inoltre si veda anche il caso di f. 116c dove, al v. 9515, «se vuels» diventa «so vialt». Ci sono poi piccole

correzioni ai ff. 146b, 151c, 165b-c («ne la» per «ne», v. 12074, «ne dist» per «li dist», v. 13284, «fud» per «ert», v. 14757, «lui» per «se», v. 14782). A f. 159b l'«enur» che PNT contrappongono al v. 14105 alla «franchise» degli altri codici, diventa nelle glosse marginali il «pris». Tali casi inducono a pensare che un lettore di P possedesse anche un altro manoscritto, forse vicino a R, che confronta con il nostro.

64 Ci sono poi tracce di altre mani che intervengono in modo simile: ai ff. 76c e 114c troviamo due glosse

in una gotica corsiva sottile e di piccolo formato. Nel primo caso si limita a sciogliere il «despendre» abbreviato a v. 6624; nel secondo reintroduce a margine quel «cusins» del v. 9319 che il copista aveva saltato.

65 Sono presenti ai ff. f. 6r, 7b (Enea e Antenore chiedono a Elena di tornare), 12v, 17c (trappola di Bruto

per i Greci addormentai), 18c, 23c, 32c (il marito di Cordelia parte in aiuto di Leir, v. 2029), 44a (v. 3227), 44b (v. 3231), 44d (v. 3308), 61b (v. 5085), 64b (v. 5334), 80a (v. 6966, Vortiger, Henguist e Ronwen bevono insieme), 81b (v. 7099, tradimento dei lunghi coltelli), due a 83c (v. 7329, torre di Vortigern, e v. 7350, riferimento all'origine di Merlino, nato senza padre), 129c (v. 10958, discorso di Anguissel sulla guerra), 139c (v. 11976, i Bretoni decidono di catturare Petreium), 141b (v. 12157, guerra), 149b (13030, tradimento di Mordret), 149c (due: vv. 13047 e 13058, Artù decide di tornare in Bretagna). Infine quella che troviamo a f. 189b è diversa: il disegno è più preciso e ha il pollice e l'indice molto prolungati. È il frutto di un intervento distinto?

66 Ovvero «Les cultures estranges pur guarnir semera». 67 Il f. 87v copre i vv. 72-97.

68 Sulla biblioteca della Christ Church e sulla produzione dello scriptorium associato, cfr. almeno T.

Webber, Monastic and Cathedral Book Collections in the Late Eleventh and Twelfth Centuries, in The Cambridge History of Libraries in Britain and Ireland. Vol. 1: to 1650, ed. E. Leedham-Green, T. Webber, Cambridge, Cambridge University Press, pp. 109-125; Ead., Script, Book Production and the Practice of the Rule at the Christ Church, Canterbury, in the Mid Twelfth Century, in Scriptorium: Wesen, Funktion, Eigenheiten. Comité international de paléographie latine, XVIII. Kolloquium, St. Gallen, 11-14. September 2013, ed. A. Nievergelt, R. Gamper, M. Bernasconi, B. Ebersperger, E. Tremp, München, Bayerische Akademie der Wissenschaften, 2015, pp. 295-308; L. Cleaver, The Monks Library at Christ Church,

Historia Troianorum et Grecorum per via di un riferimento all'incipit di f. 2.69 Prima ancora, è tra i

mss. lasciati in eredità dal priore di Eastry alla Christ Chruch nel 1331. Inoltre, se si considera che i giuramenti di re Edoardo sono del 1275, è verosimile che il ms. sia di poco successivo. Flower ha proposto che in origine il codice facesse tutt'uno con il ms. BL Cotton Galba E iii con il quale ha numerose caratteristiche in comune: la prima unità codicologica del cottoniano (ff. 1-80) sembra infatti vergata dalla nostra mano D e nei margini sono numerose le tracce di quella stessa scrittura incerta, larga e chiara, con la quale sono vergate varie glosse del nostro codice (cfr. infra).70

A f. 1r una scritta in latino di William Lambarde, storico del Kent, segnala che il ms. gli era stato

dato nel 1582 da un certo Stephanus Teobauld, probabilmente Stephen Theobald, morto nel 1619.71

Nel 1929 viene comprato da Boies Penrose, quindi da Lord Wakefield che lo donò al British Museum nel 1938.