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L ONDON , B RITISH L IBRARY , C OTTON V ITELLIUS A

I manoscritti del Roman de Brut

C 2 C OLOGNY , F ONDATION M ARTIN B ODMER ,

C. L ONDON , B RITISH L IBRARY , C OTTON V ITELLIUS A

Composto da sei unità codicologiche. Qui interessa la II. Quanto alle altre:

I. Inghilterra, Canterbury, Saint Augustine, XIV1/2, ff. 1-18, contiene l'Annalistic Chronicle

(A.D. 1-1325), in latino;

III. Inghilterra, XIV1/4, ff. 139-157, contiene l'ultima parte della Chronique d'Angleterre di

Pierre de Langtoft, a partire dal testamento di Enrico II e fino alla morte di Enrico III.72

IV. Inghilterra, Canterbury, Saint Augustine, XIII1/2, ff. 158-160, contiene gli Account of the

abbots of Malmesbury Abbey, in latino;

V. Inghilterra, XV metà, ff. 161-162, contiene i Consistory statutes of Henry Burgersh, vescovo di Lincoln, in latino;

VI. Inghilterra, Lichfield Cathedral, XV4/4, ff. 163-205, contiene gli Statutes of Lichfield

Cathedral in latino, preceduti da un indice e seguiti da una lettera di Enrico II al Decano e al Capitolo della Chiesa di Lichfield.

Canterbury c. 1180 - c. 1250, in Medieval Art, Architecture & Archaeology at Canterbury, ed. A. Bovey, Leeds, Maney Publishing, 2013, pp. 156-166.

69 Il catalogo di Ingram è il ms. Canterbury, Canterbury Cathedral, C 11 su cui cfr. M. R. James, Ancient

Libraries of Canterbury and Dover, Cambridge, University Press, 1903, p. 158, n. 161.

70 R. Flower, A Manuscript of French Poetry, in «British Museum Quarterly», XII (1938), pp. 40-43. A

dimostrazione dell'origine cantuariense del ms. cottoniano, si noti che a f. iv troviamo un indice redatto per Cotton in cui la prima parte del manoscritto è esplicitamente attribuita a un monacho ecclesiae Christi Cantuarensis.

71 Cfr. Miscellanea Genealogica et Heraldica, ed. W. B. Bannerman, Fourth Series, V, London, Mitchell

Huges and Clarke, 1914, p. 312.

72 Il primo verso citato è: «A Waltham va le rais fere son testament», The Chronicle of Pierre de Langtoft,

in French Verse, from the Earliest Period to the Death of King Edward I, ed. T. Wright, London, Longmans & Co., 1866-1868, II, p. 14. L'ultimo è invece il verso conclusivo della versione originale della Chronique, prima dell'aggiunta del regno di Edoardo I (cfr. infra): «Ke dame Jone prent a nom, plus bele de autre cent», ivi, p. 160.

Si tenga presente che la grafia è molto simile a quella della nostra sezione II, al punto che permane il sospetto che le due sezioni siano in realtà un'unica unità codicologica e che le differenze grafiche siano da imputare alla diversa mise en page: il ductus più disteso e il modulo più largo della sezione III potrebbe infatti essere dovuto al fatto che qui lo scriba copia su una sola colonna. I tratti caratteristici della mano della sezione II sono infatti presenti anche qui, anche se la a è sempre aperta (anche qui però tende a formare un legamento), il tratto finale della h scende spesso sotto il rigo, la r è sempre tonda dopo curva a destra, la

s alta è presente anche in fine di parola, sebbene sia più rara di quella tonda. Non c'è traccia invece della N

maiuscola con tratto doppiato, ma c'è solo la N tonda.

Come che sia, la sezione III è adespota e dunque, anche se formava un unico volume con la II, doveva sicuramente essere presente almeno un fascicolo tra le due che si è perso.

II. Inghilterra, XIII3/3.

Membr.; ff. 119; doppia nomerazione moderna in cifre arabe; la prima ripete il f. 100 due volte; tracce di un'ulteriore precedente numerazione a f. 26r; 1-210, 3-912, 104, 1114-1, 1214, 136, 1412-1, 158,

1612-1, 1710, 1812, 19-208; i fascicoli sono numerati con capitali corsive (A, B…); mm 220 x 150 (mm

178 x 120); 2 coll. di 37 rr. per la maggior parte del codice, tranne che per f. 138: 1 col. di 40 rr.; rigatura a mina di piombo.

CONTENUTO:

I. Wace, Roman de Brut (ff. 19r-115v);

II. Breve chronique d'Angleterre (ff. 115v-137v);73

III. Wace, La conception Nostre Dame (margine inferiore, ff. 123v-127r);74

IV. De Convocatione Sacerdotum (f. 138rv).

SCRITTURA: La presente unità è stata vergata da due o tre mani, l'ultima delle quali è intervenuta

in un secondo momento. È difficile distinguere le prime due: il cambio avverrebbe tra f. 62r e f. 62v, ma non si riesce agevolmente a stabilire se la differenza nell'andamento complessivo sia dovuta all'effettivo intervento di un altro copista o si spieghi solo con un cambio di pennino. Entrambe le scritture hanno un modulo abbastanza grande e sono poco slanciate (corpo delle lettere: 3 mm; aste superiori: mai oltre i 4 mm; le aste inferiori sono quasi sempre poggiate sul rigo). Il disegno delle lettere è molto simile: in entrambe, la a è sia aperta e alta che a doppia pancia e tende a formare un legamento con la traversa di alcune lettere precedenti come la t e la c; la d è sia tonda che schiacciata che schiacciata ricurva; l'occhiello della g è chiuso e poggiato sul rigo; la s è alta e poggiata all'inizio e all'interno delle parole, mentre è tonda a inizio verso e in fine di parola; la z è ondulata e la troviamo con e senza trattino. Sono presenti varie eccezioni alla regola delle curve contrapposte e a quella della

r tonda dopo curva a destra.

La mano A ha un ductus irregolare e, se all'inizio delle sessioni di copia il tratto è piuttosto angoloso, successivamente si rilassa e si ammorbidisce. I suoi tratti distintivi sembrano essere la parte superiore della a aperta, notevolmente alta, e il disegno quadrato della p; inoltre l'occhiello della g di solito è tondo. La mano B si distingue per un tratteggio complessivo più fluido e regolare, per la z

quasi sempre tagliata, per il rientro di h a sinistra e sotto il rigo, e per l'occhiello schiacciato della g. La mano C, che troviamo solo a f. 138, è un'anglicana formata.

Il testo del Brut è stato riletto e corretto in alcuni punti o mediante l'introduzione di varianti nei margini o radendo alcune parole e riscrivendole.75 Si vedano i casi dei ff. 74b e 76b.76 In molti di

questi, la stessa mano completa alcuni vuoti del testo: accade per il v. 5444 a f. 55c che era stato saltato e viene reinserito in fondo alla colonna.77 È però difficile stabilire se si tratti di interventi del copista

(o di uno dei copisti) oppure di un lettore successivo.78

73 Cfr. ANL, n° 24.Si tratta di un testo che va dall'inizio dell'era anglosassone e giunge a Enrico III. È stato

scritto durante il regno di quest'ultimo probabilmente per il conte di Gloucester, Gilbert de Clare, tra il 1241 e il 1243, anno della sua morte. Lo segnalala lunga digressione sulla genealogia dei conti di Gloucester in lode di Gilbert e dei suoi avi, cfr. F. Michel, Chroniques anglo-normandes : Recueil d'extraits et d'écrits relatifs à l'histoire de Normandie et d'Angleterre pendant les XIe et XIIe siècles, Rouen, Frère, 1836, pp. 65-

117, p. 114; O. De Laborderie, Histoire, mémoire et pouvoir : les généalogies en rouleau des rois d'Angleterre, 1250-1422, Paris, Classiques Garnier, 2013, p. 197. Il testo è trasmesso anche dal ms. BL, Cotton Cleopatra, A XII, ff. 63a-68a, di cui la trascrizione completa è in J. Stevenson, Scalacronica by Sir Thomas Gray, Edinburgh, Maitland Club, 1836, pp. 223-234.

74The Conception Nostre Dame of Wace, ed. W. R. Ashford, Chicago, University of Chicago Libraries,

1933.

75 Tali interventi sono ai ff. 23r, 24v, 33v, 35v, 53v, 58v, 66r, 75r-76v, 78r-81r, 82r, 84v, 94v, 97r, 122r, 133v. 76 Nel primo, la lezione «mire», inserita a testo e comune a tutti i mss., è espunta attraverso dei puntini

sottoscritti e sostituita a margine da «moine», lezione di G. Nel secondo la lezione «fameillus» è scritta sopra un altro termine, ora illeggibile, ma del quale si può ancora riconoscere l'abbreviazione per er.

77 Il ms. C presenta però «e delivereit la terre de lur mains» invece di «e sis ostreit de lur meins» che troviamo

negli altri codici.

78 Come si vedrà meglio oltre, alcune ragioni ecdotiche mi spingono a ritenere che la mano responsabile

MARGINALIA: Sono distinguibili quattro categorie di marginalia:

a. Nel margine superiore tra i ff. 19-28 ci sono alcuni riferimenti in francese al contenuto del testo. Hanno un andamento formulare scandito da «Coment (Brutus)...». Anche le glosse nel margine inferiore dei ff. 27v e 28v sono state redatte dalla stessa mano e sono omogenee per lingua e contenuto. Inoltre a f. 23v il medesimo scriba introduce due citazioni dal testo latino dell'Historia regum Britanniae: nel margine superiore copia infatti la preghiera in esametri di Bruto a Diana79 e in quello inferiore la risposta della

dea.80

b. Nel margine inferiore troviamo in più occasioni vari apoftegmi di contenuto sacro in latino, in versi e prosa. Sono copiati in una scrittura del XIV secolo, probabilmente la stessa che a f. 138rv ha vergato il De Convocatione Sacerdotum. Sono sempre introdotti da un segno di richiamo.81 Probabilmente sono successivi alle glosse esaminate nel punto

precedente: mancano infatti a f. 23v dove il margine inferiore è occupato dalla citazione di Goffredo di Monmouth. Inoltre tra i vv. 123v e 127r la stessa mano ha invece copiato alcuni versi della Conception Nostre Dame di Wace.

c. Sono poi presenti varie forme di rinvio al contenuto del testo. In alcuni casi vengono utilizzati a questo scopo i nomi dei personaggi, scritti a margine da mani diverse, tra le quali quella che è responsabile dei marginalia in alto.82 In altri casi vengono aggiunte

precisazioni di tipo linguistico. Ai ff. 27r e 28r, ad esempio, troviamo nel margine inferiore alcune notazioni in latino sull'evoluzione dei toponimi: nel primo caso si tratta di uno schema riassuntivo riguardo i cambiamenti del nome di Londra, nel secondo di una digressione sull'etimologia dell'Humbria. Inoltre nel margine interno di f. 108r Everwik, a testo, è glossato con il nome moderno York.

In altri casi ancora le notazioni marginali forniscono brevi indicazioni sul contenuto della sequenza alla quale fanno riferimento. Nel margine interno di f. 109r troviamo ad esempio «De ad venqui Anglorum», mentre in quello esterno «De malum Anglorum», lì dove si fa riferimento ai frequenti tradimenti da parte dei Sassoni. In modo simile, a f. 110r troviamo «Renovatio cristianitatis» e a f. 137v, lì dove la Breve chronique parla della morte di Enrico II e dell'ascesa al trono di Riccardo, si può leggere una scritta (rifilata) realizzata dalla stessa mano responsabile dei marginalia in latino in basso: «Turnez ou <...> si trouverez del roy Henri le secund».

Per richiamare l'attenzione del lettore vengono usanti anche dei nota bene formati da due lineette e un punto (es. a f. 43v) oppure le classiche mani con l'indice puntato (es. a f. 79v). Inoltre a f. 112r quasi tutta la colonna b, in corrispettivo dei vv. 14126-14160, è messa in evidenza con una parentesi graffa al cui vertice c'è scritto Nota.

nello stesso atelier dove il ms. C è stato confezionato. Alcune varianti introdotte si basano infatti su un manoscritto prossimo a G; tale manoscritto, tuttavia, doveva essere noto già all'estensore di C visto che il nostro testimone inserisce a testo a f. 77a un couplet interpolato dopo v. 8636, in comune con V2GR, senza

che vi sia traccia di interventi successivi.

È però difficile che tutti gli interventi correttori siano stati effettuati nello stesso momento visto che alcuni presentano identica grafia e inchiostro rispetto al corpo del testo: si tratta di quelli che leggiamo a ff. 46v, 49r, 63r, 65r, 68r, 74r.

79 «Diva potens nemorum, terror silvestribus apris: / cui licet amfractus ire per ethereos, / infernasque

domos: terrestria iura resolve / et dic, quas terras nos habitare velis? / Dic certam sedem, qua te venerabor in evum, / qua tibi virgineis templa dicabo choris»; cfr. HRB, §16.

80 «Brute, sub occasu solis trans Gallica regna. / Insula in occeano est undique clausa mari / Insula in

occeano est habitata gigantibus olim. / Nunc deserta quidem, gentibus aprta tuis. / Hanc pete; namque tibi sedes erit illa perhennis. / Hec fiet natis altera Troia tuis», ibid.

81 Li troviamo tra ff. 19r-27r, a f. 31r, tra ff. 32r-38r, 43r-47r, 55r-58r, 67r-72r, 78v-83v, 91r-98r, 103r-106r,

107r-112r, 114v, 120r-127r, 132r-134r, 136v, 137v.

d. La prima carta del Brut, ovvero f. 19r, è particolarmente ricca di interventi: sono presenti, oltre al consueto apoftegma in latino, numerose altre scritte. Nel margine in alto troviamo in una corsiva molto piccola: «Cy comence le Brute» e poco più a destra «Eneas». Subito sotto, a opera probabilmente di un'altra mano, leggiamo invece l'ex libris della Fountains Abbey: «Liber de Sancte Marie de Fontibus ordinibus cistercensis eboraciensis dioceseos. Theca 8, liber 3»

Nel margine in basso è presente in una gotica molto grande e squadrata la scritta «W. Wetwang»: il riferimento è a Walter Wetwang, tesoriere di Edoardo III. Sul margine destro c'è poi una scritta in una corsiva molto rozza e illeggibile.

DECORAZIONE: Capitale rossa e blu su sei righe a f. 19r. Ventisei letterine rosse e blu alternate su

due righe e segni di paragrafo degli stessi colori. Varie irregolarità. In alcuni casi i segni di paragrafo sono tracciati a penna, in particolare tra ff. 113v-116r. Da f. 94r a f. 98r e a f. 122v è stato lasciato lo spazio per le letterine che però non sono state disegnate. Come ha messo in evidenza Françoise Le Saux, le capitali sono concentrate in tre punti: la fondazione della Bretagna (sei), i primi regni (sei, tre per Belin e Brenne) e l'ultima parte arturiana ovvero la campagna contro Roma e il tradimento di Mordret (tredici).83 Dopo Belin e Brenne e prima di Artù ce ne sono solo due.

STORIA DEL CODICE: Nulla si può dire riguardo l'origine del manoscritto. L'ex libris della

Fountains Abbey, nei pressi di York, è stato datato da Ker al XV secolo.84 Precedentemente, a metà

del XIV secolo, il manoscritto è però vicino all'ambiente di corte: lo possiede infatti Walter Wetwang, tesoriere di Edoardo III tra il 1344 e il 1347. È dunque possibile che sia stato composto nei pressi di Londra?

Le sezioni II e III sono probabilmente state rilegate insieme già nel Medioevo. Jean-Claude Thiolier invoca una serie di elementi linguistici che permetterebbero di localizzare la sezione III nell'area nord-orientale dell'Inghilterra, nei pressi di York,85 e, poiché ritiene che anche la II abbia la

stessa origine, ipotizza che provengano dallo stesso centro. Nonostante non mi pare ci siano elementi sufficienti per avvalorare questa tesi, che non spiegherebbe la nota di possesso di Wetwang, è però verosimile che le sezioni II e III siano state riunite assieme proprio in area nordorientale.

Il codice non ha assunto la fisionomia attuale prima del XVII secolo. Sappiamo infatti che Henri Savile de Banke (1568-1617) possedeva un manoscritto che con tutta probabilità è identificabile con le sezioni II e III. La sua libreria, incentrata principalmente su testi di carattere storico,86 ha due

cataloghi: i mss. BL Harley 1879 e BL Additional 35213. Gilson lo identifica sia nel primo (con il n° 35) che nel secondo, del quale copia la notizia. Secondo l'Additional, Savile possedeva infatti un codice contenente un «Chronicon Britonum et Anglorum usque tempora Johannis regis Angliae, Gallicis versibus compositum» e un «Tractatus in Latinis rhythmis de decem millibus presbyterorum citatis ad convocationem ut ex ea parte uxorum suarum respondeat» e che sarebbe quello che troviamo al f. 138.87 È poi forse possibile risalire anche al proprietario precedente del manoscritto:

una parte della biblioteca di Savile proviene infatti da quella di John Nettleton che a sua volta aveva costituito un'importante raccolta di testi storici recuperandoli direttamente in alcuni monasteri dopo la loro chiusura. La maggior parte dei codici di Nettleton provengono infatti da Rielvaux, da Byland

83 Cfr. Le Saux, On Capitalization cit.

84 Cfr. N. Ker, Medieval Libraries of the Great Britain. A List of Surviving Books, London, Offices of the

Royal historical society, 1941, p. 88.

85 In particolar modo le grafie Lawis per Lowis al f. 157r, Canturbire a f. 140v o Cantorbire a f. 142r o

Cantorbirie a f. 154r «qui attestent le traitement [i] de [y] vieil-anglais», Pierre de Langtoft, Le Règne d'Édouard Ier, ed. J.-C. Thiolier, Creteil, CELIMA, 1989, p. 135. Per la sezione III tale localizzazione sarebbe

confortata anche da elementi contenutistici: secondo Thiolier il ms. Cotton è infatti latore assieme al ms. BnF fr. 12154 di un rifacimento filobaronale del resoconto del regno di Enrico III precedente la stesura dell'Edouard. Cfr. Pierre de Langtoft, Le Règne cit., pp. 113-8 e 134-5.

86 Cfr. J. P. Gilson, The Library of Henry Savile, of Banke, in «Transactions of the Bibliographical Society»,

IX (1906-1908), pp. 127-210.

e proprio da Fountains.88 Se si considera che l'ex libris dell'abbazia di Fountains è del XV secolo, è

allora possibile ipotizzare che tra l'abbazia e Nettleton non ci siano stati altri intermediari.

Il manoscritto è poi citato a f. 25 del primo catalogo della biblioteca di Rober Cotton (1621), oggi ms. BL Harley 6018, dove lo troviamo finalmente nella configurazione attuale.89