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V ATICANO , B IBLIOTECA A POSTOLICA V ATICANA , P ALATINI LATINI

I manoscritti del Roman de Brut

V 3 V ATICANO , B IBLIOTECA A POSTOLICA V ATICANA , P ALATINI LATINI

Composito di cinque unità codicologiche riunite entro il XVI secolo. Qui interessa la III. Quanto alle altre:

I. Inghilterra, XIIex - XIIIin, ff. 1-60, contiene il Partenopeus de Blois; 27

II. Inghilterra, XIIex - XIIIin, ff. 61-68, contiene Amadas et Ydoine;28

IV. Inghilterra, XII4/4, ff. 85-90, contiene Floire et Blanchefleur;29

V. Inghilterra, XIIex - XIIIin, contiene Chanson d'Aspremont.30

II. Inghilterra, XIII metà

Membr.; ff. 15; numerazione moderna in cifre arabe; 1-28; mm 208 x 138 (mm 168 x 103); 2 coll.;

38 rr.; rigatura a mina di piombo.

CONTENUTO: Wace. Roman de Brut, vv. 1219-2421 e 3613-4752.

SCRITTURA: Gotica di una sola mano.

DECORAZIONE: È stato lasciato lo spazio per delle letterine su due righe che però non sono state

tracciate.

STORIA DEL CODICE: Proviene dalla collezione dei banchieri Fugger. È appartenuto

successivamente alla biblioteca di Heidelberg. È stato integrato al fondo Palatino della Biblioteca Vaticana nel 1623.31

25 Sul foglio di guardia si trovano l'antica segnatura «890», la nota di Leo Allatius [1584-1600]: «p. 68 b.

F[ugger] n. 18»; la segnatura «C.76, n.1238», per cui cfr. anche K. Christ, Die altfranzosischen Handschriften der Palatina: ein Beitrag zur Geschichte der Heidelberger Büchersammlungen und zur Kenntnis der älteren französischen Literatur, Leipzig, Otto Barrassowitz, 1916, p. 76 che rinvia al catalogo dei libri posseduto dai Fugger, oggi ms. Vaticano, BAV, Pal. lat. 1915. Il riferimento al nostro codice è sotto la rubrica 26, pag. 68.

26 Sul ms. cfr. anche M. Careri, G. Paradisi, «Roman de Brut»: dalla preistoria mitica della Britannia al regno

di Artù (n. 109), in I libri che hanno fatto l'Europa. Manoscritti latini e romanzi da Carlo Magno all'invenzione della stampa. Biblioteche Corsiniana e romane, ed. R. Antonelli, N. Cannata, M. Cecconi, E. Condello, M. Cursi, M. Signorini, Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, Bardi Editore, 2016, pp. 179-180.

27 Partonopeus de Blois, ed. J. Gildea, Villanova, Villanova University Press, 1967-1970; Le roman de

Partonopeu de Blois, ed.O. Collet, P.-M. Joris, Paris, Librairie générale française (Lettres gothiques), 2005.

28Amadas et Ydoine, ed. J. R. Reinhard, Paris, Champion, 1926.

29 Robert d'Orbigny, Le conte de Floire et Blanchefleur, ed. J.-L. Leclanche, Paris, Champion, 2003. 30Aspremont, chanson de geste du XIIe siècle, ed. F. Suard, Paris, Champion, 2008; cfr. anche La chanson

d'Aspremont, ed. C. Baker et al., FNRS, 2010-2017, www.chansondaspremont.eu.

31 Sul ms. cfr. M. Careri, G. Paradisi, Dall’Inghilterra anglo-normanna alle letterature europee (n. 117), in I

T.CAMBRIDGE,CORPUS CHRISTI COLLEGE,PARKER LIBRARY,50

Inghilterra, Canterbury, Saint Augustine (?), XIII3/4

Membr., ff. IV, 181, IV; 14, 2-812, 96, 10-1612, 177, 184; 2 coll., 70 rr. per i fascicoli 1 e 18, 41-45 rr.

per i fascicoli 2-17. Rinvii ai fascicoli 2, 4-7, 11, 14-16; mm 330 x 220 (fasc. 1 e 18: mm 280 x 173; ff.

6-17: mm 240-250 x 135-140; da f. 18: mm. 260-270 x 140).32 Rigatura a mina di piombo.

CONTENUTO:

I. Exactis regibus (I parte, ff. i-iv);33

II. Nomina regum: si tratta di unagenealogia in latino dei re bretoni (ff. 1r-3c);

III. Estratti latini dall'Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth, dall'Historia

Anglorum di Enrico di Huntington e da altri testi;34 segue una lista dei re inglesi a partire

da Henguist (ff. 3c-6b);

IV. Wace, Roman de Brut (ff. 6v-90b);

V. Li Livere des reis de Bretainne (ff. 90b-d);35

VI. Romanz de un Chevalier, de sa dame et un clerc (ff 91r-94v);36

VII. Ami et Amile (ff. 94v-102r);37

VIII. Les quatre soeurs (f. 102r-v);38

IX. Gui de Warewic (ff. 102v-181r);39

X. Exactis regibus (II parte, ff. vr-viir);

XI. Arnulphus, magister of Paris, Summa minorum - Ordo iudiciarius (ff. viiv-viiiv).40

32 Nonostante tali oscillazioni l'impressione di insieme (fatta eccezione per i fascicoli 1 e 18) è quella di una

pagina ariosa con margini piuttosto ampi. Va considerato a parte il f. 90b-d dove è copiato Li reis: lo specchio misura infatti mm 280 x 185. Si noti infine che nel Gui de Warewic, i cui versi superano spesso la misura dell'ottosillabo, è frequente trovare parole sovrascritte nell'interlinea con giustificazione a destra in quelle righe dove non c'è spazio sufficiente per contenere l'intero verso.

33 Si tratta di un glossario di termini del diritto romano. Die «Epitome exactis regibus», mit Anhängen und

einer Einleitung, Studien zur Geschichte des römischen Rechts im Mittelalter, ed. M. Conrat, Berlin, Weidmann, 1884.

34 Appartengono all'Historia Anglorum i brani «De quatuor viis principalibus Britanniae» (f. 3c-d; HA,I, §7),

«De quatuor mirabilibus Britanniae» (f. 3d; HA,I, §4), «De quinque plagis Britanniae» (f. 3d; HA,I, §7). Dall'Historia regum Britanniae è tratto invece il racconto dello scontro tra re Artù e il gigante di Mont Saint- Michel (ff. 3d-4d, HRB §165). Segue il racconto dell'arrivo in Britannia dei Sassoni dopo la grande carestia al tempo di Cadwalandre («De Saxonibus et de regina Sexburgie a Germania veniente», f. 4d) secondo la versione di Goffredo fino a «cum ipsis indicatum fuisset» (HRB, §204); a quel punto il testo del manoscritto di Cambridge diverge e spiega che i Sassoni furono condotti in Britannia dalla regina germanica Sexburga (in realtà moglie del re del Kent Eorcenberth, vissuta nel VII secolo). Il testo prosegue con alcuni estratti di argomento sassone («De prudencia Anglorum», ff. 4d-5a; «De constitucione Anglorum in Britannia et de divione terrarum et provinciarum secundum disposicionem et libitum Sexburge regine», f. 5a-b; «De coronacione Anglorum», f. 5b). Tale variazione mi pare non abbia altri riscontri nel corpus galfridiano.

35 Non c'è prologo; inizia a Li Livere des Reis de Brittanie e Li Livere des Reis de Engletere, ed. J. Glover,

London, Longmans & Co., 1865, p. 10, r. 9. Cfr. anche Kritische Ausgabe der anglonormannischen Chroniken: «Brutus, Li rei de Engleterre», «Le livere de reis de Engleterre», ed. Ch. Foltys, Berlin, Reuter, 1962. Cfr. ANL n° 13.

36 P. Meyer, Le chevalier, la dame et le clerc, fabliau anglo-normand publié pour la première fois d'après un

ms. de C.C.C.C., in «Romania», I (1872), pp. 69-87; cfr. anche l'edizione più recente che si può leggere in Le chevalier paillard, ed.J.-L. Leclanche, Arles, Actes Sud, 2008. Cfr. anche ANL, n° 189.

37 Cfr. «Amis et Amiloun»: the Anglonorman Version of Ami et Amile, a c. di H. Fukui, ANTS, London,

1990; cfr. ANL n° 157.

38 H. Traver, The Four Daughters of God: A Study of the Versions of this Allegory with Special Reference

to those in Latin, French, and English, Philadelphia, Winston, 1907; «Les quatres filles de Dieu», an allegory in Anglo-Norman verse, a c. di T. Hunt, in «Archives d'Histoire Doctrinale et Littéraire du Moyen Âge», XLVIII (1981), pp. 286-316;cfr. ANL,n° 685.

39Gui de Warewic: roman du XIIIe siècle, ed. A. Ewert, Paris, Champion, 1932.

40 Si tratta di un testo di diritto ecclesiastico. Il testo è anche nel ms. di Londra, BL, Royal 11 B XIV (ff. 114-

SCRITTURA: Il codice è vergato da tre mani. La prima (A, ff. 1-17c) è una gotica dal modulo

piccolo, dal ductus dritto e piuttosto slanciato: le aste misurano fino a 5 mm, mentre il corpo delle lettere va da 2 a 3 mm. Si caratterizza per la a generalmente chiusa e in forma quadrata, per la f e la s

alte e dalla testa molto pronunciata che tende a ricadere verso il basso, per la g in forma di 8, inclinata a sinistra e poggiata sul rigo, per la z molto ondulata e quasi mai tagliata. La sovrapposizione delle curve opposte è abbastanza regolare in de e do, ma molto meno negli altri casi. La -r è tonda solo dopo o; in fine di parola si alternano -s alta e -s tonda, mentre all'inizio troviamo sia la u tonda che quella angolata. La nota tironiana 7 è sempre tagliata.

La seconda mano (B, ff. 17c-181) ha un modulo più largo e schiacciato (le aste non superano i 4 mm e spesso restano entro i 3) e il suo tratto è più spesso. Rispetto alla mano A, nella mano B la a

aperta è maggioritaria rispetto a quella chiusa; la g ha un occhiello inferiore piuttosto schiacciato ed è dritta e poggiata. La u iniziale angolare è molto rara (cfr. f. 34c, metà colonna). La z è sempre tagliata, la nota 7 è assente.

La mano C (ff. i-iv, 90b-d, v-viii) è una corsiva anglicana di modulo molto piccolo. È intervenuta in un secondo momento anche se non molto successivo alla confezione del codice.

MARGINALIA: Il testo è nel complesso povero di scritte marginali. Ai ff. 1r e 7r, nel margine

superiore, troviamo l'attestazione che il libro si trovava già in età antica presso l'abbazia di St Augustine di Canterbury. A f. 1r leggiamo infatti: «de librario Sancti Augustinii cum A.»; a f. 7r: «liber de librario Sancti Augustinii Cantuarie Dist. Ga».41 Appartengono forse alla stessa mano gli

interventi a f. 84b, dove sono state sottolineate con inchiostro marrone alcune righe su Sant'Agostino, e quelli a f. 84c, dove con il medesimo inchiostro è stata tracciata una grossa mano che richiama l'attenzione sul v. 13869 in cui si parla di Adelbert, re del Kent. Si tratta di un segno dell'interesse verso quegli elementi delle vicende bretoni strettamente legate alla storia locale.

Sono poi presenti alcuni nota bene rubricati che pongono in risalto alcuni punti drammatici del racconto secondo una prospettiva di lettura simile a quella delineata dalle rubriche (cfr. infra).42

Infine nei fogli di guardia successivi a f. 181 sono presenti varie scritte, solo alcune delle quali leggibili. In particolare a f. viiir, nel margine superiore e nell'intercolumnio, ci sono alcune tracce di lettori che devono essersi serviti del codice nella biblioteca dell'abbazia: Barker-Benfield ha infatti messo in evidenza che scritte simili sono presenti in altri codici che appartenevano a St. Augustine. È il caso delle menzioni di «Willelmus Prestone», di «Iambertus»e di «Bachon».43 Sono presenti anche

alcuni tetragrammi con delle note.

Non mancano poi lungo tutto il codice alcuni segni di correzione come punti espuntivi e interventi interlineari.

DECORAZIONE: La genealogia latina si apre con una grande capitale blu e rossa su undici righe

(P) la cui asta, di entrambi i colori e spessa 15 mm, scende lungo tutta la colonna; dal fondo risale un prolungamento di segni blu e rossi che gira attorno all'angolo in alto a sinistra e percorre tutto il margine superiore. La pancia della P è decorata con un motivo vegetale blu, filigranato di rosso.

41 Sono infatti interventi di una mano di fine XV secolo molto frequente nei codici di St. Augustine: Dist.

(per Distinctio) e G. (per Gradus) sono infatti le indicazioni circa la sistemazione del manoscritto nella biblitoeca. Cfr. B. C. Barker-Benfield, St Augustine's Abbey, Canterbury, 3 voll., London, The British Library in association with The British Academy, 2008, I, pp. xci-c. Nel nostro manoscritto mancano i numeri dopo D. e G.: è allora forse possibile che non abbia mai avuto una posizione fissa nella Biblioteca, cfr. p. xcix-c.

42 Sono ai f. 34a (v. 4623: Cassibellan scopre il tradimento di Androgeus), 47c (v. 6953, Vortiger e Henguist

brindano), 49b (v. 7237, episodio dei lunghi coltelli), 51a (v. 7585, arriva la flotta di Aurele e Uther contro Vortiger), 71d (v. 11637, durante lo scontro con Lucio, Artù non si meraviglia di essere in inferiorità numerica in rapporto di uno a quattro), 73b (v. 11905, comparsa di Petreius). Inoltre a f. 2b troviamo scritto «Julius» lì dove nella genealogia latina si parla dell'invasione di Cesare; allo stesso modo a f. 2c troviamo scritto «leg.» all'altezza del punto dove si parla di Allect che lascia (legavit) le regioni alle varie tribù. Quindi a f. 22v, nel margine alto, c'è una faccina umana con naso a punta, disegnata in modo rozzo e con inchiostro chiaro, con accanto scritto dalla stessa mano «Concordia fraternitatis Belinum et Brennum».

Il Brut, il Romanz de un chevalier, sa dame e un clerc, Amie e Amile e il Gui de Warewic sono introdotti da una capitale ornata blu e rossa: quella del Brut ha corpo pari a sei righe e ha una filigrana di entrambi i colori; quelle del Romanz e di Amie e Amile hanno corpo pari a quattro righe e filigrana solo rossa. Anche la capitale che introduce il Gui de Warewic ha corpo pari quattro righe, ma la sua asta, spessa 7 mm, scende lungo la colonna per altre nove ed è decorata con prolungamenti lungo il margine superiore e filigrane. Inoltre, al v. 19, subito dopo il prologo, troviamo una capitale (D) blu e rossa su quattro righe filigranata in entrambi i colori, mentre un'altra su tre righe, è a f. 111b. Il

Quatre seurs è invece introdotto da una semplice letterina.

Lungo tutto il codice sono presenti letterine alternate blu e rosse, su due righe e caratterizzate da frequenti prolungamenti delle aste e filgrane del colore opposto. La qualità della filigrana è media e il tratto non molto sottile. Nel Gui de Warewic le letterine hanno corpo più ampio, di solito pari a tre righe. Nel Brut, in particolare nella sezione arturiana, alcune iniziali di verso sono ridisegnate in rosso sopra le iniziali normali: così a ff. 66c e 67c.

La genealogia latina e il Brut sono scanditi da rubriche. Quelle della genealogia sono sempre comprese entro lo specchio di scrittura,44 mentre quelle del Brut sono invece nei margini fatta

eccezione per i ff. 8a, 13a, 16b. Le rubriche a margine possono essere inscritte in un triangolo a sua volta rubricato oppure possono essere vergate accanto al testo senza giustificazione, seguendo cioè l'irregolare andamento dei versi.45 Inoltre anche Ami e Amile e le Quatre seurs sono introdotti da una

rubrica (ff. 94c e 102a) e a f. 102d sono tracciati in rosso anchee l’explicit delle Quatre seurs e l'incipit

del Gui de Warewic.46

Nella genealogia latina ci sono frequenti segni di paragrafo alternati blu e rossi e le maiuscole sono toccate di rosso. Nel resto del codice i segni di paragrafo diminuiscono. Le iniziali di verso sono invece sempre toccate di rosso e in qualche caso ciò accade anche per alcune maiuscole interne. Un trattamento simile è riservato, nella parte copiata dalla mano A, ai nomi delle città appena fondate, riportati in maiuscolo e, come si diceva, toccati di rosso: così per Albion a f. 10b, Engellonde a f. 13c,

Lundene a f. 13d.

STORIA DEL CODICE: Come segnalano gli ex-libris ai ff. 1r e 7r, il codice è incluso molto presto

nella collezione dell'abbazia di St. Augustine a Canterbury ed è verosimile che sia stato composto lì

44 Il codice si apre, prima ancora che con la grande capitale, proprio con una rubrica: «Hec sunt nomina

Regum Britannie ab adventu Bruti primo in insula Albyon, usque ad primum adventum Saxonum in Britannia». Le rubriche su cui è ritagliato il primo testo sono a f. 3b («Hoc sunt nomina regum Britonum post primum adventum Anglorum in Anglia»), due a f. 3c («Expliciunt nomina regum» // «De quatuor viis principalibus Brytannie»), tre a f. 3d («De quatuor mirabilibus Britannie» // «De quinque plais Britannie» // «De gygante quem Arturus sua virtute et audacia interfecit»), due a f. 4d («De Saxonibus et de Regina Sexburgie a Germania veniente» // «De prudencia Anglorum»), una a f. 5a («De constitucione Anglorum in Britannia et de divisione terrarum et provinciarum secundum disposicionem et libitum Sexburgie regine»), due a f. 5b («De coronacione Anglorum» // «Reges autem Kentesis hii sunt ex ordine coronati primus rex»). Segue quindi a ff. 5v-6r l'elenco dei re dell'Eptarchia divisi sia per regno che per età in base alla morte di Cadwalandre. Ogni elenco è rubricato.

45 Le rubriche sono ai ff. 13c (comincia la costruzione di Londra), 20b (Belin e Brenne), 29b (Cassibellan e

Cesare), 35b (fine di Cassibellan), 41b (arrivo di Maximien dall’Armorica), 42a (naufragio di Ursele), 43a (i Romani lasciano la Bretagna); 44b (benedizione dell’arcivescovo all’esercito di Costantino: è l’unica in latino: «Benedictio archiepiscopi»); a f. 46a ce ne sono due: una sull'incoronazione di Vortiger e un'altra sull'arrivo di Henguist e Horsa. Sono poi ai ff. 50a (viene trovato Merlino), 50d (Merlino spiega il significato del dragone - si noti che viene definita una profecie), 53a (Octa si arrende a Uther), 54a (Merlino va in Irlanda a recuperare la carole), 58d (inizio del regno di Artù), 64c (battaglia tra Frolle e Artù), 65b (festa di Pasqua a Parigi), 66c (Artù viene incoronato), 67c (arrivano i messaggeri di Roma), 70a (i messaggeri lasciano la corte), 71d (invio dei messaggeri di Artù all’imperatore), 76c (battaglia tra Artù e Lucio), 79b

(finisce la battaglia), 81c (Gormond), 82a (Gormond arriva in Bretagna), 83b (Sant'Agostino in Inghilterra), 86a (battaglia tra Edwine e Cadwallein), 89a (grande carestia), 89b (Cadwalandre abbandona la terra per la grande carestia).

46 È in versi. «Ci finit l’estoire de quatre sorurs / ke furent vailanz e de bone murs. / E comence l’estoire de

Gyun, / ke de Warwyk porta le nun, / e de tout cys compaynuns / ke furent tre noble baruns / ke de la bone engleterre furent nez / des plus riches e plus noble barnez».

o in un centro vicino. A f. 6r la lista dei sovrani normanni arriva fino a Enrico III per cui il manoscritto può essere datato entro il 1272. Il codice è stato identificato nel più antico catalogo della biblioteca dell'abbazia, di fine XIV secolo, con l'entrata n° 1516.47 La presenza delle indicazioni di lettura a f.

viiir suggerisce che i due binioni esterni, provenienti da un codice di diritto del XIII secolo, siano stati rilegati insieme al resto del manoscritto entro il XV secolo.48 Il codice fa parte del lascito

originario di Matthew Parker, arcivescovo di Canterbury, al Corpus Christi College di Cambridge presso il quale Parker aveva studiato.49