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L ONDON , C OLLEGE OF A RMS , A RUNDEL XIV (150)

I manoscritti del Roman de Brut

R 2 L ONDON , C OLLEGE OF A RMS , 12/45 A

A. L ONDON , C OLLEGE OF A RMS , A RUNDEL XIV (150)

Composito di tre unità codicologiche. Quella che interessa è la I. Quanto alle altre: II. Inghilterra, XIV, ff. 222-229; contiene l'Housboudrie di Walter de Hanlaye;127

122 G. Zaganelli, La Lettera del Prete Gianni, Parma, Pratiche Editrice, 1990.

123 Le bestiaire. Das Thierbuch des Normannischen Dichters Guillaume le Clerc zum ersten Male

vollständig nach den Handschriften von London, Paris und Berlin, mit Einleitung und Glossar, ed. R. Reinsch, Leipzig, Reisland, 1890.

124Le «Purgatoire de saint Patrice» par Berol, ed. M. Mörner, Lund, Lindstedt, 1917.

125 Difficile che, come sostiene Ariane Bottex-Ferragne a partire da una tesi di Francis Gingras (cfr. Lire le

roman à l’ombre de l’«estoire» : Tradition manuscrite et programmes de lecture des romans d’antiquité, in

«Florilegium», XXIX [2012], pp. 33-63, p. 41; F. Gingras, Le bon usage du roman: cohabitation de récits profanes et de textes sacrés dans trois recueils vernaculaires de la fin du XIIIe siècle, in The Church and Vernacular Literature in Medieval France, ed. D. Kullmann, Toronto, Pontifical Institute of Mediaeval Studies, 2009, pp. 137-156, pp. 148-150) che questo disegno «vient remplacer, voire compenser ce qui a été supprimé» visto che la caduta della seconda parte del Brut è dovuta a un guasto materiale.

126 Sul manoscritto, cfr. B. Shailor, Catalogue of Medieval and Renaissance Manuscripts in the Beinecke

Rare Book and Manuscript Library Yale University, II: mss. 251-500, Binghamton (NY), Medieval & Renaissance Texts & Studies, 1987, pp. 269-273; cfr. anche J. Vising, Anglo-Norman Language and Literature, London, Oxford University Press, 1923, p. 96, n. 302.

127 Cfr. ANL, n° 394. Walter of Henley, Husbandry, together with an Anonymous Husbandry,

III. Inghilterra, XV, ff. 230-238; contiene un'Art d'aimer in couplets di ottosillabi.128

I. Inghilterra, Nord?, 1307-1320.

Membr.; ff. 221, ii; numerazione moderna in cifre arabe; 1-1212, 135, 14-1912, 208, 2112; mm 260 x

180 (mm 190 x 138); 2 coll.; 40 rr.; rigatura a mina di piombo.

CONTENUTO:

I. Wace, Roman de Brut (ff. 1r-92v);

II. Geffrei Gaimar, Estoire des Engleis (ff. 93r-124v);129

III. Lai de Haveloc (ff. 125v-132r);

IV. Pierre de Langtoft, Chronique d'Engleterre - Édouard Ier (ff. 133r-147r);130

V. La lignee des Bretons et des Engleis (ff. 148r-149r); VI. Chrétien de Troyes, Le Conte du Graal (ff. 150r-221r).131

SCRITTURA: gotica di tre mani molto simili tra loro, di buon livello, di modulo medio e uniforme,

dal tratto morbido e curvilineo. Le unità testuali coincidono con i cambi di mano: la mano A copia infatti il Roman de Brut di Wace (ff. 1-92v); la mano B L'estoire des Engleis di Geffrei Gaimar e il

Lai d'Haveloc (ff. 93r-132r); la mano C l'Edouard di Pierre de Langtoft, La lignee des Bretons et des Engleis e il Perceval di Chrétien de Troyes (ff. 133r-221v).132 Le tre mani presentano numerose

caratteristiche comuni: la a a doppia pancia, la d schiacciata, la z è in forma di 3, la s alta poggiata a inizio e al centro di parola, trascinata o tonda alla fine. Varie eccezioni per r tonda dopo curva a destra, specialmente dopo p e B maiuscola.

Quanto alle caratteristiche di ogni mano, in A l'occhiello della g è sempre chiuso e tondeggiante, mentre in B e in C è schiacciato. La mano C si caratterizza inoltre per alcuni casi di q con la zampa ricurva a sinistra (cfr. f. 133d, 8 rr. sopra la fine; f. 172d, terzultimo rigo). Notevoli differenze nel disegno delle maiuscole. La A ha la parte superiore dritta nella mano A, mentre in B è tutta schiacciata verso il basso e C in è alta, ma ricade verso il basso; la J e la I sono semplici e con piccola asta in A, con asta orizzontale e tratto di fuga verso il basso in B e C; la S è tagliata in A e C e semplice in B; la

N ha forma doppiata in A, tonda in B, tonda, doppiata e a volte tagliata in C. Inoltre in B è abituale la nota tironiana 7, con trattino e testa ondulata, che invece in A e C non viene utilizzata.

Un'altra mano completa poi la lista dei sovrani inglesi a f. 149r che nel manoscritto si ferma a Edoardo II. Si tratta però di un intervento poco felice perché confonde quest'ultimo con suo figlio poiché specifica che regnò per cinquant'anni. Edoardo II, tuttavia, è rimasto sul trono dal 1307 al

Henley and other Treatises on Estate Management and Accounting, ed. D. Oschinsky, Oxford, Clarendon Press, 1971.

128 Cfr. ANL, n° 245. Su cui cfr. C. B. West, Courtoisie in Anglo-Norman Literature, Oxford, Blackwell,

1938; edizione in Ö. Södergård, Un art d'aimer anglo-normand, in «Romania», LXXVII (1956), pp. 289-330.

129 Mancano sia il prologo e tutto l'episodio di Haveloc (il testo inizia con «Donc out de la Nativité / bien

pres de cink cenz ans passé», cfr. G. Gaimar Estoire des Engleis cit., v. 819) che l'epilogo in cui Gaimar dedica il lavoro a Constance Fitz-Gilbert spiegando le circostanze che hanno condotto alla composizione: il testo finisce infatti con i vv. 6433-6434 «Qui cei ne creit, aut a Wincestre, / oir porra si voir poet estre».

130 Per Thiolier il nostro manoscritto, da lui siglato come E, è latore di un rimaneggiamento di questa parte

della Chronique di Langtoft realizzato da un uomo vicino alla corte di Edoardo I che ha vissuto a Londra e che è un buon conoscitore del Galles e dei fatti che lì si sono svolti alla fine del XIII secolo. In particolare Thiolier fa riferimento alla descrizione della sottomissione al re inglese del barone gallese Llywelyn ap Gruffydd con tale dovizia di dettagli che sembra avervi assistito. Cfr. J.-C. Thiolier, Le Règne cit., pp. 67-8.

131 Si tenga presente che, come sottolinea Busby in The Text of Chrétien's «Perceval» in MS London, College

of Arms, Arundel XIV, in Anglo-Norman Anniversary Essays, a c. di I. Short, London, ANTS, 1993, pp. 75- 85, è questo l'unico manoscritto anglonormanno di un romanzo di Chrétien, fatta eccezione per il ms. BL, Harley 4971 che a f. 127v presenta la lista di cavalieri che troviamo in Erec e Enide.

132 Secondo Thiolier l'unità codicologica contenente il Brut è stata copiata da una sola mano, cfr. Le Règne

cit., p. 61. Secondo Busby, invece, una quarta mano è responsabile della copia del Perceval, cfr. Ch. de Troyes, Le Roman de Perceval ou Le Conte du Graal, ed. K. Busby, Tübingen, Max Niemeyer Verlag, 1993, p. xviii.

1327, mentre è Edoardo III a governare dal 1327 al 1377, dunque per mezzo secolo. Coerentemente, viene fatto seguire il regno di Riccardo II di cui viene precisato che regnò per ventidue anni, stavolta a ragione (1377-1399). La mano responsabile di questi interventi è dunque databile all'inizio del XV secolo.

MARGINALIA: La maggior parte dei marginalia fanno parte del progetto originario del codice.

Nella prima parte del Roman de Brut, sono presenti nei margini laterali alcune rubriche vergate dalla stessa mano che ha copiato il testo che fanno riferimento a punti salienti della narrazione133 o

mantengono il conteggio dei sovrani bretoni.134 Ai ff. 1r, 133r e 150r troviamo poi, sempre in rosso, i

titoli delle opere: Brut, Edward, fiz Henri, Perceval le Galois. Sono poi presenti alcune correzioni.135

Tra le tracce di letture successive, spicca la nota di possesso di William Howard di Naworth (XVII secolo) e il titolo in una corsiva più antica «Hystoria Bruti Gallico», entrambe nel margine superiore di f. 1r. Quindi a f. 133r un'altra mano ha numerato i capitoli da 1 a 35 dell'indice della Vie d'Edouard, mentre ai ff. 148v-149r troviamo, lungo La lignee des Bretons et des Engleis, tre mani disegnate che riportano l'attenzione su tre momenti (Kamber, sant'Agostino, Harald) e vari nota bene

in inchiostro diverso.

DECORAZIONE: Capitali ornate blu e rosse con filigrana di entrambi i colori all'inizio del Brut (f.

1r, sei righe, con un disegno a penna blu di un sovrano con l'indice puntato verso l'alto), del Lai de Haveloc (f. 125v, quattro righe, con un disegno dai motivi geometrici e vegetali) della Vie d'Edouard

di Pierre de Langtoft (f. 133v, quattro righe) e del Perceval di Chrétien de Troyes (f. 150r, quattro righe; la filigrana dà vita a una figura mostruosa a due teste). Lungo tutto il codice, numerose letterine rosse e blu su due righe, di solito alternate anche se non mancano irregolarità. Per l'Estoire des Engleis

e il Lai de Haveloc le letterine sono filigranate del colore opposto. In vari casi non sono state tracciate. L'indice della Vie d'Edouard è caratterizzato da un segno di paragrafo o blu o rosso per ogni capitolo; nel testo ci sono frequenti rubriche.

STORIA DEL CODICE: Composto probabilmente tra il 1307 e il 1320, durante il regno di Edoardo

II, come indicano la nota a f. 149r e la variante del testo di Langtoft a v. I, 24.136 L'assenza di

riferimenti impedisce di localizzarne la produzione. Analizzando la lingua delle canzoni satiriche inglesi presenti all'interno dell'Edouard, Thiolier giunge alla conclusione che lo scriba potrebbe essere settentrionale, ma il suo francese risente invece di forti influssi continentali per cui è anche possibile che il manoscritto sia stato vergato nel sud. Secondo lo studioso, il responsabile del codice ha inoltre vissuto a Londra e conosce bene sia il Galles che la diocesi di Hereford.137 La stessa presenza

di Perceval lascia pensare a una committenza francofila. Short segnala invece che esiste un manoscritto dal contenuto affine nel catalogo della biblioteca della Peterborough Cathedral: si tratta del C xvi che conteneva l'opera di Walter de l'Henleye e una «Historia Anglorum Gallice et rithmice».138

Come segnala Thiolier e come aveva già ipotizzato Wright, gli scribi lavorano «pour un riche amataur qui ne lésinait pas sur la quantité du parchemin et qui connaissait déjà bien la littérature des chroniques anglo-normandes».139 Ha fatto parte della biblioteca di William Howard di Naworth,

133 Si veda ad esempio quella a f. 1v, dove leggiamo «Ici occist son pere», in corrispondenza dell'incidente

durante il quale il padre di Bruto perde la vita. Queste scritte rubricate sono presenti fino a f. 64v («Ci fist Arthur sa feste»).

134 Non tutti vengono indicati per cui si passa, ad esempio, dal ii (f. 8v) al vii (f. 10v).

135 A f. 12v troviamo nel margine destro i vv. 1901-2 del Brut, che lo scriba aveva saltato, scritti in verticale

e accompagnati da un segno di richiamo che ne indica la giusta posizione nel testo. Lo scriba si corregge anche a fondo colonna dove cancella un couplet copiato due volte.

136 Edoardo II regna tra il 1307 e il 1327. Il terminus ante quem può però essere anticipato perché, come ha

notato Thiolier, Thomas de Hereford, invocato insieme ad altri protettori a v. 24 della lassa I, non è qualificato come santo. Visto che viene canonizzato nel 1320, il manoscritto deve essere antecedente a quella data. Cfr. J.-C. Thiolier, Le Règne, cit., p. 67.

137 Ivi, p. 69.

138 Cfr. I. Short, Introduction, in G. Gaimar, L'Estoire des Engleis cit., p. xviii. 139 J.-C. Thiolier, Le Règne cit., p. 61; cfr. T. Wright (R. S., t. I, pp. xxiv-xxv)

morto nel 1640, quindi di quella di Thomas Howard, conte di Arundel (1627-77). Nel 1678 è stato donato al College of Arms da Henry, duca di Norfolk.