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La controrivoluzione spagnola e il Non-Intervento

Nel documento For God'sake! Lift the embargo to Spain (pagine 104-106)

All’alzamiento franchista The New Republic dedicò due articoli nel numero del 29 luglio: un trafiletto nel classico editoriale «The Week» e un approfondimento intitolato «Counter-Revolution in Spain». Se da un lato l’interpretazione degli eventi, definiti nell’approfondimento non a caso un «attempt at the counter-revolution», sembrò cogliere a pieno il profilo ideologico dello scontro in atto, dall’altro la testata preferì vagliare un solo scenario tra quelli possibili in quel momento, la vittoria dei repubblicani sugli insorti, giungendo quindi a ipotizzare sviluppi talmente radicali da richiamare velatamente alla memoria l’esperienza dell’ottobre russo:

If the revolt does fail, will the next move be an upsurge to power by the more extreme Left, supported by armed and aroused workers and peasants? Will the moderates be forced to make way for a genuine revolutionary dictatorship, which will purge the country of possible enemies and embark upon drastic economic and social measures? Such things have occurred in history before this. 461

L’iniziativa diplomatica promossa da Francia e Inghilterra durante i primi giorni dell’agosto ’36 fu oggetto di una severa critica da parte del settimanale. Coinvolgere nello sforzo neutralista Germania e Italia, come auspicato in quei giorni dalle due potenze congiuntamente al Belgio, secondo il «The Week», altro non era che «another example of an old diplomatic device: postpone a crisis, if you can». Nessuno poteva infatti ritenere che i piani di Hitler fossero compatibili con la pace, né tantomeno ci si poteva illudere che egli potesse modificarli in ragione della partecipazione ad una conferenza di pace.462 L’indiscrezione secondo cui il generale Franco utilizzava aeroplani tedeschi, annotò George Soule in «Spain’s civil war», era una ragione in più per biasimare la scelta francese di proibire l’esportazione di armi ad entrambi i contendenti. Secondo il diritto internazionale era infatti perfettamente lecito, per le nazioni straniere, consentire al governo legittimo di acquistare armi, diversamente, era «unethical, if not illegal, to permit sales to the rebels». 463

Nel numero del 12 Agosto ad essere posta in luce era la dimensione internazionale della crisi spagnola, e i relativi rischi di un conflitto generale. Un ipotesi quest’ultima, si osservava in «World war in Spain», ineludibilmente legata agli enormi interessi di tutte le grandi potenze in Spagna, e allo stesso risultato finale del conflitto. L’intervento straniero in Spagna rischiava quindi di produrre un conflitto di ben altra portata. A ciò andava aggiunta l’ipotesi, in caso di vittoria franchista, che Germania e Italia potessero ricevere da Franco alcune basi navali nel Mediterraneo e nell’oceano Atlantico. Le tattiche fasciste in Spagna, notava l’autore, «are those of blackmail based on their opponents’ fear of war». Il raggiungimento di una serie di obiettivi strategici da parte di queste potenze consolidava inoltre il loro peso internazionale. La Spagna, veniva osservato, era quindi il terreno di battaglia di uno scontro mondiale tra le forze delle reazione e quelle del progresso.464 Un rapidissimo riferimento alla proposta di Non-Intervento avanzata negli ultimi giorni di agosto da Francia e Inghilterra venne fatto sul «The Week» del 2 settembre. Secondo un «underground gossip» Germania ed Italia avevano infatti accettato il piano franco-inglese: il pericolo che una guerra generale si scatenasse nell’immediato, secondo il settimanale, aveva indotto i due regimi «to draw in their horns». Un piccolo spiraglio di pace per l’Europa si stava dunque schiudendo.465

Il tema venne ripreso e sviluppato dal settimanale nell’editoriale del 9 settembre «“Neutrality” about the Spain». A dispetto dell’adozione delle «policy of governmental non-interference» l’Europa,

461 Editoriale, «Counter-Revolution in Spain», 29 luglio 1936. 462 Rubrica, «The Week», 5 agosto 1936.

463

George Soule, «Spain’s civil war», 5 agosto 1936.

464 Editoriale, «World war in Spain», 12 agosto 136. 465 Rubrica, «The Week», 2 settembre 1936.

secondo l’articolo, non faceva affidamento sulle parole dei dittatori fascisti. Vi era infatti il fondato rischio che gli impegni presi fossero mantenuti esclusivamente dai paesi che sostenevano il governo repubblicano, con ciò determinando l’aumento delle possibilità che gli insorti, a dispetto del fatto che la maggioranza della popolazione spagnola si era opposta loro, potessero prevalere.466

Alla questione della neutralità, ed alle relative policies adottate, The New Republic dedicò due articoli nel numero del 23 settembre ed in quello successivo del 30. In «The trick of Neutrality», redatto dal corrispondente londinese del settimanale H. N. Brailsford, una volta ripercorso l’iter diplomatico che aveva condotto alla nascita del Comitato di Non-Intervento, ne veniva esaminata la ratio. Nessuno dei contendenti, annotava Brailsford, disponeva di una riserva di armi e munizioni sufficientemente ampia da sostenere una guerra di lunga durata; se le esportazioni verso i belligeranti fossero state bloccate essi sarebbero stati costretti a raggiungere un compromesso. L’embargo sull’approvvigionamento delle armi ad entrambi i contendenti, sostenuto dalla diplomazia inglese, era «perfectly calculated to serve this balanced policy». L’improbabile realismo di questa scelta, osservava Brailsford, non corrispondeva però ad una policy di neutralità: ad essere unicamente penalizzato era infatti il legittimo governo democratico spagnolo, privato di un diritto, quello di poter «buying abroad the arms it required to maintain internal peace», che mai nella storia diplomatica dell’Europa era stato negato a qualsiasi tipo di governo. Di fronte a questa scelta, cui si erano conformate per paura di una guerra generale anche la sinistra inglese e quella francese, occorreva quindi dare vita ad un «international People’s Front», prodromico ad un’alleanza difensiva composta da Inghilterra, Francia e Russia. Per raggiungere questo obiettivo era tuttavia necessario formare anche in Inghilterra «a resolute People’s Front» sulla scorta di quello francese: un’opportunità, concludeva Brailsford, «thrown away» dalla timidezza dei laburisti.467

Le indiscrezioni rilanciate dalla stampa conservatrice americana secondo cui i repubblicani avevano ricevuto «arms, supplies and personal assistance», in spregio al Patto di Non-Intervento, vennero riprese dal settimanale in «One-Way neutrality». A giudizio dell’editorialista le suddette supposizioni se «compared with the aid the rebels are obviously receiving» perdevano qualsiasi significato. Ciò che invece doveva destare allarme era l’«empty formula» dell’accordo di non- intervento: una «one-way neutrality», infatti, non poteva essere tollerata ancora a lungo. O il non- intervento veniva rinforzato imparzialmente, sentenziava l’editorialista, o il conflitto avrebbe visto la partecipazione generale di tutte le potenze.

Obiettivo comune a Francia e Inghilterra, notava l’autore, era impedire la formazione di un governo militare ad influenza italo-tedesca. Nel momento in cui i due regimi democratici avevano rinunciato ai loro diritti e ai loro interessi per promuovere un «general non-intervention», essi avevano fatto un sacrificio genuino, in cambio del quale avrebbero tuttavia dovuto richiedere che l’accordo venisse severamente osservato da tutti. Perché a questo punto – domandò l’editorialista - «should not an international police force examine all shipments to Spain, whether through Portugal or France or the Atlantic and Mediterranean ports?». Il Portogallo, veniva annotato, non si trovava infatti nella posizione di poter obiettare alcunchè, quanto a Germania e Italia , «with the duty of carrying out a pledge that they had made», nemmeno loro avrebbero potuto esimersi dal permettere che le loro navi «to be searched by an international force». La creazione di una «competent agency» per verificare che non vi fossero state da parte di nessuno violazioni di alcun tipo all’accordo , veniva osservato in conclusione, «would reassure all and would remove all excuse for further violations».468

La scelta di vendere armi al legittimo governo spagnolo da parte della Russia prima, e Messico poi, accese le speranze dei sostenitori americani della causa repubblicana. Come raccontato nell’editoriale dell’11 novembre, «A turn in Spanish fortunes?», l’esercito repubblicano grazie ai carri armati e agli aeroplani ricevuti – «probably […] from the United States by way of what the Madrid authorities called “a friendly government”», «was it Mexico?» – era infatti riuscito a

466

Editoriale, «“Neutrality” about the Spain», 9 settembre 1936.

467 Henry Noel Brailsford, «The trick of Neutrality», 23 settembre 1936. 468 Editoriale, «One-Way neutrality», 30 settembre 1936.

scacciare indietro gli insorti e a conquistare i loro equipaggiamenti. In questo contesto, veniva ipotizzato nell’articolo, gli scenari diplomatici possibili erano tre.

Il primo: L’accordo di non-intervento rimaneva tecnicamente in vigore ed il Comitato continuava a chiudere un occhio sulle violazioni che, però, da quel momento in poi, sarebbero potute provenire da entrambi i versanti. Una circostanza, veniva puntualizzato, che non impediva ai repubblicani di poter ricevere rifornimenti, direttamente o indirettamente, anche dagli Stati Uniti, dato che il paese non era tra i firmatari dell’accordo e non disponeva del potere legale di dichiarare l’embargo. Il secondo: Il Comitato di Controllo faceva propria la proposta russa di un ferreo rafforzamento dell’accordo con l’utilizzo di navi francesi ed inglesi: una possibilità, quest’ultima, che, alla luce dei recenti accadimenti, avrebbe certamente messo in imbarazzo tanto i franchisti quanto i repubblicani. Il terzo: Le potenze fasciste si assumevano la responsabilità di denunciare l’accordo. In tal caso «the nearest source of aid – those in France and Great Britain – would automatically be opened to the loyalists»: la distanza della Russia dal teatro bellico, ed il suo isolamento, non sarebbe stata pertanto più una debolezza. Cionondimeno, si notava in conclusione, era improbabile che l’Italia o la Germania, fuori dalla penisola iberica, sfidassero le altre grandi potenze dando vita ad un conflitto generale per un «prize» che poi così ricco non era.469

Nel documento For God'sake! Lift the embargo to Spain (pagine 104-106)