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La decorazione dell’Oratorio di San Giovanni Decollato

IL CONSOLIDARSI DEI RAPPORTI CON IL CONTESTO ARTISTICO ROMANO JACOPINO DEL CONTE NELL’ORATORIO DI SAN GIOVANNI DECOLLATO:

3.5 La decorazione dell’Oratorio di San Giovanni Decollato

A partire dalla metà degli anni trenta, entro il perimetro di un edificio di modeste dimensioni e per volere di una confraternita caritatevole che godeva del sostegno di importanti personalità, fu intrapreso un poderoso progetto di committenza della durata di poco meno di un ventennio che non solo riavviò la macchina della produzione artistica dopo la temporanea e fisiologica interruzione seguita al Sacco dei Lanzi, ma che soprattutto mutò sensibilmente l’orizzonte dello sviluppo figurativo romano. La traiettoria di tale processo fu tracciata da alcuni artisti per la maggior parte fiorentini, i quali, lungo le pareti dell’Oratorio, impaginarono antologicamente le varie fasi e i molteplici dialetti della cosiddetta Maniera, facendo del luogo una sorta di vetrina paradigmatica dell’evoluzione artistica del tempo, “una strenua palestra di tendenze della cultura pittorica a Roma fra il quarto e il quinto decennio”88: dalla traduzione del raffaellismo in chiave manierista portata avanti da Perino del Vaga e Salviati alla sistematica applicazione dello stile michelangiolesco promossa da Battista Franco, dal tentativo di accordo

84 La chiesa fu distrutta nel XIX secolo.

85 Ad Annibale Lippi fu affidato nel 1573 il progetto per il rifacimento dell’abside in San Marcello. Interessante

notare che nei documenti di commissione, l’architetto venga definito “Anibale de Conti alias de Lippi”, proprio dal cognome materno. Si veda Bilancia 2007, p. 109, appendice n. 2. Le due opere sono oggi presso il Monastero del Corpus Christi alla Garbatella. Sulla chiesa e su Annibale Lippi si veda Henneberg 1989, pp. 248-257.Su Nanni e Annibale Lippi si vedano Ercolino 2005, pp. 209-212; Id. 2005a, pp. 185-186. Si veda anche Bilancia 2007, pp. 101-110.

86 Nell’Album dei fratelli relativo agli anni 1550-1557 compare infatti “Iacomo del Conte pittore cugniato de mr.

Giouanni architetto”. Si noti, inoltre, che tra i primi nomi citati sono anche quelli di “Annibale figliolo di mr. Giouani architector” e “Giouanni architector incontro S. Marcello”. Zeri 1951, p. 148; Vannugli 1984, p. 430, nota 2.

87 Baglione 1642, p. 75. 88 Briganti 1985, p. 48.

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tra Raffaello e Michelangelo di cui si fece portatore Jacopino del Conte allo stile antichizzante sviluppato da Pirro Ligorio.

Prima ancora di affrontare ogni singola e complessa vicenda relativa al cantiere, vale la pena di sintetizzare brevemente in apertura le varie fasi della decorazione, che, come si è detto, si svolse lungo un periodo di tempo molto esteso.

La sequenza cronologica della narrazione delle storie del santo coincide con l’effettivo ordine esecutivo delle singole scene, ad eccezione della Nascita del Battista, affresco eseguito da Salviati in un momento successivo (1551) rispetto alle due scene contigue (Visitazione e Predica del Battista, 1538). Data la sostanziale insufficienza di dati documentari relativi ai singoli affreschi, le notizie disseminate da Giorgio Vasari in vari passi delle Vite rimangono ancora una fonte di riferimento indispensabile, ancorché da verificare di volta in volta.

Come molti altri oratori, la struttura dell’edificio, una semplice aula rettangolare, risente del modello della cappella Sistina, come fu notato in primo luogo da Milton Lewine89. Quanto al sistema ornamentale, consistente in una fascia che corre lungo le pareti, esso fu parzialmente ridipinto nel corso dell’Ottocento, allorché si rese necessaria la ristrutturazione del soffitto. Al fregio decorato a grottesca, interrotto da cartigli contenenti le date degli affreschi, si sovrappone una fascia in finto marmo che fu realizzata contemporaneamente all’edicola, come è emerso durante le ultime campagne di restauro90. Ad eccezione dell’Annuncio, dell’Arresto e della Danza di Salomè, la datazione delle singole scene è nota proprio poiché segnalata all’interno dei suddetti cartigli.

Il ciclo occupa tutte le pareti dell’Oratorio ed è suddiviso in otto riquadri, tre per ogni lato lungo e due sulla parete di ingresso; questi ultimi sono separati da una finta nicchia davanti alla quale è collocata una scultura raffigurante san Giovanni. Completa il ciclo la parete di fondo, con la pala d’altare e due santi apostoli ad affresco.

89 Lewine 1960, vol. I, pp. 15-16. 90 Tempesta 2011, p. 124.

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Oratorio di San Giovanni Decollato91

Sulla scorta delle informazioni fornite da Vasari, è noto che il primo ad avviare i lavori fu Jacopino del Conte, con l’affresco non datato raffigurante l’Annuncio dell’angelo a Zaccaria92. La scena, tradizionalmente datata tra il 1536 e il 153793, può oggi essere posticipata al 1538 grazie al ritrovamento di un’importante notizia documentaria che lega l’avvio del cantiere a questa data94. Contigua alla scena di Jacopino, si trova la Visitazione, realizzata da Francesco Salviati nel 1538, data che si legge nel cartiglio corrispondente. Il segmento seguente di parete, che ospita la Nascita del Battista dello stesso Salviati, rimase privo di decorazione fino al 1551. Jacopino, infatti, riprese i lavori nello stesso 1538 principiando ad affrescare direttamente la parete d’ingresso con il riquadro dedicato alla Predica del Battista95. A distanza di qualche anno, periodo durante il quale la decorazione subì una battuta d’arresto, il del Conte licenziò nel 1541 il Battesimo di Cristo lungo la medesima parete96: entrambe le scene di Jacopino sulla parete di ingresso sono datate nei cartigli; segue, all’inizio della parete sinistra, l’Arresto del Battista, scena affrescata verosimilmente tra il 1541 e il 1544 da Battista Franco, primo artista non fiorentino chiamato a lavorare in Oratorio grazie alle raccomandazioni di Giovanni Della

91 Lo schema è tratto dal volume a cura diKliemann e Rohlmann 2004, p. 132. 92 Vasari 1568, vol. V, p. 517. Affresco, 290 x 330 cm.

93 Zeri 1951, pp. 138-149.

94 La scoperta si deve ad Elisabetta Diana Valente che ha il documento in corso di pubblicazione. 95 Affresco, 290 x 285 cm.

96 Affresco, 290 x 285 cm.

1. Annuncio a Zaccaria

2. Visitazione (1538)

3. Nascita del Battista

(1551)

4. Predica del Battista

(1538)

5. Battesimo di Cristo

(1541)

6. Arresto del Battista

(1541-44)

7. Danza di Salomè (1544)

8. Decollazione del Battista

(1553) 9. Deposizione (1551- 1553) 10. Sant’Andrea (1551) 11. San Bartolomeo (1551) 7 6 8 1 2 3 4 5 10 11 9

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Casa97. Subito dopo, si direbbe sugli stessi ponteggi, il napoletano Pirro Ligorio eseguì l’affresco con la Danza di Salomè98. La datazione dell’affresco di Pirro Ligorio al 1544 si basa su una delle rare notizie documentarie legate al cantiere. Il documento risale al 4 dicembre 1544 ed è relativo ad un pagamento “per havere fatto levare il ponte del depintore”99. Benché naturalmente non possa escludersi del tutto che la notizia archivistica si riferisca invero a Battista Franco, è ragionevole credere che i due artisti, all’opera in due scene contigue, si siano valsi di un unico ponteggio.

A conclusione della parete oltre che della cronologia delle storie del Battista, è la scena con la Decollazione del Battista, compiuta su progetto di Salviati da un suo collaboratore, da riconoscere in Domenico Romano (Fig. 115). Tale precisazione è stata possibile grazie a quanto registrato da una guida anonima seicentesca, conservata presso la Biblioteca Casanatense di Roma e pubblicata nel 2001 da Maria Cristina Dorati da Empoli. Il manoscritto è databile per alcuni riferimenti interni al testo in un momento compreso tra il 1615 e il 1622 (Filippo Neri, infatti, viene citato come beato: egli fu beatificato nel 1615 e santificato già nel 1622). La guida è ordinata secondo criteri moderni: le chiese e i luoghi citati, infatti, sono selezionati tra quelli di importanza artistica a Roma, sono indicizzati in ordine alfabetico e non topografico e, inoltre, sono scelti quelli che tra la fine del Cinquecento e l’inizio del secolo seguente si andavano restaurando. L’autore della guida, nel descrivere l’Oratorio, dopo aver citato i lavori di Jacopino del Conte, Francesco Salviati e Battista Franco, aggiunse:

“Altre cose in questo luogo dipinsero Pirro Ligorio et Domenico Romano”.

Poiché l’intervento del Ligorio è senza dubbio limitato alla Danza di Salomè, pare indubbio che il nome di Domanico Romani debba essere associato alla Decollazione. L’artista, del resto, è noto alle fonti come allievo e collaboratore frequente di Francesco Salviati, ad esempio nella sala dell’Udienza di palazzo Vecchio100. A conferma di tale ipotesi, infine, si consideri la notizia (pure sfuggita agli studi) secondo la quale “Domenico romano pittore” iniziò a versare le rate per l’iscrizione all’Accademia romana di San Luca proprio a partire dal 1553, anno in cui è datata la Decollazione101.

97 Si veda Biferali in Biferali-Firpo 2007, pp. 91-107, con bibliografia precedente.

98“Pirro Napolitano pittore” è documentato tra le carte dell’Archivio dell’Accademia di San Luca nel 1538; tra

l’altro nell’elenco dei pagamenti è rubricato subito prima di Jacopino del Conte (Archivio Storico dell’Accademia di San Luca, Libro degli Introiti, fogli 12v; 13r).

99 Keller 1976, pp. 106-107.

100 Dorati da Empoli 2001, pp. 50-51.

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La parete di fondo dell’Oratorio, infine, è allestita con la pala d’altare di Jacopino (1551-1553), affiancata da due imponenti figure di santi apostoli, ad opera ancora di Salviati (1551).

La scelta di dedicare la decorazione dell’Oratorio alle Storie del Battista, naturalmente, non fu casuale. Oltre a celebrare il santo titolare della Compagnia e patrono della città di Firenze, evocata in alcuni brani degli affreschi, il programma iconografico, come si dirà più diffusamente, intendeva suggerire un parallelismo tra le pene del condannati prossimi alla morte e quelle subite da Gesù e dal suo precursore, Giovanni Battista, per ricordare loro che queste non sarebbero state vane: l’obiettivo, quindi, era quello di offrire un conforto spirituale ai condannati, invitati a riflettere sul mistero della redenzione attraverso il Battesimo e la Passione di Cristo, cui si allude per il tramite di numerosi particolari. Proprio per questa ragione, la decorazione si conclude con la pala d’altare raffigurante la Deposizione di Cristo dalla croce, fulcro visivo, tematico e spirituale dell’intero Oratorio.

La parete destra del ciclo è dedicata ad episodi legati alla nascita del Battista (Annuncio a Zaccaria; Visitazione; Nascita). Il secondo livello di lettura di questa sezione prospetta un confronto molto perspicuo con le storie non solo di Cristo ma anche della Vergine, alludendo così al significato profetico incarnato dalla nascita di Giovanni102.

La parete d’ingresso ospita la rappresentazione dei momenti pubblici della sua esistenza (Predica; Battesimo). Le due scene, come detto, sono separate da una finta nicchia dipinta, sul cui timpano sono adagiati due putti che sostengono lo stemma della città di Firenze. Ai lati dell’edicola, inoltre, sono affrescati due rigogliosi festoni di frutta che in parte occupano lo spazio delle scene laterali; alla base della nicchia è presente un’iscrizione, sostenuta da due figure di donna dalla coda di serpente, che recita un passo dei vangeli, “vox clamantis in deserto: parate viam Domini”: la citazione evangelica si riferisce naturalmente al Battista, alla sua predicazione nel deserto e all’invito a purificarsi tramite il rito del battesimo nel Giordano. Gli affreschi adiacenti, raffiguranti la Predica e il Battesimo, sono finalizzati ad offrire un legame tra Giovanni e l’attività quotidiana svolta dai confratelli, la cui missione era quella di guidare l’anima dei condannati verso il pentimento e la redenzione103. Inoltre, non va trascurata l’importanza conferita alla pratica della predicazione durante gli anni della Controriforma104.

102 Weisz 1984, pp. 59-78. 103 Weisz, op. cit., pp. 79-93.

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La parete sinistra ospita invece la sequenza degli eventi legati al martirio del santo (Arresto; Danza di Salomè; Decollazione). La scelta di inserire la scena dell’Arresto, va da sé, dovette essere particolarmente sentita vista la speciale missione della Confraternita105.

Infine, la parete di fondo accoglie, affiancata dai santi Andrea e Bartolomeo, la Deposizione dalla croce, allusiva della redenzione attraverso la morte106.