• Non ci sono risultati.

Storia della Confraternita della Misericordia di San Giovanni Decollato

IL CONSOLIDARSI DEI RAPPORTI CON IL CONTESTO ARTISTICO ROMANO JACOPINO DEL CONTE NELL’ORATORIO DI SAN GIOVANNI DECOLLATO:

3.3 Storia della Confraternita della Misericordia di San Giovanni Decollato

…la maggior parte dei miseri a morte per giustizia condannati senza tal conforto disperati morrebbero, e chi è causa della salute di un’anima, difficilmente potrà perdere la sua26.

La Confraternita di San Giovanni Decollato detta della Misericordia o dei Sacconi27 fu fondata nel 1488 dalla nazione dei fiorentini residenti a Roma con intenti specificatamente caritatevoli e pietistici, ereditando così la missione della Compagnia de’ Battuti o dei Neri – istituita nel 1355 con lo scopo di dare assistenza ai condannati a morte28 – e della Compagnia della Pietà, le cui attività furono avviate sempre dai fiorentini nel 1448. La Compagnia della Pietà confluì nella Confraternita di S. Giovanni dei Fiorentini, mentre il 23 agosto del 1490 la Compagnia della Misericordia fu ufficializzata con bolla pontificia emanata da Innocenzo VIII, grazie alla quale i confratelli ottennero il patronato sull’antica chiesa di Santa Maria della Fossa situata alle pendici del Campidoglio29. L’erezione di un nuovo edificio in grado di accogliere le attività della Confraternita proseguì lentamente: ancora nel 1505 essa si radunava nella chiesa di S.

22 Trezzani 1998, pp. 23-33.

23 Kliemann in Rohlmann-Kliemann 2004, pp. 326-339. 24 Pierguidi 2005, pp. 23-34.

25 Sull’Oratorio di San Giovanni Decollato si vedano Hirst 1961, pp. 236-240; Davidson 1963, pp. 3-16;

Davidson 1964, pp. 19-26; Hirst 1965, pp. 569-571; Davidson 1966; Ead. 1966a, pp. 55-64; Hirst 1966, pp. 398- 405; Davidson 1967, pp. 553-562; Hirst 1967a, pp. 34-36; Cheney 1970, pp. 32-40; Gere 1971, pp. 239-250; 289- 312; Keller 1976; Partridge 1978, pp. 171-173; Cheney 1978, pp. 79-80; Weisz 1981, pp. 355-356; Davidson 1983, pp. 152-155; Weisz 1983, pp. 395-405; Ead. 1984; Trezzani 1998, pp. 23-33; Clayton 2000, pp. 9-11; Hirst 2002, pp. 164-165; Pierguidi 2005, 132, pp. 23-34; Tempesta 2011, pp. 116-125; Vannugli 2012a, pp. 125-139.

26 Dallo Statuto della Confraternita della Misericordia, citato in Arciconfraternita 1988, p. 14.

27 Il nome deriva dall’abito indossato dai confortatori durante la cerimonia che accompagnava il condannato alla

pena capitale. Si veda Arciconfraternita 1988, p. 11.

28 Molti erano i punti di contatto con la Compagnia dei Neri: l’abito indossato durante la cerimonia, ovvero una

cappa nera con il cappuccio calato sul viso per mantenere l’anonimato, le norme del pio sodalizio, che ne restringevano l’accesso ai soli fiorentini, ed infine la medesima missione spirituale, ovvero l’assistenza offerta ai condannati a morte.

29 Armellini 1891, pp. 778-780; Moschini 1926, pp. 6-8. Il testo della bolla pontificia del 1490 è trascritto

89

Biagio della Pagnotta in via Giulia30, mentre nel 1518 è documentata una riunione dei confratelli in Santa Maria della Pace31. L’oratorio adiacente alla chiesa di San Giovanni Decollato fu infine completato verso la metà degli anni trenta del Cinquecento. Il rinnovamento e la decorazione della chiesa, invece, furono intraprese solamente nella seconda metà del secolo, a testimonianza di quanto per i confratelli fosse indiscutibilmente prioritario avere un luogo a disposizione per l’esercizio delle loro attività caritatevoli.

Scopo particolare dell’Istituzione era quello di dare conforto e degna sepoltura ai “pazienti”, riportandoli in processione in oratorio e tumulandoli nel chiostro del complesso32. L’iter assistenziale prevedeva il coinvolgimento di tutti i membri della Compagnia, i quali dovevano accompagnare il condannato nei terribili momenti che precedevano l’esecuzione, invitandolo al pentimento mediante un cerimoniale molto preciso. La natura benefica del sodalizio si manifestò sin da subito, tanto da qualificare l’organismo associativo di uno spiccato e riconoscibile ruolo sociale ed identitario nel panorama della Roma del tempo33.

Come precisato dalla Weisz sulla base delle cronache del tempo, questa specificità qualificò la Confraternita a seguito dell’impiccagione di un esponente della famiglia Altoviti, avvenuta nel 1488 nei pressi del carcere di Tor di Nona34. Fu quindi verosimilmente animata da questo episodio la duratura devozione della famiglia fiorentina alla causa della Compagnia, in particolare nelle persone di Bindo e di molti banchieri fiorentini legati al suo entourage, come Giovanni da Cepperello, Roberto Ubaldini o Bartolomeo Bussotti.

La Compagnia beneficiò fin dall’inizio dell’appoggio di personalità influenti, in primo luogo quello dei papi: Leone X, ad esempio, concesse ai confratelli di incamerare i beni dei condannati e, soprattutto, elargì indulgenze a quanti avessero visitato la chiesa nella festa della decollazione del Battista o prestato soccorso alle attività della confraternita, mentre nel 1540 Paolo III accordò il permesso di liberare un prigioniero durante la celebrazione patronale del 29 agosto35.

Dopo la morte di Clemente VII, la Compagnia, già avamposto della nazione dei fiorentini a Roma, si distinse per i suoi sempre più spiccati orientamenti politici in direzione antimedicea, in accordo con i sentimenti della maggior parte dei fiorentini di stanza a Roma, città che

30 Moschini 1926, p. 8. Sulla chiesa di veda anche Talamo 1993, pp. 204-207, cat. n. 13. 31 Weisz 1984, p. 20.

32 I condannati a morte vengono nominati “pazienti” nello Statuto della Compagnia, citato in Arciconfraternita

1988, p. 14. Sugli organi direttivi e le norme statutarie della Compagnia si veda Arciconfraternita 1988, pp. 12-13.

33 Si vedano in particolare Arciconfraternita 1988, pp. 14-18; Firpo-Biferali 2007, pp. 96-98; Prosperi 2013, passim.

Sulle Confraternite romane si vedano anche Maroni Lumbroso-Martini 1963; Polverini Fosi 1991, pp. 119-161; Crescentini-Martini 2000; Martini 2005, pp. 5-13.

34 Weisz, op. cit., p. 3. Il palazzo degli Altoviti a Roma, peraltro, si trovava proprio nei pressi del carcere.

35 Arciconfraternita 1988, p. 17; trascrizione della Bolla pontificia in ibidem, pp. 131-133; si veda anche Polverini

90

divenne presto rifugio per numerosi esuli ostili al principato di Alessandro e Cosimo36. Tra i membri più in vista emergono i nomi di Giovanni Della Casa, che ebbe un ruolo decisionale anche nelle vicende del cantiere, Bindo Altoviti, i banchieri Bartolomeo Bussotti e Roberto Ubaldini, funzionari del Banco Altoviti e uomini di fiducia di Bindo, e Giovanni da Cepperello, segretario del cardinale Giovanni Salviati. Anche Michelangelo, sin dal 1514, fu affiliato alla Confraternita della Misericordia37. Proprio in ragione della sua presenza entro il contesto confraternale, si può corroborare l’ipotesi, già formulata da Federico Zeri, secondo la quale il coinvolgimento di Jacopino del Conte nel cantiere del Decollato sia stato in quale misura promosso dal Buonarroti. Del resto, Michelangelo ricoprì senz’altro il ruolo di consulente della Confraternita circa gli artisti da coinvolgere nella decorazione: sono note, a tal proposito, le circostanze grazie alle quali Giorgio Vasari ottenne la commissione della pala d’altare per la Chiesa di San Giovanni, il cui modello preparatorio era stato sottoposto dai confratelli all’attenzione del Buonarroti affinché lo approvasse38.

3.4. L’avvio del cantiere decorativo dell’Oratorio di San Giovanni Decollato: alcune