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La definizione tipologica delle aziende zootecniche

LE PERFORMANCE DELL’ALLEVAMENTO BOVINO E IL COSTO DI PRODUZIONE DEL LATTE

INDICATORI AZIENDAL

2.4 Il costo di produzione del latte bovino

2.4.1 La definizione tipologica delle aziende zootecniche

La zootecnia bovina da latte in Valle d’Aosta possiede caratteristiche pe- culiari rispetto a quella praticata in pianura mentre è molto più simile a quella effettuata in altre aree di montagna dell’arco alpino. La tradizione vede l’azienda valdostana costituita da più corpi fondiari distribuiti in fondovalle, mayen e alpeg- gio16. Ciò implica lo spostamento dei capi nel periodo primaverile-autunnale dal fondovalle all’alpeggio, passando per il mayen, in modo da poter sfruttare al me-

16 Si definisce alpeggio l’insieme dei fabbricati e delle superfici prevalentemente sfruttate a pascolo siti in zona di montagna, che garantiscano il mantenimento del bestiame per un periodo medio di 100 giorni.

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glio le superfici foraggere localizzate alle quote più elevate e affienare le superfici di fondovalle al fine di stoccare il foraggio per il periodo invernale.

Affiancate a questa tipologia esistono aziende che posseggono esclusiva- mente corpi fondiari in fondovalle e che si trovano pertanto costrette a dover dare a fida i propri capi durante il periodo estivo alle aziende “integrate” (ovvero le azien- de che integrano i due tipi di conduzione del bestiame: quella estiva in alpeggio e quella invernale in azienda a fondovalle) che dispongono di superfici in alpeggio oppure a quelle stagionali che dispongono solo di alpeggio17.

Infine, negli anni più recenti si è registrato un aumento del numero di azien- de che non monticano il proprio bestiame nel periodo estivo in alpeggio perché dispongono di superfici di fondovalle e mayen sufficienti alla permanenza delle mandrie per tutto l’anno.

Quindi, in considerazione dei complessi rapporti18 che intercorrono tra gli allevatori, i proprietari di terreni (privati ed Enti pubblici) degli alpeggi, i proprie- tari dei fondi e i conduttori di malghe, nelle elaborazioni che seguono le aziende vengono convenzionalmente identificate in cinque tipologie (Seroglia e Trione, 2002a):

– tipologia A: aziende di fondovalle prive o con scarse superfici a pascolo, i cui capi vengono dati a fida a terzi nei mesi estivi per l’alpeggio;

– tipologia B: aziende di fondovalle sostanzialmente prive di pascoli, che non danno il bestiame in affido a terzi nei mesi estivi e quindi non prati- cano l’alpeggio;

– tipologia C: aziende “integrate” con fondovalle e/o mayen e/o alpeggio, che praticano la monticazione estiva prevalentemente o esclusivamente con il proprio bestiame;

– tipologia D: aziende “integrate” con fondovalle e/o mayen e/o alpeggio, che praticano la monticazione estiva con il proprio bestiame più il bestia- me (vacche e/o bestiame giovane) preso in fida da terzi;

– tipologia E: aziende di alpeggio con grandi superfici a pascolo, che in estate monticano pressoché esclusivamente bestiame preso in fida da terzi.

Utilizzando i dati contenuti nel Sistema Informativo Agricolo Regionale (SIAR) è possibile quantificare l’andamento del numero di aziende nelle diverse 17 L’arpian è la tradizionale figura di conduttore di azienda di ampie dimensioni a carattere stagionale. 18 In riferimento alle relazioni tra gli operatori valdostani coinvolti nell’utilizzazione dei prati e pascoli

tipologie (tab. 2.12). In poco più di dieci anni si osserva una riduzione del 34% delle aziende di tipologia A (aziende di solo fondovalle i cui capi vengono dati a fida nei mesi estivi) passate da 795 unità produttive a 523; si tratta soprattutto di aziende che nel recente passato hanno dismesso l’allevamento e che ora si limitano a sfal- ciare i prati di fondovalle e fornire di foraggi ad altre aziende.

Viceversa le imprese che afferiscono alla tipologia B (aziende di fondovalle che non praticano alpeggio) sono passate da 85 a 273 unità, aumento che testimo- nia l’attuale tendenza all’abbandono del trasferimento delle lattifere in alpeggio durante l’estate ma allo sfruttamento da parte dell’aziende delle proprietà forag- gere in fondovalle e nei mayen, che sono localizzati ad altitudini elevate.

Tabella 2.12 - Distribuzione delle aziende zootecniche, per tipologia

Tipologia 1999 2011

A - Aziende di solo fondovalle i cui capi vengono dati a fida nei mesi estivi 795 523

B - Aziende di fondovalle che non praticano alpeggio 85 273

C - Aziende “integrate” di fondovalle con pascoli in mayen e alpeggio che non

prendono bestiame in fida 215 92

D - Aziende “integrate” di fondovalle con pascoli in mayen e alpeggio che prendono

bestiame in fida 38 306

E - Aziende di alpeggio con pascoli che prendono bestiame in fida 32 49

Totali 1.165 1.243

Fonte: elaborazioni su dati SIAR - Regione Autonoma Valle d’Aosta

L’azienda “integrata” di fondovalle con pascoli in mayen e alpeggio (tipologie C e D) rappresenta la tipica impresa zootecnica valdostana. Negli ultimi dieci anni il numero complessivo di queste aziende è andato via via aumentando: le aziende sono passate da 250 nel 1999 a quasi 400 nel 2011. È interessante rilevare l’inver- sione dei rapporti tra la tipologia C e D nel corso del decennio che mette in eviden- za la tendenza a prendere il bestiame in fida per il periodo estivo. Nel 1999, infatti, l’85% delle aziende non prendeva bestie in fida (tipologia C) mentre nel 2011 sono quasi l’80% quelle che invece monticano capi di terzi durante l’estate (tipologia D). In ogni caso la numerosità delle aziende di tipo C e quelle di tipo D dipende dalla disponibilità annuale di foraggere e da considerazioni di carattere organizzativo (disponibilità di manodopera) e sanitario (gli allevamenti privi di epizoozie accol- gono capi di terzi solo con certificazione del loro stato sanitario) che influiscono sulla decisione o meno di prendere capi aggiuntivi durante la stagione di alpeggio.

La tipologia E (aziende di alpeggio con pascoli che prendono capi di bestia- me in fida) assomma a meno di 50 aziende.

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Nella tabella 2.13 è riportata la distribuzione, sulla base dei dati del “cam- pione costante” RICA 2007-2011, delle aziende bovine specializzate per tipologia di produzione. Si precisa che non è stata individuata alcuna azienda di tipologia E all’interno della banca dati RICA.

Tabella 2.13 - Distribuzione del “campione costante” per tipologia aziendale

Tipologia 2007 2008 2009 2010 2011

A - Aziende di solo fondovalle i cui capi vengono dati a fida nei

mesi estivi 9 9 5 6 12

B - Aziende di fondovalle che non praticano alpeggio 6 5 8 6 1

C - Aziende “integrate” di fondovalle con pascoli in mayen

e alpeggio che non prendono bestiame in fida 12 14 17 27 22

D - Aziende “integrate” di fondovalle con pascoli in mayen

e alpeggio che prendono bestiame in fida 14 13 10 4 8

E - Aziende di alpeggio con pascoli che prendono bestiame in fida 0 0 0 0 0

Totali 42 42 41 44 44

Fonte: nostre elaborazioni su dati RICA

Come già evidenziato con riferimento ai dati SIAR anche nella RICA la nu- merosità maggiore coinvolge le aziende “integrate” di tipologia C e D; seguono per numerosità le aziende che danno i capi a fida durante la stagione estiva (A) e quelle di fondovalle che non praticano alpeggio (B). Nella definizione tipologica sono stati inseriti alcuni vincoli al fine di eliminare dal campo di osservazione gli outliers, le cui caratteristiche sono molto difformi rispetto alla media. Sono state pertanto mantenute le sole aziende che possono ritenersi economicamente autosufficienti, ovvero sono state escluse dal campione le aziende il cui reddito netto per unità lavorativa risulta inferiore ai 4.000 euro, vale a dire a circa un terzo della retribuzione annua di un operaio agricolo comune occupato a tempo determinato, e quelle che svolgono l’allevamento bovino come attività principale e pertanto sono state escluse le aziende con una carico in UBA inferiore alle 5 Unità per azienda.

Come si può notare dal confronto con la tabella 2.6 la procedura di individua- zione degli outliers ha determinato, soprattutto in alcuni anni, una lieve contrazio- ne delle osservazioni disponibili. Inoltre come già evidenziato dove la numerosità campionaria non raggiunge le 5 unità non sarà possibile effettuare le elaborazioni successive (nelle tabelle tale fatto viene indicato con un trattino).

Alla articolata situazione organizzativa degli allevamenti bovini, di cui si è fatto breve cenno poc’anzi, corrisponde un altrettanto complesso sistema di im-

prese che operano la raccolta e la trasformazione del latte in produzioni casearie, tra cui soprattutto la Fontina DOP.

Come già ricordato, sul territorio regionale sono presenti una trentina di strutture che in quasi i due terzi dei casi sono caratterizzati dalla stagionalità dell’attività di trasformazione del latte alle quali si affiancano le imprese agricole che effettuano la trasformazione in azienda. La stagionalità della caseificazione è legata a un fenomeno che caratterizza fortemente la produzione valdostana e che condiziona di conseguenza la trasformazione del latte: si tratta della stagionalità dei parti bovini. Questi tendono tradizionalmente a essere concentrati verso la fine dell’autunno dopo la discesa delle mandrie dall’alpeggio in modo da permettere la monticazione estiva di capi con esigenze alimentari contenute; inoltre far partorire le bovine quando sono ricoverate in stalla assicura una maggior cura alle medesi- me e ai vitelli (Trione, 2005).

Tuttavia oggi si registra la tendenza alla destagionalizzazione dei parti per cogliere le opportunità connesse a una più elevata disponibilità di latte nei mesi estivi, in quanto al latte e alla fontina di alpeggio è riconosciuta una qualità supe- riore che permette di spuntare un prezzo più elevato rispetto alle produzioni inver- nali. Questo fenomeno però trova limitazioni legate agli elevati costi di trasporto delle materie prime e dei prodotti trasformati dovuti alle caratteristiche orografi- che che caratterizzano il territorio regionale.