UNA PROPOSTA DI EDUCAZIONE CRISTIANA
IL MODELLO DELL’ACCENTUAZIONE CATECHISTICO-ORATORIANA
6. La formazione della donna: finalità specifica della rivista
Prima di concludere l’analisi di questo periodo, accenno breve-mente ad alcuni testi significativi che rilevano come la rivista sia parti-colarmente attenta alla promozione della donna in quanto donna.
In linea con la sensibilità del tempo che postula la separazione dei sessi, DMA presenta orientamenti e obiettivi educativi che hanno al centro dell’attenzione la bambina, la preadolescente, l’adolescente e la giovane.
186 ID., Attività complementari, in DMA 15 (1967-’68)5, F4, 2. Per quanto riguar-da i diversi tipi di attività dell’oratorio quotidiano cf «Vacanze» vuol dire: oratorio quotidiano, assistenza, colonie, tempo libero, in DMA 15 (1967-’68)6, F4, 2.
187 Cf ID., L’oratorio è servizio d’amore alla Chiesa, in DMA 17 (1969-’70)10, F4, 1-3.
L’immagine della donna che la rivista promuove negli anni Cin-quanta risente di tutte le tensioni del mondo ecclesiale, a confronto con un’evoluzione sociale che in Italia, nell’immediato dopoguerra, ri-conoscendo alla donna la pari dignità e l’uguaglianza davanti alla leg-ge, la proiettava gradualmente nella vita sociale e politica.
La Chiesa con il magistero di Pio XII richiama il mondo femminile alla sua prima responsabilità: quella di operare per la salvezza della famiglia, base della società e nucleo primo della Chiesa. Nell’allocu-zione La fondamentale e multiforme missione della donna nel momento presente Pio XII prende posizione di fronte ad un’evoluzione sociale che sembra non favorire il bene reale della famiglia e della donna. La partecipazione alla vita sociale e politica è sempre subordinata alla presenza e ai ruoli svolti nella famiglia.188
Negli anni Cinquanta DMA, collocandosi nella scia del magistero ecclesiale, afferma senza indugi la separazione dei sessi189 e richiama in più occasioni i ruoli tradizionali della donna legati all’ambito domesti-co. Interessante da questo punto di vista è la ricognizione dei testi proposti per le rappresentazioni teatrali. La rubrica Che teatro faccia-mo del 1954, ad esempio, consiglia in prevalenza bozzetti costruiti su figure femminili nelle quali vengono esaltate le doti morali: bontà, ge-nerosità, altruismo.190
La missione della donna, viene scritto a chiare lettere, è di essere un angelo nel mondo.191 A livello educativo perciò si ribadisce la ne-cessità di abituare le fanciulle a rendere piccoli servizi nell’ambito
188 Cf PIO XII, La fondamentale e multiforme missione della donna nel momento presente, Allocuzione, 21 ottobre 1945, in Discorsi e radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, VII, Milano, Vita e Pensiero 1946, 228-237.
189 In una catechesi rivolta alle bambine di quarta elementare, ad esempio si legge:
«La bambina cristiana eviterà di frammischiarsi coi ragazzi nel gioco, nelle comitive, nelle compagnie» (Fondamentale, in DMA 1 [1954]1, 26). Alle ragazze è vietato in questo periodo usare un abbigliamento maschile. Le motivazioni presentate dalla rivi-sta sono le seguenti: «Dio ha creato la donna come gradino di ascesa: per questo l’ha voluta delicata e soave: ciò che non è squisitamente femminile in lei stona e disgusta;
per questo le fogge maschili disdicono alla fanciulla anche nella visione solamente umana delle cose» (cf Tutti i giorni lavorare per quell’idea, in DMA 4 [1957]6, 11).
190 Cf Che teatro facciamo?, in Annata DMA 1 (1954).
191 Cf Qualcosa deve restare, in DMA 2 (1955)6, 7.
domestico e a praticare le virtù familiari.192 DMA pensa alla donna prevalentemente impegnata nella famiglia; per questo le indicazioni di tipo educativo sono legate specificamente a questo ambiente.193 Signi-ficativo è quanto si legge in un articolo pubblicato nell’ottobre 1957:
«Una delle più belle missioni che Dio affida proprio alla donna e spe-cialmente alla giovane è quella di essere il sole della casa».194
Prioritario per la rivista è preparare le adolescenti alla missione materna poiché: «la maternità fisica e spirituale è la naturale vocazio-ne di ogni donna».195
Nel 1959 si ribadisce: «Non si potrà mai dire di aver formato una donna se non si sarà formata una madre. [...] Un cuore materno è uno dei più bei capolavori di Dio. Esso è il compendio di molte elevate virtù. [...] Esso possiede le sfumature della delicatezza, dell’intuizione, l’incanto della semplicità e del candore, l’eroismo della sofferenza si-lenziosa, della fortezza virile, dell’abnegazione continua. Sa sperare e perdonare sempre, sa comprendere e donarsi con generosità tota-le».196 Possedere il senso della famiglia è per la rivista garanzia di sani-tà morale197 e di pieno sviluppo delle potenzialità femminili.198
Nel 1962 DMA fa nuovamente riferimento al magistero del Papa e delinea, oltre al ruolo materno, quello dell’educatrice impegnata nella formazione delle giovani. La donna per la rivista è madre e, nell’ambi-to sociale, i ruoli professionali che le si addicono in modo specifico sono quelli di infermiera ed insegnante: «Il mondo femminile cristia-no, che crede alla parola del Padre comune, ascolterà quella voce che richiama il mondo femminile trascinato dal vortice della leggerezza, della moda e dei divertimenti, a più alti ideali: quello della Mamma che sa dare tutto per la sua famiglia. [...] Ma se la donna è fatta per la
192 Cf Pie Associazioni Giovanili, in DMA 3 (1956)3, 9.
193 Cf ad esempio Pie Associazioni Giovanili, in DMA 4 (1957)5, 7-8.
194 Schemi per piccole conferenze a ..., in DMA 4 (1957)7, 10.
195 PESCI, Didattica. Il catechismo alle adolescenti, in DMA 5 (1958)4, 23.
196 COLLINO, Sapersi donare, in DMA 6 (1959)3, 19.
197 Cf SUPPARO, Il senso della famiglia, in DMA (1961)3, 4.
198 In un testo del 1965 DMA afferma: «Una giovane che non sapesse confeziona-re i cibi, teneconfeziona-re ordinata la casa, la biancheria, faconfeziona-re piccoli lavoconfeziona-retti a maglia o di cuci-to, sarebbe una giovane incompleta, perché non sviluppata in tutte le sue attitudini femminili» (Pie Associazioni Giovanili, in DMA 12 [1965]9, F3, 3).
casa, una missione particolare le viene affidata: l’educazione della gio-ventù. [...] Dalla cattedra dove siede regina, educa e forma intelligen-ze, cuori e volontà, la sua parola calda e persuasiva scende nelle menti dei bambini vivificata dallo spirito di verità che la feconda».199
La donna, nella prospettiva della rivista, è quindi chiamata per vo-cazione a salvare i valori della persona e a salvaguardare la vita.200
Nella seconda parte degli anni Sessanta DMA dedica un’attenzione maggiore alle ragazze impegnate nel lavoro; comincia così a delinearsi la figura di una giovane non più solo in relazione con l’ambiente do-mestico, ma anche con quello della fabbrica o dell’ufficio.
Nel 1967 la rivista rileva come limite il doppio impegno nel lavoro e nella famiglia. «La natura della donna protesta per questo sdoppia-mento. [...] è possibile una soluzione positiva in questo stato di cose?
Sì. La giovane non deve rinunciare alla sua formazione femminile, ma anzi farsi aiutare ad esprimere veramente se stessa come donna cri-stiana».201 Per formazione femminile la rivista intende formazione al matrimonio e alla gestione della casa.
Successivamente afferma che due sono le grandi vocazioni della donna: il matrimonio o la verginità. DMA rivolgendosi alle educatrici ribadisce: «Abbiamo il dovere di educare le giovani a vivere il senso cristiano dell’amore e della famiglia; di presentare il matrimonio-sa-cramento, nella luce della sua particolare vocazione di unità e di indis-solubilità, tenendo presente che il divorzio, purtroppo, sta entrando gradatamente nella mentalità della nuova generazione, quasi come una necessità».202
La rivista presenta la donna come custode dei valori più profondi dell’umanità: l’amore, la compassione, la tenerezza, la gentilezza. Ella è sensibile al pudore, riservata e delicata.203 Il dono di sé è la vera mi-sura della realizzazione femminile.
Nel 1969 un articolo della rubrica Lavoratrici si apre con la costa-tazione che le donne sono ormai presenti in quasi tutti i settori pro-duttivi e fa chiaramente capire il cambio di prospettiva di DMA. Da
199 FORNARA Flora, L’omaggio delle giovani, in DMA 9 (1962)8, F1, 7.
200 Cf MADERNA, La vita è un incontro, in DMA 8 (1961)3, 37.
201 SUPPARO, I problemi delle giovani, in DMA 14 (1966-’67)4/7, F3, 24.
202 FONDACARO, Figlie di Maria e Aspiranti, in DMA 15 (1967-’68)2, F3, 5.
203 Cf SONAGLIA, Amare, in DMA 15 (1967-’68)4, F3, 13.
questo momento appare una diversa considerazione della donna: «In-dubbiamente questo estendersi dell’attività extradomestica porta con sé pericoli e squilibri e suscita anche critiche ed apprensioni in chi vorrebbe che la donna fosse soltanto dedita al lavoro in casa, alla fa-miglia, ai figli. Noi non vogliamo prendere atteggiamenti di condanna per gli uni o per gli altri; vogliamo soltanto vedere, sommariamente, qual è la vera posizione».204
DMA si colloca nella linea degli insegnamenti conciliari e sottoli-nea che il Concilio ha affidato alle donne la missione di riconciliare gli uomini con la vita, valorizzando quindi la presenza di quest’ultima in qualsiasi ambiente e tipo di lavoro.205 Tuttavia, la rivista afferma che il ruolo prioritario della donna rimane legato alla famiglia e che la forma migliore per un impegno al di fuori dell’ambito domestico è il lavoro a tempo parziale. Sottolinea inoltre: «Non si può vietare a priori la par-tecipazione della donna alla vita sociale, economica e intellettuale del-la società, anzi, se riesce a armonizzare il del-lavoro interno con il del-lavoro esterno [...] è un guadagno per la società per l’apporto di intelligenza, intuizione e attenzione fedele e amorosa, che sono proprie dell’indole e della psiche femminile».206
Dai testi riportati appare evidente che DMA fino al termine degli anni Sessanta considera la donna all’interno della famiglia; i confini spaziali e sociali riconosciuti ad essa coincidono con il perimetro della casa e della Chiesa. L’immagine delineata dalla rivista nei primi decenni risponde alla situazione della donna in casa, il cui ruolo è concepito a edificazione della famiglia. In seguito si costata un’evidente evoluzione, aperta e sensibile alle stimolazioni dell’emancipazione femminile.
Nella prima fase della rivista è possibile intravedere anche i tratti della fisionomia dell’educatrice considerata soprattutto come catechi-sta e assistente di oratorio. DMA richiama in diverse occasioni la ne-cessità dello studio, della preparazione accurata; insiste sulla coerenza della vita cristiana e sulla maturità umana che essa deve dimostrare nell’azione educativa.207
204 CIRIANNI Maria Rosa, Il lavoro femminile 1, in DMA 16 (1968-’69)4, F3, 169.
205 Cf ivi 170.
206 ID., Il lavoro femminile 2, in DMA 16 (1968-’69)5, F3, 194.
207 Cf ad esempio L’attività fondamentale dell’oratorio. Insegnare il catechismo, La catechista attiva, in DMA 4 (1957)11, 17.
Sul finire degli anni Sessanta particolarmente interessanti sono i contributi della rivista sulle nuove prospettive della vita religiosa. Le FMA sono stimolate a prendere più coscienza delle ricchezze della propria femminilità e ad essere pienamente donne consacrate al- l’amore.208
Concludendo l’analisi sulle linee formative proposte dalla rivista nel periodo 1953-’70, è lecito affermare che DMA ha come quadro di riferimento prioritario quello della tradizione educativa salesiana ed ecclesiale fortemente segnata dal rinnovamento catechistico e dall’am-biente educativo dell’oratorio come luogo di aggregazione e di forma-zione cristiana della gioventù.
Nel decennio 1953-1963 ovviamente il linguaggio, i contenuti, le finalità e gli obiettivi dell’azione educativa sono proposti e espressi se-condo gli orientamenti della Chiesa preconciliare. A partire dal 1964 fino al termine del decennio, si nota un crescente e sempre più preciso riferimento ai contenuti e agli obiettivi proposti dal Concilio Vaticano II, che inaugura un nuovo atteggiamento pastorale. La Chiesa sostitui-sce la fuga mundi con la solidarietà, la promozione umana e prende coscienza di essere intimamente coinvolta con la storia del genere umano.209
Il cambio di mentalità e di linguaggio spinge a rinnovare anche le modalità dell’azione educativa e, di riflesso, anche gli ambienti dove essa si svolge assumono nuove connotazioni, più aderenti alle trasfor-mazioni in atto nella realtà sociale.
208 Cf GIUDICI, Responsabilità e vita religiosa, in DMA 15 (1967-’68)7, 46-49 nu-mero speciale; BIANCO, Vocazioni problema di testimonianza, in DMA 16 (1968-’69) 58-65 numero unico.
209 Cf CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Gaudium et Spes. Costituzione pasto-rale sulla Chiesa e il mondo contemporaneo, 7 dicembre 1965, n° 1 Documenti ufficia-li della Santa Sede 1962-1965, in Enchiridion Vaticanum 1, 1319. La Chiesa prima del Concilio era impegnata a sviluppare una cultura cattolica da contrapporre ad una cul-tura laica, in atteggiamento di difesa e diffidenza. Dopo il Concilio la Chiesa si apre al dialogo con il mondo contemporaneo confrontandosi con le culture e le ideologie, fi-duciosa nella forza e nella presenza di Cristo Signore (cf LA VALLE RANIERO, Prima che l’amore finisca. Testimoni per un’altra storia possibile, Milano, Ponte alle Grazie 2003, 65. Per una visione più completa cf TURBANTI Giovanni, Un Concilio per il mondo moderno, Bologna, Il Mulino 2000).
Fino al 1965 il modello educativo proposto da DMA accentua gli aspetti morali della vita cristiana e l’acquisizione delle virtù appare come la preoccupazione centrale. Il compito delle educatrici è quello di abilitare le giovani ad accogliere il progetto di Dio, la sua iniziativa di salvezza. L’esperienza catechistica è quindi ritenuta fondamentale.
In essa vengono annunciati i contenuti della fede considerati come ri-sposte indiscutibili alle domande che la vita pone.
Nella seconda metà degli anni Sessanta questo modello, grazie al-l’influsso del contesto socioculturale e alle spinte di una rinnovata ri-flessione ecclesiale, evolve gradualmente, dalla centralità delle virtù cristiane alla centralità della persona.
Più positiva è pure la visione della corporeità non più considerata come prigione dell’anima, ma ricompresa nel suo significato antropo-logico.
Nell’arco di tempo considerato DMA spinge le sue lettrici a dare spazio, oltre all’aggiornamento catechistico sempre in primo piano, al-l’acquisizione di competenze in campo pedagogico e psicologico. Do-po il 1964 per introdurre il mondo della comunicazione sociale offre criteri e strumenti sempre più adeguati e puntuali. Cinema, televisio-ne, stampa, letteratura giovanile e nuovi generi musicali sono i lin-guaggi che vengono approfonditi per aiutare le educatrici ad orientar-si criticamente di fronte ai media.
DMA propone obiettivi formativi che tengono presenti le diverse dimensioni dell’educazione, l’intero arco dell’età evolutiva e le carat-teristiche proprie dell’educazione rivolta specificatamente al mondo femminile.
Non va certo dimenticato che negli anni Sessanta le istituzioni vi-vono grandi trasformazioni, tra queste la famiglia che a causa dell’in-dustrializzazione e dell’urbanesimo si trasforma da patriarcale in nu-cleare e deve gestire nel proprio seno i conflitti provocati dai fattori di cambio sociale in corso, non ultimo il manifestarsi della coscienza femminile.210
Dalla rivista emerge l’immagine della donna inizialmente
210 PEETERS Marguerite, Lo stato attuale delle proposte e del dibattito, in P ONTIFI-CIUM CONSILIUM PRO LAICIS, Uomini e donne. Diversità e reciproca complementarità = Laici oggi, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana 2005, 79.
zonte della famiglia e alla fine degli anni Sessanta timidamente, ma chiaramente considerata sullo sfondo della vita sociale, del mondo del lavoro e delle professioni extradomestiche.
La tradizione educativa salesiana caratterizza lo stile delle proposte di DMA, la relazione con le giovani e le attività concrete dell’oratorio, unico ambiente preso in considerazione in questo arco di tempo dalla rivista.
Capitolo quarto
IL MODELLO FONDATO SULLA PROGETTUALITÀ