UNA PROPOSTA DI EDUCAZIONE CRISTIANA
IL MODELLO DELL’ACCENTUAZIONE CATECHISTICO-ORATORIANA
4. Orientamenti e obiettivi educativi proposti dalla rivista
Nei punti che seguono intendo mettere in evidenza l’impegno della rivista per stimolare le lettrici a promuovere l’educazione come pro-cesso unitario di maturazione umana e di crescita cristiana.
In linea generale attraverso le pagine di DMA viene promossa un’adeguata formazione cristiana tramite la catechesi e le virtù e, sulla spinta dell’evoluzione sociale e della riflessione conciliare, compaiono progressivamente precisi orientamenti sull’educazione al senso critico, al tempo libero e alla sessualità.
77 ID., Valori positivi nei giovani d’oggi, in DMA 16 (1968-’69)11, F1, 49.
78 Cf ID., Aspetti negativi dei giovani d’oggi, in DMA 16 (1968-’69)12, F1, 76.
79 Cf GIUDICI, Contestazione «Sì» un’idea centrale per le vacanze, in DMA 16 (1968-’69)6-7, F1, 202.
4.1. La formazione umana e cristiana
Nel primo decennio di pubblicazione la redazione offre, in preva-lenza, orientamenti pratici per gli incontri di catechesi finalizzati al-l’educazione alla purezza, all’obbedienza, al coraggio cristiano, alla rettitudine di coscienza, alla mortificazione, all’umiltà, all’ottimismo.80
L’educazione alla purezza è uno degli obiettivi più ricordati e rac-coglie attorno a sé diverse virtù. In un testo del 1954 alla purezza vie-ne collegata la compostezza, definita virtù costituita da mortificaziovie-ne e temperanza.81 Ordine, pudore, riserbo sono messi in relazione ad un modo corretto di gestire il proprio corpo.82 La bellezza fisica, insiste la rivista, deve trovare il suo riflesso nello spirito adeguatamente forma-to.83 «Bisogna aiutare le giovani a capire – afferma DMA – che la vera bellezza è data dall’armonia di tutti i valori umani, fisici, morali e spi-rituali ed è legata all’equilibrio interiore e all’intimità con Dio».84
Numerosi sono pure i riferimenti alla moda. Le redattrici dei di-versi articoli propongono e motivano un’eleganza in grado di salva-guardare il riserbo e la dignità della persona.85
La purezza viene anche presentata come coscienza limpida, ripu-dio di ogni falsità, come dono a Dio e ai fratelli, intessuto di rinuncia, slancio, umiltà, verità, prudenza e coraggio.86 La rivista afferma:
«Educare alla conquista della purezza, è formare la volontà a servizio del bene».87
Altro tema ricorrente è quello dell’educazione della volontà. DMA richiama la necessità di «far comprendere alle oratoriane che il
80 Cf ad esempio BIANCO Olga, Spunti per il catechismo estivo, in DMA 9 (1962)9, F2, 19-21.
81 Cf Qualcosa deve restare, in DMA 1 (1954)2, 7.
82 Cf ad esempio Fondamentale. Insegnare il catechismo, in DMA 1 (1954)1, 25.
83 Cf CALOSSO, Precatechesi alle adolescenti, in DMA 13 (1965-’66)5, F1, 5-6.
84 FONDACARO Giuseppina, La fede come impegno di testimonianza per la costru-zione del regno di Dio, in DMA 15 (1967-’68)4, F3, 4-5.
85 Cf ad esempio Tutti i giorni lavorare per quell’idea, in DMA 4 (1957)6, 10-11;
Pie Associazioni Giovanili, in DMA 9 (1962)5, F2, 4-5; SUPPARO, Quadri in cerca di cornici, in DMA 9 (1962)8, F1, 9.
86 Cf Qualcosa deve restare, in DMA 2 (1955)9, 4; CALOSSO, Precatechesi alle ado-lescenti, in DMA 13 (1965-’66)7, F1, 3.
87 Pie Associazioni Giovanili, in DMA 2 (1955)12, 9.
cio della volontà è il più gradito al Signore».88 L’educazione della vo-lontà, in questo caso, è collegata all’obbedienza, considerata virtù di grande valore sociale.89
In riferimento alla carità, fondamento della vita cristiana, DMA propone nel 1957 di stimolare le giovani a compiere atti di volontà e di coraggiosa generosità.90
La volontà è chiamata in causa per insegnare ad affrontare la vita con tutte le sue asperità: «La riuscita della vita morale e spirituale è questione di volontà tenace e costante».91
L’educazione della volontà è collegata, inoltre, al compimento del proprio dovere in famiglia, nella scuola, nell’ambiente di lavoro, nella vita associativa.92 Volontà e grazia sono, secondo DMA, le forze dina-miche che forgiano un carattere veramente cristiano.93
Nelle pagine della rivista troviamo un riferimento esplicito anche alla laboriosità unita alla necessità di trasmettere alle ragazze la co-scienza della dignità del lavoro. Per questo motivo DMA consiglia alle lettrici di organizzare corsi di approfondimento su questo tema: «Sa-rebbe opportuno organizzare un Corso di istruzioni per le oratoriane maggiori sul lavoro come attributo della persona umana, come dovere religioso e morale, come fattore di produzione. Il lavoro nella dottrina
88 Qualcosa deve restare, in DMA 1 (1954)3, 8.
89 Il tema dell’educazione all’obbedienza viene riproposto dalla stessa rubrica nel-l’annata successiva (cf Qualcosa deve restare, in DMA 2 [1955]2, 6-7). Nel 1957 nella rubrica Pie Associazioni Giovanili, l’obbedienza è presentata in riferimento al compi-mento del proprio dovere in famiglia (cf Pie Associazioni Giovanili, in DMA 4 (1957)5, 7-8).
90 Il testo rivolgendosi alle educatrici afferma: «Suggeriamo [alle ragazze] soprat-tutto come vincere l’amore dei propri comodi per la gioia altrui. Cedere un posto più illuminato, dare precedenza in qualche circostanza di qualche rilievo, rinunciare ad una soddisfazione, ad un premio, all’attuazione di un proprio piano, al gioco preferi-to, sono atti che richiedono volontà abituale e bontà di cuore. [...] Si potrà anche suggerire – dove sia possibile – qualche visita ai poveri o agli ammalati sacrificando anche qualche ora libera o festiva. La constatazione diretta della sofferenza umana è insostituibile scuola di generosità» (Tutti i giorni lavorare per quell’idea, in DMA 4 [1957]1, 13).
91 Pie Associazioni Giovanili, in DMA 4 (1957)5, 7.
92 Per questo tema rimando alla visione della rubrica Pie Associazioni giovanili, in DMA 4 (1957); SUPPARO, Il senso del dovere, in DMA 8 (1961)4, 9-11.
93 Cf Pie Associazioni Giovanili, in DMA 12 (1964-’65)1, F2, 15.
sociale della Chiesa, attraverso le Encicliche Pontificie: Rerum Nova-rum, di Leone XIII, Quadragesimo anno, di Pio XI».94
La dottrina sociale della Chiesa è, per la rivista, chiaro punto di ri-ferimento per la formazione sociopolitica delle ragazze. I temi propo-sti con più frequenza per l’approfondimento sono: la dignità della donna e il suo ruolo sociale, la famiglia, diritti e doveri della persona, della scuola, dello Stato.95
Il mezzo più consigliato per l’acquisto delle virtù cristiane è la mor-tificazione.96 Essa è necessaria come esercizio di autodominio, rinvigo-risce la volontà e, rendendola capace di sacrificio e di rinuncia, è atto sociale che favorisce l’autentica fraternità umana.97
Si nota anche una certa insistenza sul tema della sincerità. Un testo del 1955 interpella così le educatrici: «Sorvegliarsi spiritualmente per-ché sia perfetta la coerenza fra la fede che si professa e la vita che si vi-ve; dare buon esempio è la seconda parte del programma di educazione alla sincerità che cercheremo di sviluppare a seconda degli ambienti e delle circostanze, per guidare le anime giovanili nella concreta forma-zione alle virtù cristiane, e particolarmente alla lealtà di carattere».98
La rivista denuncia, poi, un contesto sociale nel quale la virtù della lealtà rischia di non essere né coltivata né stimata: «Oggi purtroppo, dall’abbigliamento alla stampa, tutto contribuisce a soffocare nelle anime giovanili il senso della veracità: rapporti familiari e sociali sono una scuola di inganni e di slealtà».99 Questo scenario rende più urgen-te la formazione alla rettitudine e l’impegno serio nel combaturgen-tere la falsità, i raggiri, i calcoli sleali.
94 Qualcosa deve restare, in DMA 1 (1954)4, 9. Riguardo al tema del lavoro cf C A-LOSSO, Precatechesi alle adolescenti, in DMA 13 (1965-’66)5, F1, 5-6.
95 Cf ad esempio SUPPARO, La Dottrina Sociale Cristiana all’Oratorio, in DMA 10 (1962-’63)3, 29-31.
96 Cf Qualcosa deve restare, in DMA 2 (1955)5, 6.
97 Cf Tutti i giorni lavorare per quell’idea, in DMA 4 (1957)3, 11. Questi stessi concetti sono ripresi in un testo del 1958. «La mortificazione ci rende liberi, padroni di noi, perciò capaci di volere. È esercizio eccellente che forma la volontà [...]. Non si può pensare di giungere alla santità senza una volontà formata e non si può pretende-re di formapretende-re la volontà senza mortificazione. La mortificazione è lo strumento della purificazione dell’anima» (cf Pie Associazioni Giovanili, in DMA 5[1958]5,14).
98 Qualcosa deve restare, in DMA 2 (1955)2, 7.
99 Pie Associazioni Giovanili, in DMA 4 (1957)4, 7.
Per impostare una seria formazione della coscienza, DMA invita le educatrici ad aiutare le ragazze a conoscere se stesse attraverso la pre-ghiera e lo studio del proprio carattere, a combattere la superficialità per essere consapevoli delle proprie azioni e per avere idee chiare sul senso del peccato individuale e collettivo.100
L’educazione alla preghiera, la frequenza ai sacramenti, soprattutto all’Eucaristia e alla Penitenza, vengono costantemente proposti come scelte indispensabili per la formazione nelle ragazze di una personalità cristiana.101 L’educazione liturgica è presentata come elemento priori-tario di una formazione veramente cattolica102 purché si faccia cogliere alle ragazze il nesso tra la liturgia e la vita.103
Nel 1958 DMA sollecita a «citare, far leggere e leggere» la Parola di Dio e il Vangelo, lamentando che non poche ragazze trascorrono diversi anni negli ambienti salesiani senza essere introdotte alla lettura dei testi sacri.104 Questo stesso invito viene riproposto nel 1965 ri-chiamando la necessità per le catechiste di fare maggior riferimento al-la Bibbia.105
La rivista inculca il rispetto e l’accoglienza della parola del Papa, dei vescovi e dei sacerdoti106 e invita esplicitamente le educatrici a proporre alle giovani la partecipazione alla vita parrocchiale.107
100 Cf SUPPARO, Il senso del peccato, in DMA 8 (1961)2, 12-13.
101 Cf ad esempio Qualcosa deve restare, in DMA 2 (1955)11, 5-6; I nostri grandi problemi, in DMA 3 (1956)8, 10-11; Pie Associazioni Giovanili, in DMA 9 (1962)5, F2, 3; DOSIO Maria, La preghiera, in DMA 10 (1962-’63)9, F2, 168-170; Pie Associa-zioni Giovanili, in DMA 12 (1964-’65)6, F3, 2-8.
102 Cf Problemi di Oratorio, in DMA 6 (1959)2, 13-14.
103 Cf Pie Associazioni Giovanili, in DMA 13 (1965-’66).
104 Cf Problemi particolari di Oratorio, in DMA 5 (1958)1, 12-13.
105 Cf SONAGLIA, 2° Incontro con la Parola di Dio, in DMA 13 (1965-’66)2, F1, 21-23.
106 Le indicazioni potrebbero essere molto più numerose, indico ad esempio:
COLLINO, Mentalità di fede è ubbidienza alla Chiesa, in DMA 8 (1961)1, 9-10; Pie As-sociazioni Giovanili, in DMA 9 (1962)8, F2, 2-3.
107 Nell’articolo su questo argomento si legge: «L’educazione cristiana non è completa se non dà il senso della parrocchialità, che non è campanilismo, anzi univer-salità» (I nostri grandi problemi, in DMA 3 [1956]4, 13. Lo stesso tema viene propo-sto anche da SUPPARO, Oratorio orientatore. Parrocchia famiglia di Dio, in DMA 9 [1962]9, F1, 5-7).
Favorire nelle ragazze l’acquisizione di una profonda spiritualità mariana è un’altra meta costantemente richiamata da DMA.108 La de-vozione mariana, secondo il linguaggio del tempo, viene indicata co-me importante punto di riferico-mento per trasformare la vita in senso genuinamente cristiano.109
La santità è la grande meta richiamata esplicitamente nel 1958: «‘è volontà di Dio che ci facciamo santi’. La santificazione delle anime è dunque anche lo scopo primo delle nostre istituzioni educative».110
Costante è la preoccupazione di promuovere nelle giovani la vita di fede e il contatto personale con Dio. Nella presentazione del pro-gramma per chi frequenta le Pie Associazioni Giovanili si legge: «Non è raro che giovani delle nostre Case, pur vivendo in ambienti di pietà, [...] non vivono una vita di fede. [...] Cosa è mancato in loro? [...] La vita di fede, di pietà è rimasta una sovrastruttura inserita nel Collegio come materia scolastica. Terminata la frequenza nelle nostre Case, è cessato l’obbligo per quella specie di uniforme che è la fede».111 La ri-vista ribadisce che la formazione di una mentalità di fede è impegno prioritario per le FMA.112
In un testo del 1965 DMA richiama nuovamente l’importanza di coltivare nelle giovani tutte le virtù cristiane, sottolinea però in modo particolare: il dominio di sé, la fedeltà a Dio, l’esattezza nei doveri di studio e di lavoro, la lealtà, la generosità.113
Il programma educativo delle Pie Associazioni Giovanili pubblica-to dalla rivista propone tre nuclei fondamentali di azione formativa:
108 Cf GHIO Giuseppina, Come Maria, con Maria!, in DMA 15 (1967-’68)F3. Del-la stessa autrice cf anche gli articoli di DMA 16 (1968-’69)F3.
109 La redattrice dell’articolo afferma: «Come educatrici, il nostro primo dovere non è dunque di insegnare le lodi, di distribuire le immagini, di preparare le festa ma-riane e neanche quello soltanto di invitarle alla preghiera, si tratti pure del Santo Ro-sario, bensì quello di istruire. [...] La devozione a Maria deve condurre a trasformare la vita in senso genuinamente cristiano» (Problemi particolari dell’Oratorio, in DMA 5 [1958]2, 21). Su questo tema cf anche COLLINO, L’oratorio e la Madonna, in DMA 7 (1960)5, 12.
110 Problemi particolari di Oratorio, in DMA 5 (1958)5, 12.
111 Pie Associazioni Giovanili, in DMA 7 (1960)8, 15.
112 Cf COLLINO, L’oratorio e la formazione della mentalità, in DMA 7 (1960)10, 13.
113 Cf Pie Associazioni Giovanili, in DMA 12 (1964-’65)5, F3, 3.
«1) L’educazione alla vita di fede (per mezzo della pratica dei Sacra-menti e della devozione mariana);
2) l’educazione alla vita comunitaria (con l’acquisto della virtù del-la purezza, intesa nel senso più vero e più vasto);
3) l’educazione alla vita ecclesiale (mediante l’apostolato e l’amore al Papa)».114
In seguito, con l’assunzione e l’approfondimento graduale dei con-tenuti del Concilio, questi obiettivi vengono proposti con un linguag-gio e in una veste nuova.115
Nelle pagine di DMA infine ci sono riferimenti alla finezza spiri-tuale, alla virtù della cortesia, dell’amabilità verso tutti, della dolcezza, della pazienza cristiana e dell’accettazione serena di ciò che contraria.
La pazienza è collegata alla fortezza, alla capacità di accogliere sere-namente il duro linguaggio della sofferenza.116
Promuovere la finezza umana intesa come buona educazione, la gentilezza, la cordialità, insegnare il galateo sono altri compiti educa-tivi che la rivista prospetta alle educatrici.117
4.2. L’educazione al pensiero critico
Saper pensare, parlare, ascoltare sono gli obiettivi educativi mag-giormente ricordati e proposti per la formazione delle adolescenti.118 Più volte DMA sottolinea la necessità di formare le ragazze a fare scel-te retscel-te e responsabili: «La capacità della scelta non si improvvisa nel momento della scelta stessa, ma è il risultato di un continuo esercizio di conoscenza, di apprezzamento, di amore, di desiderio di ciò che è vero, bello, nobile, puro, disinteressato. È frutto di forte volontà, di padronanza di sé, di esercizio delle piccole quotidiane rinunce».119
114 SUPPARO, Scuola di formazione per le Figlie di Maria Responsabili, in DMA 14 (1966-67)2, F3, 4.
115 Cf DMA 15 (1967-’68); 16 (1968-’69); 17 (1969-’70).
116 Cf Tutti i giorni lavorare per quell’idea, in DMA 4 (1957)7, 6-7; Pie Associazio-ni GiovaAssociazio-nili, in DMA 5 (1958)6, 12-13; CALOSSO, Precatechesi alle adolescenti, in DMA 13 (1965-’66)6, F1, 6-7.
117 Cf SUPPARO, Le buone maniere, in DMA 9 (1962)5, F1, 5-7.
118 Cf CALOSSO, Precatechesi alle adolescenti, in DMA 13 (1965-’66)4, F1, 3-7.
119 Pie Associazioni Giovanili, in DMA 11 (1963-’64) Foglio introduttivo al
Tri-Far appello alla ragione significa far sorgere dal di dentro convin-zioni e propositi che reggano il progetto di vita. Per questo DMA invi-ta le sue lettrici a tratinvi-tare le ragazze di qualsiasi età come persone do-tate di ragione e di responsabilità, capaci, se correttamente guidate, di fondare la loro fede su una solida base di argomenti razionali. Le pro-poste formative devono quindi indicare con frequenza criteri di cre-dibilità.120
Un altro importante obiettivo proposto dalla rivista alle sue lettrici è quello di accompagnare le giovani nell’acquisizione graduale di una personalità autonoma, coerente, libera. Saper pensare e saper volere vengono presentati come fondamenti della formazione della persona-lità.121
È pure frequente l’invito ad educare le ragazze a saper scegliere cri-ticamente letture, spettacoli televisivi e cinematografici.122 DMA guida le lettrici a far gustare alle giovani l’arte e la lettura perché imparino a riflettere e a nutrire la propria interiorità attraverso il buon gusto.123
La costituzione di biblioteche d’oratorio era motivata negli Cin-quanta-Sessanta dal forte sviluppo della stampa;124 particolarmente vi-va e sentita era l’esigenza di fornire alle ragazze buone letture.125 In un testo pubblicato nel maggio del 1964 si legge: «Diamo questo sano
mestre ottobre - novembre - dicembre, 6.
120 Cf Problemi particolari dell’Oratorio, in DMA 5 (1958)3, 11-12. In un altro ar-ticolo la rivista sottolinea che deve essere prevista sin dalla fanciullezza la cura per un’adeguata preparazione intellettuale (cf Numero unico dedicato alla prima comunio-ne, in DMA 9 [1962]9, 9).
121 Cf BIANCO, “Big”, “Giovani”, “Ciao amici”, in DMA 14 (1966-’67)2, F2, 21.
122 Cf Problemi particolari dell’Oratorio, in DMA 4 (1957)10, 14-15.
123 Cf La pagina della Figlia di Maria, in DMA 2 (1955)3, 8-9.
124 Su questo problema trattato più volte dalla rivista riporto questo brano: «La Stampa è senz’altro uno dei mezzi più efficaci di formazione sia morale che politica perché la sua diffusione oggi giorno, così larga, permette che le idee più svariate pene-trino un po’ in tutti gli strati della società. La sua importanza quindi nella vita morale di un paese è grande, specialmente se si pensa che per molti ambienti culturalmente poveri, la stampa rappresenta forse l’unico mezzo di contatto con quelli che sono i problemi e gli interessi del momento. [...] Il problema della stampa non è capito né approfondito sufficientemente da noi cattolici» (Pie Associazioni Giovanili, in DMA 8 [1961]2, 15; sullo stesso argomento cf SUPPARO, Che cosa leggono le nostre giovani, in DMA 9 [1962]2, F1, 7-8).
125 Cf SONAGLIA, Biblioteche e letture, in DMA 8 (1961)1, 46-47; n° 2, 51.
sto della lettura, educhiamole a tornare, con atteggiamento critico e sereno, su quanto è stato letto [...]. Abituiamole a sincerarsi sulla veri-tà di quanto leggono, a metterlo in rapporto con la realveri-tà di vita».126
Guidare le ragazze ad acquisire consapevolezza di ciò che leggono, promuovere un atteggiamento critico e una lettura intelligente sono altre espressioni usate da DMA per sostenere l’azione educativa.127 È indispensabile per l’educatrice saper proporre letture diversificate e far cogliere in esse i messaggi che arricchiscono l’intelligenza, raffor-zano la volontà ed educano il cuore.128
Dopo la pubblicazione del Decreto conciliare Inter mirifica (1963) sugli SCS, la rivista prende in considerazione i problemi educativi le-gati a questo fenomeno e stimola le lettrici ad acquisire competenze in questo settore, per orientare l’azione educativa in senso costruttivo e adeguato ai tempi. Dagli articoli pubblicati viene costantemente ri-chiamata la necessità di insegnare alle ragazze a fare un’esatta valuta-zione, alla luce della coscienza cristiana, dei messaggi provenienti dai media, a valorizzarne al massimo i contenuti umani, culturali e religio-si. La rivista consiglia, inoltre, di non assumere atteggiamenti morali-stici e negativi nei confronti di un mondo, quello dell’immagine, ama-to dalle giovani.129
Non si tratta «di mettere in guardia dalla TV, ma di educare a usarla in modo razionale, equilibrato, cristiano. [...] Il primo interven-to educativo riguarda la scelta dei programmi da proporre. [...] Non deve essere imposto nulla dall’esterno, ma è la volontà dell’adolescen-te che deve essere saggiamendell’adolescen-te pilotata attraverso la ragionevolezza vivificata dall’amore a libere scelte soltanto di spettacoli positivi».130
DMA, riconoscendo le potenzialità educative del cinema, ricorda che l’opera formativa attraverso questo nuovo strumento della comu-nicazione sociale non intende solo salvaguardare dal male, ma
126 BIANCO, Ridimensioniamo un mondo di carta alla luce del Vangelo, in DMA 11 (1963-’64)6, F1, 12.
127 Cf ID., La conversazione guidata, in DMA 12 (1964-’65)5, F2, 15.
128 Cf ID., Educhiamo alla lettura, in DMA 11 (1963-’64)7, F1, 9.
129 Cf ad esempio GIUDICI, Per un inserimento vivo nei problemi educativi d’oggi, in DMA 11 (1963-’64)5, F1, 6; ID., Per un senso cristiano del mondo delle immagini, in n° 6, F1, 6.
130 ID., TV: finestra sul mondo, in DMA 11 (1963-’64)8, 21 numero speciale.
durre l’adolescente a una valutazione corretta dal punto di vista este-tico e morale, a saper distinguere tra realtà oggettiva e realtà cinema-tografica, a rilevare la bellezza d’una inquadratura, la potenza espres-siva di un primo o primissimo piano.131
La rivista sollecita, inoltre, le educatrici a porre attenzione alla re-lazione tra catechesi e SCS. La catechesi proprio perché mira a forma-re il cristiano autentico, che vede, giudica e opera in base alla mentali-tà di fede, è una vera e propria educazione all’uso dei mezzi di comu-nicazione.132 La proposta della rivista è quella di condurre le ragazze ad avere una sicura gerarchia di valori, a scoprirli ed apprezzarli, non solo nella vita reale, ma anche attraverso la parola e le immagini.
Altra esigenza avvertita, sempre in relazione a questo argomento, è quello di educare la libertà delle giovani; un’educazione, quindi, rivol-ta a creare spetrivol-tatrici non passive di fronte allo schermo e a contrasrivol-ta- contrasta-re gli influssi negativi della pubblicità.133
Maria Pia Giudici in un testo del 1965 scrive: «Insegnare a ragio-nare, a vagliare una fonte d’informazione da un’altra, a mantenere un certo distacco da quanto il teleschermo vien proiettando significa di-fendere la libertà della persona umana e guidarla a quella formulazio-ne di ‘retti giudizi’ che è indice di una coscienza sicura e cristiana».134
DMA propone quindi di educare ad un atteggiamento di sana cri-ticità nei confronti della stampa, della radio, della TV e del cinema.135 Il compito educativo più richiamato è quello di aiutare chi sta cre-scendo a fermare l’attenzione sulle realtà viste e a stimolare la riflessio-ne per passare dall’informazioriflessio-ne alla formazioriflessio-ne.136
Un altro obiettivo indicato alle educatrici è quello di qualificare al-cune ragazze all’interpretazione del linguaggio cinematografico
131 Cf ID., Educhiamo al cinema, in DMA 1 (1963-’64)8, 24-25 numero speciale;
ID., Educazione cinematografica, in DMA 12 (1964-’65)1, F1, 31-33.
132 Cf CALOSSO, Catechesi e S.C.S., in DMA 12I (1964-’65)6, F1, 24.
132 Cf CALOSSO, Catechesi e S.C.S., in DMA 12I (1964-’65)6, F1, 24.