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La prima raccolta di novelle: Le jardin écarlate

2.2. Le mille e una attesa nella narrativa di Azza Filali

2.2.3 La prima raccolta di novelle: Le jardin écarlate

Nel 1996 Azza Filali pubblica, la prima raccolta di novelle dal titolo Le jardin écarlate.TPF

152 FPT

Si tratta di trentun brevi testi di differente fattura perché risalenti, come spiega la scrittrice nel preambolo, a epoche diverse. L’opera è divisa in due parti. La prima è intitolata Mon livre d’images e raccoglie principalmente testi a dominante descrittiva. Qui è fondamentale lo sguardo del narratore che si muove attraverso paesaggi ambientali e umani del suo paese scoprendo, per gradi e in una maniera che potremmo definire impressionista, scorci di strade battute dal vento, di contrade TP 151 PT Ibid., p. 76. 152

bagnate di luce, di spiagge e di steppe iridate dal sole con i quali riesce a stabilire un rapporto panico. Si notino la decostruzione dei contorni, la dissolvenza delle forme e i suggestivi giochi di luci e ombre tipici della tecnica pittorica impressionista, abilmente ricreati in alcuni significativi passaggi che qui riportiamo:

Tout en haut, les ailes d’oiseau émiettent le ciel en une infinité de brisures. L’air ruisselle et tremble de bleu et noir, tremblement impalpable qui ne cesse pas la quiétude mais l’effleure tel un arpège.TPF

153 FPT

Dans l’ombre grandissante, il n’y a plus d’êtres ni d’objets.TPF 154

FPT

Éternelle amante, elle <la mer> colore nos passions d’émeraude et d’algue marine.TPF

155 FPT

La stessa impostazione tipografica della pagina sottolinea l’andamento dell’osservazione/descrizione prevedendo la frammentazione della scrittura in paragrafi separati, attraverso i quali sembrano concretizzarsi vere e proprie inquadrature con maggiore o minore messa a fuoco.

Ecco allora che la luce assume un ruolo fondamentale nel creare sfumature, sottolineare profili ed evocare atmosfere. Ricordiamo l’effetto opprimente che essa suggerisce in queste parole: “la lumière s’abat sur nos mois d’été, écrasant les maisons et les hommes.”TPF

156

FPT Oppure l’alone tragico che lascia impresso nello sguardo

e nei lineamenti della gente, come emerge dal passo seguente: “La lumière qui pèse sur mes paysages en évacue tout mystère […] les visages deviennent alors d’une pathétique nudité; petits tas d’os et de muscles grimaçants où, trouant la peau tendue, le regard quête des abîmes.”TPF

157

FPT Non mancheranno neanche seducenti similitudini con

TP 153 PT Ibid., p. 16. TP 154 PT Ibid. TP 155 PT Ibid., p. 17. TP 156 PT Ibid., p. 20. 157

il corpo di una donna: “La lumière se défait alors de ses couleurs telle une femme à sa toilette.”TPF

158 FPT

Parimenti, anche la natura e il paese stesso in cui la voce narrante si sente immersa ed esaltata vengono più volte antropomorfizzati attraverso significativi paragoni. Ricordiamo, in Les paysages du bonheur, la frase “Ma colline, brune et poudrée d’or, telle une femme impudique”,TPF

159

FPT oppure “les formes de mon pays, rondes comme un

visage d’enfant.”TPF 160

FPT E ancora l’immagine fortemente evocativa che accosta il moto

del mare all’amore fugace ed effimero di una donna descritta con queste parole : “Mille fois elle <la mer> s’est offerte à la grève, tendre et insoumise […] qui mieux qu’elle pourrait dire l’amour éphémère, elle a mille fois étreint la grève.”TPF

161 FPT

Il processo di antropomorfizzazione giunge al suo culmine in Ainsi soit-elle, in cui si racconta, in terza persona, di un’enigmatica “elle”. È la storia di una donna – “mi-elfe mi ondine”TPF

162

FPT – una creatura magico-mitologica senza tempo, depositaria di antichi

ricordi, metafora della memoria. Si può dunque parlare di “descrizione poetica”,TPF 163

FPT

nella quale la composizione per parallelismi sembra stabilire delle affinità con la poesia lirica, la cui soggettività monologica è molto distante dall’oggettività spesso impersonale delle descrizioni.

Il narratore in prima persona evidenzia palesi accenti autobiografici ed è ancora una volta il preambolo a fornirci in proposito utili elementi interpretativi: “ces textes ne prétendent à aucun exotisme et […] ils ne sont pas objectifs !”TPF

164

FPT La voce narrante si

manifesta, nella maggior parte dei racconti della prima parte, con un “je” che comunica un profondo e indissolubile legame affettivo, una comunione totalizzante con gli esseri e la terra natale sottolineata anche da affermazioni del tipo “Je souffre

TP 158 PT Ibid., p. 19. TP 159 PT Ibid., p. 16. TP 160 PT Ibid. TP 161 PT Ibid., p. 17. TP 162 PT Ibid., p. 42. TP 163 PT

P. Pellini, La descrizione, Bari, Laterza, 1998, p. 34. 164

de tes plaies”,TPF 165

FPT “Je témoigne que le bleu du ciel, l’argile des rivières, les steppes

nues sont mon affaire personnelle.”TPF 166

FPT Il paesaggio, che non costituisce mai un mero

fondale ma si staglia sempre in primo piano con estrema vividezza, realizza una forte coesione con l’io narrante. L’amore per la propria terra ispira un vero e proprio “hymne à la Tunisie”TPF

167

FPT e diventa il motivo e lo stimolo della scrittura. Ciò è ribadito

più volte, quasi come un refrain, dal perentorio “Mon pays est mon affaire”.TPF 168

FPT Fra il

punto di vista che filtra la descrizione e l’ambiente rappresentato s’instaura un legame strettissimo ed è su tali premesse che il sentimento del personaggio, o del narratore, informa di sé il paesaggio; reciprocamente, questo determina i moti dell’animo umano.TPF

169

FPT Lo sguardo di questa sorta di narratore-esploratore mette in atto una

descrizione densa e precisa che, ricorrendo a frequenti enunciati esclamativi, dichiara l’unicità di ciò che viene presentato: “Qui d’autre que la lumière, […] pourrait à chaque instant me redire où j’en suis!”,TPF

170

FPT “Heureux paysages où à chaque horizon

veille une bergère!”,TPF 171

FPT “Le ciel bleu immuable n’incite pas à changer de destin!”TPF 172

FPT

Nella prima parte della raccolta Azza Filali privilegia l’uso del tempo presente, in modo da attualizzare le descrizioni e avvicinare il più possibile il lettore alla realtà osservata-descritta. L’uso del presente si estende anche al momento mnesico. In Une nuit dans le désert, racconto di tipo intimistico che annuncia la profondità psicologica della seconda parte, la voce narrante evoca il ricordo di una notte nel deserto a sud di Tozeur e lo fa con un presente che ci restituisce in presa diretta un’esperienza localizzata in un passato vago e non precisato espresso da “un soir d’hiver”.TPF

173 FPT Il

presente diventa inoltre funzionale nel sottolineare la stagnazione, l’immutabilità e l’immobilità degli esseri e degli eventi evidenziate nel testo a più riprese. Ne TP 165 PT Ibid., p. 9. TP 166 PT Ibid., p. 14. TP 167 PT

C. Licari, op. cit., p. 109.

TP

168

PT

A. Filali, Le jardin écarlate cit., p. 14.

TP

169

PT

Cfr. P. Pellini, op. cit., pp. 33-34.

TP

170

PT

A. Filali, Le jardin écarlate cit., p. 12.

TP 171 PT Ibid., p. 16. TP 172 PT Ibid., p. 23. 173

proponiamo due eloquenti esempi: “Là, le temps prisonnier du vallon, s’arrête et les êtres s’inventent des éternités”TPF

174

FPT e “Tels des navires en cale sèche les êtres vont et

viennent. Ils tournent autour des maisons, amarrés au ciel par une ancre invisible.”TPF 175

FPT

La chiave di lettura della seconda parte, intitolata Ces êtres tels qu’en eux-mêmes, è offerta dalla stessa Filali nel breve prologo centrale. In questa sezione, caratterizzata da racconti a dominante narrativa, i protagonisti sono gli esseri, la gente immersa nella propria quotidianità, còlta nello svolgimento di una determinata azione o nell’attesa, osservata nei gesti e nell’andatura. Sarà proprio l’attesa uno dei temi fondamentali della raccolta, nonché, come vedremo, dell’intera opera della scrittrice. La ritroviamo come leitmotiv in Les jours ouvrables, la cui trama, scandita dall’ossessiva ripetizione di “aller et venir”,TPF

176

FPT è un lungo elenco di gesti osservati o

compiuti da una voce esterna, non identificabile, una sorta di voice off che detta meccanicamente indicazioni di regia: “suivre des yeux”,TPF

177

FPT “lever la tête”,TPF 178

FPT

“regarder autour de soi”.TPF 179

FPT

Il testo insiste sull’attesa disseminandovi vari indizi che rimandano all’immobilità: come la staticità del personaggio/voce narrante – “se dire qu’il faudrait partir et rester encore”TPF

180

FPT – o la rottura dell’orologio in città, attraverso

le immagini dei quali si insinua forse anche una velata critica alla paralisi che vive il popolo tunisino.

L’attesa è anche quella, percepita come interminabile, che compie una famiglia ogni mattina in macchina al semaforo, nel racconto Les feux de la ville. In una quotidianità scandita da azioni ormai divenute sterili automatismi – che la scrittura traduce in modo aderente, con una sintassi ritmata, spezzata, tutta verbi – non c’è più spazio per la comunicazione se non nelle brevi pause in attesa del semaforo verde.

TP 174 PT Ibid., p. 16. TP 175 PT Ibid., p. 31. TP 176 PT Ibid., pp. 53, 54, 56. TP 177 PT Ibid., p. 53. TP 178 PT Ibid. TP 179 PT Ibid., p. 54. 180

Ma il tentativo di stabilire un dialogo si rivela fallimentare: “L’homme attend un commentaire qui ne vient pas.”TPF

181 FPT

Ne Les chansons à la radio una giovane donna sola trascorre le proprie giornate ascoltando canzoni d’amore alla radio e guardando telefilm a puntate, sognando d’incontrare l’anima gemella. L’attesa paziente del “bonheur qui lui était dû”TPF

182 FPT la

conduce a sposare un uomo vagamente somigliante al protagonista di una serie televisiva, il quale tuttavia non riuscirà a mutare la condizione di solitudine della protagonista. Le aspettative alimentate dal piccolo schermo si rivelano vane e inconsistenti; ciò nondimeno la nostalgia per un universo impalpabile e dai contorni addolciti non cesserà di esercitare su di lei un’irrinunciabile attrattiva.

Si tinge di denuncia sociale l’attesa al centro del racconto L’attente. In poco più di tre pagine Azza Filali riesce a dipingere in modo acuto il senso di disagio causato dalla disoccupazione, un problema in forte crescita negli ultimi anni in Tunisia. L’incipit presenta in modo asciutto e sintetico un gruppo di uomini dai tratti indistinti addossati contro con il muro di una drogheria. Tale inizio – “Ils sont assis adossés au mur de l’épicerie” – viene ripetuto più volte nel corso del testo ad enfatizzare l’ineluttabilità della situazione. Anche lo scorrere del tempo sembra farsi complice della stagnazione: “Les heures s’égrènent lentement, plates comme la steppe.”TPF

183 FPT La

fuga dalla campagna si rivelerà una vana aspettativa, poiché la città non saprà accoglierli né offrirà loro facilmente l’agognato lavoro. I più fortunati faranno la scoperta dell’ “attente administrée”TPF

184 FPT

in qualche ufficio, ove lavorare per sopravvivere conduce ad una lenta morte interiore. Una volta ritornati al villaggio, i più saggi decidono di non ripartire ed è allora che comprenderanno la vanità dell’attendere. TP 181 PT Ibid., p. 59. TP 182 PT Ibid., p. 104. TP 183 PT Ibid., p. 74. 184

La raccolta termina con il racconto Bakhnoug Bent El Mehamid, il quale riprende circolarmente i toni dei componimenti della prima parte nelle espressioni che descrivono colori, suoni e profumi dei luoghi cari e nelle dichiarazioni d’amore per la propria terra natale. Ma l’autrice coglie anche l’occasione per aprire il discorso sull’inadeguatezza della parola nel restituire immagini e sentimenti affermando “Ma terre est belle, mais les mots sont étroits”,TPF

185

FPT frase che echeggia l’esclamazione

contenuta nella prima parte “Les mots sont parfois si petits!”TPF 186

FPT

Nei racconti di Azza Filali l’attesa non corrisponde a un’azione, bensì a un atteggiamento, ad uno stato d’animo che si manifesta trasversalmente sia in personaggi maschili che femminili, siano essi giovani o vecchi, ricchi o poveri. Questi individui dai profili sfumati, ormai incapaci di comunicare e di sognare, sono percepiti attraverso la lente focale di un narratore alla terza persona, onnisciente, il quale non mancherà di filtrare nelle pagine le sue bordate critiche irte di commenti ironici e sferzanti. Ricordiamo ad esempio l’intrusione di una critica a una coppia di fidanzati in Vivants et seuls vòlta a denunciare la vuotezza di certe cerimonie: “Il ne manque à l’accoutrement que le prix et l’étiquette prière de ne pas toucher.”TPF

187 FPT

L’attesa prevede anche delle costanti nella sua partitura. Colui o colei che aspetta è spesso un individuo solo, o che soffre di solitudine malgrado la presenza di altre persone intorno. L’attesa, quasi sempre vana, si consuma preferibilmente nei quartieri nuovi di periferia, dove la geometria della linea retta disperde gli incontri e la gente si scruta diffidente con la coda dell’occhio, senza parlarsi.

I racconti di questa raccolta sono dei brevi flash sulla vita di personaggi senza nome e senza volto, silhouettes evanescenti assurte a paradigmi di una società in crisi d’identità. Il tempo, fluido e imprecisato come nelle favole, passa sulle persone e sulle cose lasciando immutati desideri e frustrazioni. Davanti all’elettrodomestico da salotto – la televisione – un’intera società si distrae, si stordisce, cerca l’evasione in TP 185 PT Ibid., p. 123. TP 186 PT Ibid., p. 12. 187

un paradiso artificiale alla portata di tutti, tanto luccicante quanto effimero. Solo grazie al tubo catodico sembra ormai possibile vivere forti emozioni: quelle dei nuovi sviluppi ai quali rinviano le puntate dei telefilm e attraverso i quali i personaggi sublimano il loro mancato riscatto dall’inerzia e dalla routine della quotidianità. L’attesa diventa una malattia ed è attraverso la costruzione di finali in sospeso che essa contagia “metatestualmente” il lettore. Chi legge Les brouteurs d’étoiles non potrà fare a meno di chiedersi se il sognatore protagonista del racconto riuscirà mai a realizzare il suo desiderio di evasione; né potrà frenare la propria immaginazione nel pensare a un finale con maggiori dettagli per Faits divers, ove l’epilogo si presenta come una vera e propria caduta in picchiata verso un’asciutta e asettica catastrofe.TPF

188 FPT

La presenza di un finale condensato in un sintetico sommario in Faits divers,TPF 189

FPT i

finali in dissolvenza su un’immagine come in Un homme ordinaireTPF 190

FPTo precipitati

come in La dentelièreTPF 191

FPT convogliano sul lettore l’ansia della conclusione, una

conclusione che in Azza Filali pare spesso provvisoria e incerta.