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Per un’estetica di scrittura e di vita: Le voyageur immobile

2.2. Le mille e una attesa nella narrativa di Azza Filali

2.2.2 Per un’estetica di scrittura e di vita: Le voyageur immobile

Le voyageur immobile, réflexions sur la pratique médicale è un saggio in cui la riflessione sulla pratica medica offre alla scrittrice l’occasione di allargare la propria meditazione a tematiche più ampie, quali la pratica della scrittura e l’esistenza umana. I testi raccolti vogliono anche essere – come spiega Filali nell’introduzione – una risposta ad una doppia necessità: da un lato quella di tradurre in parole certi interrogativi e certi moti interiori che in lei si facevano sempre più urgenti, dall’altro quella di tentare di “écrire le métier”,TPF

128

FPT ovvero meditare, attraverso la scrittura, sulla

dimensione umana del mestiere di medico, affrancandolo dalla visione di “activité de la diurnité, du dehors de l’être.”TPF

129

FPT La pratica medica sarà dunque un costante invito

alla riflessione sull’inscindibile commistione di grandi gioie e umili miserie osservabile nel malato e un continuo apprendimento delle tecniche di ascolto dell’“altro”, poiché “le médecin va devoir apprendre à regarder, à écouter, à voir souffrir.”TPF

130

FPT L’onestà intellettuale e la lucidità diventano pertanto due qualità

indispensabili e per dirla con le parole di Azza Filali “des manières d’être”.TPF 131

FPT

Alla luce di quanto appena evidenziato, non si può non concordare con la definizione di “nouvel existentialisme”TPF

132 FPT

con la quale Carmen Licari descrive il saggio.

Altrettanto fondamentali saranno la semplicità e il rigore che Azza Filali difende nel saggio in questione e verso le quali tende, oltre che nella professione di medico, nell’attività di scrittrice, al punto di elevarle a imprescindibili canoni della sua

TP

128

PT

A. Filali, Le Voyageur immobile cit., p. 7.

TP 129 PT Ibid., p. 9. TP 130 PT Ibid. TP 131 PT Ibid., p. 10. 132

estetica. Ricordiamo le sue parole in proposito: “J’ai découvert pour mon propre compte la nécessité d’une poétique de l’écriture qui ferait celle-ci toute de rigueur et de simplicité comme un mouvement de l’âme qui en se décantant ne garderait de lui même que le plus pur.”TPF

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FPT Rigore e semplicità saranno i capisaldi della sua poetica

che riscontreremo, come vedremo, sia nel suo romanzo che nei suoi racconti.

Il saggio sviluppa le tematiche appena citate lungo ventinove brevi testi raggruppati in quattro sezioni, un itinerario affettivo in cui i mestieri di medico e di scrittrice giungono negli intenti e nella prassi a fondersi. L’epigrafe posta in esergo all’inizio dell’opera rende omaggio a Gaston Bachelard (1884-1962) che sappiamo essere stato un fondamentale punto di riferimento per la formazione culturale della scrittrice.TPF

134

FPT Tale “geste muet”,TPF 135

FPT secondo la formula con cui Genette definisce

l’epigrafe, diventa un indizio, “un signal de culture, un mot de passe d’intellectualité”TPF

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FPT per mezzo del quale viene rafforzata la filiazione col pensiero del

filosofo francese. Sappiamo infatti quale pregnanza hanno assunto per la scrittrice e quale rilievo hanno acquisito nelle sue opere l’idea di istante e la concezione del tempo come durata astratta mutuate dall’autore dell’Intuition de l’Instant.TPF

137 FPT

La struttura dell’opera non segue un andamento lineare nel suo sviluppo. L’introduzione e l’epilogo aprono e chiudono rispettivamente su un corpo testuale costruito sulla base della circolarità, in cui gli argomenti vengono trattati da prospettive diverse. La struttura circolare – si legge infatti – sembra possedere “une dimension de modestie et un caractère ouvert inachevé, plus proche de la vie réelle.”TPF

138 FPT

È dunque per esigenza di realismo, per essere il più possibile fedele ai moti dell’animo, ai ritmi del pensiero, all’imperscrutabile succedere delle cose,

TP

133

PT

A. Filali, Le voyageur immobile cit., p. 11.

TP

134

PT

Cfr. C.Licari, op. cit., p. 106.

TP

135

PT

G. Genette, Seuils, Paris, Seuil, 1987, p. 145.

TP 136 PT Ibid., p. 149. TP 137 PT

Cfr. AA. VV., Enciclopedia della filosofia, Milano, Garzanti, 1981, p. 70. 138

all’inspiegabile ripetersi degli eventi che nella narrazione viene privilegiato un andamento circolare.

I due testi della prima sezione vertono sulla scrittura, concepita come atto di straordinaria complessità che inizialmente non nasce dal bisogno di trasmettere, ma dalla necessità di “(se) dire”.TPF

139

FPT Il processo di raccontarsi si realizza attraverso parole

nelle quali parallelamente ad un “sens officiel”TPF 140

FPT

coabita misteriosamente “une signification intime propre à chaque être”.TPF

141

FPT Le parole, in quanto “objets très

personnels”,TPF 142

FPT

sono complici nel creare, attraverso la scrittura, un itinerario sensibile, un percorso di riflessione sul proprio lavoro e sulla propria vita.

I nove testi della seconda sezione affrontano varie tematiche: dall’angoscia, temibile minaccia che crea “schismes intérieurs”,TPF

143

FPT alla compassione, concepita

come “mouvement de l’âme qui nous rend sensibile aux maux d’autrui”,TPF 144

FPT

dall’“esprit de mesure”TPF 145

FPT e sobrietà auspicabili nella pratica medica, alla necessità di

soffermarsi a riflettere sulla sofferenza, intesa sia in senso fisico che morale. Azza Filali afferma in proposito che gioia e sofferenza sono talvolta molto vicine, quasi coincidenti, “si proches qu’entre rire et sanglot réprimé il n’y a qu’une différence d’intonation.”TPF

146 FPT

Avremo modo di osservare la complessità di tale sentimento nel racconto Prostare, contenuto nella raccolta Propos changeants sur l’amour che analizzeremo più avanti. Qui il personaggio femminile, dopo aver scoperto l’insopportabile gratuità del tradimento commesso dal marito, sperimenta l’esperienza di una sofferenza intrisa di emozioni contraddittorie che verrà da lei definita come “bonheur insensé”.TPF 147 FPT TP 139 PT Ibid., p. 15. TP 140 PT Ibid., p. 16. TP 141 PT Ibid. TP 142 PT Ibid. TP 143 PT Ibid., p. 33. TP 144 PT Ibid., p. 37. TP 145 PT Ibid., p. 25. TP 146 PT Ibid., p. 28. 147

Nei sette testi della successiva sezione è centrale il motivo dello sguardo, concepito come un dovere, una forma elementare di attenzione verso l’“altro”, un “halo clair”TPF

148

FPT che permette di veicolare e cogliere il non detto. La percezione di un

discorso che non comunica con le parole consente un approccio globale e profondo al malato e all’interlocutore in genere.

Una delle tematiche sulle quali insiste maggiormente l’ultima sezione concerne la cultura mediatica del nostro secolo e la sua invadenza nella vita quotidiana dell’individuo. Filali ritiene che certi mezzi di comunicazione siano altamente condizionanti e che, a ragione, possano essere imputati come i principali responsabili della mercificazione dell’uomo e delle sue emozioni, nonché i fautori dell’incomunicabilità all’interno delle mura domestiche. I media condizionano, massificano i comportamenti umani ed attuano quella che viene definita la “défloration médiatique de la vie intime”,TPF

149

FPT per cui non vi è più ormai “de dedans et

de dehors”:TPF 150

FPT tutto è sovresposto. Tale questione, di scottante attualità per l’autrice

tunisina, non mancherà di essere sollevata in molte delle sue opere.

In questa sezione è inserito inoltre un breve racconto, Histoire d’une décision, che contiene in nuce i tratti peculiari dello stile filaliano, nonché la tematica dell’attesa che, come vedremo in seguito, costituisce uno dei leitmotiv prediletti dall’autrice. È la storia di un uomo che, stanco e disilluso da ogni idealismo, decide di rinunciare all’esercizio della professione medica all’interno dell’ospedale per inserirsi nell’organico di una clinica. La scrittura, attraverso squarci digressivi, permette di penetrare nell’intimo del protagonista, designato solo con il pronome “il”. Il suo anonimato fa pendant con la sua vita che con gli anni è divenuta altrettanto anonima e monotona. Anche l’attesa, unica risorsa in grado di creare una vaga aspettativa nel giorno futuro, sembra col tempo essersi spenta. Ormai per lui la vita non è altro che

TP

148

PT

A. Filali, Le voyageur immobile cit., p. 47.

TP

149

PT

Ibid., p. 83. 150

“une succession de situations à résoudre de la manière la plus rapide et la plus efficace possible.”TPF

151 FPT

Le voyageur immobile si rivela dunque una sorta di manifesto, un documento programmatico di poetica e di estetica in cui vengono evidenziate importanti chiavi interpretative per l’accesso alle opere successive. Scopriremo pertanto che non è un caso che in molti testi abbiano larga importanza la tematica dello sguardo e l’attenzione ai gesti minimali dell’individuo, così come non sarà mai fortuita la presenza della televisione, oggetto alieno e alienante che ‘vomita’ immagini di rassicuranti quanto melensi feuilleton.

La soggettività espressa dalla narratrice che scrive in prima persona e che riferisce di ambiti che le sono propri – quali la medicina e la letteratura – rende il testo una testimonianza autobiografica, in cui il je comunica il suo vissuto in modo autentico. Ciò avviene talvolta – per stessa ammissione dell’autrice – con l’enfasi e la goffaggine dell’inesperienza, ma, vorremmo aggiungere, anche con onestà, genuinità e vibrante partecipazione emotiva.