• Non ci sono risultati.

1.3. Le soglie di Fracture du désir (1999)

1.3.2 Il tempo della frattura

I racconti di Rajae Benchemsi sono generalmente privi di indicazioni temporali precise o particolarmente rilevanti. L’autrice dà risalto al tempo interiore, quello della memoria o dell’attesa, o quello totalmente ellittico e frammentato dalle anacronie della follia e dell’allucinazione.

In Kira et Slima prevale il tempo dell’attesa. La madre di Slima, malata e deperita, ogni mattina aspetta che la figlia rientri dal lavoro “sans conscience aucune ni de l’attente, ni du temps lui-même.”TPF

268

FPT Un’attesa ben più angosciosa affligge Slima, la

quale nel locale notturno attende invano la fine del suo “enfer quotidien”:TPF 269

FPT

Elle se laissait déshabiller machinalement, écartait ses jambes et attendait que la fin se prononçât. Mais les fins se multipliaient durant la nuit. Toute l’intensité de sa concentration ne suffisait pas à lui procurer le sentiment d’une fin définitive.TPF

270 FPT TP 267 PT Ibid. TP 268 PT

R. Benchemsi, Kira et Slima cit. p. 12.

TP

269

PT

Ibid., p. 15. 270 Ibid., p. 14.

La giovane vive, suo malgrado, una vita all’insegna dell’eccesso in un “temps flasque et sans espace”,TPF

271

FPT tormentata dal sentimento di rancore verso il padre, peraltro

frequentatore assieme agli amici di case di tolleranza. L’uccisione del genitore pare tuttavia metter fine al supplizio della prostituzione alla quale ella si abbandona dando luogo ad un “miroir ulcéré, réfléchissant au père ses actes immatures et inconséquents à travers sa propre prostitution.”TPF

272

FPT L’esecuzione messa segretamente in atto un

venerdì, giorno sacro per la cultura musulmana, rafforza il valore simbolico del gesto. La lettura di tale sequenza narrativa può infatti anche esser interpretata come una polemica rimessa in discussione dell’ordine paterno tipico della società islamica. L’ambientazione surreale di Foire des Zaërs ha luogo in un tempo sospeso, schizofrenico, in cui gli eventi si susseguono senza una logica sequenzialità. Nella prima parte prevale l’uso del tempo presente, un presente che potremmo definire ‘di cronaca’, poiché usato dalla narratrice per dar conto delle straordinarie visioni che la coinvolgono in tempo reale. La suspense e il brivido ne risultano così enormemente potenziati. Attraverso ellissi temporali e glissements si giunge ad una seconda parte del racconto ambientata sempre a Rabat, nell’appartamento dell’amica Hannae, descritta come “une ombre aux prises avec l’immobilité du temps.”TPF

273

FPT L’incontro con

la donna, prigioniera di dolorosi ricordi e ormai svuotata della sua carnalità,TPF 274

FPT

innesca un’ampia analessi sul passato delle due amiche e fa luce sulla delusione amorosa che ha condotto Hannae a vivere un’esistenza ritirata. Il pensiero alla fiera continua a ossessionare la protagonista e la vicenda si chiude ciclicamente negli stessi luoghi che all’inizio erano stati teatro di mirabolanti illusioni in grado di svelare il mistero della fuga dalla realtà. La narrazione volge all’epilogo lanciando al lettore un

TP 271 PT Ibid., p. 15. TP 272 PT

R. Saïgh Bousta, op. cit., p. 190.

TP

273

PT

R. Benchemsi, Foire des Zaërs cit., p. 41.

TP

274

PT

“Sa sexualité, dépourvue de plaisir, s’est muée en processus intellectuel, métamorphosant une part d’elle-même en concept.” Ibid., p. 44.

inquietante interrogativo: “perversion ou illussion?”TPF 275

FPT Rajae Benchemsi pare

invitarci, attraverso le parole della voce narrante, a leggere la storia come una “transgression du temps et de son indigente linéarité”,TPF

276

FPT un modo per tentare di

incidere sul tempo e per esplorare le potenzialità della creazione artistica.

Le ossessioni e il delirio sono spesso all’origine di categorie hors temps e hors espace che contraddistinguono i racconti della scrittrice marocchina. Ne La Boutique russe il flâner della protagonista per le vie di Parigi, accompagnato dal persistente ricordo del canto udito nel bazar, la conduce in una dimensione parallela, in diretto contatto con le proprie pulsioni ed emozioni, fino a raggiungere la propria follia e viverla.TPF

277 FPT

La topografia urbana esercita sulla donna una sorta d’incanto, grazie al quale riesce a rivivere emozioni e suggestioni di un passato non vissuto, come quello della gioia popolare del dopoguerra, o a percepire la presenza di personaggi celebri come Antonin Artaud o Edith Piaf. Alcuni luoghi in particolare, come il café Lutétia, hanno l’eccezionale potere di far vivere alla protagonista il presente e al contempo una dimensione contigua, fuori dal tempo e dallo spazio. La vicenda si conclude con l’incontro amoroso tra la donna e il giovane cantante udito nel negozio dell’amica Nate e sposta il discorso sull’impossibilità di appagare completamente un desiderio di natura astratta – nella fattispecie quello della voce – che ritorna ciclicamente a sottolineare l’ossessività di certe fantasie che congelano il tempo in un eterno anelito. L’attesa ritorna come leitmotiv nel già evocato L’Homme qui ne mourut pas. Hector Germain, afflitto da una deficitante afasia e per molti creduto morto, vive in un tempo indefinito, un eterno presente, che lo sprofonda in una totale vertigine:

TP 275 PT Ibid., p. 45. TP 276 PT Ibid. TP 277 PT

“Une longue errance imaginaire à travers le temps et l’histoire me mène vers moi. Vers ma propre existence, mon propre mystère, mon propre délire. Je peux enfin me réjoindre, coller à ma follie, l’admettre et la vivre.” R. Benchemsi, La Boutique russe cit., p. 49.

Me voici seul dans l’absence et fondu dans l’absence et fondu dans les aspérités rugueuses d’un labyrinthe. Je n’ai plus, pour seule mesure du temps, que l’étendue vertigineuse du néant. […] Je suis au centre de l’attente, et rien ne semble en mesure de me libérer.TPF

278 FPT

Seduto ogni mattina nello stesso caffè, Hector si sfoga in lunghi soliloqui interrogandosi sulla sua condizione con la speranza di trovare una risposta plausibile al suo stato di sospensione tra la vita e la morte. Tuttavia, il dubbio che in realtà sia realmente vivo viene sollevato dalla voce narrante onnisciente che, avvicinandosi al lettore con una domanda retorica, mette provocatoriamente in discussione lo stato dei fatti: “Il ne comprenait pas: se pouvait-il que des choses qui appartenaient à la vie lui soient à ce point perceptibles?”TPF

279

FPT La funzione prolettica di tale quesito avvicina allo

scioglimento dell’intreccio: grazie al ritrovamento dell’amata Keltoum l’uomo può finalmente recuperare il senso della propria fisicità e della propria esistenza.

Anche l’asse temporale del racconto Elle è contraddistinta dalla tematica dell’attesa di una misteriosa donna senza nome da parte della protagonista, motivo che percorre l’intera trama: “Mon temps est à présent réparti en deux phases: celle de l’attente de sa visite et celle de la visite elle-même.”TPF

280 FPT

Le visite della sconosciuta scandiscono la vita della protagonista e rappresentano una vera e propria irruzione dell’insolito nella quotidianità. Come in Foire des Zaërs, l’uso del presente indicativo e la presenza di una voce narrante alla prima persona rafforzano l’impatto del brivido e dell’angoscia nel lettore, poiché gli eventi vengono filtrati da un personaggio estremamente vicino alla scena teatro delle singolari apparizioni. L’attesa paralizza l’azione in un copione di gesti che si ripetono sempre uguali a se stessi,TPF

281 FPT come una TP 278 PT

R. Benchemsi, L’Homme qui ne mourut pas cit., p. 80.

TP 279 PT Ibid., p. 88. TP 280 PT

R. Benchemsi, Elle cit., p. 104.

TP

281

PT

“Ses visites – courtes et régulières – rythment mes jours.” Ibid., p. 103.

“J’entends frapper à la porte. Trois coups familiers. Trois coups incontournables. Trois coups définitivement assimilés par mon ouïe.” Ibid., p. 104.

sorta di rito propiziatorio che agevola la comparsa della fantomatica Elle.TPF 282

FPT

Rinunciare all’attesa, vera e propria dimensione esistenziale significativamente descritta per mezzo di similitudini dal sapore surrealista,TPF

283

FPT è impossibile, anche se si

profila la possibilità di piombare in un “délire sans borne”.TPF 284

FPT Il racconto si chiude

con un ritorno ciclico sull’immagine della sconosciuta:

Trois coups, fermes et espacés m’arrachent à mon acte ultime. Le noir de sa robe me coupe le souffle. Elle est là, identique à elle- même et son chignon est légèrement décoiffé.

- Vous êtes belle, lui dis-je... TPF 285

FPT

La conclusione non scioglie l’enigma che aleggia intorno all’arcana entità di Elle, anche se dai molti indizi disseminati nella trama è facile supporre che si tratti di un’allucinazione scaturita da una distorta percezione spazio-temporale:

Je ne suis plus là mais en elle. Retranchée en elle, en son dehors. Un dehors sans lieu ni temps, sans être ni odeur [...] Elle est là, close sur elle-même, indéchiffrable et inaccessible.TPF

286 FPT

Al centro di Au bord de ma mémoire vi è il tempo del ricordo. La protagonista del racconto rivisita per mezzo della memoria la casa dell’infanzia e ritorna all’episodio della morte dello zio, rivissuta quasi in uno stato di transe. A differenza di quanto è accaduto al personaggio de L’Homme qui ne mourut pas, Hector, qui la morte è desiderata, restituita alla sua spiritualità, percepita come riconciliazione col sublime.

TP

282

PT

“Mes journées interminables se disséminent dans l’organisation éventuelle d’un éventuel accueil.”

Ibid., p. 118.

“Le café fait partie du cérémonial et la crainte d’en manquer ne m’abandonne jamais”, ibid., p. 115.

TP

283

PT

“[…] l’attendre comme on attend l’apparition soudaine et définitive d’un membre amputé, comme on attend une mort que l’on désire surprendre en flagrant délit.” Ibid., p. 118.

TP 284 PT Ibid., p. 118. TP 285 PT Ibid., p. 121. 286 Ibid., p. 118.

L’ultima tappa di un percorso che oscilla costantemente tra materialità e spiritualità, illusione e realtà, si chiude con l’immagine del vecchio parente inghiottito dalle tenebre. Ma il decesso non dà luogo a una totale scomparsa, poiché il ricordo dell’uomo rivive fra le righe della Passion de Hallâj. L’arte, la letteratura e in particolare la mistica sembrano dunque godere di uno straordinario potere eternizzante.