• Non ci sono risultati.

26 2.7. Agostino impara il greco

4.4. La Ratio studiorum dei Gesuiti

Delle Institutiones grammaticae Graecae furono pubblicate anche da Filippo Melantone (1497-1560), amico e collaboratore di Lutero, uno dei protagonisti della riforma, che fondò un nuovo modello di scuola e università nei paesi protestanti, e perciò fu detto “Praeceptor Germaniae”. Questa grammatica, una pietra miliare nella storia degli studi greci in Germania e nell’Europa centrale, rimasta in uso fino al XVIII secolo, costruita sul modello di Crisolora, di Lascaris e di Gaza, concede ampio spazio all’esposizione teorica, e alla comparazione tra la morfologia e la sintassi del greco e quella del latino come espediente per facilitare memorizzazione delle regole, anche mediante un confronto tra brevi testi delle due lingue, corredati del catechismo grammaticale.

Fra le grammatiche prodotte nel Rinascimento grande successo e diffusione ebbe quella di Nicolaus Clenardus (Nicolas Cleynaerts, fiammingo), che si distingueva per «clarity, conciseness, and the convenient arrangement of materials» (Stevens 1950, 246), e offriva anche testi greci con traduzione interlineare latina e liste di parole. Essa fu spesso edita insieme a un altro sussidio, le Meditationes Graecanicae in artem grammaticam, che consisteva in una traduzione e analisi parola per parola di una lettera di San Basilio, con il che Clenardus pose «a Christian basis for Greek teaching» (Grafton-Jardine 1986, 112).

Nel clima della cosiddetta Controriforma, la Societas Jesu, fondata nel 1534 da Ignazio di Loyola (1491-1556), si dedicò, oltre alle attività missionarie di evangelizzazione nel Nuovo Mondo, alla

96 Per maggiori dettagli sul materiale archivistico menzionato e per i riferimenti delle note per lo testo e per lo senno: Black 2001, 63 e nota 36.

39

riflessione pedagogica e all’istituzione di scuole e collegi (De Dainville 1978; Compère 1994), nella convinzione che l’educazione rigorosa dovesse essere il pilastro della società cristiana (Barbera 1940 e 1946). Nel 1546, appena sei anni dopo l’approvazione pontificia dell’ordine religioso, fu aperta la prima scuola pubblica dei Gesuiti a Gandia, sulla costa mediterranea della Spagna, e una seconda fu aperta in Sicilia nel 1548.

Nel 1599, al termine di un iter lungo e faticoso fu approvata la Ratio atque Institutio studiorum Societatis Jesu (Brizzi, 1981), che definiva i programmi delle scuole della Società. Avendo di mira la formazione del sacerdote gesuita, essa era stata redatta in maniera dettagliata riguardo alla formazione dei professori, la dottrina insegnata, i metodi e i sussidi didattici e l’organizzazione delle scuole, perché fosse un punto di riferimento per tutte le numerose scuole che andavano diffondendosi in tutta Europa come risulta anche da un recente studio condotto sui quaderni degli scolari di una delle più prestigiose (Compère - Julia-Pralon 1992). Se l’insegnamento della lingua latina era basato su una metodologia diretta, finalizzata allo sviluppo delle “quattro abilità”, l’insegnamento della lingua greca era generalmente finalizzato alla lettura, alla comprensione e al commento retorico-esegetico dei testi antichi. A parte l’assoluta novità delle metodologie didattiche dei gesuiti, rappresentata dal grande spazio dato alla forma della drammatizzazione97, le principali caratteristiche della Ratio che possono essere considerate “moderne” per la novità rispetto alle prassi didattiche del tempo sono le seguenti: 1) Lo studio di una materia per volta, al fine di ottenere una maggiore e profonda assimilazione dei contenuti, con il conseguente abbandono di una visione "enciclopedista";

2) l’importanza data allo sviluppo della memoria mediante esercizi di ripetizione ed emulazione; 3) il poco tempo concesso alle vacanze estive a vantaggio delle frequenti interruzioni infrasettimanali in quanto legate alle feste liturgiche, così da evitare dimenticanze dovute ai lunghi periodi estivi o alla "saturazione" invernale;

4) la stimolazione continua allo spirito di competizione e di emulazione tra i discenti mediante gare periodiche e premiazioni, contro la passività nella ricezione dell’insegnamento;

5) l’unità culturale che guida i programmi di tutto l’ordinamento, a testimonianza del primato dato alla persona umana rispetto alle mutevoli situazioni contingenti;

6) la cura umana e spirituale dello studente con la possibilità di dialogare al di fuori dell’orario scolastico;

7) la mancata definizione del tempo necessario per terminare il programma di una classe, con possibilità di prevedere occasioni di recupero per i meno dotati;

8) l’attenzione a una naturale e rigorosa selezione dei discenti in contrasto con ogni forma di massificazione (Barbera 1940, 116-122);

9) un solo docente previsto per una sola classe che, con indefessa dedizione, si occupi di preparare, accompagnare e correggere le molteplici ed assidue esercitazioni degli alunni.

L’obiettivo primario dello studio nelle scuole gesuitiche era imparare il latino fino a parlarlo elegantemente e scriverlo correntemente (Barbera 1946). L’insegnamento della lingua greca era invece riservato al triennio, dopo un intenso biennio preparatorio di latino; per la morfologia venivano usate le Institutiones in linguam Graecam (1530) di Clenardus e poi le Institutiones de octo partibus orationis

97 Cfr. Brockett 1988, 368-369: «l'attività teatrale [...] non si svolgeva solo presso le corti o nelle sale pubbliche, ma anche nelle scuole dove era considerata uno strumento didattico estremamente efficace perché, oltre a trasmettere la dottrina, consentiva di insegnare agli allievi il portamento e la dizione. Il teatro venne particolarmente curato nelle scuole cattoliche rette dall'ordine dei gesuiti, fondato nel 1534. La prima rappresentazione documentata è del 1551, e già pochi anni dopo in quasi tutte le scuole dei gesuiti veniva allestita almeno una recita annuale. Gli attori erano gli studenti, i drammi spesso erano scritti dai maestri di retorica, mentre il pubblico era composto da membri della corte, autorità municipali, dignitari, genitori e via dicendo. All'inizio le opere venivano recitate in latino, poi vennero introdotti testi in volgare, mentre lo spettacolo si apriva alla musica, al balletto e all'impiego di grandiose scenografie. Nel diciassettesimo secolo le suole dei gesuiti disponevano di teatri bene attrezzati, con scene in prospettiva e macchinari teatrali, e dagli ambienti gesuitici europei uscirono molti dei più importanti trattati sulla pratica teatrale pubblicati nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, tra cui la Perspectiva Pictorum et Architectorum dedicata da Andrea Pozzo all'imperatore d'Austria Leopoldo II nel 1700. [...] L'attività teatrale dei gesuiti non favorì lo sviluppo del teatro professionale che, dal loro punto di vista, poteva traviare le anime dei fedeli. I gesuiti, anzi, proprio mantenendo alte le qualità delle rappresentazioni riuscirono a distogliere il pubblico dagli spettacoli delle compagnie professionali tedesche, che nell'uso della musica e della scenografia non potevano raggiungere gli stessi livelli».

40

syntaxi et prosodia Graecorum del gesuita Jacob Gretser (1593), in uso nelle scuole dei gesuiti fino al XIX secolo98.

Ma le lingue non erano il fine dell’insegnamento, ma il mezzo a quel tempo più adatto per la formazione e lo sviluppo della persona e per la trasmissione dell’unità del sapere, in conformità con l’atteggiamento dei gesuiti nei confronti della cultura classica. Dai Gesuiti infatti gli autori classici non vengono accettati per il solo fatto di essere tali, ma in quanto portatori di una parte dei valori perenni, alla luce della Rivelazione (Barbera 1923).

4.5. Comenio

L’opera di Comenio è vastissima99, come il numero degli studi a lui dedicati 100. Jan Amos Segeš nacque nel 1592 a Nivnice, borgo della Moravia meridionale, vicino al paese di Komná, da cui gli venne il nome Komenský, poi latinizzato in Comenius. La sua famiglia aderiva all'Unione dei Fratelli Boemi, una setta che, originata dalla riforma di Hus, mirava a un rinnovamento religioso arricchito da un forte interesse per la lingua e la cultura. Dimostrando sin da bambino doti spiccate per gli studi, a sedici anni fu in grado di accostarsi alla lingua latina in modo serio. A Herborn e poi a Heidelberg studiò all’università per diventare predicatore e teologo, anche se poi si distinse nell’ambito della pedagogia. Dopo una vita intensa di impegni, viaggi ed esili e segnata da eventi tragici, nell’Europa sconvolta dalla guerra dei Trent'anni (1618-1648), si rifugiò ad Amsterdam, dove morì nel 1670101. Nei numerosi scritti emerge un sogno perseguito tutta una vita, la fondazione di una cittadella, dall’evocativo nome di Latium redivivum, in cui i pueri potessero imparare, sotto la guida premurosa dei maestri, il latino. Le opere più importante di Comenio per la didattica delle lingue classiche sono la Ianua linguarum reserata, composta da Vestibulum e Atrium che rappresentano solo piccola parte di un ambizioso progetto di un corso di latino rimasto incompiuto e l'Orbis sensualium pictus102. Per comporre la Ianua, pubblicata nel 1631 a Leszno, Comenio si ispirò a un'opera del 1611 del gesuita irlandese William Bathe (Corcoran 1911, 130), di cui aveva apprezzato l’impostazione: un compendio di norme grammaticali essenziali, una raccolta lessicale, pochi esempi di frasi da memorizzare, con l’obiettivo di avviare il discente, nel più breve tempo possibile, alla lettura dei testi.103

Comenio, partendo dall’idea che l’unione di res e verba fosse la chiave vincente per l’apprendimento del latino, puntò sulla comprensione104, garantita dalla memorizzazione di ottomila vocaboli tra i più

98 Nel 1773 l’ordine dei Gesuiti fu soppresso assieme alla rete di scuole, ma dopo il ristabilimento nel 1814, il testo della Ratio viene nel 1832 venne aggiornato sotto la guida del nuovo Preposito Generale Joannes Philippe Roothan (1785-1853).

99 Comenius (Jan Amos Komenský), Opera omnia, Academia Praha, 1970- 1989, (le opere didattiche latine nel vol. 15/1, 15/2, 15/3 17).

100 Zíbrt, nel 1913, contava già tredicimila titoli!

101 «La sua piccola comunità è assalita, il paese distrutto; a stento è salva la vita; e Comenius perde tutti i suoi manoscritti, la biblioteca, la esistenza tranquilla; e s'avvia dolorosamente all'esilio [...] Passa in Boemia; e lo seguono qui le più acute angoscie. Una epidemia scoppiata in Moravia gli rapisce la moglie, poi un bambino, poi il secondo: egli è di nuovo, come otto anni innanzi quando tornava dagli studi, solo nel mondo: ed è forse la prima ed unica volta in cui nemmeno la sua fede giova a salvarlo da momenti di terribile dolore» (Lombardo Radice, in Comenio 1963, 6-7).

102 Le opere sono in Comenius 1970-1986. L'Atrium e le sue introduzioni (Epistola introductoria, Grammatica elegans) sono presenti negli Opera didactica omnia, III, 451-717. L'Orbis sensualium pictus si trova in Comenio 1974, è resatta???? un'antologia della Ianua (prefazione e nn. 1-3; 20-21; 26-29; 82-85; 98-100), dell'Orbis sensualium pictus, includente l'Invitatio, i primi sei capitoli, il capitolo ottavo (terra), i capitoli XXXV (homo), XLI (sensus externi et interni), XLII (anima hominis), CIII (sphaera coelestis) e CIX (ethica).

103 Cfr. Praefatio, § 16: Nonnulla vocum pars, quas quotidianus requirit usus, hîc desideratur: e contra insolentia multa, tironum captum et usum excedentia, depromuntur.

104 Ibid., § 21: Mihi inter immotas didacticae leges haec est, ut intellectus et lingua parallele decurrant semper, et quantum quis rerum apprehendit, tantum eloqui consuescat (nam qui intelligit, quod exprimere nequit, a muta statua quid differt? Dare autem sine mente sonos psittacorum est).

41

ricorrenti e spartiti tra mille frasi105, rigettando l’uso didattico del dizionario che non promuoveva un’interiorizzazione dei verba insieme alle res106. La norma grammaticale doveva essere ricavata per via induttiva dai contesti e dagli esempi.107 Alla grammatica di riferimento era annessa una grammatica più semplice e di rapida consultazione108. Ancora, Comenio, constatava che il partire da testi originali era una via impercorribile per i principianti, mentre era utile un'epitome, che permettesse di padroneggiare tutte quelle parti della lingua come lessico, morfologia e sintassi per arrivare al testo109. L’obiettivo pedagogico dichiarato di Comenio è quello di in auctorum lectionem Latinitatis tironem mittere; apprendere la lingua vuol dire anche apprendere contenuti specifici, principio ereditato dall’umanesimo: «leggere Celso o Strabone con Guarino, Plinio e Euclide con Vittorino, non era solo imparare il latino e il greco, ma anche – e soprattutto – comprendere e mandare a mente testi ancora fondamentali di medicina, di geografia, di scienze naturali e di geometria, al posto di mediocri riassunti scolastici. [...] La visione formale di tali letture – che è cosa molto più tarda – falsa spesso la valutazione odierna del loro contributo » (Garin 1958, XIX-XX).

Il piano pedagogico completo di Comenio prevedeva quattro parti: il Vestibulum, la Ianua, il Palatium e il Thesaurus Latinitatis, attraverso i quali, mediante un “metodo ciclico”, in ogni grado il discente avrebbe dovuto studiare gli stessi argomenti, ma secondo una gradualità procedente dal semplice al complesso. Esempio di questa prospettiva è dato da un collaboratore fedele del Comenio, Davide Vechner, il quale, in una lettera intitolata De astruendo Comenianae Ianuae latinitatis templo, inclusa nell'edizione degli Opera didactica omnia del 1657, scelse il tema del “fuoco” e ne diede una trattazione nei sei stadi o livelli, mutanti per contesti e complessità lessicale e grammaticale: Vestibulum, Limen, Ianua, Atrium, Odeum, Adytum Ma il progetto del grande educatore rimase incompiuto, in quanto si fermò al Templum o Palatium. Comenio riuscì però a dare una versione della Ianua (chiamata Schola Ludus), che, riprendendo la lezione pedagogica dei gesuiti, drammatizza il testo in dialoghi recitabili110.

Una svolta nella didattica delle lingue classiche diede anche l’altra opera elaborata da Comenio, l'Orbis sensualium pictus, in cui organizza rerum omnium visibilium (ad quas et invisibiles suo modo reducuntur) totius mundi icones, idque ipso rerum ordine, quo in Janua linguarum descriptae sunt111. Per Comenio, nemico di ogni erudizione e di ogni pedantismo grammaticale, il legame tra res e verba era indissolubile nella mente dell’apprendente e necessario per l’introiezione. In ciò egli perseguiva l’intuizione e la prassi della pedagogia degli umanisti, che intendevano mostrare «sperimentalmente il nesso tra res e verba», facendo così «di una scuola 'letteraria' una scuola 'scientifica', di un insegnamento 'formale' un insegnamento 'reale'» (Garin 1958, XIX). L’Orbis sensualium pictus, un corso per imagines, fatto rivoluzionario per quel tempo, era rivolto ai bambini, forse tra i sette e i dieci

105 Ibid., § 22: Proxima inde cura fuit evolvendo lexica usitatiora seligere et ad exprimendas res, quibus significandis vel primum inventa, vel post adhibita fuerunt, ita dirigere, ut nihil necessarium omitteretur, nihil nisi suo loco quaerendum relinqueretur. Redacta igitur sunt circiter 8000 vocabula in periodos mille, quas primum breviores et non nisi unimembres, post longiores et plurimembres formavi.

106 Ibid., § 5: Voces enim, quia rerum signa sunt, rebus ignoratis quid significabunt? Noverit puer millies millena vocabula recitare, si rebus applicare non novit, quem apparatus iste usum habiturus est? E solis, etiam separatis vocabulis orationem exsurgere posse qui sperat, idem speret arenam in manipulos colligari posse aut e caemento murum erigi absque calce. E vocabulariis igitur et dictionariis Latinae linguae studium nimis est impeditum.

107 Ibid., § 26: Et ut grammatica quoque subsidium haberet, ita vocum connexionem institui, ut non solum syntactica constructio, sicubi a vernacula recedit, sed et etymologicum aliquod accidens (genus, declinatio, conjugatio etc.) innueretur.

108 Ibid. § 29: Addituri quoque [...] Grammaticam ad compendiosam facilitatem celeremque praxin ex veris naturalis didacticae legibus concinnatam.

109 Ibid., § 11: Vere enim Dominus Isaacus Habrecht scripsit (sed quod minus prudenter quidam ad dictionaria trahit): Quemadmodum, inquit, multo facilius esset visu dignoscere omnia animalia visitando arcam Noë, continentem ex omni genere bina selecta, quam peragrando totum terrarum orbem, donec casu in aliquod animal quis incidisset: eadem prorsus ratione, multo facilius omnia vocabula addiscentur ex epitome linguae, in qua fundamenta omnium continentur, quam audiendo, legendo, donec casu in tot vocabula quis incidat.

110 Schola Ludus, Epistula dedicatoria, in Comenius 1970-1986, vol. 1, pars I, p. 2 dopo la p. 830.

42

anni, fascia d’età in cui venivano impartiti i primi rudimenti della lingua latina, secondo una operativizzazione così congegnata (Kelly 19762, 17-18):

- gli allievi devono lavorare sia a casa che a scuola con le figure e avere conoscenza adeguata di ogni cosa illustrata nel libro tanto da saperla nominare;

- l'insegnante deve indicare l’immagine del libro con la cosa presente nella realtà, se possibile, e fare usare la parola nella produzione di frasi di senso compiuto;

- i disegni devono essere copiati dagli allievi;

- l’apprendimento deve basarsi non sull’esperienza visiva, ma anche degli altri sensi come odore, sapore, ecc.

Nella visione umanistica di Comenio, l’insegnante «deve fornire ai discenti immagini che si imprimano fortemente nei loro sensi e nella facoltà immaginativa e pertanto occorre porre le cose visibili davanti alla vista, quelle sonore all'udito, gli odori all'olfatto, i sapori al gusto, le tangibili al tatto» (Eco 1993, 231).

Comenio sottolineò sempre l’importanza di partire dai testi, dagli exempla, ma non per questo negò la necessità della riflessione grammaticale; questa però non doveva divenire un fine, ma essere un mezzo per non disperdersi in praeceptionibus grammaticis infinite prolixis, perplexis, obscuris, majorem partem inutilibus112, in sintonia con l’obiettivo pedagogico condiviso da grandi maestri rinascimentali secondo cui gli allievi dovevano raggiungere «the instinctive mastery of the native speaker and the analytical knowledge of the scholar» (Kelly 19762, 314).