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La relazione intertestuale tra Oranges e la Bibbia

LE FICTIONAL FAMILIES DI JEANETTE WINTERSON

3.3 L’intertestualità in Oranges Are Not the Only Fruit

3.3.1. La relazione intertestuale tra Oranges e la Bibbia

Tuttavia, la relazione intertestuale più ovvia è senz’altro quella con la Bibbia. L’intera trama di questa semi-autobiografia è sorretta da credenze cristiane e l’atmosfera in cui cresce la piccola Jeanette è impregnata dalla presenza delle ossessive regole religiose imposte della Chiesa pentecostale evangelica di cui fa parte Mrs Winterson e tutte le persone vicino a lei. La piccola Jeanette è praticamente cresciuta ed educata secondo le leggi del testo biblico. La storia è modellata inoltre sulla struttura dei primi otto libri dell’Antico Testamento e ogni capitolo ha il titolo di un libro della Bibbia. In parte gli episodi raccontati in ogni capitolo corrispondono e rispecchiano gli argomenti dei testi biblici. Tuttavia, non c’è una sistematica relazione e un parallelismo preciso tra i titoli di ogni capitolo e il loro contenuto. In alcuni casi troviamo delle parodie del testo biblico, in altri troviamo delle vere e proprie appropriazioni. A volte i riferimenti biblici sono delle semplici etichette che rimandano ad alcune sezioni della storia o alcuni episodi e spesso troviamo del materiale che proviene anche da altre parti della Bibbia. Ad esempio, nel primo capitolo, nella storia dell’adozione di Jeanette appaiono dei chiari riferimenti parodici al Nuovo Testamento, quando viene raccontato che Mrs Winterson cerca di emulare la Vergine Maria adottando una sorta di ‘Messia’ nonostante “We had no Wise Men because she didn’t believe there were any wise men, but we had sheep”175.

Oppure, nel capitolo “Numbers” in cui si torna a citare un passo della Genesi nel momento in cui viene descritto il momento dell’amplesso tra Jeanette e Melanie “And it was evening and it was morning; another day”176. In ogni capitolo non troviamo quindi

una riscrittura fissa del testo biblico o una data rielaborazione dei temi biblici, ma ognuno di essi ha una risonanza diversa aldilà dei singoli riferimenti intertestuali.

Il primo libro dell’antico testamento descrive la creazione dell’uomo e della donna e l’inizio del mondo. Allo stesso modo primo il capitolo di Oranges, “Genesis” racconta l’inizio della vita di Jeanette, descrivendo la storia della sua adozione, la sua famiglia e la sua prima infanzia. In questo caso la figura di Abramo è rimpiazzata da Mrs Winterson, che rappresenta la persona attraverso la quale la parola di Dio è trasmessa. Mentre nella Genesi biblica viene sviluppata la storia del popolo di Israele guidato dagli insegnamenti

175 J. Winterson, Oranges Are Not the Only Fruit, cit., p. 3. 176 Ibidem, p. 86.

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di Abramo, nel primo capitolo del romanzo viene presentata la storia di Jeanette che viene guidata dalle regole di questa matriarca, la madre adottiva. Ci sono inoltre altri chiari riferimenti testuali che dominano il capitolo. La storia dell’adozione di Jeanette, ad esempio, viene descritta da Winterson con l’immaginario e il linguaggio proprio del Nuovo Testamento. La madre di Jeanette, che rigetta il sesso, vede l’adozione quasi come un concepimento divino, in quanto riceve un bambino senza il bisogno di un rapporto sessuale. È per questa ragione, scrive Winterson, che Mrs Winterson era “very bitter about the Virgin Mary getting there first”177. E così come la madre di Jeanette può

essere comparata alla Vergine, anche Jeanette può essere paragonata al Messia. La stella che ha guidato la madre alla culla di Jeanette corrisponde alla stella di Betlemme che condusse i Re Magi dal Messia. Inoltre Winterson scrive che, dopo la sua adozione, Jeanette pianse per sette giorni e sette notti: “She said, ‘This child is mine from the Lord. She took the child away and for seven days and seven nights the child cried out, for fear and not knowing. The mother sang to the child, and stabbed the demons. She understood how jealous the Spirit is of flesh.”178 Questa è una chiara allusione al modo

in cui Cristo venne tentato dal Diavolo nel deserto. Il parallelismo tra Jeanette e Cristo è infine confermato dalla convinzione di Mrs Winterson sul destino della figlia, quello di cambiare il mondo. La madre infatti fin dalla nascita le ripeterà di essere speciale e di avere un destino glorioso: “I cannot recall a time when I did not know that I was special.”179 Ironicamente questa sua unicità è un ovvio riferimento alla sua futura

omosessualità.

Nell’Esodo biblico si narra invece la storia della fuga del popolo di Israele dall’Egitto. Anche il capitolo “Exodus” di Oranges tratta dei temi legati alla fuga. Innanzitutto Jeanette si allontana dall’ambiente casalingo, andando a scuola e venendo esposta per la prima volta a idee e insegnamenti che non sono quelli della madre. Inoltre, la prima scena presentata nel capitolo mostra una prima discordanza tra Jeanette e il pensiero della madre che reputa un abominio un programma radiofonico che racconta la vita biologica delle lumache. Un’altra fase molto importante del processo di Esodo dalla madre, riguarda la sordità di Jeanette. All’età di sette anni la piccola protagonista perde

177 Ibidem, p. 3.

178 Ibidem, p. 10. 179 Ibidem, p. 4.

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l’udito ma la madre e i membri della sua Chiesa sono convinti che questo evento sia dovuto ad uno stato di estasi in cui la piccola sta comunicando col Signore. È solo grazie a Miss Jewsbury, che riconosce la malattia e la porta in ospedale, che Jeanette riuscirà a salvarsi. Nel periodo della sua convalescenza sarà Elsie a prendersi cura di lei, in quanto la madre è occupata con la Chiesa. Elsie è una simpatica vecchietta, energica e divertente che fa parte della comunità religiosa di Jeanette. La incontriamo per la prima volta in questo capitolo:

Elsie Norris, ‘Testifying Elsie’, as she was called, was a great encouragement to our church. Whenever the pastor asked for a testimony on God’s goodness, Elsie leapt to her feet and cried, ‘Listen to what the Lord has done for me this week.’ She needed eggs, the Lord had sent them. She had a bout of colic, the Lord took it away. She always prayed for two hours a day; once in the morning at seven a.m. and once in the evening at seven p.m. Her hobby was numerology, and she never read the Word without fist casting the dice to guide her. ‘One dice for the chapter, and once dice for the verse’ was her motto. Someone once asked her what she did for books of the Bible that had more than six chapters. ‘I have my ways’, she said stiffly, ‘and the Lord has his’. I liked her a lot because she had interesting things in her house.180

È un membro della comunità molto rispettato, ma è diversa rispetto agli membri di questa congregazione religiosa. È una delle poche persone che sembrano praticare una forma di religione pura, guidata da compassione e benevolenza. Sarà lei a guidare Jeanette verso il cammino giusto, al di fuori di quella realtà piena di fondamentalismo religioso e a convincerla che la sua identità sessuale non è sbagliata. Elsie è uno dei pochi personaggi che spicca come per nobiltà d’animo e può essere definita come l’unico vero helper del romanzo. Tuttavia, Winterson confesserà nel suo ultimo memoir che questo personaggio è del tutto inventato. In realtà non è mai esistita nessuna Elsie Norris.

I can say that there is a character in Oranges called Testifying Elsie who looks after the little Jeanette and acts as a soft wall against the hurt(ling) force of Mother. I wrote her in because I couldn’t bear to leave her out. I wrote her in because I really wished it had been that way. When you are a solitary child you find an imaginary friend. There was no Elsie. There was no one like Elsie. Things were much lonier than that.181

180 Ibidem, p. 23.

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Elsie le fa visita regolarmente e le farà scoprire un universo completamente nuovo, il mondo della letteratura e quindi dell’immaginazione. Le legge Blake, Swinburne, Yeats e il Goblin Market di Christina Rossetti, facendole scoprire che esistono altri testi oltre alla Bibbia e a Jane Eyre. Ogni sera le legge una poesia e una di queste contiene due versi che si riveleranno molto significativi per lei:

All things fall and are built again

And those that build them again are gay.182

È da questo momento che l’immaginazione di Jeanette inizierà a fiorire sempre di più e dopo questa esperienza inizierà anche a diventare consapevole della differenza tra credenze religiose e vita secolare.

Così lo stile di Winterson nel capitolo successivo, “Leviticus”, si fa più satirico e il narratore inizia a sfidare i dogmi biblici, in questo caso un pensiero contenuto nel terzo libro biblico: l’adorazione di un Dio perfetto. La critica di Winterson all’idea cristiana di perfezione è esemplificata in una fairy tale, che occupa più della metà dell’intero capitolo. Un principe, alla ricerca della donna perfetta, intraprende la quest insieme alla sua vecchia oca. Dopo tre anni di ricerca, il vecchio animale confida al principe che sta cercando qualcosa che non troverà mai, in quanto la donna perfetta non esiste, ma il principe risponde tagliandole la testa e iniziando a scrivere un libro chiamato The Holy Mystery of Perfection. Un giorno il principe sente una melodia che conduce a una casa in cui incontra la donna più bella che abbia mai visto e che quindi decide essere la donna perfetta. Quest’ultima però si rifiuta prima di parlargli e poi di sposarlo, spiegandogli che la perfezione non esiste. Per tutta risposta, il principe ordina ai suoi consiglieri di decapitare la giovane donna. Ma dal sangue uscito dal suo corpo si forma un lago in cui annegano tutti i consiglieri del principe e la maggior parte della corte. L’unico che riesce a salvarsi è proprio il principe, che, arrampicatosi su un albero, si imbatte in un vecchio a cui chiede se ha qualcosa da leggere. Il vecchio uomo tira fuori un libro che descrive la creazione di una creatura perfetta che però “gets a bolt through the neck…”183. Il

collegamento intertestuale con Frankenstein è ovvio, il romanzo racconta la creazione di un essere perfetto che finisce, nella sua imperfezione, per distruggere tutti quelli

182 J. Winterson, Oranges, cit., p. 30. 183 Ibidem, p. 65.

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accanto a lui e si ritrova con un bullone nel collo. E questo collegamento offre un ulteriore commento extratestuale all’idea della perfezione. Se infatti Winterson, con la storia del principe sfata il mito della perfezione, il riferimento al Frankenstein di Mary Shelley lo fa in maniera più sofisticata.

Da questo momento della storia, Jeanette inizia a pensare alla vita secondo le sue regole e le sue leggi. Inizia a decostruire le ideologie che la madre e la Chiesa hanno imposto alla base della sua educazione. Nel capitolo “Numbers” Jeanette cresce, da bambina diviene un’adolescente che esplora e sperimenta per la prima volta sentimenti e desideri senza averne però il pieno controllo, un po’ come il popolo ebreo, che, prima di trovare la Terra Promessa, vagabonda ed erra in terre sconosciute. Il titolo “Numbers” deriva infatti dalla “numerazione” degli ebrei che fu intrapreso quando scapparono dall’Egitto.

When the children of Israel left Egypt, they were guided by the pillar of clouds by day, and the pillar of fire by night. For them, this did not seem to be a problem. For me, it was an enormous problem. The pillar of the cloud was a fog, perplexing and impossible. I didn’t understand the ground rules. The daily world was a world of Strange Notions, without form, and therefore void. I comforted myself as best as I could by always rearranging their visions of the facts.184

È a questo punto della sua vita che Jeanette inizia a pensare alle relazioni tra uomo e donna, interrogandosi sulle qualità dei maschi e sui possibili benefici di una relazione eterosessuale. E non è un caso che proprio in questo capitolo incontri per la prima volta Melanie, la ragazza della quale si innamorerà e con cui intraprenderà una relazione.

Nel capitolo che segue, “Deuteronomy”, il narratore autodiegetico mette da parte la storia della vita di Jeanette per parlare direttamente col lettore riguardo la distinzione tra storytelling e history.

Il libro biblico Giosuè parte con un nuovo inizio storico, quando il popolo ebreo non è più schiavo ed è finalmente tornato a Israele per avere la Terra Promessa. Dopo sette giorni di battaglia intorno a Gerico, le mura della città cadono e il popolo ebreo può finalmente suonare la sue trombe e raggiungere la tanto attesa Terra Promessa. Allo stesso modo, anche nella storia di Jeanette, nell’omonimo capitolo, cadono

184 Ibidem, p. 47.

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simbolicamente delle mura e l’eroina raggiunge la sua Terra Promessa. Jeanette infatti combatte molte battaglie, la più dura delle quali è forse l’esorcismo a cui la sottopone la madre, ma alla fine trionfa, riuscendo finalmente ad accettare la sua omosessualità.

Nel capitolo seguente, “Judges”, la vita di Jeanette è dominata da molteplici ‘giudici’. Nell’omonimo libro della Bibbia, si narra di un periodo nella storia di Israele in cui molti sovrani governano il regno, ma con scarso successo. Mentre prima la sua interiorità era governata dalla Chiesa, da credenze religiose, adesso Jeanette non ha più nessuna precisa ideologia a guidarla. Sebbene rimanga fedele alla Chiesa, permette anche ai suoi desideri omosessuali di fiorire. Non trova nessun tipo di contraddizione nell’amare allo stesso modo una donna e la Chiesa. Così mentre il suo io interiore è diviso tra differenti pensieri, anche molti giudici esterni la circondano: la congregazione religiosa, il pastore Spratt, sua madre. Tutti le dicono che sta facendo qualcosa di sbagliato. Ma Jeanette non crede di essere una cattiva persona solo perché è lesbica, nonostante la sua Chiesa pensi che sia posseduta dai demoni. Così, in quanto non può più essere vista come good, ma non è neanche del tutto evil, Jeanette si muove in una zona grigia del sistema binario di good e evil che la Chiesa impone. Jeanette deve decidere se restare nella sua comunità, negando però la sua vera identità, oppure essere fisicamente isolata e affrontare futuri processi e sofferenze per completare la sua ricerca di se stessa. Sua madre, come la regina di Alice in Wondeland che apre questo capitolo, è intenzionata a tagliarle o la testa o la sua vera identità: “ ‘Now I give you a fair warning’ shouted the Queen, stamping on the on the ground as she spoke; ‘Either you or your head must be off.’ ”185Jeanette deciderà coraggiosamente di essere tagliata fuori. Si rifiuta di rinnegare

la sua omosessualità e decide di lasciare la Chiesa e di scappare da casa, pianificando di lavorare giorno e notte e accettando qualsiasi tipo di occupazione, tutto tranne vendere le arance.

Arriviamo così all’ultimo capitolo, “Ruth”. L’immediata attinenza del titolo rispetto alla storia di Jeanette riguarda senza dubbio l’esilio dell’eroina dalla madre, da casa e dalla Chiesa. Il libro biblico The Book of Ruth ha infatti come temi principali l’esilio e il legame tra una figlia e la sua ‘matrigna’. Ruth era una moabita e proveniva quindi dal

185 Ibidem, p. 125.

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paganesimo e dall’idolatria che si praticava nella sua patria. Tuttavia, si sposa con il figlio di Naomi, che appartiene al popolo ebraico e ne professa la religione. Dopo la morte del marito, Ruth sceglie di raggiungere Israele con la suocera Naomi. Un atto di grande coraggio, poiché dovrà affrontare una cultura diversa dalla sua e, in quanto priva di un compagno, dovrà vivere assieme alla suocera della carità degli abitanti di Betlemme. Dobbiamo inoltre ricordare che una donna nella società antica non era economicamente autosufficiente. Questo libro biblico sfida infatti tutti i pregiudizi contro gli stranieri, che erano molto comuni a Israele. Il tema dell’esilio, nel caso di Oranges si associa ovviamente all’omosessualità di Jeanette. Il paese in cui vive e tutto il mondo che circonda l’eroina è normato da un sistema fortemente patriarcale e eterosessuale, perciò Jeanette si sente come una straniera nella sua stessa terra. Ora che è stata cacciata da casa, si sente doppiamente una straniera, un’outsider, in quanto è anche il suo background evangelico, oltre alla sua omosessualità, a separarla dalla società. La nostra eroina si troverà quindi a dover affrontare gli stessi pregiudizi incontrati dalla biblica Ruth quando si trasferisce a Betlemme con Naomi. Il modo che usa Winterson per raccontare il suo dolore e le sue difficoltà è, come di consueto, riscrivere la sua storia attraverso delle fairy tales. Quelle che troviamo in questo capitolo sono: la storia di Winnet Stonejar e il mito di Perceval. Winnet rappresenta chiaramente Jeanette in un mondo fittizio, magico; il suo nome non è altro che Jeanette Winterson anagrammato, e gli eventi nella storia di Winnet riflettono alla perfezione quelli della vita di Jeanette. Viene adottata, cacciata via, emarginata, e trova infine la pace. La differenza fondamentale tra la storia di Jeanette e la protagonista di questa fairy tale, Winnet, è il genere sessuale dei personaggi principali. Nella storia di Winnet, uno stregone maschio riveste il ruolo della madre di Jeanette e la protagonista viene cacciata per essersi innamorata di un ragazzo, non di un’altra ragazza, come nel caso di Jeanette. Questa inversione di identità sessuali si collega ancora una volta al tentativo di Winterson di sfatare l’idea di genere come biologicamente determinata, oltre a rendere la storia di Jeanette universale. Potremmo infatti vedere l’esilio della protagonista come un evento unico in quanto è lesbica, ma in realtà ci sono molti ragazzi eterosessuali che sono andati incontro a un destino simile solo perché avevano intrapreso una storia d’amore che non trovava l’accettazione dei genitori. L’intento di Winterson con questa storia è quindi quello di portare una testimonianza per tutti quei bambini le cui inclinazioni sono andate

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incontro a un rifiuto e un rigetto da parte dei genitori, aldilà dei gusti sessuali. È quello che sostiene Tess Cosslett nel seguente passo:

The novel is intent on making parallels-with-differences, and in swapping round the genders of its main story. So when Jeanette’s story is retold in the fantasy world of Winnet Stonejar, the mother becomes a male enchanter, Melanie a male lover, and in the Percival story the gender of both Jeanette and her mother becomes male.186 I confini di genere sono così oltrepassati e confusi, sebbene non aboliti del tutto.

Alla fine del capitolo c’è una piccola riconciliazione tra Jeanette e la madre, la quale, in qualche modo, richiama il tema biblico della riunione tra Ruth e Naomi. In parte Jeanette e Mrs Winterson hanno colmato le loro divergenze, ma non interamente. La madre è cambiata e capisce che “Oranges are not the only fruit”187, ma continua ad ascoltare il

suo programma radio preferito, The World Service, a sottolineare che il fanatismo religioso che l’ha caratterizzata durante tutto il romanzo non l’ha affatto abbandonata:

Then the back door slammed and my mother marched in on a gust of wind, the knot of her headscarf blown up on to her cheek like a patterned goitre. ‘What a mess’, she raged, throwing the letter on to the fire. ‘If I’m not sharp I’m going to miss my broadcast. Fetch the headphones’. I passed them over to her, and she adjusted the microphone. ‘This Kindly Light calling Manchester, come in Manchester, this is Kindly Light.’188

In una tipica sfida postmoderna ai sistemi binari, Winterson conclude la storia in modo ambiguo. Il rapporto con la madre in questo finale non appare essere del tutto positivo ma neanche negativo e Jeanette perciò continua a risiedere in quella zona grigia tra i due poli. Lo spiega chiaramente Tess Cosslett nel passo che segue: